Al momento stai visualizzando Riforma pensioni 2021, ultime su quota 102 e proposte Cisl: Parla Ganga

Riforma pensioni 2021, ultime su quota 102 e proposte Cisl: Parla Ganga

In questi giorni si é a lungo parlato della proposta di Alberto Brambilla, presidente centro studi e ricerche itinerari previdenziali, che é tornato a parlare del superamento di quota 100 e del modo per farlo, partendo dall’istituzione della quota 102. Per Brambilla la quota 100 é da bocciare in toto, ed é da non confermare assolutamente alla scadenza. Tra le proposte quella riguardante i lavoratori con problemi di salute, i lavoratori gravosi per i quali chiede l’istituzione di fondi di solidarietà per industria, commercio, artigianato, agricoltura, anticipo 62 anni con almeno 35 di contributi versati.

Una sorta di prepensionamento. Poi chiede una riforma per tutti gli altri lavoratori 67 anni e 20 di contributi, mantenendo la pensione di vecchiaia, e la quota 102, 64 anni d’età e 38 di contributi. Inoltre la pensione anticipata sarebbe prevista per gli uomini con 42 anni e 10 mesi, uno in meno per le donne, prevedendo agevolazioni per le lavoratrici madri, lavoratori precoci e caregiver. Su tali proposte ci siamo confrontati con il segretario confederale della Cisl, Ingazio Ganga, eccovi le sue parole su quella che dovrebbe essere un’equa riforma previdenziale.

Riforma pensioni 2021, sulle proposte di Brambilla parla Ganga

E’ sempre interessante mettere a confronto le idee anche molto diverse in tema di previdenza, ma vista la delicatezza del momento è importante maneggiare la materia con cura e, soprattutto, all’interno di un confronto con il Governo. Una cosa va evitata, ossia utilizzare le pensioni come se si dovesse far girare il bussolotto della lotteria proponendo sulla stampa una soluzione al giorno perché si corre il rischio di produrre effetti molto negativi sulla fiducia delle persone, come abbiamo già visto nel passato, e produrre distorsioni sul sistema, vedi la vicenda esodati.

Concordo con il professor Brambilla sulla necessità di semplificare le regole per andare in pensione e direi in generale della previdenza perché anche l’affastellamento di norme e disposizioni amministrative ha ormai creato un reticolo di provvedimenti incomprensibili ai più e spesso difficili da interpretare anche per gli addetti ai lavori. Si dice sempre che le leggi dovrebbero essere scritte meglio e questo vale sicuramente anche per la previdenza.

Non sono d’accordo, invece, sulla critica radicale a quota 100. Il fatto che sia stata utilizzata meno del previsto a mio avviso dimostra che le persone, quando hanno la possibilità di scegliere, decidono con intelligenza quando andare in pensione in base ad attente valutazioni di convenienza: con il sistema contributivo, in linea di massima, prima si va in pensione più si perde e infatti l’età media di chi ha utilizzato quota 100 non è 62 anni ma 64. Così come non concordo sull’ipotesi di una flessibilità che metta un limite ai contributi figurativi utilizzabili: se si ammettessero solo maternità e servizio militare come propostoci, cosa facciamo dei periodi di legge 104, dei 2 anni di congedo straordinario per handicap, dei periodi di aspettativa etc.? I riscatti volontari poi non sono contributi virtuali ma effettivamente pagati, spesso a caro prezzo, dai lavoratori e quindi devono poter essere pienamente utilizzati.

Nel periodo post pandemia la previdenza dovrà essere disegnata con attenzione e coerenza: bisognerà innanzi tutto coordinarla con la riforma degli ammortizzatori sociali per aiutare la gestione degli eventuali esuberi a seguito delle ristrutturazioni aziendali che si produrranno e quindi ben venga un utilizzo calibrato dei fondi di solidarietà, del contratto di espansione, dell’isopensione ma senza dimenticare che l’impresa italiana è per lo più piccola e invece quei modelli sono ritagliati su imprese medio grandi se non grandissime.

Bisognerà avere particolare riguardo per le donne, la cui previdenza è come noto debole a causa delle carriere lavorative discontinue e che infatti sono state colpite in modo macroscopico dalla “pandemia” economica.

Bisognerà avere il coraggio di affrontare il tema della pensione contributiva di garanzia per i giovani, o meglio per chi, rientrando interamente nel sistema contributivo ma scontando carriere di lavoro frammentate non può contare su di un assegno pensionistico dignitoso, non sarà facile trovare il giusto equilibrio ma è indispensabile impegnarsi in un ragionamento serio.

I temi sul piatto sono tanti e difficili, siamo fiduciosi di venire convocati presto dal Ministro Orlando per un confronto di merito.  Visto il tema è nelle cose che si dovrà partire da elementi certi e per questo sarà fondamentale far ripartire il lavoro delle Commissioni sulla spesa previdenziale e sui lavori gravosi allo scopo di poter ragionare con compiutezza su dati oggettivi, mutuando anche sulla previdenza l’approccio concertativo di altri tavoli di confronto utile ad evitare, come nel passato, proposte unilaterali che non aiuterebbero a costruire quel clima di coesione necessario di questi tempi”

Erica Venditti

Mi chiamo Erica Venditti, classe 1981. Da aprile 2015 sono giornalista pubblicista Scopri di più

Questo articolo ha 13 commenti

  1. emilio

    Secondo me si continua a perseverare nell’errore. Pensione anticipata e pensione di vecchiaia non sono due strade alternative ma parallele. Qua non si tratta di scegliere se è meglio dare priorità all’età anagrafica o agli anni di servizio ma vanno valutate entrambe a seconda dei casi. A una persona che ha cominciato a lavorare a 30 anni (e oggi sono sempre di più) cosa cavolo gli può importare di potere lasciare il lavoro dopo 41 anni di servizio, come pure chi ha avuto la possibilità di lavorare da giovane è ingiusto fissare paletti anagrafici. La soluzione è quella di fissare un valore economico sostenibile che quando raggiunto consenta la libera scelta di andare in pensione e lasciare il proprio posto a un giovane. Siamo tutti diversi, io posso accontentarmi di 800 euro di pensione al mese perchè ho la moglie ricca… magari un’altro ama talmente il proprio lavoro che lavorerebbe fino a 70 anni….LIBERTA’ DI SCEGLIERE!

  2. Rosalba

    Basta con queste quote. O le quote sono la somma della età più quella contributiva oppure lasciate stare. 41 per tutti e flessibilità in uscita dai 62 anni. Mantenere OD

  3. IGNAZIO

    Bravissimo Ganga, le tue parole mi illuminano;
    peccato che i sindacalisti come te, siete tutti bravi a parlare, però nei fatti siete solamente dei cialtroni e ladri di stipendio pagato dai lavoratori, dal primo sindacalista fino all’ultimo.
    se i lavoratori non pagano le tessere ai sindacati, sicuramente voi non parlate più, non ridete alle spalle di chi lavora.
    Il tutto lo dimostra la vostra capacità di farsi sentire da un ministro che dice che la riforma delle pensioni non è una priorità per il governo.
    ma dove cavolo è il sindacato, lo dico io;
    ascolta, sta zitto, non parla, poi ne escono con delle belle proposte per farci stare tranquilli, noi di qui, noi di qua, ecc. ecc., però nulla di concreto.
    avete sentito parlare qualche sindacalista, (vedi Ganga), parlare di sciopero generale? di organizzare manifestazioni?, (sto parlando per riforma pensioni)
    io seguo attentamente questo, però vedo che i nostri sindacalisti lanciano solo parole a vuoto, nulla fatti concreti, con questi rimarremo sempre con la Fornero, spero non peggio.

    1. Erica Venditti

      Direi che come redazione ci disocciamo completamente dal suo commento “peccato che i sindacalisti come te, siete tutti bravi a parlare, però nei fatti siete solamente dei cialtroni e ladri di stipendio pagato dai lavoratori, dal primo sindacalista fino all’ultimo”, ma giacché siamo in democrazia le pubblico il commnto. Vi inviteri però al rispetto reciproco non solo tra di voi , ma anche nie confronti dei sindacalisti e dei politici che ci concedono le interviste e che si prestano a dare risposte indirettamente alle vostre richieste. Grazie della comprensione

  4. Wal

    Ma cosa aggiungono le parole del signor Brambilla a quanto chiedono i lavoratori. Nulla, una beata mazza.
    Altro che quota 41, si parla sempre di un fantomatico 100.
    Ma cosa crede il “sciur Brambilla”, forse che chi lavora non conosca almeno l’aritmetica? Lo sappiamo benissimo che anche 66+34 fa 100.
    Il concetto che espone l’esperto resta: la quantità di contributi versati conta poco, quello che conta è ritardare il più possibile l’età della pensione.
    Salvaguardiamo i precoci.
    Ma perché 41 anni versati da un precoce sono diversi dai 41 anni versati da chi, forse, ha perso tempo a fare almeno le medie superiori?
    Mi pare che i concetti esposti dal sindacalista, siano più coerenti al suo mandato.
    Tra poco vedremo però se il sindacato avrà la forza di non accodarsi ad alcuni concetti espressi dai vari: Brambilla, Cassola, Fornero, Monti, e chi più ne ha più ne metta, insistentemente propagandati sulle reti televisive che ne sostengono il pensiero.
    Gente in giacca e cravatta ma senza calli sulle mani, che nonostante la non inadeguata sudata pensione, che forse ritengono insufficiente al loro tenore di vita, continua da consulente, commentatore o politico a parlarci di sacrifici.
    A loro vanno rimossi i paletti (pensionati che restano di fatto in attività) a noi vanno aumentati.
    I nostri figli scappano all’estero perché qui non trovano lavoro, i loro ci vanno per il Master.
    Ma anche questa è democrazia e loro sanno bene che il nostro DNA è diverso da quello dei cugini francesi.

  5. PAOLO

    Mi ricordo alcuni anni fa che sentii una proposta del Sig. Brambilla e mi domandai: chi è questo tipo; vedo che è rimasto lo stesso….. personaggio; tutto bello; ma chi ha raggiunto una quota a 61 anni perchè deve aspettare i 64 anni? se desidera beato lui, ma se non desidera…… siamo in mano a personaggi del genere; (ministri del lavoro compresi)

  6. Bruno

    Ma i sindacati non sono in letargo?

  7. Franco Giuseppe

    Faccio riferimento a quanto detto da Ganga circa la quota 100: “Le persone, quando hanno la possibilità di scegliere, decidono con intelligenza in base alla loro convenienza”, il che vuol dire che se uno può permetterselo di avere un assegno inferiore usufruisce volentieri della norma favorevole.
    Eh no caro Ganga, la quota 100 ha permesso di scegliere in base alla convenienza solo a qualcuno. Anche io potevo permettermi di entrare in pensione in anticipo di 5 anni rispetto alla legge Fornero, legge alla quale sono obbligati tutto il resto della platea dei lavoratori, ma a me non è stato possibile scegliere, io sono stato obbligato a subirmi tutti i 43,1 anni di lavoro e di contributi. Anche io avrei accettato una decurtazione rispetto alla pensione piena, ma io non ho potuto scegliere secondo convenienza.

  8. Franco

    Ape Volontaria dimenticata senza esborso del governo,perchè non reintrodurla?

  9. pietro

    d’accordo ….. ma perchè tiriamo fuori sempre l’età anagrafica e non si parla mai dell’età contributiva effettivamente lavorata e pagata da tutti i lavoratori che come me si ritrovano ad avere fra un mese 61 anni e 39 di contributi ??
    perchè non poter parlare e dialogare seriamente su quanto un lavoratore ha dato nella sua vita contributiva ??
    parliamo sempre di quote, e questo va bene …
    ma diamo priorità sopratutto a a quanto si è versato / lavorato e non alla età !!!….
    per favore battiamoci tutti per e su questo requisito…. !!!!!!

    1. Tomasina

      Pietro,
      Perfettamente d’accordo con quanto ha scritto!!!

  10. MAURO LASTRUCCI

    Caro Ganga la proposta è solamente una 41 ANNI DI CONTRIBUTI PER TUTTI e che nessuno venga fuori con quota 102/104/106/190 con minimo di età perchè è la solita fregatura e la solita legge ingiusta come lo è stata quota 100.
    I sindacati non devono uscire da questa proposta, anzi mi sembra che stiano dormendo e sarebbe l’ora che facessero qualcosa

    1. Salvatore Rossi

      Concordo…..41 x tutti…41 anni sono già tanti!

Lascia un commento