Riforma pensioni 2021, ultime: come finanziare tramite contributi le nuove pensioni 2022?

Sul tema riforma delle pensioni ha, ma lo immaginavamo sinceramente, avuto molto successo il dibattito innescato da Paolo C. sulla proposta di un decreto legge ad hoc proposto ai sindacati e la risposta di Ignazio Ganga fornita gentilmente al lavoratore. In cui il segretario confederale della Cisl fa notare come l’uscita dai 62 anni d’età e la quota 41 rientrino tra i piani dei sindacati proposti al Governo, così come la separazione tra previdenza ed assistenza.

Nel dibattito si è inserito e lo ringraziamo per questo anche il Dott Claudio Maria Perfetto, che ha rilasciato un suo dettagliato commento, che sotto vi riportiamo per intero. Al termine dello stesso l’esperto rivolge una domanda a Ganga, ma in realtà al Ministro Orlando ed a quanti si troveranno a dover decidere post quota 100 sul delicato tema della riforma previdenziale dal 2022, ossia: “Come si potranno finanziare tramite contributi le nuove pensioni 2022 con un gettito contributivo già in deficit di 9 miliardi di euro nel 2021?Le sue considerazioni:

Riforma pensioni 2021: cosa ne sarà post quota 100, come si potranno finanziare le nuove pensioni?

Così Il Dott.Perfetto: “Il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga afferma che non può nascondere alcune preoccupazioni. Infatti, sono ben manifeste, in quanto sono le stesse che vengono espresse dai lavoratori.

Per quanto riguarda la separazione tra previdenza e assistenza, il segretario della Cisl afferma che si stanno “incontrando diversi ostacoli fra le posizioni in campo per arrivare ad una chiara separazione tra previdenza e assistenza”. Questi ostacoli, è vero, permangono oramai da lungo tempo: “sin dal 1989, il legislatore si è proposto di separare l’assistenza dalla previdenza, istituendo presso l’Inps una speciale Gestione degli interventi assistenziali (Gias) da finanziarsi a carico dell’erario” (come si legge nell’articolo “La sottile distinzione tra previdenza e assistenza” scritto da Onorato Castellino e Elsa Fornero su la voce.info in data 17/07/2003.

Ma non è sulla separazione tra previdenza e assistenza che è mia intenzione soffermarmi, quanto, invece, sulla previdenza, che, a detta del segretario confederale della Cisl, “dovrebbe essere intesa come la voce collegata ai contributi”. Prima di venire al punto della questione, mi è necessario però fare un preambolo”.

Riforma pensioni 2022, previdenza voce collegata ai contributi: il problema della sostenibilità é qui?

Così prosegue il Dott Perfetto: “Proprio sui contributi il Prof. Cazzola rileva un problema che espone nel suo libroLa guerra dei cinquant’anni” nel paragrafo 4 intitolato “Il bilancio preventivo Inps per il 2021” a pag. 249: “Il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) ha approvato il bilancio preventivo dell’Inps per l’anno 2021. Le entrate previste per contributi saranno pari a 229,841 miliardi di euro; le uscite per prestazioni da contributi sono pari a 239,120 miliardi, per un saldo negativo pari a 9,27 miliardi di euro”.

Il Prof. Cazzola non ne indica la fonte, ma ritengo che si riferisca al documento redatto dal Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps, Deliberazione n. 23 del 29 dicembre 2020, avente per oggetto: “progetto di bilancio preventivo finanziario generale di competenza e di cassa ed economico-patrimoniale generale dell’INPS per l’esercizio 2021”. Il documento CIV2020_0023.pdf è scaricabile sul sito Inps

In particolare, nel documento del Civ a pag. 13 si legge: “Totale gettito contributivo 229.841 milioni di euro”. A pag. 14, invece, si legge: “Totale spese per prestazioni mutualizzate 239.120 milioni di euro”. (Piccola nota: il prof. Cazzola si esprime in termini di “miliardi di euro” ed utilizza la virgola (,) per indicare i decimali; mentre il Civ si esprime in termini di “milioni di euro” ed utilizza il punto (.) per indicare le migliaia).

Il Civ aggiunge alle pagg. 13-14 che i trasferimenti a carico della fiscalità generale a copertura di Quota 100 (4.629 milioni di euro), Reddito e Pensione di cittadinanza (7.197 milioni di euro), assegni e pensioni sociali ed altre forme assistenziali è di 125.994 milioni di euro (mia nota molto personale: finanziare Quota 100 con la fiscalità generale, anziché con il gettito contributivo, non è affatto una cosa da farsi).

Dopo questo necessario preambolo, vengo finalmente al punto cruciale della questione in merito all’osservazione del segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga sul proposito (molto corretto, aggiungo io) che la previdenza “dovrebbe essere intesa come la voce collegata ai contributi”. A lui e ai segretari delle altre sigle sindacali rivolgo dunque la seguente domanda: “come finanziare tramite contributi le nuove pensioni 2022 con un gettito contributivo già in deficit di 9 miliardi di euro nel 2021?”

Chissà che il dibattito prosegua anche con le altre sigle sindacali su questa specifica domanda, in fondo, il confronto costruttivo é ciò che da sempre cerchiamo sul nostro sito al fine di darvi sempre un’informazione puntuale e alla portata di tutti. Ringraziamo nel mentre il Dott Claudio Maria Perfetto per questo altro interessante punto di riflessione fornito, invitiamo a chi lo rivolsse proporre altrove a riportare la fonte.

11 commenti su “Riforma pensioni 2021, ultime: come finanziare tramite contributi le nuove pensioni 2022?”

  1. Vorrei finalmente capire quali partiti politici senza nascondersi dietro professori corte dei conti etc.chi è favorevole alla riforma fornero e chi è favorevole alla piattaforma sindacale uscite allo scoperto e ditecelo.

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  2. Gli over 60 al compimento di 62/63 se hanno oltre 20 anni di contributi devono poter andare in pensione senza paletti e l’importo della pensione sarà calcolata sulla base dei contributi versati.

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  3. Un’uscita anticipata per i Caregaver a 62 anni senza penalizzazioni sarebbe un giusta scelta.
    Sono madre (due figli ancora in casa) moglie e figlia a mia volta con la madre di 91 anni invalida 100% . Lavoro da 38 anni ed è veramente dura riuscire a far quadrare il quotidiano avendo sulle spalle il peso che comporta la mia situazione. Bisognerebbe provare per rendersene conto. La donna ha grandi responsabilità e un doppio carico di lavoro. Mi sembrerebbe giusto riconoscere la possibilità di uscire dal mondo del lavoro ad un ‘età che ancora ci permetta di vivere un pò più serenamente.
    Patrizia

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  4. E’ ORA di dare a ognuno cio che gli aspetta con 20 o 30 o35 anni di contributi ecc…una volta raggiunta l’ età 62 …63…. 64 anni lo dico a voi parlamentari che trovate l’ ardire di finanziare cose ignobili e non provate minimamente a pensare a chi ha dato a l ‘ INPS E ALLO Stato Per voi che gestite il nostro sudore …. e’ diventata una moda dare a chi non ha dato e prendere a chi ha sudato.NB.ho versato contributi e tasse x 50 anni + 14 mesi di militare, non mi manca niente …..non sapete gestire le finanze pubbliche,tasse e menefreghismo .E ‘l’ora di fare…. non solo chiacchere ma fatti ,meditate e rimboccatevi le maniche …..

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  5. Non si può lavorare fino 67 anni nelle fabbrica a turnazione e manovrare materiale pesante e disumano pensateci bene per il bene del italia

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  6. A 62 o 63 anni si deve poter andare in pensione. Sono altre le spese da tagliare. Missioni all’estero, sussidi vari, indennità dei parlamentari, pensioni sopra i 3.000 euro al mese.
    La proposta dei sindacati 62 anni o 41 di contributi è equa e deve essere approvata subito. Basta rinvii.

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  7. Cara d.ssa Erica,
    La devo ringraziare immensamente.
    1 per aver pubblicato e fatto discutere la mi bozza di decreto
    2. Perché vedo che alimenta questo sito anche la domenica, tende in vita un luogo di dibattito democratico.
    Ancora grazie
    Paolo

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  8. Quando aumentano le pensioni di invalidita per tutti gli inalidi civili con percentile inferiore al 100 quindi per tutti gli invalidi civili che vivono al di sotto della soglia poverta

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