Riforma pensioni, ultime 30 agosto: lavoratori pro flessibilità dai 62 con tagli?

Negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare di una proposta che potrebbe vedere la luce nella prossima riforma delle pensioni, ossia la flessibilità in uscita dai 62/63 anni a fronte di una penalizzazione annua, che potrebbe oscillare tra il 2.8-3%.  I lavoratori come vivono tale rumors, in attesa venga eventualmente ufficializzato, sarebbero pro o contro la flessibilità dai 62 anni con penalizzazione? I nostri lettori si dividono in tre macro gruppi, per semplicità e snellezza dell’articolo per ognuno posteremo un solo commento, quello che abbiamo ritenuto più esaustivo, anche se altri potrebbero trovare canalizzazione nelle medesime aree. In estrema sintesi vi è chi tra i nostri lettori si dice pro uscita anticipata nonostante il ‘pegno’ da pagare, pur di poter godere della pensione qualche anno prima, e chiede dunque sia lasciata libera scelta su questo fronte, chi, invece, non ci sta all’idea di dover rinunciare per sempre ad una fetta del proprio assegno ultimo, chi ancora, le donne in primis, chiede al Governo un riconoscimento per il lavoro di cura svolto nelle mura domestiche oltre a quello svolto al lavoro. Eccovi qualche considerazione rilasciataci in esclusiva dai nostri lettori, che ringraziamo per permetterci sempre spunti interessanti di confronto.

Riforma pensioni 2020, ok all’uscita dai 62 anni con penalità

Carlo: “La FLESSIBILITA’, ovvero la possibilità di andare in pensione ad un’età ragionevole (diciamo dai 60-62 anni), a scelta e senza vincoli di anni di contribuzione, è la PRIORITA’ più importante, per più ragioni, a cominciare dai buchi contributivi di tantissimi lavoratori per continuare con la contemporanea necessità di liberare comunque posti per i giovani e per arrivare alla recente consapevolezza, evidenziata dal COVID-19, della fragilità fisica di un 64-65enne che è costretto a restare sul luogo di lavoro.

Sulla penalizzazione legata ad una auspicabile prossima flessibilità, temo che non la si potrà evitare, anche per il solito argomento “l’Europa ci guarda con diffidenza sulle pensioni, mentre ci dà soldi con il Recovery Fund”. Il 3% di taglio per ogni anno di anticipo è troppo oneroso per il pensionato, un 2% (che era la proposta Damiano) mi pare molto più ragionevole, un 1.5% (che era la proposta Boeri, che la ha definita sostenibile per le casse INPS) ancora di più.
Se fosse vero che il governo è partito parlando di 2.8-3%, credo che alla fine, dopo le sicure controproposte dei sindacati, si possa arrivare al 2%, non di più. In questo modo, per esempio, un pensionato che anticipi a 64 anni avrebbe una penalizzazione del 6%, che mi pare non scandalosa e certo molto meglio di ogni “proposta indecente” che parla di ricalcolo tutto a contributivo (che sarebbe un vero furto)” Il riferimento del nostro lettore Carlo è alla quota 41 con ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, rumors circolato in questi giorni, su cui però precisiamo non vi è certezza.

Poi riprende, in conclusione: “Chiudo qui ribadendo che per me inoltre Quota 41 è GIUSTA e andrebbe fatta. Ma pure che anche un 59-60enne con già 41-42 anni di lavoro deve rendersi conto che non esiste solo il peso degli anni di LAVORO, esiste anche quello dell’ETA’ ANAGRAFICA. E passati i 60 anni per molti OGNI ANNO CHE PASSA PESA IL DOPPIO (o anche più) di un anno di un 54-55enne, anche se il 64-65enne ha magari “solo” 37 anni di lavoro. Da qui la necessità, direi quasi l’obbligo razionale più ancora che “morale”, secondo me, di avere anche una FLESSIBILITA’ indipendente dagli anni di contributi”

Riforma pensioni 2020: quota 41 non basta, ok flessibilità dai 62 anni ma senza decurtazioni

Ginaluca dal canto suo scrive:  “Tutti, io compreso, parliamo di quota 41 come baluardo per i lavoratori precoci, benissimo, giusto però mi domando, magari dico una solenne stupidaggine, ma da qui a qualche anno quanti lavoratori potranno arrivare a 41 anni di contributi ad età relativamente giovani? Mi spiego, secondo me fra qualche anno avremo un problema diverso, molti ultra 62enni faranno fatica ad arrivare a 38 anni di contributi se teniamo conto di quota 100, probabilmente anche oggi abbiamo lavoratori con carriere talmente discontinue che sarà ‘grasso che cola’ se arriveranno a 62 anni (età esemplificativa) con 30?32?33?anni di contributi. Quindi avere una flessibilità forse sarebbe utile per tutti poi sarà ognuno in base alle proprie esigenze a decidere cosa fare.

Un’ ultima cosa, personale, io sono fra quelli che per pochi mesi non potrà accedere a quota 100, ho iniziato presto ma negli anni 1991/96 ho avuto diversi buchi contributivi e sono quelli che mi stanno presentando il conto adesso. Chiedo, perchè è così difficile riscattare il periodo di vuoto contributivo fra un lavoro e l’altro? Nel mio caso licenziato per fallimento dell’azienda. Per chi è disposto a pagare di tasca propria eventuali buchi non dovrebbe essere facilitato l’accesso? Sicuramente ci sono norme da rispettare ma trovo ridicolo che se voglio coprire con i miei soldi alcuni periodi, l’Inps non me lo permetta. Poi un altro aspetto riguarda le penalizzazioni, già abbiamo un tasso di sostituzione che si aggira intorno al 70/75% in più il ricalcolo ogni 2 anni circa, adesso si parla di penalizzare in caso di flessibilità a 62 anni del 2/3% per ogni anno da 62 a 67 anni, tra un po’ non è che dovremo essere noi pensionati a pagare per andare in pensione?”

Pensioni 2020, bonus per le donne: valorizzare lavoro cura in prossima Ldb

Tomasina, invece, evidenzia dal canto suo il carico che le donne hanno sulle proprie spalle, che va oltre il lavoro fuori casa e chiede a modo suo, con una sua proposta singolare, pur partendo dal ragionamento che da tempo fa Orietta Armiliato, fondatrice ed amministratrice del Comitato Opzione donna social, che tale ‘doppio’ lavoro venga riconosciuto anche ai fini previdenziali. Così specifica la nostra lettrice: “Soprattutto le donne, “occupate” dopo l’orario d’ ufficio o fabbrica (lavori usuranti e non), a gestire casa, famiglia, figli … quindi governanti, stiratrici, lavandaie, cuoche, maestre, baby sitters, badanti (nel caso di famigliari disabili o anziani con problemi di salute), dovrebbero poter andare in pensione con un minimo di contributi (stabiliti dal Governo , per es. 35 o 36) a prescindere dall’età anagrafica, in quanto con gli anni aumentano i disagi, le energie, in molti casi anche la salute… Bisognerebbe invece conteggiare a loro favore un anno di servizio in più ogni cinque, come viene fatto per Forze di Polizia, Esercito, ecc. senza penalizzazioni, anzi con la possibilità di continuare a lavorare ancora, qualora lo volessero o potessero.

Voi sareste disposti a rinunciare ad una percentuale della vostra pensione, pur di accedere anticipatamente alla quiescenza, ed evitare dunque il famoso ‘scalone’ post quota 100 dal 2022, che riporterebbe in auge totalmente, non avendola mai in realtà abrogata, le regole della riforma Fornero? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.

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24 commenti su “Riforma pensioni, ultime 30 agosto: lavoratori pro flessibilità dai 62 con tagli?”

  1. Questa storia di penalizzare in continuo prelevando dalla quota che uno si aspetta dalla propria pensione è una atroce assurdità . Uno svilimento interiore che porta rabbia e odio
    E’ come se chi propone questi furti nelle tasche dei lavoratori mi prestasse 10.000 euro per un mio svago e io pattuisco di rendere solo 9000 euro..e anzi , trascorso un pò di tempo, decido di renderne solo 8000 !
    Non potete giocare in questo modo con chi ha trascorso una vita nel lavoro con dei numeretti( 1,5 ogni anno…2 % ogni anno 3%…) che per noi NON sono semplici numeretti; rappresentano oltre al sostentamento per l’anzianità, il risultato di sacrifici giornalieri , mensili e annuali nel lavoro quotidiano come operai , impiegati, imprenditori, sia donne che uomini. Un lavoro che non è un gioco e che non deve essere portato al mercato dei numeretti come fossimo all’asta.

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  2. Come scrive il sig. Carlo la flessibilità intesa come possibilità di scelta del momento in cui pensionarsi sarebbe la soluzione migliore. Secondo me si vedono come due distinti fattori l’età anagrafica e gli anni di contribuzione per valutare la “stanchezza” a continuare a lavorare ma in realtà sono fattori che sono facce della stessa medaglia, e non pesano esattamente allo stesso modo per le persone ma ognuna ha una propria storia e il miglior giudice del grado di stanchezza raggiunto non può essere che ognuno di noi. Che l’attuale legge sia una porcheria è noto a tutti, basta vedere le continue richieste a volerla cambiare. Oggi la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni con almeno 20 di contribuzione nei fatti una sorta di quota 87. Però è richiesta una quota 93 per l’opzione donna (58 con almeno 35) e c’è una quota 100 (62+38), è evidente che tutto ciò non ha logica, se non quella di fare cassa con la pensioni. Quindi per dare una risposta alla domanda “lavoratori pro flessibilità dai 62 con tagli?” mi vien da dire ni. Si per quanto riguarda la flessibilità, perché come dicevo all’inizio è la soluzione migliore, e no perché 62 anni è una soglia di accesso troppo elevata a mio modo di vedere, quindi se devo pagare pegno allora voglio un accesso ad almeno 58 anni come per opzione donna, e ancora no perché non mi piace una percentuale fissa ad esempio un 2% all’anno. Quindi poniamo che due lavoratori entrambi 62 enni accedano alla pensione (con un taglio del 2%*5 anni=10%) ma con storie contributive diverse, ad esempio un precoce che ha iniziato a 15 anni e ha molti buchi contributivi tali per cui ha 38 anni di contribuzione effettiva versata e un altra persona che finita l’università abbia iniziato a lavorare in modo continuativo per gli stessi 38 anni, secondo me il medesimo taglio del 10% non è giusto.

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  3. Buongiorno,

    vi seguo quotidianamente e vi rinnovo i complimenti per l’ottima informazione che fate quotidianamente 🙂

    Approfitto della Vs professionalità e competenza per porgervi una domanda in merito alla cosiddetta Ape Sociale.

    Sento che molto probabilmente il governo prorogherà questa opzione anche nel 2021, dal momento che attualmente ho 62 anni e 36 di contributi, l’anno prossimo maturerò anche il requisito anagrafico dei 63 anni, dunque dovrei aver pieno diritto ad usufruire dell’assegno che si percepisce con tale Opzione.

    Tuttavia la mia domanda è la seguente: se dovessi essere licenziato in questi mesi, avrei diritto alla NASPI che durerebbe 2 anni (lavoro nell’azienda attuale da 10 anni), pertanto potrei usufruire dell’Ape Sociale a partire da fine 2022/inizio 2023.. Avendo maturato i requisiti però nel 2021 quando l’Ape Sociale teoricamente era ancora in vigore, posso comunque usufruire nel 2023 anche se la misura non dovesse essere più prorogata oltre il 2021 (avendo appunto maturato i requisiti nel 2021 ma causa NASPI sono “costretto” ad aspettare 2 anni e 3 mesi prima di richiedere l’Ape Sociale)?

    Vi ringrazio e auguro buon lavoro!

    Gianfranco

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    • Gianfranco la ringrazio dei complimenti e della stima, non so darle però una risposta precisa, e sinceramente non vorrei mai farla cadere in errore. Conviene si rivolga ad un patronato, in buona sostanza non so se funziona come per opzione donna dove il diritto si cristallizza e può essere speso anche dopo. Conviene si informi agli enti preposti, mi spiace di non poterle essere d’aiuto.

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    • Con gli assurdamente ALTI 38 anni di contributi MINIMI, quegli stessi che hanno fatto si che (toh, chi l’avrebbe mai detto?) molte MENO persone del previsto ne abbiano potuto approfittare?
      No, grazie.

      Tra l’altro, per motivi politici e di immagine (buoni o cattivi che siano), “Quota 100” è “condannata”: è troppo legata a Salvini e pertanto troppo entrata nel mirino (anche esageratamente e immeritatamente) degli “antipopulisti” pure europei, che continuano a rivolgerle accuse per lo più inconsistenti (“troppo onerosa” ecc.).

      In sostanza io credo che il governo, che ha fatto comunque benissimo a non cancellarla, “non potrà” prorogarla oltre il 31/12/2021 (cosa che peraltro ha già detto che non farà), se no da una parte “darebbe ragione” a Salvini e dall’altra si esporrebbe a critiche da parte UE.

      Anche se Quota 100 ha dei meriti (primo dei quali creare un possibile “scalone” di 5 anni che ormai NON PUO’ essere ignorato, nessuno oggi può fare finta di niente e dire che bisogna tornare ai 67 anni), bisogna andare avanti.
      Meglio per tutti fare una riforma migliore e meno rigida e semplicistica di Quota 100.

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  4. Come ho già avuto modo di scrivere io sono favorevole a lasciare al singolo la possibilità di scegliere se uscire dal lavoro a 62 anni con penalizzazioni; chiaramente questo per disperazione, perchè sarebbe più etico se non ci fossero.
    Una volta si andava in pensione a 60 senza rimetterci nulla e ritengo profondamente ingiusto che debbano rimetterci i futuri pensionati per il malgoverno, o perchè è prelevando dai contributi versati dai lavoratori che si distribuiscono soldi a destra e a manca, sapendo anche che chi ci governa o ci ha governati vive nell’abbondanza e senza penalità di alcun tipo.
    Io ho 60 anni, ho iniziato a lavorare durante le pause scolastiche che ne avevo 14, ma per motivi personali che non sto qui a spiegare, ho diversi buchi contributivi e da recente controllo ho scoperto di averne 31 di anni di contributi, quando pensavo di averne anche di meno. In ogni caso al momento questi 31 non sono sufficienti per niente, ed io mi ritrovo a non avere più la forza di aggiungerne altri…
    Quindi sì, ancora una volta d’accordo con Carlo quando dice:
    ” ……Da qui la necessità, direi quasi l’obbligo razionale più ancora che “morale”, secondo me, di avere anche una FLESSIBILITA’ indipendente dagli anni di contributi”…….
    Pur nella consapevolezza che ci sarebbe da tirare la cinghia, cosa che tra l’altro ormai ci hanno abituato a fare…

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  5. La percentuale di penalizzazione da stabilire, mi pare debba avere la stessa consistenza di chi ha usufruito della quota 100. Mi spiego: Chi ha usufruito di questa opzione ha anticipato di 5 anni rispetto alla pensione di vecchiaia e di 5 anni rispetto alla anticipata. Questo anticipo però un costo lo ha, perchè per ogni anno in meno di lavoro e quindi di versamenti, c’è una perdita “x” rispetto ad un assegno pieno. Io per esempio, sono in pensione con l’anticipata con 43,2 anni di contributi e prendo tot, chi è andato con 42 prenderà un altro tot che sarà poco meno del mio massimo, chi è andato con 41 prenderà poco meno di chi è andato con 42 e cosi via … fino ai 38 che prenderanno meno di chi ne ha 39. Si può calcolare la differenza in percentuale della perdita annua ? Quanto perdono per ogni anno di anticipo i quota 100 ? Si stanno studiando nuove percentuali di penalizzazione annua più gravose per i lavoratori rispetto alla quota 100 ? Sarebbe un’indecenza. Potrebbe finire che chi ha 41 anni di contributi riceverebbe un assegno mensile pari a chi ne ha versato solo 38, perchè la nuova percentuale di penalizzazione per ogni anno di anticipo sarebbe più alta.

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  6. ho 56 anni 26 anni di contributi andrò in pensione 31-12-2032 .se non arriva flessibilità nel bene e nel male o sempre lavorato o cresciuto 4 figli buona fortuna a tutti.

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  7. Sono gli anni lavorati che usurano non l età, non mi venite a raccontare che una persona che ha iniziato a lavorare a 37 anni sopo 25 anni di lavoro sia stanca,ma per favore….stanco lo è chi si è fatto 41 42 anni di lavoro avendo iniziato a 17 anni e ha il sacrosanto diritto di andare in pensione e SENZA PENALIZZAZIONE FOSSE ANCHE CHE VADA A 58 ANNI

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    • Un progetto/suggerimento ai sindacati, che andranno a trattare
      Modifica alle leggi pensionistiche:
      1. Dove c’è scritto 67……….leggasi 65
      2. Dove c’è scritto 41+10 mesi+ 3…..leggasi 41
      3. Dove c’è scritto 42+10 mesi +3…..leggasi 42
      Il tutto senza penalizzazioni.

      4. Via quota 100….leggasi quota 102 comunque raggiungibile.
      5. Opzione donna = anche uomo
      6.particolari disposizioni per disoccupati over55

      7. Separazione previdenza / assistenza

      8. Futura flessibilità a 62 anni a discrezione lavoratori
      9. Dopo 42 anni, per chi continua, contributi in tasca al lavoratore.

      E vediamo un po’….
      Poi lotta sociale e voto politico a chi se lo merita davvero!
      Abbiamo la memoria troppo corta.

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  8. Trovo la disamina di Carlo precisa ed equilibrata Giusta.
    Anche io come Gianluca personalmente ho un buco contributivo di oltre 3 anni Che ora a 60 anni dopo la legge della innominabile diventa una montagna da scalare in ginocchio.
    Preciso che dopo avere pagato milioni in lire all’INPS sotto forma di Sanzione,presentato per gli anni in questione i documenti ufficiali delle Agenzie delle Entrate che ho lavorato e PAGATO le tasse,anche se volessi riscattare i 3 anni pagando di nuovo di tasca mia NON mi è concesso. Nemmeno figurativi.
    Se perdi il lavoro a 60 anni chi ti assume? 2 anni di naspi arrivi a 62 con le regole attuali devi arrivare a 67 anni come puoi sopportare 5 anni senza entrate.

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    • Accetterei senza esitare di andare com la penalizzazione oppurecon bonus di un anno per lavoro di cura.Ho 63 anni e non raggiungero’ quota 100 per 5 mesi. Ho anche 2 nipoti che per vari motivi sono spesso con me. La pensione per me sarebbe una manna.

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  9. Buongiorno io non ho capito una cosa se vado due anni prima dal pensionamento perdo solo il 3 o il 6 come anticipo solo x i due anni o per tutta la mia vita da pensionata perché Se è così non conviene a nessuno. grazie se mi rispondete

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  10. La penalizzazione fatta così è troppa, devono fare una penalizzazione scalare …. esempio: 62 2.5 – 63 2 – 64 1.5 – 65 1 – 66 0.5 – 67 zero …. e calcolare la media perché c’è chi parte 62 chi a 63 e così via …. GRAZIE

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  11. Ma la finite di parlare di anticipi .abolite la fornero e basta. Si ritorni alla pre fornero.la fornero chieda scusa agli italiani e sparisca per sempre

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  12. io pongo una domanda semplice perchè nell’inps devono confluire tutti ? non è molto più semplice che ne abbiano accesso solo i dipendenti privati? i dipendenti pubblici non appartengono alla contabilità statale che già tutti paghiamo-non proprio tutti-? le altre categorie non possono crearsi un istituto proprio? perchè tutti devono venire a mangiare a casa degli operai? e poi qualche intelligentone dire che il sistema previdenziale influisce sul debito pubblico? dopo 40 di lavoro le persone possono anche essere stanche e volersi godere un poco la vita avendo versato il dovuto e non come tutti…………

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  13. Si devono vergognare, mi dispiace per chi ha l’accompagno, e il 100% , ma la legge e uguale per tutti, io con famiglia come tanti con 89% devo stare è rimanere a 287€ al mese; non potendo lavorare!! Che governo di schifo proprio, non vi rendete conto di nulla caini.

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