Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza?

La riforma pensioni é da sempre un argomento caldo, sebbene al momento non sembrino esserci novità imminenti e gli incontri tra Governo e sindacati siano sospesi, le persone continuano a confrontarsi sui social e a porsi interrogativi di rilievo come: Non si potrebbe separare assistenza da previdenza per risolvere il problema risorse in ambito previdenziale?

Tra questi anche Stefano uno dei nostri lettori che rivolgendosi al Dott. Claudio Maria Perfetto chiede per quale ragione ci si ostini a non separare assistenza dalla previdenza, come se la chiave di svolta per il panorama previdenziale fosse tutta qui. Di seguito la risposta accurata del nostro esperto che spiega come in realtà a poco o nulla servirebbe farlo per andare incontro ad una valida riforma delle pensioni, in quanto occorrerebbe in realta puntare su altro. Le ragioni della sua considerazione ed il fattore determinante che, se preso in considerazione, potrebbe davvero fare la differenza.

Riforma pensioni 2023: separare assistenza da previdenza non basterebbe

Così Claudio Maria Perfetto distanziandosi dal parere degli stessi sindacati: “Sono in molti (in primis i Sindacati) ad insistere sul fatto di separare la previdenza dall’assistenza. Prima di rilasciare una risposta, vogliamo vedere con maggiore cognizione di causa in che rapporto reciproco stanno Previdenza e Assistenza gestiti entrambi dall’INPS?

Dal documento di marzo 2022 intitolato “Statistiche in breve. Pensioni vigenti all’1.1.2022 e liquidate nel 2021 erogate dall’Inps” si legge (pag. 1):

– “Le pensioni vigenti all’1.1.2022 sono 17.749.278, di cui 13.766.604 (il 77,6%) di natura previdenziale e 3.982.674 (il 22,4%) di natura assistenziale”;

Le prestazioni di tipo previdenziale sono erogate, a seguito di versamento di contributi durante l’attività lavorativa, al verificarsi di eventi quali il raggiungimento di una determinata età anagrafica e anzianità contributiva (pensione di vecchiaia e anticipata), la perdita della capacità lavorativa (pensione di inabilità) o la riduzione della stessa (assegno di invalidità) e la morte (pensione ai superstiti o di reversibilità)”;

– “Le prestazioni di natura assistenziale sono erogate a sostegno di situazioni di invalidità o di disagio economico (prestazioni agli invalidi civili comprese le indennità di accompagnamento e pensioni e assegni sociali)”;

– “L’importo complessivo annuo è pari a 218,6 miliardi di euro di cui 195,4 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 23,2 miliardi da quelle assistenziali” (mia nota: i suddetti importi sono relativi all’anno 2021 e sono riportati nella Tavola 1 a pag. 2 del documento citato).

PRIMA OSSERVAZIONE:
– in termini contabili, la previdenza (gestioni previdenziali) e l’assistenza (gestioni assistenziali) sono già separate (come, ovviamente, ci si attende);

– nel 2021 le uscite per le gestioni previdenziali sono state di 195,4 miliardi (principalmente Pensione di vecchiaia e Pensione anticipata), mentre le uscite per le gestioni assistenziali sono state di 23,2 miliardi (Invalidi civili e pensioni ed Assegni sociali).

Riforma pensioni 2023, parla Perfetto: quante sono state le entrate contributive nel 2021?

Ora ci domandiamo, prosegue il Dott. Perfetto: quante sono state le entrate contributive nel 2021? È noto che le pensioni previdenziali sono finanziate con i contributi dei lavoratori attivi. Su questo punto, nel documento citato, a pag. 30, si legge: “Il modello pensionistico italiano è basato sul regime tecnico-finanziario della ripartizione pura in quanto i contributi versati dal settore produttivo, aziende e lavoratori, sono utilizzati per pagare le pensioni in essere senza alcun accumulo di capitale; il sistema risulta in equilibrio solo quando, annualmente, il flusso delle entrate contributive è sufficiente ad erogare le prestazioni” (mia nota molto personale: occorre sostituire alla parola “sufficiente” la parola “uguale”, per considerare il sistema in equilibrio. La parola “sufficiente” è ambigua, perché potrebbe voler dire anche “maggiore” e se è maggiore, allora il sistema è in “attivo”, è in “surplus” e quindi non è in “equilibrio”).

A questo punto mi “sbilancio” un po’, nel senso che, pur non essendo un esperto di bilanci, provo a dare una mia interpretazione del Bilancio dell’INPS. Nel documento INPS “Bilancio Preventivo 2022”) a pag. 501 è riportata la “Tabella 29 – Entrate contributive per tipologie di assicurati” (lavoratori dipendenti privati, lavoratori dipendenti pubblici, lavoratori autonomi, lavoratori parasubordinati e liberi professionisti): alla voce “Preventivo Assestato 2021” si legge che le entrate contributive nel 2021 sono state pari a 230,8 miliardi.

SECONDA OSSERVAZIONE: nel 2021 le uscite per le gestioni previdenziali sono state, come abbiamo visto, pari a 195,4 miliardi, mentre le entrate contributive sono state pari a 230,8 miliardi. Sul lato contributivo si registra un avanzo (un surplus) di 36 miliardi di euro.

A pag. 503 del documento di Bilancio si incontra la “Tabella 31 – Trasferimenti da parte dello Stato”, si legge: “I trasferimenti dallo Stato di parte corrente, a titolo definitivo, ammontano a 131.463 mln; tra questi, 131.328 mln sono destinati alla Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (GIAS), a copertura degli oneri di natura assistenziale o che trovano il loro finanziamento nella fiscalità generale”.

MIA NOTA: i trasferimenti da parte dello Stato provenienti dalla fiscalità generale sono destinati anche al sostegno delle gestioni previdenziali? Non dovrebbe essere così, perché le pensioni previdenziali andrebbero finanziate esclusivamente con le entrate contributive.

Non ci sorprende trovare nella Tabella 31 le voci “Pensioni e assegni sociali”, e “Pensioni, assegni e indennità agli invalidi civili”: queste pensioni sono finanziate dalla fiscalità generale.

E nemmeno ci sorprende trovare le voci “Prestazioni di inclusione sociale: reddito e pensione di cittadinanza”, e “Sgravi contributivi e agevolazioni per l’occupazione” (si tratta in sostanza di non far pagare una quota parte di contributi che dovrebbe versare l’azienda e che copre invece lo Stato ripartendo la spesa sui cittadini): anche queste uscite sono finanziate con le entrate provenienti dalla fiscalità generale.

Ci sorprende, invece, trovare la voce “Maggiori oneri per trattamenti pensionistici “quota 100” (pari a circa 7 miliardi): tutto ciò che riguarda Quota 100 non dovrebbe (a mio avviso) avere nulla a che vedere con la fiscalità generale, ma dovrebbe riguardare invece esclusivamente le entrate contributive.

TERZA OSSERVAZIONE: se ho interpretato bene i numeri di bilancio dell’INPS, mi verrebbe da pensare che non sia tanto la Previdenza (finanziata con le entrate contributive) ad alimentare l’Assistenza; ma che avvenga invece il contrario, ovvero che sia l’Assistenza (finanziata con la fiscalità generale) ad alimentare la Previdenza (Quota 100).

Riforma pensioni 2023: perché non si concede la quota 41? ecco le ragioni

Ancora un’ultima considerazione, posta in termini di domanda: perché il surplus derivante da maggiori entrate contributive rispetto ai pagamenti delle prestazioni previdenziali (pari a 36 miliardi nel 2021) non viene impiegato per nuove pensioni? Per finanziare, per esempio, “Quota 41 indipendentemente dall’età anagrafica”?

Ci sono diverse risposte che si potrebbero dare. Ma la risposta più importante la si trova a pag. 30 del primo documento citato “Statistiche in breve. Pensioni vigenti all’1.1.2022 e liquidate nel 2021 erogate dall’Inps”: “il progressivo invecchiamento della popolazione quale effetto combinato dei due fenomeni demografici – aumento della vita media e progressiva riduzione dei tassi di natalità – hanno determinato la crisi irreversibile del sistema. Pertanto i provvedimenti normativi di modifica dell’ordinamento, da un lato hanno avuto come obiettivo l’innalzamento dell’età pensionabile, dall’altro la diminuzione del livello delle prestazioni erogate. Per compensare la riduzione dell’importo delle prestazioni garantite dall’assicurazione di base sono state introdotte nell’ordinamento forme di previdenza complementare”.

RISPOSTA FINALE:
SEPARARE PREVIDENZA DA ASSISTENZA NON RISOLVE IL “PROBLEMA PENSIONI”, dal momento che abbiamo visto che il sistema pensionistico sul fronte contributivo è in attivo. Il “problema pensioni” risiede nell’“aumento della vita media e progressiva riduzione dei tassi di natalità”. È su queste cause che occorre intervenire.

Più precisamente, PER RISOLVERE IL “PROBLEMA PENSIONI” OCCORRE INTERVENIRE SULLA SEGUENTE CAUSA: “progressiva riduzione dei tassi di natalità”.

A noi pare che il ragionamento sia molto lineare e ad essersi detto favorevole alla decisione ad inizio anno della commissione istituzionale di non dividere la spesa assistenziale da quella previdenziale era stato in un editoriale già il Professor Cazzola, ci pare dunque che le riflessioni a cui é giunto il Dott. Claudio Maria Perfetto siano in linea con quelle di Giuliano Cazzola. Mentre i sindacati, Ganga e Proietti, continuano a puntare sulla necessaria separazione tra spesa assistenziale e previdenziale affinché si possa fare una riforma pensioni degna di questo nome. Non resta che attendere per comprendere ‘chi la spunterà’, e soprattutto verificare quale delle due alternative sia più favorevole e più efficace per le tasche di lavoratori e pensionati. Voi cosa ne pensate al riguardo, avete camiato idea post pubblicazione di questi dati? Fatecelo sapere nell’apposita sezione commenti del sito.

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29 commenti su “Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza?”

  1. In merito alla questione la penso come il Sig. Cristoforo, credo che incentivare la natalità, per come siamo messi, non sia necessario ma anzi possa creare maggiori problemi in futuro (non ce l’ha ordinato il dottore di rimanere a quota 60 milioni).

    Se oggi le attuali generazioni non riescono ad occuparsi, con un numero maggiore di giovani dovremmo avere un numero maggiore di posti di lavoro.
    Lo so che quanto dico può sembrare triste e forse anche un po’ nichilista ma purtroppo siamo in un’epoca di grande transizione della società e del mercato del lavoro che, nell’immediato futuro e anche oltre non promette nulla di buono.
    Appoggio comunque e molto la proposta del Dr. Perfetto sull’equiparazione della forza lavoro robotica alla forza lavoro umana, con il conseguente pagamemto dei relativi contributi.

    Se ormai abbiamo capito che il glorioso e utilissimo Istituto di Previdenza ormai è invecchiato anche lui, che non ce la fa più ad assolvere il suo compito, il mio modesto suggerimento è che si pensi col tempo, con la dovuta gradualità a “pensionarlo”, cioè a far crescere maggiormente la previdenza complementare individuale in modo che il lavoratore non debba più foraggiare un sistema a ripartizione (come quello attuale) ma faccia confluire i suoi contributi in un SUO fondo che, come una forma di risparmio personale, gli produrrà a fine carriera una rendita pensionistica o se preferisce un capitale cui far affidamento.

    Rimanga a questo punto solo l’Istituzione Assistenziale, finanziata esclusivamente dalla fiscalità generale.

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  2. Buona sera.

    Nessun dubbio riguardo il suo commento riferito alla COSTITUZIONE e all’articolo 38.

    Io ne ricordo pochissime di parole ma non meno importati e dunque non cito ma sintetizzo: siamo una Repubblica la cui SOVRANITA’ appartiene al POPOLO, siamo una Repubblica fondata sul LAVORO.
    Dopo qualche parola bella e concreta che ci chiarisce un paio di concetti aggiunti a quelli di PREVIDENZA e ASSISTENZA.

    Mi sorge un dubbio quando sento altri esperti che suppongo conoscano una seconda Costituzione, quella Europea con i suoi trattati a corollario, definirla un SISTEMA per il quale il mercato viene prima di tutto, un SISTEMA in cui vige l’ideologia neoliberista o ordoliberista che sia in cui opera il dominio delle élite sulle masse.
    Un qualcosa di scritto in modo illeggibile per dei sudditi che, per mettere tutti d’accordo, ha lasciato tutti scontenti!

    Eppure si afferma che quest’ultima abbia prevalenza sulla prima!
    Ma allora come possono conciliarsi le diverse parole presenti nelle diverse “Costituzioni!”
    Non dovremo per caso concludere dicendo: parole! parole! parole! soltanto parole.

    Saluti

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  3. Buongiorno, quindi io che ho 52 anni dovrei fare 43 anni di contributi per mantenere chi la pensione la prende magari da diversi decenni ed è andato in pensione magari con 35 anni di contributi ( per non parlare delle baby pensioni) magari all’età di 50 anni per di più con la retributiva. Ma secondo voi, noi siamo disposti a lavorare per 43 anni e goderci la pensione forse per una decina d’anni ( contributiva), per mantenere sta gente qui che ha lavorato la metà degli anni che avrò lavorato io e magari prendendo lo stesso stipendio o anche di più del mio????? Sapete tutti che così va a finire in guerra civile, giusto??????? La soluzione c’è. Chi prende la pensione per piu’ anni rispetto a quelli lavorati gli si dà quella ” sociale”. Cioè se c’è gente che prende la pensione da 30 anni e ne ha lavorato 20 , gli si dà la pensione minima sociale. Così recuperiamo i soldi per noi che forse dopo 40 anni di lavoro possiamo andare in pensione per godercela forse per una quindicina d’anni. SBAGLIO FORSE!!!!!!!!!!!!

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  4. Biongiormo dott.Perfetto. Mi speghi per favore il legame tra nascite e pensioni. Si dice che in Italia ci sono poche nascite .ok. in Italia la disoccupazione giovanile è enorme e tanti giovani vanno all’estero per trovare lavoro. Ma a me sembra che ci sia qualcosa che non torni. Con un baby boom andremo solo a peggiorare la situazione. Grazie

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  5. Buongiorno Erica visto e considerato che viviamo in un paese dove chi governa guarda solo ciò che gli comoda se scorporassimo chi evade le tasse da chi le paga con regolarità sarebbe già un bel passo avanti dopodiché potremmo aggiungere i 960 parlamentari (a occhio e croce) di cui la metà servono solo a fare arredamento e per noi plebei sarebbe già una bella soddisfazione. Potrei citare le opere incompiute pagate con le tasse dei cittadini e tanto altro ma qui non fa comodo entrare nel merito. Ps. Senza nessuna polemica.

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  6. PER RISOLVERE IL “PROBLEMA PENSIONI” OCCORRE INTERVENIRE SULLA SEGUENTE CAUSA: “progressiva riduzione dei tassi di natalità”. Siamo sicuri che questa sia la strada da seguire?
    Io penso che aumentando le nascite non si risolva il problema delle pensioni. Non sono le nascite che devono aumentare, ma la “forza lavoro” che versa contributi, sia essa di natura umana o meccanica. Provate a pensare cosa succederebbe se nei prossimi 30 anni avessimo un altro baby boom, secondo voi si risolve il problema pensioni. Certo che no, anzi avremmo qualche problema in più nel procurare un lavoro a queste persone, lavoro che manca e che spesso viene eseguito dalle macchine, dalla nuova automazione, dai nuovi software. Quindi la soluzione va cercata altrove, il modello va ripensato, le persone vanno tenute al lavoro meno anni, per dare spazio ai giovani e facilitare la rotazione. Infine, ma non meno importante bisogna eliminare tutti gli sprechi che ci attanagliano e che poi ricadono su di noi. Un esempio per tutti, il sistema utilizzato per le elezioni, uno spreco di energie e denari che non ha senso nel 2022. Con INTERNET, tessera sanitaria e/o carta d’identita’ si dovrebbe votare con il telefonino, risultati immediati, senza sprechi di denaro.
    E finiamola con i bonus, e’ ridicolo dove stiamo andando, in italia ci sono più bonus che altro, e’ uno sprego generale. E noi paghiamo….

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    • Sig. Cristoforo, mi rendo conto che ogni volta che si parla di Riforma delle pensioni occorre ripartire sempre dalla premessa.

      PREMESSA: “aumento della vita media e progressiva riduzione dei tassi di natalità hanno determinato la crisi irreversibile del sistema”. È quello che dice l’INPS e tutti coloro che la pensano come l’INPS.

      Se lei, sig. Cristoforo, si dovesse sedere al Tavolo con chi di dovere per riformare le pensioni, è proprio su “aumento della vita media e progressiva riduzione dei tassi di natalità” che si troverebbe a dover discutere. Qualunque altro argomento lei volesse portare al tavolo di discussione è “FUORI TEMA”.

      Non possiamo ridurre la vita media delle persone, a meno che non scateniamo pandemie, guerre e carestie.

      Possiamo invece intervenire sui tassi di natalità.

      Le nascite sono importanti perché è dai nuovi nati che poi emergono i lavoratori che verseranno i contributi per finanziare le pensioni. Demografi ed esperti previdenziali vedono le cose su ampia scala, da qui al 2050 (come si evince dal documento INPS “XX Rapporto Annuale di luglio 2022”, a pag 133, dove il Presidente INPS Pasquale Tridico confronta l’incidenza della spesa pensionistica sul PIL relativamente alla sua Proposta “Anticipo della quota contributiva di pensione da 63 anni con 1,2 AS” e relativamente ad altre opzioni).

      Se i nuovi nati non ci sono, come si fa ad avere nuovi lavoratori? La mia soluzione (quella che vedrei più facilmente applicabile alla società attuale) prevede di equiparare la forza lavoro robotica alla forza lavoro umana e quindi di far versare a robot e automi software di ogni genere l’imposta sul reddito da lavoro da loro prodotto. Perciò, anche robot e automi software dovrebbero versare i contributi con i quali finanziare le pensioni.

      Un’altra possibile soluzione che io vedrei è l’istituzione della moneta digitale di Stato gestita dallo Stato, circolante solo in Italia e parallelamente all’euro. Con la moneta digitale di Stato si pagherebbero le tasse (e quindi diventerebbe moneta legale, ovvero chiunque è obbligato ad accettarla come mezzo di scambio), si pagherebbero le pensioni, i lavoratori anziani uscirebbero dal mondo del lavoro, i giovani disoccupati entrerebbero nel mondo del lavoro, metterebbero su famiglia, si avvierebbero nuovi consumi, nuova produzione, più investimenti, più occupazione, più versamenti di contributi, più pensioni da poter finanziare.

      La soluzione fondata sulla moneta digitale di Stato la vedrei però più difficilmente applicabile, perché la Banca Centrale Europea sta ancora studiando le caratteristiche della moneta digitale (ovvero, l’euro digitale).

      Eliminare gli spechi, eliminare la corruzione, ridurre gli stipendi ai parlamentari, eliminare l’evasione fiscale, eliminare l’evasione contributiva, porre un tetto agli stipendi dei funzionari statali, porre un tetto alle pensioni dei parlamentari, senza dubbio andrebbe fatto (e in parte lo si sta facendo). Ma tutto ciò ho l’impressione che suonerebbe un po’ come: siate buoni, siate onesti.

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      • Dott. Perfetto, la seguo sempre con molto interesse e la ringrazio per i suoi interventi illuminanti. In parte concordo con quanto scritto da lei, ma non al 100%. Mi scusi se insisto ma a mio parere non posso pensare che la soluzione stia nell’aumentare le nascite per 2 ragioni:
        La prima, posto che da domani mattina mettiamo in cantiere un certo numero di nascite, queste persone entreranno nel mondo del lavoro se va bene fra 25 anni, ripeto se va bene e non sappiamo se quando saranno pronte per entrare ci sarà un posto per loro o se nel frattempo saranno già state soppiantate dalle macchine o dal software.
        La seconda, se non ci sono nascite ci sono comunque importazioni di manodopera dal resto del mondo dove la popolazione è alta e scarseggia il lavoro.
        Infine, non ho numeri alla mano a sufragio di quanto sto per scrivere ma credo fermamente che se solo avessimo evitato il 20% degli sprechi fatti in italia in questi ultimi 10 anni (solo per opere incompiute e regalie varie) con quei soldi avremmo il sistema previdenziale in attivo per i prossimi 20 anni, e non mi si dica che quei solodi non sono imputabili al conto INPS. Sono sempre soldi del contribuente onesto che paga le tasse e che vengono sprecati, che poi li si voglia mettere in una posta di bilancio o in un altra non fa differenza per il mio modo di pensare, sono sempre soldi sottratti dalle buste paghe di un lavoratore onesto, che paga le tasse, e che sono stati sprecati.

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      • In risposta alle sue dichiarazioni negli anni 80 uscivi da un posto di lavoro.perche ne avevi trovato due infatti poi nel decennio successivo ho messo al mondo due figlie.Oggi lei dice che sono importanti le nascite per fare in modo che versino contributi ma se lavoro non c e neanche per mezza giornata?Aggiungo due anni di pandemia hanno ridotto notevolmente la media nazionale quindi secondo i vostri illustri ragionamenti questo dovrebbe essere a favore dei lavoratori.Chiudo dicendogli che mia figlia qui a fianco a detto che se devo fare dei figli per farli morire di fame li faccia lei .L unica soluzione e tenere quel poco di soldi per i cittadini lavoratori italiani mentre tutto il resto es reddito di cittadinanza aiuti ai popoli stranieri aiuto inviando armamenti che costano una fortuna altro che i 4/5 miliardi per quota 41.Infine giusto per fargli capire come il nostro paese i bonus monopattini qui al mio paese ha spopolato peccato che sono tutti in mano a marocchini albanesi rumeni nigeriani utilizzati per spaccio.Si faccia un giro a Rogoredo provincia di Milano.

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  7. Tutta colpa di Draghi e UE che non si sa per quale perverso e irrazionale ragionamento, permettono e accettano che in altre nazioni si va in pensione a 62-63, considerato che la media europea e’ 63 anni, mentre per l’Italia si va a 67 anni- basterebbe che Draghi spingesse per eliminare questa anomalia grave che ci condanna ad uscire con la Fornero vecchi e decrepiti, se non si fa qualcosa in tempo-purtroppo non c ‘è volonta ‘ politica e sindacale e tutto mi fa pensare che siano tutti succubi di Draghi e della sua supponenza- la Francia ci sta dando lezioni di welfare , con Melechon che addirittura spinge per i 60 anni , mentre ora si va addirittura a 62 anni- quindi cari Sindacati e politici, ma non ci vergogniamo un pò ? devo pensare allora che se ci fosse al governo la destra , ci sarebbero manifestazioni tutti i giorni, mentre ora si soprassiede ad un esigenza primaria di far uscire i vecchi prima dei 67 anni per lasciare entrare i giovani? non ci sta più tempo e bisogna farsi spazio a calci e spintoni, scendendo in piazza per ottenere almeno la flessibilità da 63 anni in su con piccole penalizzazioni, oppure la doppia uscita di Tridico a 63-64 anni, misure che costano poco rispetto a quota 100 e 102- il tempo è scaduto cari amici lavoratori, scendiamo in piazza per farla finita con questa farsa sindacale e politica.

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  8. “Liberateci” a 60-62 anni bisogna fisiologicamente e umanamente andare in pensione, anche perché tra malattia e quasi sempre invalidita’ non si produce più, e i giovani??? Quando entrano nel mondo del lavoro, siamo stanchi dopo dei 60, vogliamo andare in PENSIONE.

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  9. Scusate aggiorno le fonti:

    Eravamo nel 2019 in un periodo ante pandemia e due articoli ricavati da: Nuovo corriere nazionale e Libero Economia del 17 e 14 febbraio tra i vari titoli a riguardo di previdenza e assistenza ne titolava in questo modo: “ La spesa. Tolta l’assistenza , al netto del fisco le uscite per la previdenza sono 150 miliardi l’anno, meno del 10% del Pil e la metà dei fondi è in attivo”. Non commento, rilevo solo che un secondo titolo affermava: “una pensione su due non è coperta da contributi”. Dico solo che se i titoli fossero nel loro contenuto veritieri, qualche spiegazione andrebbe data almeno a coloro che lamentano dopo 41 anni di contributi reali versati di non potersi pensionare.

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  10. Buongiorno.

    Eravamo nel 2019 in un periodo ante pandemia e Libero Economia del 14 febbraio tra i vari titoli a riguardo di previdenza e assistenza ne titolava in questo modo:

    “ La spesa. Tolta l’assistenza , al netto del fisco le uscite per la previdenza sono 150 miliardi l’anno, meno del 10% del Pil e la metà dei fondi è in attivo”.

    Non commento, rilevo solo che un secondo titolo affermava:
    “una pensione su due non è coperta da contributi”.

    Dico solo che se i titoli fossero nel loro contenuto veritieri, qualche spiegazione andrebbe data almeno a coloro che lamentano dopo 41 anni di contributi reali versati di non potersi pensionare.

    Rispondi
    • Come al solito soldi pensione per chi ha lavorato 40 / 41 non ci sono per tutti gli altri li trovano. Se una persona ha 65)66/67/68 anni non anno contributi abbastanza per la pensione gli si dà quella di vecchiaia, con la pensione che ha versato e non continuare ha premiate chi non lavora e invece continuare ha fat lavorare dopo i 40 anni di contributi. E basta bonus ferie , bicicletta elettrica, monopattino , 110 percento per ristrutturazione.

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  11. Il dottor Perfetto ha ragione quando dice che il problema delle pensioni è strettamente legato a quello del lavoro e non è possibile effettuare una riforma strutturale delle pensioni senza effettuare una parallela riforma legata al lavoro. Il motivo principale ad esempio del fallimento di quota 100 è legato al fatto che i datori di lavoro si sono ben guardati, colposamente a causa della crisi o dolosamente, dal sostituire il neo pensionato con un lavoratore giovane. Con il risultato poi di permettere alla prof. Fornero di dire che il pensionamento anticipato non facilita l’ingresso al lavoro dei giovani … La domanda che il ministro Orlando dovrebbe porsi è perché il neo pensionato non sia stato sostituito. E se la risposta fosse che il suo lavoro è ora eseguito da un programma o da una macchina ecco che le proposte del dottor Perfetto dovrebbero essere almeno valutate dai nostri governanti.

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  12. Da questi dati è abbastanza chiaro che i soldi per mandare in pensione i lavoratori degli anni 60 inizio 70 ci sono ma è anche chiaro che si cerca in tutti i modi (anche fantasiosi direi)di ostacolare questo sacrosanto diritto perché senza i nostri cospicui versamenti non ci sarebbe certo quell’avanzo di bilancio stratosferico (di cui nessuno parla tra l’altro) . Ma quindi solo questa generazione deve dare,o può anche ricevere qualcosa di quello che gli spetta ?

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  13. Buonasera dott. Perfetto. Dai dati mi sembra si capire che a fronte di entrate contributive di circa 230 miliardi abbiamo una spesa di 218 miliardi ( somma previdenza +assistenza). Ma all’ora il sistema è abbondantemente in equilibrio. Se andassimo a scorporare la quota assistenza avremo un sistema che è molto florido. Ma allora perché l’Europa ficca il naso nei nostri conti.? Mi piacerebbe vedere i conti di Francia, Germania ed Olanda.

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    • Buonasera a tutti .Egregio Rino lei ha perfettamente ragione , poi per quando riguarda il “naso” secondo me è un modo per tenere al palo la ns economia ,sono sempre convinto che le potenzialita’ del nostro paese sono enormi e se messe in campo possono dare fastidio ,quindi ci mettono il coperchio in testa .
      Buon Lavoro

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    • Sig. Rino, il sistema previdenziale ha i conti in ordine. L’Assistenza non pesa affatto sulla Previdenza. Smarcato questo punto, procediamo con argomentazioni più solide.

      Avere i conti previdenziali in ordine è una condizione necessaria per la sostenibilità del sistema previdenziale, ma non è una condizione sufficiente, ovvero, l’avere i conti in ordine deve valere non solo nel 2022, ma anche nel 2023, 2024, e così via, fino al 2036 e oltre.

      Come garantire la continuità nel tempo dei conti in ordine?

      Il solo modo per avere i conti in ordine di anno in anno non è nel poter contare su risparmi occasionali (per es. da Quota 100, morti per pandemia, ecc.), ma nel garantire un flusso continuo di contributi da lavoro che sia sufficiente a finanziare le pensioni. Questo significa che di anno in anno ci sia un numero sufficiente di lavoratori attivi.

      Facciamo le ipotesi più favorevoli: piena occupazione (si consuma e si produce), tasso di inflazione al 2% annuo (prezzi pressoché stabili nel tempo), nessuno shock da offerta (il che vuol dire: approvvigionamento materie prime senza ritardi dovuti a eventuali pandemie, prezzi dell’energia che non si impennano a causa di guerre e speculazioni varie, ecc.).

      Orbene, se col tempo verranno a mancare i lavoratori a causa delle poche nascite di bambini, da dove si recupereranno i contributi sufficienti per pagare le pensioni che nel frattempo tenderanno ad aumentare di numero perché la vita media si allunga?

      Per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, occorre garantire una determinata quantità di lavoratori attivi nel tempo e quindi una determinata quantità di nascite all’anno.

      Se non si riesce ad avere una determinata quantità di nascite all’anno, allora occorrerà equiparare il lavoro delle macchine al lavoro degli umani in modo da garantire una determinata quantità di forza lavoro che versa contributi (anche da parte delle macchine) anche in assenza di una determinata quantità di nascite all’anno.

      Questa è la mia soluzione (una delle soluzioni, per la verità) per una Riforma pensioni che sostituisca la Riforma Fornero.

      Per quanto riguarda il fatto che l’Europa sorvegli di più i conti dell’Italia piuttosto che quelli di altri Paesi, le posso rispondere che il debito pubblico dell’Italia è, dopo quello della Grecia, il secondo più alto del Paesi dell’Unione europea. L’Italia fa parte dell’Unione europea ed è compito del Governo italiano far sì che niente interferisca negli obblighi che l’Italia ha contratto verso l’Unione europea. Obblighi che riguardano il contenimento della spesa pubblica e del debito pubblico.

      L’Europa, con le sue Raccomandazioni, semplicemente tende a far ricordare all’Italia ciò che l’Italia tende facilmente a dimenticare.

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  14. Ma se i giovani oggi non riescono ad entrare nel mondo del lavoro e sempre più frequentemente sono costretti ad emigrare (e fanno benissimo!!) a cosa serve incentivare la natalità? Creeeremo nuovi giovani emigranti mentre con il folle sistema attuale continueranno ad esere costretti a lavorare fino alla morte gli anziani! La soluzione invece è mandare subito in pensione chi lavorara da una vita e costringere Stato e aziende ad assumere stabilmente i giovani con contratti dignitosi!! Dove lavoro da anni le persone che sono andate in pensione non sono mai state sostituite e noi anziani ultrassessantenni con i nostri acciacchi siamo costretti a lavorare con ritmi forsennati! Guardiamo con fiducia a quello che sta accadendo in Francia con Melechon! Forse un cambiamento di sistema è possibile.

    Rispondi
  15. Mi dispiace Dott. Perfetto ma non è così che si intende previdenza/assistenza e lei dovrebbe saperlo, perché le due voci rientrano entrambe nel capitolo previdenza. Leggendo il bilancio Inps si capisce la differenza. Buona giornata

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    • Elio anche il professor Cazzola dunque é in errore, facendo un ragionamento pressoché analogo al nostro esperto? Non credo, sa….poi magari non ci piace leggere alcune cose, perché non sono quelle che vorremmo sentire..

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      • No. Credo ci sia un errore di impostazione da parte vostra. I due capitoli citati rientrano, come scrivevo poc’anzi, nel capitolo previdenza, quando sappiamo benissimo sia io che voi che il bilancio Inps si compone di due capitoli di spesa. Previdenza (le pensioni strettamente dette) e Assistenza. In quest’ultimo capitolo rientrano molteplici spese in capo all’istituto. Premesso ciò, sappiamo che i bilanci sono formati da: Dare e Avere. Precisato quest’altro punto, nel bilancio Inps, se la previdenza risulta il attivo e l’assistenza in passivo, si sommano i due capitoli. Pertanto, ed evitando di dilungarsi troppo, è l’istituto (Inps) ad essere in deficit. In quanto a Cazzola, sarebbe colui che percepisce due o più rendite pubbliche per un totale di oltre 9.000,00 euro. Tutto ciò, fuor di polemica. Buona serata

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        • Sig.Elio, come ho tenuto a precisare, io non sono un esperto di Bilanci e pertanto non sono in grado di esprimere giudizi sul Bilancio dell’INPS.

          A me preme solo sapere questo: quante sono le entrate contributive e quante sono le uscite per le pensioni previdenziali; quante sono le entrate provenienti dallo Stato (fiscalità generale) e quante sono le uscite per le spese assistenziali.

          Sforzandomi un po’, sono riuscito ad avere le informazioni che mi occorrevano, ed ho compreso questo: le entrate contributive sono in eccedenza rispetto alle uscite per le pensioni previdenziali; le entrate provenienti dallo Stato (fiscalità generale) servono a finanziare le uscite per le spese assistenziali (le quali non vengono coperte dalle entrate contributive) e servono pure a finanziare Quota 100 (cosa che per me non andrebbe affatto fatto).

          Per quanto riguarda dare e avere, attività e passività dell’INPS, stato patrimoniale e quant’altro, lascio volentieri l’analisi ai Revisori di Bilancio.

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    • elio, perchè dici questo? sei un esperto? il dato di fatto è semplice: meno nati, sempre più persone anziane; chi comanda vuole sfruttare fino all’osso le persone più anziane ; magari se gli riesce anche farli morire prima così risparmia sulle pensioni; vedremo le evoluzioni future saluti ai gestori del sito

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    • Sig. Elio, lasci che le citi l’Art. 38 della Costituzione Italiana.

      Il 1° comma dell’Art. 38 della Costituzione italiana recita: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

      Il 1° comma parla quindi di “assistenza”, volta ai cittadini “inabili al lavoro”. Come sappiamo, tale tipo di assistenza viene finanziata con la fiscalità generale.

      Il 2° comma dell’Art. 38 della Costituzione italiana recita: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi e istituti predisposti o integrati dallo Stato”. (mia nota: tale espressione la si può anche leggere sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al seguente link: https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/previdenza/Pagine/orientamento.aspx).

      Il 2° comma parla quindi di “preveduti e assicurati”, ovvero di “previdenza”, volta ai lavoratori, ovvero ai cittadini “abili al lavoro”. Come sappiamo, tale tipo di previdenza viene finanziata con il versamento dei contributi da parte dei lavoratori. Ma viene finanziata anche con interventi da parte dello Stato (come si evince dal 2° comma dell’Art. 38).

      In base all’Art. 38 della Costituzione italiana, Assistenza (volta agli inabili al lavoro) e Previdenza (volta ai lavoratori, e quindi agli abili al lavoro) sono due concetti distinti.

      Ed ora le domando, sig. Elio: quando lei afferma che “non è così che si intende previdenza/assistenza… perché le due voci rientrano entrambe nel capitolo previdenza”, a quale genere di previdenza si sta riferendo?

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