Sul tema relativo alla riforma pensioni si é espresso in un’interessante intervista rilasciata all’Agenzia di Stampa ITALPRESS in data 19 aprile 2022 anche l’onorevole Cesare Damiano, presidente dell’associazione Lavoro&Welfare e noto ai nostri lettori soprattutto per il tanto discusso Ddl 857 che aveva trovato ampio riscontro sul nostro sito.
Cesare Damiano ex ministro del lavoro nel corso della stessa ritiene possa essere assolutamente positivo riprendere il confronto sulla previdenza, dando priorità ai settori più colpiti dalla guerra e reputa sia interesse di tutti superare le rigidità insite nella legge Monti-Fornero, soprattutto ora mano a mano che ci si avvicina al sistema interamente contributivo, altro tema per lui fondamentale, su cui si é speso anche in un recente convegno indetto dalla Uil, é quello della rivalutazione degli assegni pensionistici nell’attuale momento di consistente ripresa dell’inflazione. L’onorevole ci ha gentilmente inoltrato la sua intervista rilascita ad ITALPRESS che molto volentieri pubblichiamo, certi che i nostri lettori possano apprezzarne le specifiche su differenti tematiche di rilievo quali in primis le ipotesi su cui ha lavorato il tavolo tecnico. A voi le sue parole. Ringraziamo l’onorevole per averci concesso la riproduzione dell’intervista ed ITALPRESS per averlo intervistato in modo così accurato ed aver permesso la diffusione della versione integrale della stessa.
Pensioni 2023, Damiano: Tracciato un primo provvisorio perimetro di intervento su flessibilità, giovani, donne e pensioni complementari
ITALPRESS: Damiano, prima la pandemia e ora la guerra. Le riforme sembrano temi finiti di lato, che ne sarà di quella delle pensioni?
Cesare Damiano: Siamo nel bel mezzo di una guerra tragica che riguarda, in primo luogo, tutti i Paesi dell’Unione europea perché si sta consumando alle nostre porte. Una guerra che investe i rapporti economici e sociali tra l’Europa, la Russia e l’Ucraina, ma che coinvolge il mondo intero. Dovremmo essere tutti consapevoli del fatto che l’agenda politica, economica e sociale, subirà dei profondi cambiamenti. Tra le vittime di questa situazione potrebbero esserci gli interventi a sostegno dello Stato sociale e il potere d’acquisto di salari e pensioni.
E’ però positivo il fatto che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, abbia accennato nelle scorse settimane alla necessità di affrontare il tema delle pensioni che sembrava scivolato fuori dall’agenda delle priorità. Questa nuova disponibilità si somma alla nota sensibilità politica sui temi sociali del ministro Orlando. Il confronto avviato alcuni mesi fa su questo argomento con il sindacato nel tavolo politico con Draghi, Orlando e Franco e, successivamente, al tavolo tecnico istituito dal ministro Andrea Orlando presso il ministero del Lavoro, ha già consentito di tracciare un primo e provvisorio perimetro di intervento su flessibilità, giovani, donne e pensioni complementari. Quindi, pur consapevoli del fatto che si dovrà dare priorità alla tutela dei settori più colpiti dalle conseguenze della guerra, riteniamo che sarebbe estremamente positivo riprendere il confronto sulla previdenza: è interesse di tutti superare le rigidità della legge Monti-Fornero, mano a mano che ci avviciniamo al sistema interamente contributivo, senza dimenticare il tema della rivalutazione degli assegni pensionistici nell’attuale momento di consistente ripresa dell’inflazione.
Il tavolo politico, come ho accennato poco fa, aveva fornito indicazioni importanti individuando le tematiche essenziali: la flessibilità; la particolare attenzione da dedicare ai lavoratori fragili, cioè giovani e donne; il rilancio della previdenza complementare. Individuati i temi si era anche deciso di istituire una commissione tecnica con il compito di approfondire tutti questi argomenti, al fine di fornire al tavolo politico le indicazioni necessarie. Cosa che è stata realizzata presso il Ministero del Lavoro.
ITALPRESS: Quali sono state le ipotesi su cui ha lavorato il tavolo tecnico?
Cesare Damiano: ‘Il tavolo tecnico ha svolto una serie di incontri con il sindacato e ha terminato una prima fase del suo lavoro esaminando i singoli argomenti con reciproca soddisfazione delle parti. In quella sede abbiamo maturato un orientamento comune, non ancora punti di merito. Il primo aspetto ha riguardato il tema della flessibilità, sicuramente il più delicato e di più difficile soluzione. Per affrontarlo abbiamo diviso la platea dei lavoratori in tre parti: la prima riguarda i lavoratori ancora con il sistema retributivo (la vecchia generazione); la seconda riguarda la platea mista retributiva-contributiva (la generazione di mezzo); la terza, infine, è la platea totalmente contributiva ( i più giovani). La prima platea, secondo una stima fornita dall’Inps, era composta al 31 dicembre 2020 da 297mila soggetti. Un anno dopo quella stessa platea si era ridotta a 193mila unità. Un calo del 35%, con una diversa velocità tra uomini e donne: meno 44% tra i lavoratori e meno 24% tra le lavoratrici. Se il trend di diminuzione registrato in questo arco temporale dovesse mantenersi per il futuro è del tutto evidente che questa platea, formata da lavoratori che avevano maturato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 (Legge Dini), si ridurrà ulteriormente fino alla sua scomparsa definitiva. Infatti presumiamo che, sia a causa delle pensioni di vecchiaia, fissate a 67 anni di età , sia a causa di tutte le formule di anticipo pensionistico previste, da Quota 102 a Opzione Donna, prima o poi ed in breve tempo tutti questi soggetti accederanno alla pensione, a meno di casi particolari.
ITALPRESS: La seconda platea sembra quella più corposa e anche la più complicata da affrontare.
Cesare Damiano: ‘Esatto. La seconda platea è quella su cui appuntare maggiormente la nostra attenzione: si tratta di lavoratori che alla data del 31 dicembre 1995 non avevano raggiunto i famosi 18 anni di contributi, come prevede la riforma Dini, e che quindi passavano al calcolo contributivo dal primo gennaio del 1996. Secondo un calcolo dell’Inps, nel caso in cui questi lavoratori che hanno una parte di pensione calcolata con il sistema retributivo, fino a un massimo di 17 anni di contributi, dovessero convertire quegli anni da retributivo a contributivo, la diminuzione di valore del loro assegno pensionistico arriverebbe a una punta massima del 18,4%. Per fare un altro esempio: nel caso di lavoratori con appena 6 anni di contributi versati con il sistema retributivo se questi anni di contributi fossero convertiti nel sistema contributivo, la penalizzazione sarebbe di circa il 10%. Stiamo sempre parlando di una simulazione che prevede un anticipo dell’età pensionistico a 64 anni con almeno 20 anni di contribuzione.
ITALPRESS: In questa categoria rientrano diverse tipologie di lavoratori. Chi svolge lavori gravosi non può essere considerato come chi lavora in ufficio. A quali soluzioni si è pensato?
Chi svolge un lavoro “normale”, un impiegato amministrativo, potrebbe avere la penalizzazione di cui abbiamo parlato in precedenza, alla quale potrebbe essere applicato convenzionalmente un tetto al fine di diminuirne l’impatto. Mentre per chi svolge invece lavori usuranti o gravosi è già prevista una uscita pensionistica anticipata senza penalizzazioni. I lavori usuranti, disciplinati nel 2007, sono attività che si svolgono in particolari condizioni: in miniera, in torbiera, nelle cave, nel sottosuolo e così via. Sono poche migliaia le persone che finora sono rientrate in queste categorie.
C’è anche un’altra agevolazione, l’Ape sociale, che non è un vero e proprio anticipo pensionistico perché si tratta di un assegno di accompagnamento verso la pensione con un tetto di 1500 euro lordi, circa 1200 euro netti mensili, non indicizzato e senza reversibilità: riguarda 215 mansioni censite e inserite nell’ultima legge di Bilancio che ha allargato la precedente platea. Si tratta anche in questo caso di lavori particolarmente impegnativi come il conduttore di impianti e macchinari per l’estrazione dei minerali, i fonditori, i saldatori, i lattonieri, i calderai e così via. Quindi, per quanto riguarda il tema della flessibilità, avendo noi suddiviso la platea complessiva in tre parti, possiamo arrivare a questa conclusione: chi appartiene alla vecchia generazione che ha un calcolo tutto retributivo (fino al 31 dicembre 2011) è numericamente in via di sparizione; coloro che invece ricadono in un calcolo tutto contributivo, perché hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996, non hanno problemi di ricalcolo. Rimane la platea di mezzo, che ha un regime misto per il quale, mentre il Governo propone di convertire la parte retributiva in calcolo contributivo, con le penalizzazioni massime che abbiamo ricordato, a questa soluzione i sindacati si oppongono. Le loro proposte, infatti, vanno da un maggiore anticipo dell’età a partire dai 62 anni, ad una penalizzazione più ridotta.
Riforma pensioni 2023, Damiano illustra le varie formule per andare in pensione prima dei 67 anni
ITALPRESS: Damiano, può tracciarci un quadro di tutte le varie formule a cui si può ricorrere per andare in pensione prima dei 67 anni di età?
Cesare Damiano: Partiamo da un dato: a fronte dell’età legale del pensionamento di vecchiaia che è di 67 anni, secondo alcune ricerche l’età effettiva in Italia sarebbe di appena di 62 anni: cifra che viene contestata dai sindacati. Questo anticipo è sicuramente da ricondurre alle varie forme di flessibilità esistenti: lavori usuranti, Ape sociale, Ape volontaria, Ape rosa, Quota 102, Opzione Donna, Iso-pensione, Contratto di espansione, Anticipo pensionistico per i lavoratori di aziende in crisi, Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) e i 42 anni e 10 mesi di contributi per i cosiddetti lavoratori precoci (un anno in meno per le donne). Sicuramente si renderebbe necessaria una razionalizzazione di questo sistema.
ITALPRESS: Giovani e donne: le categorie più penalizzate dal mercato del lavoro. Come si rende davvero “giusto” un sistema che oggi fa acqua da tutte le parti?
Cesare Damiano: Partiamo dai giovani: sappiamo che con la Legge Monti-Fornero coloro che avranno la liquidazione della loro pensione completamente con il contributivo (cioè chi ha iniziato a lavorare dal gennaio 1996) potranno, all’età di 64 anni, accedere alla pensione, ma ad una condizione: che l’importo dell’assegno sia almeno 2,8 volte il minimo pensionistico (pari a circa 500 euro). In poche parole, l’importo lordo dovrà essere almeno di 1400 euro. Poiché il tasso di sostituzione stipendio-pensione per le giovani generazioni si aggira intorno al 50- 60% vuol dire aver avuto nel corso della vita lavorativa, mediamente, uno stipendio lordo mensile di circa 2500 euro, cosa difficilmente raggiungibile per i giovani del lavoro povero perché discontinuo e sottopagato. Una sorta di beffa. Per questo noi abbiamo chiesto di poter abbassare questa soglia da 2,8 volte a 1,5 volte. Stiamo parlando di pensioni che sarebbero in molti casi molto basse e dunque da integrare.
ITALPRESS: Come immagina si possano integrare per evitare di avere intere generazioni di anziani indigenti?
Cesare Damiano: Al tavolo tecnico abbiamo avanzato alcune proposte: si può agire valorizzando i contributi e riconoscendo, ad esempio, ogni anno di lavoro, per coloro che saranno al di sotto di una soglia di pensione dignitosa, con un anno e mezzo di contributi, ai quali sommare i contributi degli anni di formazione certificata, la nascita dei figli – un anno di contributi per figlio -, gli anni della Naspi, in modo tale che la somma dei contributi maturati durante il lavoro e fuori dal lavoro possa far raggiungere un livello adeguato di pensione. Come ho già detto, si potrebbero utilizzare anche altre modalità: c’è chi suggerisce di utilizzare lo zoccolo di base dei 500 euro come lo sgabello sul quale sedersi e dal quale calcolare i contributi con l’obiettivo di arrivare ad una pensione che vada dagli 800 euro in su, non uguale per tutti perché dovrà tenere conto dei contributi effettivamente versati, al fine di non indurre le persone a pensare che tanto, comunque vada, una pensione dignitosa c’è e i contributi non servono, incentivando in questo modo il lavoro nero.
ITALPRESS: Un altro modo per incrementare il reddito una volta in pensione è il ricorso alla previdenza complementare. Di questo avete discusso?
Cesare Damiano: Sì, abbiamo discusso della possibilità di ripristinare la regola del silenzio assenso per un periodo di almeno sei mesi, anche perché quelli che mancano all’appello delle iscrizioni sono soprattutto i giovani, che sono coloro che possono trarne maggiore vantaggio da questo secondo pilastro previdenziale.
ITALPRESS: I soldi per fare tutto questo ci sono?
Cesare Damiano: Ho tracciato il quadro complessivo del lavoro che si è svolto sin qui al tavolo tecnico. Naturalmente questa architettura deve trovare il suo equilibrio ed essere supportata da risorse significative che in questo momento non sarà facile reperire. La priorità è quella di riprendere il confronto tra Governo e sindacati sul tema della previdenza nell’ambito della scelta, confermata dal premier Draghi, di rendere strutturale il confronto con le parti sociali al fine di affrontare in modo efficace l’attuale situazione di emergenza economica e sociale“.
Cosa ne pensate delle ipotesi su cui ha lavorato il tavolo tecnico? Il nodo risorse, a vostro avviso, potrebbe nuovamente far rinviare il discorso flessibilità? Concordate con l’impianto pensionistico qui descritto dall’onorevole Cesare Damiano e soprattutto sull’importanza, per affrontare il tema della flessibilità, di ragionare su tre diverse platee? Invitiamo i nostri lettori a lasciarci un commento nell’apposita sezione del nostro sito. Nel mentre ringraziamo l’Onorevole Cesare Damiano per averci girato la versione integrale dell’intervista ed averci permesso grazie anche al benestare di ITALPRESS di pubblicarla sul nostro portale, al fine di aggiornare i nostri lettori sullo stato dell’arte attuale.
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PER IL TAVOLO TECNICO…
CAUSA GUERRA PANDEMIA
CRISI ENERGETICA RIDUZIONE PENSIONI AD UN MAX DI 1700 EURI FINO A FINE EMERGENZE
COSÌ ANCHE I PRECOCI DEL 60
POTRANNO ANDARE IN PENSIONE COME TUTTI QUELLI CHE GIÀ HANNO USUFRUITO DEI VARI SCIVOLONI E QUOTE 100….. SOLIDARIETÀ
E UN SOGNO DI UN PRECOCE DEL 60 DISOCCUPATO
Apprezzo la buona volontà dell’On. Damiano, ma quando sento parlare di tavoli tecnici incomincio a tremare. Speriamo ne esca qualcosa di buono, cioè di equo per tutti.
Semplifichiamo però: usuranti, gravosi, donne con figli ecc… e chi è senza figli ma ha assistito per una vita genitori anziani e disabili?
Se ho capito bene (chiedo di essere smentita se sbaglio) l’anticipata riservata ai caregiver che prevede 41 anni di contributi, è accessibile se il caregiver in questione è anche un lavoratore precoce. Se è vero, è un’assurdità!
La distinzione tra lavori usuranti/gravosi e tutti gli altri, suona un po’ semplicistica. Chi non lavora in miniera viene automaticamente associato a un lavoratore di tipo amministrativo, il che è fuorviante e non evidenzia la complessità lavorativa della nostra epoca (e già questo aspetto mi fa preoccupare su come possono essere condotti i tavoli tecnici).
Centrale è il tema sulla possibilità di recuperare quelle contribuzioni che, per un motivo o per l’altro, risultano mancanti nell’arco dell’attività lavorativa di una vita, ma appunto questo dovrebbe essere affrontato subito. Anzi, si sarebbe già dovuto permettere a tutti di coprire, magari con un aiuto, almeno due anni di buchi contributivi, considerando che chi li ha a inizio carriera non ha avuto modo di ricorrere alla Naspi perché all’epoca non c’era e ora, per beffa, non può neanche coprirli volontariamente, se antecedenti il 1996. Iniziamo subito da questo!
Circa l’isopensione, ma esiste veramente e se sì come può essere applicata?
Grazie per le eventuali risposte.
Per quale astrusa ragione chi volontariamente chiede il passaggio dal sistema misto al contributivo, perdendo la quota retributiva ante 96, non acquisisce il diritto alla pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi e ricalcolo contributivo dell’assegno come accade per i contributivi puri? Non si tratta di una anomalia di carattere costituzionale che la politica intende fare passare come una concessione in nome di una presunta flessibilità che poi tale non è?
Il sistema di calcolo contributivo con coefficienti di capitalizzazione (nel 2021 negativo, ovvero il montante diminuisce in fase di rivalutazione annuale) e trasformazione (in costante diminuzione ad ogni aggiornamento biennale) già prevede pesanti tagli all’assegno in funzione dell’età di uscita dal mondo del lavoro. Perché i signori della politica si ostinano a voler introdurre ulteriori meccanismi di penalizzazioni in un sistema di calcolo (il contributivo pro rata) che è già molto penalizzante in funzione dell’età di pensionamento?
Se siamo con le pezze al sedere come vanno sistenendo in tutti i talk show televisivi politici e giornalisti nostrani, un equo ricalcolo contributivo per tutti, pensionati e pensionandi, azzerando differenze e iniquità e distribuendo il peso del debito nazionale su tutti non costituirebbe una equa soluzione al problema?
Io preparo banchi di ortofrutta in un supermercato da 35 anni ed ho problemi a schiena e ginocchia, non sarebbe male che certe categorie di lavoratori andassero in pensione con 41/42 anni di lavoro pesante
Appartenendo al mondo di mezzo, con un incremento di ben 8 anni, sia in termini di contributi che di età, da quando ho iniziato a lavorare, sono veramente schifato da questo treatino. Già sui famosi conti che non tornano ci marciano da una vita, primo perché l’INPS è gravato da costi che nulla hanno a che vedere con la pensione, secondo perché, stando a certi reportage, c’è una gestione alquanto allegra di certi beni patrimonio e terzo perché sulle pensioni vengono pagate le tasse (che quindi rientrano nel circolo dei conti pubblici), è un’indecenza che alcuni continuino a godere di benefici mentre altri debbano lavorare fino allo sfinimento con anche problemi di salute annessi. Quota 100, tutto sommato, aveva una logica mentre quota 102 è una porcata. Io che di contributi ne ho più di 38 ma di anni appena 60 rimango gabbato mentre un altro che ha iniziato a lavorare a 26 anni magari cazzeggiando all’università senza neanche prendere la laurea se ne va in pensione perché ha 4 in più. Io dico che a 62 anni uno dovrebbe poter scegliere, anche se è nel misto, perché comunque la quota contributiva (che pesa) viene tagliata dai coefficienti di trasformazione. Stesso discorso per chi ha 41 anni di contributi. E se no che introducano almeno l’obbligo per le imprese di far lavorare in maniera flessibile gli ultrasessantenni e la non licenziabilità oppure una super naspi per gli anni mancanti al raggiungimento dei requisiti pensionistici.
Lavoratori e lavoratrici, tutti speriamo e facciamo ipotesi varie, si parla di tre fascie o di contributivo e retributivo, ma siamo sempre alle solite, nessuno vuole prendersi la responsabilità di una riforma così delicata che interessa a centinaia di migliaia di lavoratori perchè a breve ci sono le elezioni! sicuramente arriveremo poco prime delle elezioni con non si srà fatta nessuna riforma ma sicuramente come propaganda faranno un sacco di promesse!!!!
Costringere l’essere umano ha lavorare dopo aver superato i sessanta è schiavismo.
Fare andare in pensione con 42 anni di servizio è un regalo per chi già giovanissimo ha usufruito di raccomandazioni per entrare nel mondo del lavoro, ora è raccomandato per andare in pensione.
L’Italia dei furbacchioni.
Penso che arrivati a 60 anni ogni lavoratore dovrebbe decidere in autonomia se restare al lavoro oppure andare in pensione.
Quello che viviamo non è più democrazia.
Buongiorno
Mi scusi ma io mi sento molto offesa da quello che lei scrive
Sono nata nel 1965
Ho avuto due figli
Fatti crescere da soli io e mio marito facendo da sempre il turno contrario
Perciò sole e luna senza incontrarci a parte poche ore
Raggiungo i 41 e 10 mesi a gennaio 2023 e lei non si può permettere di dire
Che ho avuto raccomandazioni
Ho sempre lavorato e lavoro tuttora in montaggio
In fabbrica
Prima di parlare si dovrebbe pensare
Sono indignata
Comunque
Prima provi a lavorare in fabbrica 42 anni e poi ne riparliamo
Indignata
Signora Serenella, per quanto poco possa contare, lei ha tutta la mia solidarietà!
👍
Governo Draghi non eletto dai italiani,come Conte inciuci a non finire ,spargimento delle poltrone, questa è democrazia?Ci vuole una legge elettorale chi vince deve avere la maggioranza in parlamento,dopo finita la legislatura se non fanno bene si cambiano,ma non lo faranno mai tutti vogliono la loro fetta di torta,poveri noi i sindacati che dovrebbero difendere i lavoratori dove sono?
Hai perfettamente ragione, sono vergognosi
Intanto approvate la pensione contributiva per tutti , si vede andare in pensione gente con vent’anni di contribuzione è uno con 36 di contribuzione aspettare i 67 anni, magari perché ha perso il lavoro e non ne trova un altro, almeno le piccole cose mettetele a posto.
Cosa ne dite se si propone quota 64 x tutti con minimo 38 anni e x coloro che vanno in pensione con più di 41 anni un incentivo del 5% in più sulla pensione
Se mi mantiene per 4 anni le dico di si
Io mi batterei per opzione donna strutturale
Salve a tutti ma io mi domando ma se si ha lavorato a secondo il periodo lavorativo o contributi e buste paghe pergiunta tassate perché alla fine di tutto si debba lottare per avere un diritto che ci appartiene trovando problematiche strategie per allungare il periodo pensionistico e lasciare i giovani a girarsi i pollici senza avere un tipo di lavoro e noi all’età di 67 anni per poter andare in pensione quando altre nazioni li mandano molto prima .
DOPO TANTO DISCUSSO E’ CHIARO CHE LA RIFORMA DELLE PENSIONE NON SI VUOLE FARE! PER FARLA BASTEREBBERO ORE, NON GIORNI, I NOSTRI GOVERNANTI ABBIANO ALMENO LA DIGNITA’ UMANA DI DIRE LA VERITA’.
Salve io vorrei sapere perché uno che prende la pensione sociale senza aver versato neanche un contributo prende 460 euro al mese e una persona che ne a versati 20 anni di contributi deve prendere 520 euro al mese e una cosa disumana quindi questi politici si dessero una mossa a portare le minime pensioni con 20 anni di contributi a 1000 euro al mese grazie.
Buongiorno, ho.letto il Vs articolo, l ho trovato in parte corrispondente al mio caso. Donna di 66 anni, platea mista, anni sopra ai 20 anni. Aspettavo con ansia un supermercato della legge Fornero-Monti e un uscita anticipata delle donne-mamme, ma a causa della guerra , il tavolo tecnico con il sindacato si è interrotto e con esso anche la prospettiva andare in pensione prima dei 67 anni.
Vi ringrazio e vi esorto a continuare in tal senso a favore delle donne-mamme che si trovano nella medesima situazione.che non hanno l opportunità di poter lavorare perché non sono più collocabile.
Buongiorno, bisogna iniziare a non riconoscere la pensione, a chi valido non lavora, o fa credere di non lavorare, perché ricade sulle spalle di chi lavora e versa. Cosa diversa è per gli inabili. Va riconosciuto un minimo contributivo, ma anche un massimo contributivo. I bonus per i lavori usuranti vanno affiancati per le donne quelli per i figli, non è la stessa cosa essere una lavoratrice con 3 figli o zero figli. Poi il calcolo è un mix tra versato, aspettativa di vita . Per chi ha versato deve essere riconosciuto il suo valore, che lo è per l’intero paese, altrimenti si premiano i furbetti.
Onorevole, vuol considerare che i giovani non aderiscono ad alcuna complementare perché non guadagnano abbastanza da arrivare a fine mese sempre che abbiano un lavoro sicuro?! Forse occorre cambiare prospettiva. Non si può pensare di concedere contributi a fronte di figli che non ci si può permettere di fare! I conti non torneranno mai. Sarà un ennesimo flop.
Lavorate sull’ occupazione e separate l’assistenza dalla previdenza; è il futuro che c’è lo chiede. Grazie
La coperta è corta solo per i soliti.!!!! Questioni di numeri !!!
Vergogna ….vi porteremo in tribunale !!!! Garantito ….
MA CHE BRAVI !!! HANNO PER DECENNI AMMINISTRATO INDECENTEMENTE “MANGIANDOSI” IL PAESE E ORA PIÙ CHE MAI NE PAGHIAMO “SEMPRE NOI” LE CONSEGUENZE ! HANNO AMMINISTRATO VERGOGNOSAMENTE NON RINUNCIANDO PERÒ A BENEFICI E PRIVILEGI CON LEGGI FATTE SPESSO AD HOC. ORA “SEMPRE LORO” .. PARLANO, CINICAMENTE SENTENZIANO E DECIDONO DEL NOSTRO FUTURO !!!? LORO TUTTI GIÀ IN PENSIONE DA TEMPO CON IL SISTEMA RETRIBUTIVO … E CHE PENSIONI !!! I SUPER CATTEDRATI DAI SUPER POTERI .. GLI INTOCCABILI .. I PIÙ BRAVI ! ALGIDI E AUTORITARI PRESIDENTI, ECONOMISTI, SINDACALISTI ED EX SINDACALISTI, SIGNORE DALLE LACRIME IMPROBABILI, TECNOCRATI, POLITICI CON IL PRIVILEGIO DI PENSIONARSI TUTTORA DOPO 4 ANNI E 6 MESI ! SOMMANDO SPESSO SECONDE E TERZE PENSIONI GIÀ OTTENUTE DA ALTRI LAVORI. MA CHE BRAVI !!! COMPLIMENTI !!! LADRI DI VITA ! ECCO DOVE VANNO I NOSTRI CONTRIBUTI I NOSTRI SOLDI, NOI “FORZATI” AL LAVORO .. CHE DOPO 43 ANNI E 1 MESE DOVREMMO PURE CHIAMARLA “PENSIONE ANTICIPATA” ! ORA PARADOSSALMENTE COSTRETTI “IN GINOCCHIO” A SUPPLICARE CHE “NESSUNO LA TOCCHI” ! C’È QUALCOSA CHE CI SFUGGE ! TUTTI A FARCI LA MORALE SENZA PERÒ RINUNCIARE A NESSUN PRIVILEGIO !
TUTTI D’ACCORDO A CHIEDERCI “COMPRENSIONE ” E “ANCORA SACRIFICI” !? MA CERTO, DIMENTICAVAMO .. NON CI SONO SOLDI .. PER NOI ! NOI AL LAVORO DAI PRIMI ANNI 80 A CUI PER LA QUARTA VOLTA VENGONO CAMBIATE LE CARTE IN TAVOLA .. LORO MESTIERANTI SEMPRE IMMUNI DA TUTTO E NOI FOTTUTI E DERUBATI NUOVAMENTE CON “IL SILENZIO” .. E DI FATTO CON “L’IMMOBILITÀ” IMBARAZZANTE E ORMAI ATAVICA DI TUTTI I SINDACATI ! ED ECCO QUINDI LE FAMOSE PAROLE : SOSTENIBILITÀ, EQUITÀ, FLESSIBILITÀ .. ORA SI È AGGIUNTA ANCHE “NORMALITÀ” ! DA CHE PULPITO ? CARI SIGNORI SPESSO ELETTI DA NESSUNO. EQUITÀ, FLESSIBILITÀ E NORMALITÀ SE SI SALE IN CATTEDRA E SI DECIDE LA SORTE, “LA VITA” DI ALTRI, POSSONO ESISTERE SOLO CON L’ESEMPIO E L’ESEMPIO SI DÀ, SE TUTTI FANNO UN PASSO INDIETRO E TUTTI RINUNCIANO A QUALCOSA !
PER TORNARE A UNA “NORMALITÀ” INIZIATE DA VOI STESSI AD ATTUARE LA “FLESSIBILITÀ” CHE TANTO DECANTATE, DIVENTATE UGUALI A “NOI” ! ALTRIMENTI È TUTTO STRIDENTE, ALTRIMENTI È TUTTA “FUFFA” .. ALTRIMENTI È SEMPRE “CASTA” !!! DATE L’ESEMPIO, RINUNCIATE PRIMA AI VOSTRI LAUTI PRIVILEGI AI VOSTRI DIRITTI ACQUISITI, A CIÒ CHE PER VOI È DOVUTO E PER NOI INACETTABILE E INOPPORTUNO ! LIBERATE DA QUESTO VERGOGNOSO E INCIVILE “STROZZINAGGIO” CHI ORMAI DA TROPPO TEMPO AUTOCRATICAMENTE SOTTRAETE DENARO E VITA, COSTRINGENDO A OLTRANZA A FAR PAGARE “LE VOSTRE” MALEFATTE DI TUTTI QUESTI ANNI, COMPRESE “LE VOSTRE” RICCHISSIME E INTOCCABILI PENSIONI ! UN SEGNALE PER LA SOSTENIBILITÀ, L’ EQUITÀ, LA FLESSIBILITÀ, LA NORMALITÀ ! .. LA RECIPROCITÀ ! NON TROVATE ? .. MA SOPRATTUTTO PER LA DEMOCRAZIA .. SE MAI ESISTESSE ANCORA !
Bravo! Standing ovation!
Ogni tua parola è condivisa
Ha espresso perfettamente, in modo chiaro e con enfasi tutti i concetti che mi appartengono, grazie, grazie grazie
Bravissimo, dovremmo essere noi a fargli cambiare queste cose, ed una mezza idea ce l’avrei su come fare …………
BRAVISSIMO, BEN DETTO!!!!!!!!!
Il sindacato ormai non riesce a proporre una proposta unitaria atta a garantire un sistema previdenziale utile ai lavoratori. Partiamo dai lavoratori e lavoratrici del settore terziario e edile. Non devono attendere 42 e 10 mesi. La proposta e scegliere un tetto per età e contributi al di sotto dei 63 anni. Cambiano i suonatori ma la musica e sempre la stessa
Si continua a blaterare, riforma di qua’, riforma di là, si può fare, si deve fare, alla fine il tempo passa, il sistema pensionistico attuato dalla riforme Dini, Sacconi A. D. V, alla Fornero, tutto fa’ meno che tutelare i lavoratori che dopo una vita lavorativa fatta da innumerevoli sacrifici vengono e verranno premiati con pane e acqua. Stipendi al palo da decenni è sotto gli occhi di tutti, meno che la classe politica e il suo cerchio magico, automaticamente le pensioni saranno lo specchio della realtà attuale.
Io la darei a tutti questi geni della politica una pensione di 800 euro al mese giusto per vedere come se la passano. Ma voglio pensare che la proposta del governo di passare tutto al sistema contributivo sia una barzelletta, il discorso è che noi in Italia abbiamo la legge peggiore in assoluto ancora oggi in Francia nonostante Macron voleva cambiarla si va in pensione a 62 anni e nel nostro paese si sta pensando di cambiare la peggior legge della Repubblica ( se vogliamo trovare una legge più vessativa e crudele dobbiamo entrare nella monarchia con le leggi razziali) con una ancora peggio ma d’altra parte con i sindacati che abbiamo cosa dobbiamo aspettarci. Da quando il governo da soldi ai sindacati, per cui tessere o non tessere questi rimangono sempre a galla i lavoratori sono solo carne da macello
Io al 01/01/1996 avevo 15 anni e mezzo di contributi ora ho 65 anni e 40 anni in totale dovrei ansare con 40 anni e 10 mesi legge Fornero con i 3 mesi settembre 2023 vi sembra giusto che per paura di un calcolo contributivo io esca comunque penalizzata con quota 104
Comunque a riguardo delle donne ad un certo punto si tronca il discorso! Ma è possibile che siamo sempre messe da parte? Poi a mio parere bisognerebbe tener conto delle donne come me che hanno una invalidità riconosciuta dall’INPS pari al 67% e ho diversi problemi di salute
Salve, non riesco a capire tra le tante notizie che si leggono se per il prossimo anno si può ancira pensare di poter andare in pensione con la legge Fornero con 42 anni e 10 mesi oltre alla finestra di tre mesi con il calcolo misto o c è il pericolo che venga calcolato tutto con il contributivo.
Grazie a chi riesce a darmi una risposta
Cesare la legge Fornero al momento resta, dunque nessun contributivo per chi accede con i 42 anni e 10 mesi + 3 di finestra
Io comunque non capisco perché dicono che ci vogliono 42 e 10 mesi e poi devi lavorare 3 mesi in più ….. alla fine sono 43 e 1 mese….. perchè queste finestre?
È una vergogna infinita. Basta rubare soldi ai pensionati! Il passaggio al sistema misto dal sistema retributivo è già stato penalizzante e ingiusto. Doveva essere graduale e non fissato a 18 anni di contributi nel 1995! Adesso vogliono rubarci anche quei pochi anni retributivi del sistema misto? Sindacati e partiti si sveglino! Difendeteci! Penso che andrò in Portogallo per pagare meno tasse …, Italia governata da ladri addio!
bene le proposte e confronto ma ora basta parole e andiamo ai fatti. A 62, 63 anni si deve poter andare in pensione. Tutti bravi a parole ma la legge attuale da chi è stata votata. Si trovano miliardi di euro in poche ore per altri interventi che faccio fatica a condividere perché non si trovano pochi spiccioli per chi a quasi 64 anni non può accedere a quota 102 perché al 31.12.22 mi mancano tre giorni per compiere 64 anni.
Io ho 60 e 20 di contributi (ho cominciato a lavorare nel 2001) sono un’insegnante quindi appartengo ai lavori logoranti. Mi pare evidente che NON POSSO insegnare ai bimbi di 5/6 anni sino ai 67 anni e come me centinaia di insegnanti. Credo che di questo si debba tenere conto in una eventuale revisione delle pensioni. Grazie
Vorrei far notare a tutti gli scriventi che quella “brava” persona di Draghi la prima cosa che ha fatto quando si è parlato di pensioni a richiamato a sé Monti e quella signora che non nomino per non vomitare perché lei ci ha messo il cognome ma tutti gli altri si sono premurati di firmare all’epoca in modo frettoloso. Gli effetti devastanti della legge For.. o si vedranno tra una decina d’anni quando i giovani saranno per lo più disoccupati in quanto è un’equazione matematica se si lavora sino alla soglia dei settant’anni non ci sarà mai turnover. E meno male che quello cattivo era solo quello vestito di nero che saliva sul balcone con il braccio teso circa ottant’anni fa. Questa triade è ancora peggio. Damiano l’unico del PD che spende qualche parola per noi che dopo una vita di lavoro ci viene negato un diritto sacrosanto.
Con 25 anni di contributi sono andati parecchi persone e con la penzione come se avessero lavorato 40 anni la sign. Fornero vuole che io ne faccia 42.10 mesi. Siamo Tutti Uguali. RIFLETTETE.
Vorrei dire a tutti questi buffoni che come al solito accampano scuse come quella del reperimento fondi, che ad oggi solo di covid sono decedute 240.000 persone di cui 80/85 % pensionati, in aggiunta a quelli deceduti per altre cause fa un numero impressionante di persone decedute che non percepiscono più il trattamento pensionistico. Dove sono finiti questi soldi che non vengono più erogati?
Continuo a dire che per le persone con più di 55 anni che hanno perso il lavoro e malati non si fa nulla per loro
E’ SEMPRE LA SOLITA STORIA INFINITA NEI VARI GOVERNI CHE SI SONO SUSSEGUITI LA RIFORMA DELLE PENSIONI PER UN MOTIVO O ALTRO NON SI RIESCE MAI A RAGGIUNGERE UN ACCORDO PER UNA RISOLUZIONE DEFINITIVA ANCHE L’ ULTIMA DIMOSTRAZIONE L’ ABBIAMO AVUTA DAL NOSTRO AMATO DRAGHI CHE COME PILATO SE NE E’ LAVATO LE MANI UNA VERGOGNA PER NOI FUTURI PENSIONATI CONSIDERAZIONE ZERO E POI SENTI I NOSTRI POLITICI CHE DURANTE LE INTERVISTE DICONO DI LAVORARE PER IL POPOLO ITALIANO SI MA QUELLO DI CASA LORO IO HO 62 ANNI E CREDO CHE NON RIUSCIREMO MAI AD AVERE UNA GIUSTA E ONESTA RIFORMA CHE CI PERMETTA DI VIVERE DIGNITOSAMENTE GLI ULTIMI ANNI DELLA NOSTRA VITA
Il ritornello mio è sempre quello:
1) precedenza assoluta ai poveri e disoccupati in terrificante aumento;
2) pensione anticipata per tutti coloro che lo desiderano con calcolo contributivo e lievi penalizzazioni, se non già sufficientemente decurtate;
3) salvaguardia dei lavori usuranti e delle donne lavoratrici e madri;
4) parificazione legislativa di tutte le Casse . obbligatorie, INPS o altre;
5) abolizione di ogni vantaggio per pensioni d’oro o baby. Per i diritti acquisiti ci pensi l’Erario e non l’INPS;
6) stabilire, come è stato fatto in molti altri Paesi, che i contributi versati sono ROBA TUA.
Così si salva l’INPS è tutti possono andare in pensione anche anticipata. Cosa fattibile e poco costosa.
Il resto sono chiacchiere da bar
Le parole di Damiano confermano quanto già si sapeva: i più penalizzati da sempre cioè i lavoratori che rientrano nel sistema misto di calcolo, continueranno ad essere i soli sfavoriti da qualunque possibile introduzione di una qualche flessibilità come se aver lavorato oltre 40 anni fosse un fatto disdicevole e da punire. Con l’uscita ipotizzata da Damiano a 64 anni per esempio nel mio caso andrei in pensione con oltre 44 anni di contributi (avete notato che non verrebbe più proposta la cosiddetta pensione anticipata?) mentre tuttora ci sono lavoratori che grazie alle quote possono andare in pensione con 38 anni di contributi! Vengono ipotizzate mancette per alcune categoria (donne, lavori usuranti quali quelle dei bidelli ecc) per far contenti i sindacati. Neanche una parola per la vergognosa finestra di tre mesi per l’anticipata Fornero (ma cosa aspettano i sindacati a fare una class action essendo una norma palesemente ingiusta e discriminatoria?) e per la drammatica riduzione dell’aspettativa di vita! E questi sono i politici che dovrebbero tutelare i lavoratori! Come diceva il grande Totò.. ma mi faccia il piacere!!!
Salve a tutti,seguo spesso il sito che e’ molto interessante. Ho 54 anni e dovrei andare in pensione tra 8 anni e anche a me piacerebbe la quota 41…una cosa vorrei capire,molti interventi si concludono dicendo che tra un anno si vota e le persone si ricorderanno di questi politici incapace e agiranno di conseguenza. Quindi per chi dovrei votare tra un anno ? Ditemelo perche’ da solo non ci arrivo. Grazie
Ciao Roberto fai come me che non vado più a votare e ti togli tutte le grane intanto mettiamocelo bene in testa il nostro voto è fittizio conta meno di zero,io quando ci sono le votazioni vado sempre ,al mare cosi mi passo una bellissima giornata e al posto di scervellarmi chi devo votare mi scervello cosa devo mangiare almeno torno a casa con la pancia piena e zero nervoso ,questo è il mio modesto consiglio e vedrai che se lo applichi ti troverai benissimo ma naturalmente fai come meglio credi saluti e auguri
Grazie Bruno,penso che dovremmo fare veramente tutti così…ciao
Tutti bla bla bla e son sempre gli stessi che devono paga’.
È ora di finirla di rinviare, che ogni ministro faccia la sua parte perché noi oggi non siamo più in grado di pianificare un futuro. Se non vogliono mandarci in pensione a 41 di contribuzione ci restituiscano almeno il 50% di quello che abbiamo versato nelle casse dell’INPS, visto che con ogni probabilità riusciremo a percepire solo 15 o max 20 anni di quanto contribuito.
Noi siamo stanchi di vivere con continue rinunce e con le pezze al c..o, avendo un tesoretto depositato e bloccato.
SEI IN OTTIMA COMPAGNIA ,DELUSO DA TUTTI . NESSUNA SPERANZA,. PURTROPPO ANDRÀ SEMPRE PEGGIO,PERCHE A PAGARE SONO SEMPRE I SOLITI INDIFESI(PENSIONATI ,LAVORATORI ,PRECARI ,DISOCCUPATI E FASCE DEBOLI).E’UNA STORIA CHE SI RIPETE SEMPRE
L’On. Damiano è uno dei pochi che ne parla da tempo e a lui va tutto il nostro apprezzamento, anche per le proposte fatte tempo fa sulla flessibilità in uscita- l’argomento pensioni è diventato ormai un tabù che non si riesce a risolvere, nonostante le palesi difficoltà a tutti note di lavoratori stanchi e sfiniti che a più di 60 anni devono tirare la carretta, quando ci sono giovani impazienti di lavorare e di rendere al massimo- purtroppo non c’è volonta’ politica ne tantomeno sindacale di affrontare seriamente la questione- cosa si è messo in testa Draghi e i partiti non si è ben compreso! è assurdo che si rimandi ancora la questione dopo gli incontri fatti a inizio anno ed il perimetro tracciato sui punti cardine, flessibilità , giovani e previdenza complementare- ed ora per colpa della guerra , crisi energetica e via dicendo, tutto fermo? è vergognoso che i miliardi ci sono per altre questioni e non si tirano fuori per la flessibilità per i lavoratori a partire da 62-63 , soprattutto se invalidi- aspettano le prossime elezioni per parlarne e magari fare qualche riformina su cui piantare la loro bandierina? come Macron e Le Pen che si sono scontrati ieri sulle pensioni , promettendo soldi e pensioni a 62 anni- ma ci rendiamo conto che in Francia l’età pensionabile è 62 anni attualmente e non si è mai aumentata per le battaglie dei gilet gialli? e noi a 67 , alla faccia delle regole europee che sembra valgano solo per noi- è tutto strano e assurdo, spero che veramente l’esecutivo vada a casa e venga rimpiazzato da persone più serie e ragionevoli , che prendano di petto la questione e la risolvano in pochi giorni ,come fece il duo maledetto Monti-Fornero nel 2011 con la regia di Draghi dalla BCE.
E’ ora di agire, anzi siamo già fortemente in ritardo!
Proposte su proposte, tutte legittime, ma non c’è la volontà di attuarle…. è sconsolante tutto ciò!
Incontri che di volta in volta si decide alla prossima volta, che poi non calendarizzano mai!
E’ vero che sono sopraggiunte questioni internazionali di una gravità assurda, ma questa non deve essere una scusa per non fare nulla.
Bisogna aiutare le famiglie e le imprese, ma questa riforma, va anche in quella direzione.
Inaccettabile e vergognoso che non si intervenga dopo così tanto tempo.
I partiti non dicono più nulla per riservarsi, chissà cosa, per le elezioni dell’anno prossimo, fregandosene completamente delle esigenze di chi ormai, ha una certa età, e non ne può più di lavorare o, peggio ancora, il lavoro non ce la più! Svegliaaaaaa!
Il mio parere spassionato è che queste persone, politici, pensatori ecc. ecc. se “pensionati” la smettano di dire la loro e si ritirino per fare il lavoro del “nonno” pensionato.
Ma ci rendiamo conto che per la gestione del PNRR stanno per fare concorsi pubblici per ASSUMERE PENSIONATI.
Proposte ,proposte, proposte….ma quando la finiranno di parlare è passeranno a vie di fatto?…siamo un gruppo sempre più folto nati negli anni 60…e non accettiamo che per 1 anno non possiamo usufruire di nulla !!! LA proposta di TRIDICO ANDAVA BENISSIMO PERCHÉ L`HANNO BOCCIATA?…..EBBENE NOI NON ANDREMO A VOTARE…STANCHI DI ESSERE PRESI IN GIRO!!!
si stringe il cerchio attorno ai disgraziati che sono ricaduti nel “misto” e quindi già duramente penalizzati dalla riforma Dini. Adesso a questi si vorrebbe togliere il periodo retributivo, e cioè il contentino nel 1995 rispetto ai colleghi di lavoro che alla data del 31 dic 1995 avevano già maturato 18 annni di contributi. Lo ritengo scorretto e di dubbia legalità.
Discordo diverso invece per coloro i quali hanno iniziato a lavorare dopo la suddetta data, i quali sapevano prima di accetare un contratto di lavoro quale sarebbe stato il loro destino previdenziale e quindi potevano fare le proprie valutazioni e prendere le proprie contromisure