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Riforma pensioni 2024, proposta: uscita flessibile per disoccupati con taglio 3% annuo?

In questi giorni nonostante le festività pasquali sono in molti a scrivere sul nostro portale, facendo proposte ed osservazioni relativamente alla prossima riforma pensioni, promessa da tempo, ma che tarda ad arrivare. In tanti continuano a rivolgersi al nostro esperto previdenziale il Dott. Claudio Maria Perfetto che dalla sua gentilmente dispensa delucidazioni. Lo ringraziamo visto che anche per lui é festa. Di seguito l’interessante proposta fatta da un lavoratore, il Sign Giovannino, che anziché proseguire sulla strada della Quota 41, ha puntato l’attenzione su quanti purtroppo sono disoccupati e non più occupabili. Persone che molto spesso non sanno come accedere alla quiescenza avendo magari troppi pochi anni di contributi ed essendo troppo ‘vecchi’ per essere nuovamente assunti. Vediamo la sua proposta e la risposta del Dott. Perfetto alla stessa.

Pensioni 2024, anticipata flessibile per i disoccupati con decurtazione 3%? Perfetto risponde

Così Il Sign Giovannino: “Dott. Perfetto mi aiuti lei. Pensione flessibile facoltativa per i “non occupabili” con decurtazione 3% annuo. Zero costi INPS. Zero RDC. Zero MIA. E meno povertà. FACCIAMOLO!

Così il Dott. Perfetto: “Sig. Giovannino, il modo in cui viene affrontato il tema sulla Riforma Pensioni è quello che tutti conosciamo:
è quello dei Partiti che promettono ma che non mantengono le promesse;
è quello del Governo che ha soldi per tutto ma non per le pensioni;
è quello dei Sindacati che vanno ai tavoli ma che non concretizzano.

Dal momento che il risultato di tutte queste azioni è nullo per i lavoratori, vuol dire che le attività svolte dai Partiti, Governo e Sindacati sono fortemente condizionate da altri obiettivi che sono diversi dall’obiettivo “Pensioni”.

Per salvare la Nazione (come nel Salva-Italia del Governo Monti 2011, quando il debito pubblico era il 135% del PIL) oggi ci si concentra sul contenimento della spesa pubblica (pensioni e sanità in primis) e sulla riduzione del debito pubblico (che nel 2021 ammontava al 150% del PIL – fonte Banca d’Italia).

Qualora venisse ripristinato il Patto di Stabilità e di Crescita, verrebbe esercitata sull’Italia una fortissima pressione per diminuire il debito pubblico. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che dovrebbe far crescere il PIL, fa fatica ad andare avanti, e se il PIL non cresce il rapporto Debito pubblico/PIL tenderà ad aumentare ancora di più.

Con tali premesse, non c’è alcuna prospettiva, ma proprio nessuna possibilità, di approdare ad una Nuova Riforma Pensioni.

Pensoni 2024, Perfetto: I disoccupati non occupabili dovrebbero essere tra i primi a potere andare in pensione

Prosegue Perfetto la sua disamina passando al focus richiesto: “I disoccupati non occupabili dovrebbero essere tra i primi a potere andare in pensione. Il Governo non li manda in pensione perché risparmia se li remunera con l’RdC, il cui importo è senz’altro minore dell’importo pensionistico (anche applicando la decurtazione del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni). Non solo: l’RdC è finanziato con la fiscalità generale (e quindi con i soldi di tutti i cittadini italiani, lavoratori e pensionati), mentre la pensione è finanziata con i contributi dei lavoratori attivi (e quindi da una ristretta parte della popolazione). Non solo: il Governo preferisce non mandare in pensione il disoccupato non occupabile perché in tal modo può mandare in pensione, al suo posto, chi “deve” andare in pensione, ovvero chi raggiunge la Quota 103.

Il meccanismo regolatore per le pensioni è lo scambio tra pensionato e lavoratore: per poter mandare in pensione 1 lavoratore anziano (che percepirà una pensione lorda mensile di 1.000 euro) occorrono almeno 2 nuovi lavoratori (con un salario ciascuno di 1.500 euro lorde mensili che verseranno ciascuno il 33% del proprio salario, pari a 495 euro lorde, per complessivi 990 euro lordi).

Poiché il Governo spinge per le nuove occupazioni incentivando le imprese ad assumere offrendo loro l’esonero totale dal versamento dei contributi (che però saranno a carico dello Stato con la cosiddetta “fiscalizzazione degli oneri sociali”, ovvero facendo pagare i contributi all’intera società), la possibilità di mandare in pensione i lavoratori anziani si riduce ancora di più in quanto non si può pensare (almeno, questo è il mio punto di vista) di pagare le pensioni ordinarie con la fiscalità generale.

Sig. Giovannino, lei dice “Zero costi INPS. Zero RDC. Zero MIA”. Ma fa i conti senza l’oste. Senza lo Stato

Cosa ne pensate della proposta del nostro lettore e della risposta che il Dott. Perfetto ha fornito? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito. Nel mentre buona pasquetta a tutti!

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33 commenti su “Riforma pensioni 2024, proposta: uscita flessibile per disoccupati con taglio 3% annuo?”

  1. Sta girando voce che si proroga quota 103 e quindi nulla si farà per riformare la fornero- ma è proprio uno schifo e non è tollerabile che si prosegua con questa schifosa quota 103 che favorisce i precoci e penalizza sempre chi ha più di 62 anni e non arriverà mai ai 41 anni- ancora una volta questo schifo di governo da ampia prova di crudeltà e scarsissima lungimiranza, lasciando marcire migliaia di persone che nemmeno a 65-66 anni riescono a liberarsi dalle catene che li hanno bloccato, con la beffa di vedere gente che con tanti anni in meno riesce ad uscìre- me la chiamate democrazia questa? me lo chiamate uno stato civile questo? le definite scelte eque e giuste queste porcherie che stanno facendo questi barbari mantenuti a 15000 euro al mese da noi? Ma per fare cosa? Porcherie e carognate…… sindacati patacca dove c…….o siete? infami e venduti tutti, andate all’inferno!!!!!!!!

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  2. MA PERCHE’ UN DISOCCUPATO DEVE PERDERE IL 3% ANNUO.
    PRENDE LA PENSIONE IN BASE A QUANTO HA VERSATO!!!!!!!!!!
    E’ UN FURTO!!!!!!

    CESARE

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  3. Capisco i disoccupati, capisco i non occupabili, che vanno aiutati, ma se una persona, una donna, dopo anni di studi universitari e una laurea, 36 anni di lavoro, 61 anni di età, messi al mondo 2 figli, una famiglia da curare, decide di lasciare il lavoro, se non ce la fa più, perché non le è permesso? Perché le uniche possibilità sono quelle di continuare a lavorare fino ai 67 anni o ‘forse’ un’opzione donna che riduce la pensione del 30% relegandola a una soglia di povertà? Mentre in Francia stanno tutti insieme manifestando per mantenere i 62 anni invece dei 64
    Qui ci stiamo tutti sfogando, ma continuiamo a raccontarcela fra di noi, con il dubbio che questi nostri pensieri arrivino veramente a politici e sindacali che dovrebbero rappresentarci.

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    • Tutto vero Roberta, anche se arrivano ai politici i nostri gridi di dolore, questi fanno spallucce e pensano ad altro, tanto quando sarà il momento ricominceranno con le promesse da marinaio e noi abboccheremo come dei pirla , così ricomincerà il giro……e intanto il tempo passa inesorabilmente, con tutti noi che proseguiamo la nostra folle corsa verso i 67 e forse 68, 69, con migliaia di pensionati che continueranno a godersi la pensione da 20,30,40 e addirittura 50 anni, grazie al nostro sangue e sudore……poveri noi .

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      • Infatti, si dà sempre la colpa ai politici (giustamente!), ma quanta gente ne ha beneficiato ???
        E non sarebbe l’ora di chiedere anche a questa gente (oltre ai politici, ovviamente) un “contributo tipo:
        – chi ha versato almeno 35 anni nessun contributo, indipendentemente dall’importo pensionistico
        – oltre ad un importo (diciamo € 1.800 netti/mese?) contributo sull’eccedenza di una percentuale progressiva a salire, magari 2-3 scaglioni.
        Si chiama equità e giustizia sociale.
        Ed il tutto, non per darlo a chi come me lavora da circa 40 anni, ed ha 62 anni, ma ai nostri figli, e giovani lavoratori, che pensioni come noi abbiamo potuto accantonarle le vedranno difficilmente.
        Chiedo al Dott. Perfetto (che stimo sempre) un commento se possibile sulla proposta,
        Un cordiale saluto

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        • Sig. Marco62, la sua proposta è certamente sensata ed ispirata a criteri di equità e di giustizia sociale.

          La sua proposta si ispira a criteri di equità nel senso che va “applicata a tutti”, senza distinzione tra pubblico e privato, tra uomo e donna, tra politici e gente comune.

          La sua proposta si ispira a criteri di giustizia nel senso che “chi più ha, più contribuirà; e chi meno ha, meno contribuirà”.

          In effetti, la sua proposta, anche se espressa in termini differenti, riflette l’Articolo 53 della Costituzione della Repubblica Italiana: al primo comma afferma che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

          La sua proposta, sig. Marco62, di “chiedere anche a questa gente (oltre ai politici, ovviamente) un contributo” riflette il secondo comma dell’Articolo 53 (che si esprime in termini di “Tutti” i cittadini, senza distinzione, per esempio, tra gente comune e politici).

          Il secondo comma dell’Articolo 53 della Costituzione italiana afferma che “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

          La sua proposta, sig. Marco62, di “chiedere anche a questa gente (oltre ai politici, ovviamente) un contributo sull’eccedenza di una percentuale progressiva a salire, magari 2-3 scaglioni” riflette il secondo comma dell’Articolo 53 (che si esprime in termini di “criteri di progressività”).

          E qui vale la pena fare una riflessione sulla “flat tax” che viene proposta da qualche Partito della coalizione del Governo Meloni.

          Anche un cittadino del tutto privo di conoscenze costituzionali ma attento al significato delle parole espresse dalla Costituzione della Repubblica Italiana è in grado di comprendere che la flat tax è anticostituzionale, in quanto non si ispira a criteri di progressività.

          Vede, sig. Marco 62, la nostra Costituzione è stata fatta per il Popolo italiano e parla a nome del Popolo italiano, e afferma che

          – “la sovranità appartiene al popolo”;

          – “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”;

          – “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”;

          – La Repubblica “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”;

          – “La libertà personale è inviolabile”;

          – “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”;

          – “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”;

          – “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”;

          – “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”;

          – “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”;

          – “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”;

          – “la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”;

          – “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli”.

          Mi fermo qui, sig. Marco 62, ed ho voluto citare alcune espressioni della Costituzione al solo scopo di evidenziare che tutto ciò a cui il Popolo italiano aspira è già contenuto nella Costituzione della Repubblica Italiana.

          Allora, cos’è che manca al Popolo italiano?

          Al Popolo italiano manca un Governo che sia capace di dare voce alla Costituzione che parla a nome del Popolo italiano.

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  4. Io sono precoce 70%di invalidità e 104 personale in situazione di gravità comma 3 articolo comma 3 quindi basta fate sta quota 41 almeno per i precoci invalidi sotto il 74% siete analfabeti almeno tutelate gli invalidi perché ora sono tutelati solo quelli con il 74% ma che cambia se come me ho il 70 per cento i dolori sono gli stessi

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  5. Giorgetti ha appena detto che si rende necessario un taglio di 10 miliardi sulle pensioni nei prossimi 3 anni e la calderone fa i comitati

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    • Dopo le elezioni la posizione della Lega sulle pensioni non mi sembra più chiara e nitida …e purtroppo mi sembra anche che Salvini da settimane (o mesi ?) non parla più di pensioni …in campagna elettorale ne parlava ad ogni comizio …

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  6. Buona sera anche io stessa situazione sono del 62 perciò 61 anni , trent’anni e qualche mese di contributi versati più 3 anni di mobilità retribuita perciò 33 anni di contribuzione , licenziato per sopressione posto lavoro terminato naspi ora sono disoccupato da parecchi anni , spero un una riforma seria , se qualcuno mi dice la strada da prendere lo ringrazierei no reddito di cittadinanza , saluti scretemi e magari teniamoci aggiornati unica strada x ora APE sociale

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  7. A volte mi sembra di vivere in un mondo parallelo…
    Conosco parecchie persone mie coetanee (sono del 1962) e vivo in Sardegna, ma nessuno di costoro si trova nella mirabolante condizione di essere contemporaneamente Under 62 (come età anagrafica) ed Over 41 (come età contributiva).
    Mi chiedo quindi dove siano di conseguenza queste presunte vaste platee potenzialmente interessate da questa immaginifica e presuntivamente salvifica riforma sostanzialmente dedicata esclusivamente agli under 62.
    Ma – mi chiedo (e Vi chiedo) – una riforma reale sulle pensioni, in un qualsiasi paese normale, non dovrebbe – ovviamente – prendere per prima in considerazioni le persone più anziane? Nonché tener conto di quella che è realmente la situazione generale oggettiva della comunità che in quel paese vive?
    Cioè, laddove fissato il limite (ad esempio) di 67 anni per la vecchiaia, un’eventuale soluzione previdenziale realmente “anticipata” non dovrebbe prima di tutto occuparsi dei 66.enni (innanzitutto) e a seguire dei 65.enni, poi dei 64.enni, e così via, discendendo l’unica età che realmente conta ed esiste, cioè quella naturale, sostanzialmente legata al progressivo venir meno delle forze (sia fisiche sia mentali), in una parola all’invecchiamento, e – perché no – al diminuire della residua aspettativa di vita?
    Mi chiedo, e Vi chiedo, ma c’era bisogno di nominare un consesso di 15 Saggi (“l’Osservatorio…” etc.) per conoscere quello che anche i bambini sanno? “Nonno ma tu sei vecchio, come mai vai ancora a lavorare?”. Se volete potrebbe mettersi un manipolo di bambini in quel consesso, risolverebbero la faccenda in pochi minuti e con notevole risparmio sui relativi stipendi.
    Ma come siamo finiti a doverci alambiccare il cervello per trovare sbocchi a una questione di per sè ovvia. Cosa c’entra frammischiare l’età contributiva con quella degli anziani? Se uno ha più anni contributivi va da sè che prenderà di più di pensione, ma mica ci va prima. Non è affatto una sorta di gara automobilistica dove chi ha la macchina più potente arriva prima al traguardo. Ci arriverà evidentemente con un’auto più di pregio, e buon per lui se la godrà anche negli anni a venire, ma perché mai dovrebbe pure maturare il diritto stesso prima di uno più vecchio di lui? Ma l’articolo 3 della nostra Costituzione – principio di uguaglianza – è stato forse abolito? Se il presupposto è smettere di lavorare perché sei diventato vecchio e non ce la fai più, e fra l’altro devi lasciare – come è giusto – il posto a chi è giovane, mi si dettaglia sulla scorta di quale diritto uno di 59 anni (per esempio) può pretendere di reclamare la propria pensione mentre quello magari di 66 invece no? Dando per scontato che ovviamente più avanti si va nell’età è più le forze vengono meno e gli acciacchi fisici ineluttabilmente (purtroppo) avanzano.
    Ma poi, visto che si parla di continuo di sostenibilità finanziaria… adottare il criterio naturale (sei più vecchio, vai ovviamente in pensione prima) rende immensamente più sostenibile il sistema, visto che adottare il criterio della anzianità contributiva allunga ineluttabilmente il periodo della “durata” nell’erogazione della pensione stessa. E ciò con ovvio nocumento sui conti della collettività (inclusi quindi coloro che invece, seppure più vecchi, in pensione non ci possono andare!). In sintesi, per consentire a quelli che nell’esempio che ho fatto sopra hanno la macchina più potente (più anni contributivi) e conseguentemente pretendono di arrivare prima al traguardo, si richiede un “contributo benzina” a scapito anche di coloro che hanno la macchina meno potente (più vecchi, ma con meno anni contributivi alle spalle). Ripeto, ma l’articolo 3 c’è ancora?
    Dottor Perfetto, ma in ciò che ho esposto sbaglio forse qualcosa? Grazie anticipatamente!

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    • Sig. Antonello, in ciò che ha esposto non sbaglia nulla. È tutto corretto. Tuttavia, sopravvaluta l’essere umano.

      L’Art. 3 della Costituzione Italiana afferma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Non ho motivo di dubitare che ciò non avvenga. Tale articolo si riflette nella scritta riportata nelle aule giudiziarie “la legge è uguale per tutti”.

      L’Art 3 della Costituzione Italiana continua affermando che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Ho motivo di dubitare che ciò avvenga.

      Il cittadino che non ha lavoro non è uguale al cittadino che ha lavoro. È compito della Repubblica rimuovere l’ostacolo che impedisce al cittadino in cerca di lavoro di trovare lavoro.

      Al cittadino che non ha lavoro viene di fatto impedito il pieno sviluppo della sua persona e la sua effettiva partecipazione all’organizzazione economica e sociale del Paese. È compito della Repubblica sostenere in modo dignitoso il cittadino in modo che, pur non avendo lavoro, possa comunque partecipare all’organizzazione sociale del Paese.

      Le persone che governano il Paese sono essere umani. Ed hanno tutte le debolezze dell’essere umano. Ritenere che le persone che governano il Paese, solo perché sono al Governo, siano in grado di attuare pienamente le linee guida della Costituzione Italiana, significa sopravvalutare tali persone.

      Chi è al Governo giura sulla Costituzione Italiana in modo formale, ma non sostanziale. Nella sostanza, chi è al Governo ha, oltre alla Costituzione Italiana, un altro documento come riferimento: il DEF, il Documento di Economia e Finanza, che riguarda sì i cittadini come visti nella Costituzione Italiana, ma dal punto di vista della finanza. E quando si parla di finanza, si parla di entrate e di uscite. E quando si parla di uscite, ci si concentra sulle voci di spesa maggiori. E le voci di spesa maggiori sono pensioni e sanità.

      E qui nascono le discordanze che lei giustamente evidenzia. La riforma pensioni dovrebbe effettivamente prendere in considerazione prima le persone più anziane, stabilendo una scala discendente di età per le pensioni anticipate a partire dai 67 anni: 66 anni, 65 anni, 64 anni, 63 anni… Ma non è questa la visione che ha il Governo, che mira invece ad elevare l’età di pensionamento a partire dai 67 anni: 68 anni, 69 anni, 70 anni, 71 anni. E se si innalza l’età di pensionamento per la pensione di vecchiaia, ne deriva anche l’innalzamento degli anni di contribuzione a partire dai 42 anni, 10 mesi e 3 mesi di finestra: 43 anni, 44 anni, 45 anni, 46 anni.

      Per quanto riguarda l’Osservatorio che ha il compito di monitorare l’andamento della spesa pensionistica e formulare adeguate proposte, e che pertanto dovrà concentrarsi sulla valutazione della sostenibilità dei sistemi di prepensionamento e di ricambio generazionale, non mi riesce di mettere a fuoco la reale ragion d’essere di tale Osservatorio. Abbiamo già degli Osservatori che monitorano lavoro e pensioni, tra cui Itinerari Previdenziali presieduto dal Prof. Alberto Brambilla. Come si legge dal sito: “Itinerari Previdenziali è una realtà indipendente che opera da oltre 15 anni in attività di ricerca, formazione e informazione nell’ambito dei sistemi di protezione sociale – pubblici e privati – e del loro finanziamento, delle politiche fiscali e di economia e finanza, con l’obiettivo di contribuire a sviluppare la cultura previdenziale, economica e finanziaria del Paese”.

      Per concludere, sig. Antonello, l’Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana c’è ancora, ma non viene pienamente attuato. Proprio come non viene pienamente attuato l’Art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

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      • La ringrazio tanto. Purtroppo nel generale rovesciamento di valori e priorità effettivamente la costituzione viene ormai sempre “dopo”, e non “prima” come invece dovrebbe essere. E ciò sotto tutti i profili. D’altro canto, come mi pare Lei giustamente osserva, già la parola “sovranità” che contraddistingue l’articolo 1 della nostra carta fondante, nel generale decadimento e travisazione di valori e principi, è oggi presentata con connotazioni quasi “fosche”, se non perfino … eversive. Ed effettivamente la nostra Costituzione È eversiva. Eversiva dell’ingiustizia. Della sopraffazione. Della disuguaglianza. Ed anche della miseria umana …
        Grazie ancora dottor Perfetto. Speriamo sempre – quantomeno in un lasso di tempo lungo – in un qualche rigurgito di dignità collettiva

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    • Il discorso di Antonello è a rigor di logica inappuntabile e dovrebbe far riflettere tutti, specialmente chi ci governa, che è completamente sordo e cieco da non capire come stanno le cose…… gli anziani devono essere tutelati e salvaguardati perché la mente, le membra, il corpo tutto , non sono più quelli di prima ed imporre di tirare avanti ad oltranza, è impietoso e fuori da qualsiasi logica – veramente si stanno mettendo la Costituzione sotto i piedi…..senza alcun ostacolo di sindacati ed opposizione.

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    • Salve, lunga ma chiarissima fotografia dell’attuale situazione pensionistica italiana. Le argomentazioni sugli over 62 (anni) fatte da un under risultano più incisive perché spersonalizzate, spero che le considerazioni vengano lette da qualche addetto ai lavori per trarre qualche buona proposta da fare ai tavoli di trattativa.

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  8. Over 60 non occupabile dovrebbe avere la precedenza, ma l’accurata analisi del dott. Perfetto descrive bene il perché non è così.. Che paese triste che siamo!

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    • Tra l’altro gent.mo, visto i nostri potenziali e, nonostante tutto, i nostri risultati, penso che siamo un paese triste per scelta. Già nel primo governo post unitario il De Pretis affermava, un po’ come constatazione ed un po’ in forma programmatica, “In Italia senza la mafia non si governa”. Estendendo ed assolutizzando il concetto, spesso nella dimensione finanziaria, e non solo, della vita politica si è voluto far assumere dignità di governo politico a dinamiche in realtà di parte o di bandiera pensando che una buona retorica, ahimè inconsistente, ci vacinasse dalle conseguenze inevitabilmente indesiderate. Ma purtroppo guidare a zig zag porta in se ad avere viaggiatori con le budelle in mano e non risolve il garantirgli che stiamo andando dritto (mi si perdoni il paragone ma la volontà di essere chiaro gioca brutti scherzi). L’unica sarebbe recuperare la rettilineità della guida ma le lobby dei beneficiari della guida a zig zag ci sono e ci sono anche a dispetto del loro danno, tanto per dire quanto considero la loro capacità di inter-legere tipica di tutti i parassiti il cui busines porta al deterioramento e non al rafforzamento della pianta o animale che li ospita. Buona giornata a tutti.🤞

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  9. Dal 2011 al 2021 abbiamo incrementato di 15 punti percentuali il rapporto deficit /PIL. Non si può dire che ci siano i soldi per tutto. Ma vengo al sistema pensionistico che è configurato per la previdenza e non per l’assistenza o, per essere più diretto e un po’ approssimativo, è configurato per pagare all’incirca quanto in previsione nella Fornero e niente altro anche se, in barba alle regole di buona gestione, già paga ad esempio i baby pensionati ma non solo. Ci sono però anche i non occupabili e disoccupati anziani tanto cari a Giò, Giovanni e Giovannino ed anche penso a tutti noi. O si inventa una forma assicurativa, o previdenziale, finanziata appropriatamente o è necessario che sia a carico della fiscalità generale. Chiamare pensione ciò che il sistema di finanziamento della pensione non prevede è ciò che ci ha portato ai “casini attuali”, e genera soluzioni apparenti e problemi retard. Oggi ci siamo accorti che il bilancio pubblico spende troppo, e sono grato al sistema di vigilanza per la sua prontezza, rendendo inevitabile la soluzione d’urgenza che è tagliare la spesa e guarda caso sanitaria e previdenziale, le due più privatizzabili e fuori EU ampiamente privatizzate. Se però non usciamo dalla logica di subire gli eventi economici ci inviluppiamo in un percorso il cui esito naturale è il default previo ampio ridimensionamento del welfare o…. solo la seconda ipotesi se il ridimensionamento è più accentuato. Le culture hanno elementi inerziali enormi che si accompagnano ad incapacità cognitive e di visione e la nostra cultura politica non fa eccezioni. E quando parlo di cultura politica non parlo solo di chi ci governa. Quanta gente oggi si trova anziana con pochi contributi perchè non valeva la pena dare soldi allo stato tanto qualcuno, forse alludevano ad una qualche divinità certamente non matematica, in qualche modo avrebbe provveduto. Non ci volevano geni a capire che i comportamenti irrazionali non sono replicabili all’infinito come il debito non è incrementabile all’infinito sia esso pubblico o privato. Le risorse sono limitate, è scritto in tutti i libri di economia al primo capitolo, quello che tutti i prof. ti fanno saltare. Ora l’unica speranza, anche per gli inoccupabili, è tornare ad una razionalità gestionale che, ne sono convinto, permetterà di aiutare anche chi è in difficoltà ma SOLO PER CAUSE FORTUITE. A chi invece è “nei casini” perchè furbetto, se ha seminato vento raccolga pure tempesta. E lo stato di diritto non si può più permettere di ipotizzare penalizzazioni per chi è palesemente in regola e ipotizzare benefici a pioggia accomunando in un’unica categoria sfortunati e furbetti.

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    • Io ho 36,5 anni di contributi tra INPS (22), cassa obbligatoria. (12), militare e disoccupazione. Ho pagato un mare di imposte e contributi. Sig. Stefano, solo per questo dovrei aspettare i 67 anni.

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      • Come tutti i realmente in difficoltà dovresti poter accedere ad un istituto contabilizzato come sostegno al reddito così da non aggravare i costi dello stato alla voce pensioni con tutte le ricadute ormai note. Forse non è chiaro ma una volta sul carro pensioni non si ha la sicurezza economica definitiva e se i costi aumentano prima o poi il barcone previdenza naufraga. Anzi anche le improrpriamente pensioni ultra quarantennali ancora in vigore io, più appropriatamente le caricherei sulla voce contributi ai partiti vista la loro natura di scambio elettorale e via razionalizzazioni di questo tipo. Diversamente si fa il gioco di chi massimalisticamente vuole la riduzione dei costi previdenziali e l’innalzamento dell’età pensionabile senza tanti distinguo accomunando tra l’altro bisognosi e ed elusori con l’unico obbiettivo di rendere il welfare pubblico insostenibile e vedrai dopo come arrivano le pensioni ai disoccupati. Hai tutti i diritti di chiedere attenzione per i problemi che abitualmente giustamente ricordi ma personalmente penso che sarebbe opportuno anche perorare la causa di uno strumento ponte apposito che tra l’altro, renderebbe evidente la necessità di progredire nell’attuazione delle previsioni costituzionali di cui all’art. 1 com. 1 e art. 35÷38.

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  10. Buongiorno Dottor Perfetto premesso che continuerei ad apprezzarla a prescindere dalla diversità di vedute(é fisiologico non pensarla sempre allo stesso modo) pur cercando di comprendere il suo ragionamento sulla Fornero e Cazzola non posso essere concorde in quanto stiamo parlando di persone a cui piace fare i belli con il sederino degli altri, quando vivi una vita agiata non hai presente sacrifici di cui i sopra citati non sono a conoscenza compresa la loro stirpe prova ne è che figli e nipoti non conoscono ne camere del lavoro ne naspi o altre forme equipollenti boccio in toto il suo apprezzamento nei confronti di queste persone che ritengo non siano neanche brave d’animo. Vogliamo insieme provare a fare un ragionamento sulle aspettative di vita? Chi è deceduto in questi anni nonostante abbia visto guerre e tanti abbiano dovuto sostenere lavori gravosi hanno vissuto un periodo dove i pochi prodotti alimentari erano sicuramente più genuini, la qualità dell’aria superiore a quella attuale meno inquinata per tanti fattori che sappiamo (industrie auto composti chimici ecc.) e dulcis in fundo la maggior parte di loro accedevano alla pensione ad un’età che possiamo attestare tra i 50 e i 55 anni. Può anche darsi che il mio ragionamento abbia delle falle ma lavorare da anziani sino alla soglia dei settanta (arriveremo in prospettiva a superarli) e riposare a due terzi della nostra vita a mio parere fa la differenza. In questo paese siamo ripetitivi all’inverosimile su qualsiasi forma di ragionamento e chi governa non è aiutato dall’opposizione per migliorare le precarietà del paese ma il solo scopo vigente è fare qualsiasi forma di opposizione anche subdola per far si che il governo possa cadere, mentre per fare un’esempio nei paesi scandinavi esiste una forma di collaborazione per il bene dei giovani e anziani per migliorare e di conseguenza migliorarsi. Che la nostra forma mentis non sia in assoluto votata all’onestà intellettuale è assodato ma il dato oggettivo che si evince è che un paese piccolo come il nostro non può dipendere dalle sole regioni del nord a traino di un sud mai emancipato dal dopoguerra ad oggi tradotto tante troppe risorse vanno sprecate per incapacità gestionale da Palazzo Chigi (compreso il capitolo pensioni) alle regioni ai comuni ma qui si rischia di aprire un capitolo da approfondire solo in camera caritatis in quanto si andrebbero a toccare punti nevralgici di questo paese che pubblicamente potrebbero infastidire alcuni. Un saluto a lei e a tutta la sua redazione. Ps. Perdoni la sintassi quella sconosciuta.

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    • Sig. Luigi, apprezzo la diversità di vedute, perché è come l’attrito: una forza passiva che, nonostante faccia resistenza, permette di camminare. Se non ci fosse l’attrito, scivoleremmo, e non potremmo camminare. Se non ci fosse diversità di vedute non potremmo sviluppare i nostri ragionamenti (proprio come sta accadendo tra lei e me).

      Sono consapevole del fatto che al solo nominare le parole “Fornero” e “Cazzola” si eleva un boato di disapprovazione. Ma io vado al di là dei nomi. Simile ad un chirurgo del pensiero, io opero sul corpus della riforma previdenziale Fornero, lo seziono, lo divarico, individuando una insufficienza organica (leggi: calo delle nascite e quindi insufficienti lavoratori futuri per pagare le pensioni) e una massa tumorale che continua a crescere (leggi: allungamento della speranza di vita e quindi pensioni da finanziare più a lungo).

      Come un chirurgo opera su qualsiasi paziente (sia esso una persona di provate virtù, oppure un incallito criminale), così opero io, indipendentemente dalla persona alla quale mi sto riferendo.

      Se si vuole arrivare alla definizione di una Nuova Riforma Pensioni, occorre risolvere il problema del calo delle nascite.

      Se si affronta il problema pensioni sul lato finanziario, sulla spesa per pensioni, si conduce il ragionamento fuori strada: la freccia da seguire punta nella direzione del calo delle nascite.

      Se si affronta il problema del calo delle nascite sul lato finanziario, offrendo bonus bebé o assegni familiari al fine di incentivare la procreazione, si è fuori strada: bisogna individuare come supplire al calo delle nascite.

      I Governi “prendono tempo” (per così dire), in attesa che i loro incentivi per la procreazione diano i frutti attesi, e nel frattempo suppliscono al calo delle nascite mantenendo i lavoratori in attività, ritardandone quindi il pensionamento. Questa è una terapia per la nazione che mantiene malata la nazione da curare. Non è la cura.

      La mia proposta è la seguente: se non riusciamo ad avere “lavoratori naturali” da “bambini naturali”, proviamo a veder come avere “lavoratori artificiali” da tecnologia artificiale (attribuendo al termine “artificiale” il significo di “fatto dall’uomo”).

      I ragionamenti fondati sul fatto che le persone siano più o meno “brave d’animo”, oppure su periodi in cui si andava in pensione “tra i 50 e i 55 anni”, oppure su riferimenti ad altri Paesi (es., Francia, Scandinavia) distolgono la nostra attenzione dal solo problema sul quale occorre invece concentrarsi: con che cosa, e come, supplire al calo delle nascite in Italia.

      Ci sono molti problemi ancora irrisolti. L’evasione fiscale, l’elusione fiscale, la corruzione, la povertà assoluta: sono piaghe sociali che permangono nonostante gli impegni profusi dai Governi nel debellarle.

      Ma il problema più grave, in assoluto, è la disoccupazione (quella vera e amara, includendo anche gli inattivi; non quella vera e addolcita, escludendo gli inattivi che pubblica l’ISTAT).

      Se non si troverà una soluzione al problema della disoccupazione, che nell’immediato tenderà ad aggravarsi a causa della diffusa automazione e dell’ampio ricorso all’intermediazione digitale nei servizi digitali, non ci saranno nuovi consumi, né produzione, né investimenti, né occupazione. Né, tantomeno, pensioni.

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  11. EGR. Dott. Perfetto, proprio perché i contributi li ho pagati io, è giusto mandarmi in pensione anticipata quale 65enne, a luglio, e non occupabile. Chiaro che la pensione contributiva è più alta del RDC. Qui si parla di “anziani” che non hanno lavoro né reddito.
    A cosa serve la fiscalità generale se non a diminuire le povertà?

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    • Sig. Giovannino, sono molte le cose giuste da fare, ma mi limito a citarne due.

      La prima cosa giusta è questa: dare lavoro a chi un lavoro non ce l’ha (a giovani e anziani disoccupati).

      La seconda cosa giusta è questa: dare un sussidio dignitoso a chi un lavoro non ce l’ha (a disoccupati non occupabili e a pensionati con pensioni minime).

      La fiscalità generale serve effettivamente a ridurre la povertà (sia quella relativa che quella assoluta).

      Per portare a livelli dignitosi i sussidi a sostegno della disoccupazione e delle pensioni minime, non vedo altra soluzione se non quella di aumentare le tasse a tutti i cittadini.

      Per evitare di aumentare le tasse, occorrerebbe recuperare risorse dall’evasione fiscale e dall’elusione fiscale, cosa, peraltro, sempre presente nell’agenda di ogni Governo. Ma se se ne parla ancora, vuol dire che: o è un obiettivo irraggiungibile, oppure non si hanno ancora i mezzi per raggiungere l’obiettivo.

      Si potrebbe ridurre la spesa militare e orientare le risorse verso altre voci di spesa sociale. Ma, francamente, la vedo una via difficilmente praticabile.

      Si potrebbe intervenire con la “spendig review”. Ma, come vediamo, con scarsi risultati.

      Si potrebbe intervenire tassando le seconde case che rimangono non affittate; come pure tassando gli “extra profitti” da affitti delle seconde case; come pure aumentando le tasse di soggiorno. Ma tutto ciò potrebbe risultare ancora insufficiente.

      Non rimangono allora che due soluzioni, alternative tra loro: o si aumenta il livello di occupazione (che comporta maggiori entrate fiscali); o si aumentano le tasse (sui redditi delle famiglie e sui profitti delle imprese).

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      • Il metro per giudicare l’opera del governo e l’aumento della ricchezza o la sua diminuzione. E la redistribuzione. Di quelle che lei ha citato, ci sono tante cose che è difficile fare e tante altre cose che si possono fare subito e recuperare anche 100 miliardi. Non può reggere un sistema dove si paga tanto sui redditi e quasi niente sui patrimoni.

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  12. È inutile parlare e disquisire di occupati, di inoccupati, di non occupabili etc etc, qui c’è da mettere mano ad una riforma strutturale che riguardi tutti e dico tutti, precoci con tanti anni di lavoro sulle spalle, anziani che hanno a malapena 35 anni per tanti motivi, disoccupati, invalidi e così via- è disumano tirare avanti con la fornero e con quote irraggiungibili per la maggioranza e con vie d’uscita vergognose come ape social e quota donna- le soluzioni sono 4
    e tutte e tre dovrebbero essere messe in campo , senza ledere molto i conti statali: quota 103 senza paletti da 61 a 66 anni con range 61-42 fino a 66-37- ape social per le categorie svantaggiate con tetto portato a 1800 lordi , perché 1.250 netti attuali sono una miseria – quota donna con i vecchi requisiti – proposta tridico con uscita a 63 con quota contributiva e poi a 67 calcolo misto-tirassero fuori i soldi ,come fanno per tante riforme e tante problematiche meno importanti della riforma pensioni che riguarda migliaia di persone che non possono più aspettare e non possono morire sul lavoro, per mantenere I pensionati premiati da oltre 40 anni- è arrivato il momento di dire basta e fare le cose serie, perché finora di serio non si è visto niente.

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  13. Buongiorno mi sembra giusto, per gli over 60 non occupabili, estendere la possibilità già prevista in O.D. di poter accedere al trattamento pensionistico contributivo. Pur essendo convinto del ruolo della donna nella cura e assistenza alla famiglia non capisco quale differenza ci possa essere tra un disoccupato uomo e una disoccupata donna. Grazie

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