Le ultime novità sulla riforma delle pensioni al 29 settembre giungono da Domenico Cosentino, responsabile previdenziale Confsal comparto privato, che entra a ‘gamba tesa’ nel dibattito relativo alla Quota 100, commentando non solo positivamente la presa di posizione del Premier Conte, ma incalzando il Governo a fare un tavolo di confronto che comprenda non solo le sigle principali, Cgil, Cisl e Uil, ma tutte le altre, affinché si possa davvero lavorare sinergicamente ad una strutturale revisione del sistema previdenziale italiano. Anche perché a detta di Cosentino e di un nostro lettore che la pensa allo stesso identico modo, i lavoratori sono davvero esausti di questi teatrini sulla bontà o meno di Quota 100, i contribuenti vorrebbero davvero poter sentire le proposte, ancora celate dal Governo, su quella che potrebbe essere la prossima riforma delle pensioni.
Pensioni 2021, Cosentino: Ok le precisazioni di Conte su scadenza naturale di Quota 100, ma ora nuove proposte
Così Cosentino: “Bene la precisazione del Premier Giuseppe Conte sulla naturale scadenza al 2021 di Quota 100, la quale non fa altro che confermare quanto già normato in precedenza. Quota 100 non è stata né una riforma previdenziale di riferimento al sistema pensionistico italiano, e né tantomeno ha sostituito la ancora attuale/ in vigore Legge Fornero, ma è stata pensata come uno dei tanti provvedimenti previdenziali, che ha permesso ad una discreta platea di contribuenti di accedere alla pensione in presenza di determinati e specifici requisiti contributivi e di età.
È in ragione di ciò, che i contribuenti italiani sono abbastanza stanchi di assistere a questa “soap opera” su Quota 100, essi, infatti, hanno l’esigenza di una vera, seria e strutturale riforma del nostro sistema previdenziale. Una riforma concreta, che perduri nel tempo e non segua la logica del “di anno in anno”. Una riforma che distingua e separi la spesa previdenziale da quella assistenziale, che ampli la platea dei lavoratori usuranti, che discuta di flessibilità di uscita, di staffetta generazionale, di previdenza complementare, non tralasciando la necessaria riforma di Opzione Donna.
Poi conclude facendo un appello al Governo: “Bisognerebbe effettivamente sedersi tutti, Governo, istituzioni e sindacati intorno ad un unico tavolo, affinché non vi siano disparità tra tavoli di serie “A” e tavoli di serie “B”, in modo da poter lavorare sinergicamente ad una strutturale revisione del sistema previdenziale italiano”.
Pensioni 2022, i lavoratori: basta parlare di Quota 100, cosa verrà dopo?
Antonio, sembra quasi proseguire la Linea di Cosentino, laddove parla di stop ai teatrini e della necessità di comprendere cosa ne sarà del post quota 100, quali sono le intenzioni del Governo, che la misura quota 100 dovesse terminare alla fine del 2021 era noto a tutti, ragion per cui inutile alimentare questa ‘soap opera’ all’infinito con botta e risposta dei vari esponenti politici, aggiunge Antonio. Eccovi le sue considerazioni: “Io mi chiedo: a che punto siamo arrivati in questo paese? Intorno a una “non notizia” si sta portando avanti un dibattito senza senso. Ieri il Presidente Conte afferma che quota 100 non sarà portata avanti. Bene: cosa ha detto di così importante? Era noto sin dal suo promulgamento. Invece non si parla d’altro. Salvini che insorge (ahahahah), giornali che pompano come fosse la scoperta delle Americhe. E adesso Damiano che sente il bisogno di replicare a Salvini. Invece di dire chiaramente come si intende affrontare la questione dal 2022, fanno finta di azzuffarsi su un tema che era già certo che si esaurisse dopo un triennio (aveva la scadenza come i prodotti alimentari).
Ora, se non mi funzionassero ancora i due neuroni superstiti che ho in testa, dovrei personalmente essere arrabbiatissimo (voglio mantenere un certo decoro personale e soprattutto non mancare di rispetto a chi legge e a chi gentilmente ci offre questo spazio): a febbraio del 2020 compirei 62 anni e contestualmente 40 di servizio. Ma non sono arrabbiato per questo: lo sapevo fin da quando è stata introdotta quota 100! In tutte queste “baruffe chiozzotte” quindi, perchè nessuno degli illustri interlocutori parla del dopo? Sono vere le ipotesi che circolano sempre con più frequenza di anticipi a 64 anni ma con doppie penalizzazioni? Sono d’accordo con questa impostazione? In questo modo si andrà a un tavolo a trattare per spacciare poi un provvedimento del genere come riforma della Fornero?
Riforma pensioni: le misure prioritarie, basta teatrini
Antonio prosegue, facendo notare quali misure potrebbero essere prioritarie, sebbene lui non rientrerebbe in nessuna di queste: “Personalmente non mi faccio illusioni: se non toccano anche quel limite che per adesso è valido fino al 2026 andrò (se vivo) in pensione di anzianità con 43 anni e 1 mese nel 2025. Quindi mi auguro, senza personalismi, che in tutto quello che di peggiorativo saranno capaci di escogitare salvaguardino almeno con provvedimenti attuativi:
– lo sconcio degli esodati ancora rimasti
– la possibilità per i precoci di andar via con i 41 anni (ma subito) e senza penalizzazioni ulteriori
– una vera salvaguardia per le donne (sia lavoratrici che non) per l’immenso valore che hanno nella società
Non rientro in nessuna delle tre casistiche quindi non parlo per me.
Solo mi sono stancato di assistere a questo teatrino per beoti: non lo siamo, siamo adulti anzi anziani e penso che invece di essere trattati da popolo bue (potenziale elettore) abbiamo il diritto – quello si – di conoscere le vere intenzioni e non partecipare a polemiche finte che servono a nascondere le vere intenzioni. La verità……questa sconosciuta. Anzi nascosta”.
Cosa ne pensate al riguardo, concordate sulla necessità di dover superare le discussioni su Quota 100 al fine di discutere e lavorare su quella che dovrà essere una riforma strutturale e concreta dal 2022? Fatecelo sapere nell’apposita sezioni commenti del sito.
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vedrete che la “montagna” partorirà il “topolino”…..Tutti felice e contenti…
Ancora non mi capacito di come si sia potuti arrivare a una situazione così assurda in merito alla normativa pensionistica. Bisognerebbe veramente tornare alla situazione precedente la Legge Fornero e da lì ripartire, riconsiderando che la speranza di vita è oggi compromessa dai rischi della pandemia che, temo, non ci lascerà così presto. Altro che gli improponibili 67 anni!! Siamo qui a spaccarci la testa e a dare quasi i numeri al lotto per tirar fuori un accrocchio di proposta. Ma se non si riparte dalla duplice opzione anzianità/contributi senza paletti, o dal vecchio sistema delle quote determinate da somma età e anni lavorati, non se ne esce! Ripartire dalla riforma Dini, come ho letto in un altro post, potrebbe essere una buona cosa. Trovo molto ingiusto che le regole per il pensionamento siano cambiate in modo così drastico rispetto a quando si è iniziata la propria storia lavorativa anche perché, se osserviamo la storia della previdenza italiana almeno dal 1992 in poi, non si può dire che non siano state fatte svariate riforme pensionistiche basate sull’aumento dell’aspettativa di vita. Se avessimo mai immaginato di trovarci in una situazione così assurda probabilmente molti di noi avrebbero fatto scelte diverse all’inizio della propria storia lavorativa, scegliendo magari un’attività in proprio invece di fare il dipendente. Lancio una proposta che potrebbe sembrare una provocazione, ma non lo è: permettere di ritirare, compiuti 35 anni di contributi, il proprio montante contributivo, ovviamente indicizzato e rivalutato.
In questo modo chi desidera procedere nell’attività lavorativa per raggiungere i requisiti che diano luogo al pagamento dell’assegno mensile, è libero di farlo. Chi invece preferisce sganciarsi dal mondo del lavoro ha modo così di rientrare legittimamente in possesso della cifra versata che, voglio ricordare, trattasi di salario differito (cioè pagato dal lavoratore!).
Alle possibili obiezioni in merito, del tipo che sarebbe pericoloso perché le persone non saprebbero gestire il proprio capitale, o che il sistema Welfare così sparirebbe e via discorrendo, rispondo che se a partire dai 18 anni siamo ritenuti responsabili per lavorare, fare figli, costruirci una famiglia e siamo chiamati a votare significa che lo siamo anche nel gestire il nostro futuro. Se siamo adulti e capaci di intendere e volere lo siamo in tutte le circostanze. E’ anticostituzionale non riconoscere alle persone la capacità di autogestirsi, autodeterminarsi in tutto ciò che le riguarda. Il capitale versato in contributi potrebbe così essere gestito come un risparmio personale e magari conferito ad un altro fondo previdenziale, dal momento che Inps si è dimostrata incapace e inefficiente nel gestirlo. Alla seconda obiezione risponderei che al Welfare, inteso come assistenza alle fasce più deboli, devono concorrere tutti i cittadini, non solo i lavoratori, da cui la tanto auspicata e necessaria separazione tra previdenza e assistenza. Non si può tenere bloccati alla catena del lavoro persone (mi riferisco soprattutto ai lavoratori salariati, operai e impiegati, a basso-medio reddito), che per i più svariati motivi, non ce la fanno più a continuare, sopratutto se hanno già maturato un cospicuo numero di anni contributivi (30, 35, 38, 40 anni) e una ragguardevole età (55, 58, 60 anni). Lavoreranno male e controvoglia, somatizzando problemi di salute che alla fine ricadranno come costi sulla sanità pubblica.
Non volete erogare l’assegno mensile perché temete che si campi fino a cent’anni? Ebbene, questa può essere una soluzione, almeno una delle tante opzioni da considerare e includere nel novero delle possibilità di scelta.
Hanno ricevuto i pagamenti dei contributi dei lavoratori perche’ mai dovrebbero restituirli ? : sono mica fessi …
Facciamoci una risata… sigh
In breve ….. giusto ci trattano come degli utili idioti e smemorati …. matteo r. (minuscolo st….zo) prima e matteo s. ….. ci prendono per i fondelli potevano da anni stabilire che se contributi pagati (ripeto pagati no lavoro effettivo) prima dei 19 anni in pensione con 41 anni di contributi …… invece hanno fatto ….. 80 euro …. signori miei !!!!!!(matteo r ….. chi ti ha pagato e paga ancora i contributi previdenziali …. da quando eri presidente della provincia di firenze????) e quota 100 62 anni e solo 38 anni di contributi ….. matteo s. …… per voi la maledizione dell’ultimo dei templari!
60 anni di età senza penalizzazioni in base ai contributi versati. Eventualmente se bassa integrata dalla tassazione diretta (patrimoniale).
Questa proposta andrebbe sostenuta da una mobilitazione generale alla francese.
Giovani ed anziani uniti nella lotta, gli uni per un lavoro dignitoso, gli altri per una pensione dignitosa.
BASTA con la precarietà, basta con il liberismo.
La dichiarazione di Conte sul non rinnovo di Quota 100, credo nel 2022, esprime una politica di avvicinamento opportunista ai liberisti del PD, IV e più in generale al ceto intellettuale di economisti a servizio di banche e grandi imprese (Boeri, Fornero, Cottarelli, Draghi, ecc), sul terreno nazionale, mentre in Europa al Capitale finanziario che ha i suoi templi nelle banche tedesche e francesi.
Conte, come in genere gli avvocati senza principi, si erge a difensore del truffato e del truffatore, tendendo verso quest’ultimo.
Il M5s è ormai sempre più un ceto di politicanti senza bussola, manovrati dal ceto politico del PD.
La sinistra (pallida) presente in parlamento è una nullità.
La burocrazia sindacale di cgil, Cisl e Uil è concertistica è bada ai suoi interessi.
I comunisti sono un ricordo del passato, ormai ridotti a cifre da prefisso telefonico 0,qualcosa è fuori dal Parlamento grazie a leggi liberticide.
Resta la Lega a difendere una parte della sua base elettorale (operai e piccoli artigiani e commercianti) sempre in modo ambiguo.
Ai lavoratori e alle lavoratrici non resta che lottare come in Francia per avere una pensione decente dopo anni di sfruttamento e vecchiaia (60 anni) e nel contempo un lavoro dignitoso ai giovani, si chiama ricambio generazionale.
Oggi 30.9
Per i nati 1960/61 con 40/41 di contributi ad oggi…
Vi rendete conto che arrivare a 64 d’età si raggiungono 45 di contributi cioè quota 109?
È terrorismo delle news o è questa la posizione governativa?
E il sindacato che ci sta a fare?
Dovete lasciare un’uscita per contributi per tutti, accettabile (41/42/42,5…) non condizionata all’età e non penalizzata. Abbiamo dato più che abbastanza!
La storia dei precoci è stata fatta per questioni di cassa, ma non ha un senso logico. Perchè un precoce dovrebbe andare in pensione dopo 41 anni e uno non precoce a 43? non c’è ragione, anzi, dopo 41 anni di contributi sarà più anziano il non precoce, dovrebbe essere lui a essere aiutato. In campagna elettorale ci era stato promesso quota 41 per tutti, e tale deve essere, precoci e non precoci.
Sono nato il 31/12/1959 al’epoca si nasceva in casa e mio padre pensò bene di iscrivermi all’anagrafe
il 01/01/1960 per cui alla scadenza di quota 100 anche avendo maturato 39 anni d contributi non potrò andate in pensione.
Giuseppe, non te ne farai nulla, ma veramente accetta un abbraccio fraterno.
E’ incredibile, ma forse è la migliore dimostrazione di quanto quota 100 sia stata solo propaganda a livello quasi di un gratta e vinci. Hai “comprato il biglietto sfortunato”, ti auguro le migliori ricompense per te e tutti i tuoi affetti.
Al confronto, mi fortico ancora di più nella mia disillusione e non mi arrabbio per lisciare l’obiettivo per 49 giorni. Cosa sono di fronte alla tua situazione: nato nei termini ma registrato il giorno dopo all’anagrafe.
Per questo continuo a chiedere che ci facciano sapere quali sono i veri propositi sul tema che è serio. Non vogliamo partecipare a lotterie, ma conoscere esattemente il nostro destino…..anche il peggiore possibile. Basta prese in giro e soprattutto basta contrapposizioni artefatte tra generazioni (vecchi vs giovani). Qui oltre ad essere noi il “macigno” da abbattere (baby boomers), stanno – anzi hanno – già praticamente bruciato almeno tre generazioni di ragazzi dai 25 ai 40 anni che non lavorano (o lavorano sottopagati con contratti a termine o in nero). E noi, “vecchi”, siamo il vero welfare mantenendo i suddetti ragazzi che altrimenti sarebbero sbandati (oltre quelli che già ci sono) che non saprebbero come vivere. Che siano (tutti) onesti e chiari
Mi hai commosso Giuseppe, e non scherzo
Che beffa!!
io dovrei andare in pensione nel 2021 con 42 anni e qualche mese di contributi ma percepirò una pensione pari al 73% solo perchè non raggiungo l’età di vecchiaia. Questo non lo trovo assolutamente giusto anche perchè per raggiungere l’età, dovrei lavorare ancora 10 anni. Ve la prendete solo con la gente povera, siete solo dei ladri.
Io ho 52 anni e 37 di contributi il 67% di invalidità e 104 personale comma 3 in situazione di gravità nn c’è la faccio più ho sempre qualche dolore quindi la percentuale di invalidità per noi va abbassata al 67% perché limps nn da percentuali alte neanche con tumori io nn posso stare in piedi con un anca da operare presto 5 discopatie un aritmia sopravventicolare quindi gli invalidi devono avere la precedenza e niente limiti di età e di contributi mandateci in pensione liberamente capito tanto nn riusciamo a fare produzione
..e pensa che l’intenzione è quella di aggiungerti altre penalizzazioni economiche !
Questi loro comportamenti così assurdi, disumani e fuori da ogni logica a parte quella di trovare sempre nuovi cavilli per bloccare uscite di cassa, invita proprio, in tarda età, a licenziarsi prima del dovuto , chiedere il reddito di cittadinanza o altri sussidi e attendere gli anni anagrafici per la pensione.
Come mai si parla solo di uno scalone di 5 anni dopo l’abolizione di quota 100 (finta peraltro) dai 62 anni ai 67 anni e non si parla mai dell’altro scalone di 5 anni dai 38 anni di contributi ai 43,1?
A prescindere che cosa decidera’ di fare il Governo dopo il 2021, nuova riforma pensione, abolizione quota 100 ecc. ecc. penso che sarebbe una ” porcata” e ripeto una ” porcata” se dovessero toccare gli attuali 41 anni e 10 mesi ( che per l’uscita diventano 42 e passa) per le donne e 42,10 mesi per gli uomini ( che diventano 43 e passa).
Allungando altri 2 anni ……un povero cristo per poter andare in pensione deve lavorare 45 anni circa???? e’ fuori dal mondo.
Invece spiace a dirlo sembrerebbe proprio l’intenzione di alcune parti ai vertici.
Non so più essere positivo, il quadro che prevedo è pessimo.
Quanti anni lavori non è un dato che interessa o preoccupa.
Ci dicono convinti che superati i 60 anni, dopo averne fatti 40 di lavoro, l’ozio e il riposo mortifichi quasi l’essere umano, che invece deve stare sempre più a lungo attivo al lavoro e in forze per produrre crescita.
Importante quindi è portare il lavoratore ad una età anagrafica sempre più vicina ai 67 per poi andare verso i 74 riattivato il meccanismo della previsione di vita.
Gli anni di lavoro che vengono fatti sono solo una conseguenza. Possono benissimo essere 45 o più se si ha la fortuna di trovare un lavoro stabile in giovanissima età.
A quel punto converrà iniziare a lavorare a 40 anni per avere un pò di vita.
Poi quando si arriverà ad un limite oggettivo di età anagrafica impossibile da superare inizieranno il gioco più marcato dei coefficienti di calcolo per ridurre il valore mensile di pensione.
Il tutto chiaramente e correttamente per far tornare i conti…sulla carta.
Penso che sia improcrastinabile una organica riforma che dia certezze. Qualunque esse siano. Nel merito condivido una riforma che tenga conto dei lavoratori fragili, precoci, con una uscita a 41 anni di contributi. Ritengo vada potenziata opzione donna per il ruolo sociale che essa garantisce alla società sia cone lavoratrice, sia come moglie, sia come nonna. Quando facevo le elementari mi dicevano che era l’angelo della casa. Ritengo il pilastro della società
Secondo me, la nuova legge dovrebbe andare verso questa direzione:
età minima: 62 anni
contributi minimi: i 20 anni già esistenti
contributi max: 42 anni che ti permette di andare in pensione a qualsiasi età
penalizzazione pari al 1,5% per ogni anno di anticipo rispetto alla attuale legge fornero
possibilità negli ultimi 4 anni di lavorare part time con i contributi figurativi full time
riconoscere alle donne un anticipo di 4 anni senza penalizzazioni
Mi chiedo e per i precari over 55 che hanno perso il lavoro perché L azienda ha delocalizzazione nn si fa nulla 39 anni di contributi 56 anni di età lavora 1 mese da una parte una settimana dall altra nn usurante ???
Proposta molto ragionevole, ci farei la firma da subito.
tutto questo è soltanto una buffonata , ed io sono contrario anche a quota 100 , invece di mandare in pensione chi come me ha iniziato a lavorare a 16 anni e con molti anni di contributi a marzo 2021 inizierò il 42 anno di servizio ,e quindi dovrò lavorare altri 2 anni , mandano in pensione quelli con meno anni di contribuzione ma perchè hanno 2 anni in più tutto questo è ridicolo…
La missione di questo e dei prossimi eventuali governi (di facciata) perché siamo in una evidente sovranità limitata da almeno 30 anni, è quella di rimuovere i diritti acquisiti,fare solo assistenza equiparare le pensioni al reddito di cittadinanza indipendentemente dai contributi versati.L’eta’ della pensione non conta nulla conta solo l’entità della pensione.
D’accordissimo sia con Antonio che con Cosentino sulla necessità di stoppare le polemiche su Quota 100, sulla quale non ci sono novità e si sapeva da tempo che non ci sarebbero state novità (scade come previsto il 31-12-2021 e chi ne matura il diritto entro il prossimo anno non ha da temere), polemiche che ormai trovano una “giustificazione” solo in termini di scontro politico e credo davvero che non interessino a nessuno.
Ci interessa invece sapere cosa ci sarà alla scadenza di Quota 100.
E visto che stanno circolando ipotesi decisamente allarmanti su “soluzioni” che sarebbero delle “Quote 100 totalmente e gravemente peggiorate” (età di uscita più alta, contributi minimi altrettanto alti, penalizzazioni in aggiunta), senza neanche lo scambio “flessibilità a fronte di penalizzazioni”, è ora di cominciare a vedere quali sono le proposte del governo (perchè quelle dei sindacati, a livello di principii generali, sappiamo quali sono).
E, anche qui ha ragione Antonio, sapere cosa si vuole fare per i precoci e gli esodati (quest’ultimo uno scandalo che nessuno sembra voler risolvere, nonostante che riguardi ormai poche migliaia di persone).
E sapere se il governo se la vuole cavare, come mi verrebbe da temere ascoltando le parole di Conte di qualche giorno fa, semplicemente aggiungendo qualche categoria ai “lavori gravosi”, cosa che può anche essere giusta (per quanto ovvia fonte di differenze di valutazione sul concetto di “gravoso”) ma che non può certo essere la spina dorsale di una riforma.
Il governo scopra finalmente le carte, se no bisognerà cominciare a pensare che ci sono motivi non confessabili per tenerle coperte fino all’ultimo.
Ma l’anticipata Fornero resterebbe o no?
Perché chi oggi ha 40/41 e non l’età per quota 100 che farà? Ci pensano
i sindacati?
Paolo Ceccherelli…è quello che mi chiedo anch’io ! Che fine faranno coloro che, come il sottoscritto, avranno versato una montagna di contributi senza poter rientrare nella quota 100 per pochissimi mesi ? Con questi governatori anti-italiani siamo arrivati al paradosso di doverci augurare il mantenimento della legge Fornero…
D’accordo con il signor Cosentino, che ha anche perfettamente compreso come ormai i lavoratori che da tempo aspettano un’umana riforma siano ormai comprensibilmente esausti, e…..
Le chiamano “forze sindacali”, è il momento di dare un senso a questo termine, e tutti uniti, dai più “grandi” ai più “piccoli”, fare una grande squadra che non lasci spazio a riforme di facciata o anche peggiorative. I punti importanti non sono molti oltre a quello essenziale di abbassare l’età pensionabile di vecchiaia, ormai sono stati anche qui, molto ben espressi, è ora di proporli con forza e portare a casa risultati senza cedere.
Grazie, anche a Lei signor Antonio.