In questi giorni in tanti si stanno interrogando su quale sarà la veste della nuova riforma delle pensioni 2020 alla luce dei prossimi incontri già calendarizzati tra Governo e sindacati, fissari per l’ 8 ed il 16 settembre prossimo. Vi é chi spera nella quota 41 senza paletti e decurtazioni indipendentemente dall’età anagrafica, chi spera la quota 100 possa essere prorogata oltre la scadenza, chi confida nella proroga dell ape sociale e dell opzione donna, chi spera argomento di discussione nel tavolo di governo sia la sospirata flessibilità in uscita dai 62/63 anni seppur con la consapevolezza di ‘lasciare sul campo’ una percentuale annua dell’importo della propria pensione. Come a dire che tutto sommato per la libertà, ossia uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, qualcosa si é pur disposti a perdere. Per altri, invece, la riforma delle pensioni rischia di trasformarsi in una vera illusione. Si dice spesso che chi ha troppe aspettative, s’intende dai prossimi tavoli di Governo, rischia di rimanere deluso, dunque meglio restare con i piedi per terra ed analizzare il contesto attuale con la dovuta dose di oggettività, forse questo voleva trasmettere l’ autore della poesia che é stata composta proprio pensando al nostro sito. Ringraziamo per il gentile omaggio Filippo Laforgia classe 73. Eccovi la sua visione, da giovane lavoratore, di quella che è o sarà la pensione: una vera illusione
La pensione? una vera illusione
“La pensione una vera illusione. Un traguardo assai arduo da raggiungere per chiunque. L’ impossibilità di provvedere senza stravedere a misure dure per il popolo in un volo senza mai atterrare ma affondare in un mare di iniquità e poca disponibilità economica in una vita poco armonica. Ci vorrebbe una buona riforma che trasformi la vita dello stato sociale affinché ci sia una morale. Ognuno ha diritto di godere della pensione che oggi é una vera illusione, poiché non vi é unione tra chi modifica e amplifica le differenze con molte incongruenze. Insomma la pensione è come la legge, é uguale per tutti. Le uniche cose che cambiano sono gli importi con amari risvolti. Noi cittadini giovani viviamo questa tematica in visione statica. Essa é solo un miraggio, speriamo non sia un giorno solo un assaggio“.
Riforma pensioni 2020, ultime oggi: illusione o realtà?
Voi come pensate debba essere la prossima riforma delle pensioni, concordate con Filippo che, specie per i giovani, il rischio è che resti solo un illusione o è giunto il tempo anche per i giovani di non restare statici ed agire al fine di assicurarsi una vita degna di essere vissuta anche in età avanzata? La pensione vista in quest’ottica inizierebbe ad essere argomento non solo più di interesse delle generazioni più anziane.
La professoressa Fornero, in verità, lo dice da tempo che le scelte pensionistiche di oggi incideranno anche sul futuro dei giovani domani, i sindacati dalla loro, resisi conto delle difficoltà che il lavoro precario sta creando ai giovani, lontani ormai dalla sicurezza del posto fisso, propongono da tempo e riproporranno nei prossimi tavoli la pensione di garanzia per i giovani.
La pensione non deve più essere, dunque, tematica di interesse dei soli “anziani”, ma sempre più deve divenirlo dell’intera collettività. La qualità del lavoro e gli stipendi di oggi creeranno, volente o nolente, la pensione di domani. Ringraziamo Filippo Laforgia per questo gentile pensiero e ricordiamo a chiunque volesse prendere parte dell’articolo/ poesia che é tenuto necessariamente a citare la fonte.
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Ma i commenti li pubblicate o li cancellate??!
Daniele se non sono offensivi li pubblichiamo, ma ne abbiamo centinaia al giorno da moderare, ne ha mandato un altro per caso? Ora controllo, al più lo rimandi. Abbiate solo pazienza, in redazione siamo in 2 ed il nostro lavoro é scrivere gli articoli in primis, certa della sua comprensione, la saluto! Erica
P.s Ho appena verificato: Ho approvato io stessa già due suoi commenti nelle ore passate, ma non ne vedo altri pending, a cosa si riferisce dunque?
Buona sera, chi come me lavora a turno e fa un lavoro considerato usurante non cambia niente , noi andiamo con la legge Fornero a 62 anni senza nessuna decurtazione. Meglio che non peggiorate la situazione… Dovete solo migliorare quello che di buono è esistente con l’introduzione di quota 41 . Chi raggiunge quota 41 con 60 anni di età può andare in pensione senza decurtazione dell’assegno . Non vedo perché chi ha fatto sacrifici dopo una vita di lavoro con delle regole stabilite e con tutte le variazioni che già sono State pesanti , alla fine deve subire un ulteriore ingiustizia .
penso di essere più in linea col commento di Emilio che parla di flessibilità di uscita dai 57 ai 65 anni a scelta del lavoratore visto che ormai si parla di ricalcolo contributivo. In quanto ai giovani sento pareri discordanti, da una parte si dice che non c’è ricambio generazionale per mandare in pensione chi ha lavorato per tanti anni, dall’altra si parla di pensione di garanzia perchè i giovani non trovano lavoro. Scusate ma mi sembra una presa per i fondelli. Intanto che noi lavoriamo ci sono le spiagge e le discoteche piene, però si dice che ai giovani bisogna dare di più, praticamente quello che non si sono mai guadagnati e poi sembra che si sentano defraudati della loro vita sociale per colpa dei vecchi che muoiono di covid, come dire, “ma cosa rompono sti vecchi che non vogliono morire di covid, che vogliono andare in pensione, che stiano zitti e vadano a lavorare così possono foraggiarci quando siamo a secco che noi abbiamo BISOGNO della nostra bella vita”. E pensare che quando eravamo giovani noi i nostri genitori ci dicevano “guarda che è ora che cominci ad andare lavorare”. Evidentemente abbiamo finito di vivere nel mondo di sotto e ci siamo trasferiti nel mondo di sopra, e io che pensavo di vivere ancora sul pianeta terra. P.S. mi auguro che perlomeno proroghino opzione donna senza peggiorarla ulteriormente, quest’anno “covid” al lavoro è stato un anno difficile non ne sopporterei un’altro uguale.
per riscattare (a pagamento) i contributi mancanti ai sensi del DL 4/2019, non bisogna aver lavorato nei periodi antecedenti al 1996 Perché? mi sembra una bella e grossa discriminazione
Giusto! Anch’io mi faccio, e giro a chi può dare una risposta, la stessa domanda…anche perché è più probabile trovarsi dei buchi contributivi a inizio carriera, quando si è giovani e si entra nel mercato lavorativo, spesso dovendo sottostare all’odioso ricatto del lavoro nero. Non sarà perché così si disincentiva la possibilità di accesso alla pensione a una platea più ampia? Mi chiedo da cosa è motivata questa norma e se sia costituzionale, dal momento che discrimina tra lavoratori a cui è concesso coprire buchi contributivi e lavoratori a cui non è data la stessa possibilità, seppur pagando di tasca propria…! Ammetto la mia ignoranza, chi può gentilmente illuminarmi?
In Italia non credo potrà mai esserci un sistema pensionistico democratico , che abbia le stesse regole uguali per tutti i lavoratori, che sia equilibrato tra quello che versi e quello che ricevi, che tenga a cuore determinate vere situazioni di lavori particolari e una vera età di anzianità , non quella data delle statistiche dei defunti, ma quella data dalla qualità di chi vive autonomo e in salute da anziano.
Chissà che si possa permettere alle persone di godersi la pensione per un periodo decente fuori da ospedali e centri per anziani diminuendo magari i costi della sanità ..
Vorrei far ricordare che una volta i nati anni 50 e 60 ecc…tutti cominciavano a 14 o 15 anni a lavorare…vuoi per mancanza di possibilità,meno scuole,meno soldi, ecc…ha gia dato!!! 41 anni di lavoro basat e avanzano…
Alta cosa importante:
nelle fabbriche,capannoni ecc…i ritmi di questi ultimi anni sono piu pesanti rispetto ad una volta…(con la scusa dell “ottimizzazione” ,organizzazione del lavoro stesso,tempi,mansioni,ecc…)
Quindi visto che si parla tanto di lavori gravosi e usuranti parlate anche di questo!!!!
Tutti sono usuranti,gravosi, ecc…
Altro che 43 anni di lavoro….
Si legge ormai da più parti che per poter allentare i vincoli della legge pensionistica attualmente in vigore sarà necessario ridurre l’importo dell’assegno o con tagli percentuali oppure col ricalcolo contributivo. Se il futuro sarà quello di avere un assegno ridotto allora la flessibilità dovrà essere molto ampia e quindi la soluzione migliore è applicare la legge Dini del 1995 ovvero la possibilità di pensionarsi tra i 57 e i 65 anni a scelta del lavoratore, e oltretutto questa ingloberebbe anche l’opzione donna che non avrebbe più ragione di esistere e sarebbe anche un poco più permissiva in quanto richiederebbe 57 anni in luogo dei 58. A questa possibilità andrebbe affiancata anche la quota 41 per chi avendo cominciato a lavorare prestissimo raggiunge questo target prima dei 57 anni anagrafici. Ovviamente il tutto sarebbe slegato dall’aspettativa di vita che è già presente nel coefficiente di trasformazione quindi non sarebbe più una rincorsa alla famosa carota legata al bastone.