Riforma pensioni 2021 su quota 102, opzione donna, Ape sociale: l’intervista a Damiano

Sul post quota 100 si continua a discutere, le scelte fatte da Mario Draghi non sono state condivise né dai sindacalisti né dai lavoratori che ambivano ad una flessibilità dai 62 anni e ad una quota 41 per tutti indipendentemente dall’età. Oltre alla quota 102 in sostituzione della quota 100, misura sperimentale che scadrà il 31/12/2021, vi sarà, sempre per un anno, la proroga dell’Ape sociale con un ampliamento delle categorie e l’opzione donna, sebbene con requisiti modificati al rialzo relativamente all’età anagrafica.

Sulle decisioni fin qui prese dal Governo sul fronte previdenziale ci siamo interfacciati con l’onorevole Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, e Presidente della commissione istituzionale dei lavori gravosi che ha avuto il compito di stilare una graduatoria basata sulla gravosità del lavoro. Eccovi le sue parole in questa lunga ed articolata intervista che ci ha rilasciato in esclusiva.

Riforma pensioni 2021: l’intervista a Damiano sulle scelte del Governo post quota 100

Pensionipertutti: Nella legge di Bilancio 2022 si é proposta la Quota 102 in sostituzione della quota 100, il rinnovo dell’Ape sociale e dell’opzione donna per un anno. In molti sostengono che l’unico ad uscirne ‘vincitore’ da questa riforma sia lei, mi spiego: la quota 102 non era certo quello a cui ambivano i sindacati che puntavano ad una flessibilità in uscita dai 62 anni ed alla quota 41 senza limiti anagrafici, l’opzione donna prevede sì la proroga per un anno ma l’Armiliato, amministratrice del CODS, ha subito segnalato l’ingiusto incremento biennale anagrafico che va a peggiore i requisiti originari facendo una discriminazione tra le donne che ne hanno beneficiato prima e quelle che ne potranno beneficiare dal 1 gennaio 2022. L’unica misura che pare, tutto sommato, mettere tutti d’accordo è la proroga dell’ape sociale, visto che si è optato per l’ampliamento delle categorie partendo proprio da un elenco che si basa sul lungo e certosino lavoro svolto dalla commissione istituzionale presieduta appunto da lei. Si ritiene dunque soddisfatto di quanto deciso da Draghi in campo previdenziale per il prossimo anno o si sarebbe potuto fare di più?

Cesare Damiano: Procediamo con ordine: Mario Draghi, dopo un primo momento nel quale ha affrontato il tema del superamento di quota 100 proponendo quota 102 e 104, ha capito, secondo me, di essersi avventurato in un labirinto. Quindi ha fatto un’altra scelta: prendere alcune decisioni soltanto per il 2022 e, parallelamente, aprire un tavolo di confronto su una riforma strutturale delle pensioni con le parti sociali.  Mi auguro che questo avvenga.

Per il 2022 si ritoccano tre normative: la prima è quella relativa a quota 100 che diventa 102, non voglio dilungarmi su un giudizio che riguarda questa normativa che non ho mai demonizzato, mi limito però ad osservare che una misura di anticipo pensionistico, basata su un requisito – quello dei 38 anni di contributi- privilegia sicuramente le lunghe carriere, stabili, tipiche del lavoro pubblico e nel privato maggiormente a disposizione dei lavoratori e non delle lavoratrici. È sicuramente più frequente nelle grandi, grandissime imprese e non nelle piccole imprese. Quella misura privilegiava una platea e conteneva, quindi, degli elementi di discriminazione. Viene reiterata alzando il requisito anagrafico dei 62 e 64 anni e mantenendo, purtroppo, i 38 anni di contributi. Mi fermerei qui anche perché si tratta di misura che verrà superata.

Per quanto riguarda Opzione donna mi auguro che prolungamento della normativa per il 2022 non significhi necessariamente l’innalzamento della base di partenza dai 58 ai 60 anni. Vorrei che il governo, magari nel passaggio dalla bozza al testo della legge di Bilancio bollinato ritornasse all’origine della misura: 58 anni di età per il lavoro dipendente e 59 per il lavoro autonomo.

Per quanto riguarda l’Ape sociale ci troviamo indubbiamente di fronte ad un buon risultato, seppur parziale. Il merito va al ministro Andrea Orlando, che ha creduto nel lavoro della Commissione da me presieduta, alla quale ha affidato il compito di stilare una graduatoria basata sulla gravosità del lavoro. Sull’attività della Commissione sono state dette molte sciocchezze e imprecisioni: ricordo l’intervista di Tito Boeri alla Stampa del 17 ottobre scorso nella quale si affermava “Le sembra possibile che la Commissione sui lavori gravosi, istituita due anni fa, sia arrivata adesso a proporci delle categorie generiche, senza fare una stima dei lavoratori coinvolti e quali sono i costi dell’operazione?”. Queste affermazioni sono del tutto infondate, false e segnalano che chi le pronuncia non ha neanche avuto il buon gusto di documentarsi: la Commissione non è stata istituita due anni fa, ma con la legge di bilancio 2020 che l’ha prevista, istituita dal novembre dalla ministra Nunzia Catalfo, successivamente reinsediata e da me da quel momento presieduta, dal mese di maggio del 2021, e ha concluso i suoi lavori il 20 settembre, vale dire circa cinque mesi, agosto compreso. In secondo luogo, non è stata proposta una graduatoria di categorie generiche, bensì una graduatoria basata sui dati dell’Istat, dell’Inps, dell’Inail e di due ricerche università di Torino e Milano che hanno stilato una graduatoria di tutte le professioni, da quella più gravosa,  vale a dire i conduttori di macchinari per il primo trattamento dei minerali, a quella meno gravosa, a rischio zero, che non verrà mai inclusa in alcuna ape sociale dei componenti di un’assemblea elettiva. Questa graduatoria si è basata scientificamente sulla frequenza e  gravosità delle  malattie professionali e degli  infortuni e ha individuato sopra la media generale 27 categorie. Quindi, ha operato una prima selezione messa a disposizione del legislatore, ed è evidente  che è stato il legislatore ad operare le scelte in base alle risorse a disposizione.  

È falso che non ci sia una stima dei lavoratori coinvolti, perché la stima è stata indicata utilizzando i dati dell’Istat per ciascuna delle 92 categorie professionali; ed è falso sostenere che non siano stati indicati i costi che sono contenuti in audizione appositamente svolta dal presidente dell’Inps, Tridico, che ha elencato i costi dei lavori gravosi e i costi di una operazione di allargamento.

La soddisfazione consiste nel fatto che nella bozza della Legge di Bilancio, siano state recepite le  prime 28 categorie in graduatoria e siano stati anche inseriti i codici cosiddetti “rossi”  e “bianchi” di mansioni assimilabili a quelle già contenute nella prima Ape sociale ma escluse a causa delle diverse codificazioni Istat. Questa volta sono state incluse e mi pare un atto di giustizia.  Si può in sostanza affermare che il numero delle categorie inserite con allargamento sia il triplo di quello in origine. Inoltre è importante il fatto che sia stato eliminato l’intervallo di tre mesi intercorrenti dalla data di cessazione della Naspi alla data dell’inizio dell’inserimento nell’Ape sociale. Di aria non si campa e aver eliminato quei tre mesi da una continuità di tutela.

Purtroppo ci sono due elementi negativi: il governo non ha recepito la proposta della Commissione di un abbassamento del numero dei contributi necessari per gli  operai edili per accedere all’Ape sociale all’età di 63 anni, portandoli dagli attuali 36 previsti ai 30 anni. Invece, è una misura che si rende necessaria perché questo lavoratori a causa del lavoro discontinuo dei cantieri a 36 di contributi non arrivano. Avere un diritto sulla carta non serve, soprattutto perché recentemente le morti sul lavoro che abbiamo registrato hanno riguardato in parecchi casi lavoratori dell’edilizia, caduti dalle impalcature all’età di 63-64 anni.

Inoltre, non è stato accolto l’inserimento delle categorie che allargheranno l’Ape dei cosiddetti lavoratori precoci che potrebbero andare in pensione con 41 anni di contributi, purché abbiano svolto almeno un anno di quella attività prima dei 19 anni. La vecchia Ape sociale aveva questo parallelismo che ora viene negato.

Infine, va chiarito il tema dell’inclusione non solo del lavoro dipendente ma anche  del lavoro autonomo. Fatti  però questi chiarimenti e queste integrazioni, direi che il lavoro svolto dalla  Commissione è stato tenuto in gran conto e può essere migliorato dal confronto parlamentare.

Riforma pensioni 2021, Damiano: Ok proroga opzione donna, ma con vecchi requisiti

Pensionipertutti: Lei spesso nei suoi interventi ricorda l’importanza di non discriminare le donne, spesso le più svantaggiate nel mondo del lavoro, date le carriere discontinue, e conseguentemente nell’importo dell’assegno pensionistico. Quali misure oltre all’opzione donna, che comunque prevede il ricalcolo dell’assegno interamente contributivo, si potrebbero pensare per permettere alle donne di sentirsi meno discriminate e per aiutarle nel raggiungimento della quiescenza?

Cesare Damiano: Il tema lo abbiamo posto nella Commissione Lavori gravosi e proseguendo il nostro lavoro, a partire dalla prossima settimana, vorremmo approfondirlo. Nell’Ape è già previsto un vantaggio per le lavoratrici, che possono diminuire il numero di anni fino a un massimo di due, avendo due figli, passando quindi  da 36 a 34 anni, o ai 30 anni,  come nel caso di chi è in disoccupazione o di chi assiste persone disabili o portatori di handicap passando dai 30 ai 28 anni. Questa misura poteva essere migliorata.  Un tempo la distanza di età anagrafica tra uomini e donne per accedere alla pensione era di cinque a anni ed è stata maldestramente azzerata, recependo direttiva comunitaria sulla parità.  Quella distanza era giustificata dal doppio lavoro femminile nell’attività professionale, nel lavoro di cura, dalla costrizione in molti casi ad abbandonare il lavoro sempre per problemi famigliari o di maternità: oggi potrebbe essere ripristinata migliorando le norme che consentono uno sconto sugli anni  per arrivare alla pensione sulla base dei figli o con altri altri parametri. Questa potrebbe essere una soluzione sulla quale lavorare.

Riforma pensioni 2021: servono migliorie all’Ape sociale?

Pensionipertutti: Lei ha definito la piattaforma presentata dei sindacati piuttosto impegnativa, Proietti, dal canto suo, pur lodando l’ampliamento dell’Ape sociale ed il lavoro della Commissione da lei Presieduta, ha sottolineato, nell’ultima intervista che ci ha rilasciato, la necessità di procedere con alcune modifiche: “Un ottimo lavoro che necessariamente dovrà essere esteso anche alle categorie che possono usufruire del pensionamento anticipato con 41 anni. L’accesso all’APE va esteso anche ad altre professioni elencate nel lavoro della commissione. Bisogna, inoltre, ridurre il requisito contributivo richiesto per l’accesso alla prestazione, molte delle professioni indicate come usuranti e gravose, infatti, sono caratterizzate da una forte discontinuità che rischia di precludere l’accesso alla prestazione. Chiediamo quindi che il requisito di 36 anni, ad oggi, previsto venga ridotto a partire da quelle categorie più penalizzate, come gli edili e gli agricoli” Cosa ne pensa di queste osservazioni?

Cesare Damiano: “Sulla diminuzione dei contributi da 36 a 30 a partire dal lavoro degli operai edilizi, sono favorevole, è una richiesta della Commissione. Per quanto riguarda l’ampliamento categorie coinvolte nell’Ape direi che quelle previste dal governo sono già sufficienti, mi concentrerei, invece, sull’estensione  del principio per i lavoratori precoci che fanno parte delle nuove categorie che verranno incluse nell’Ape sociale che per il momento sono tagliati fuori”.

Riforma pensioni 2021, Draghi: Previdenza in termini di flessibilità e contributivo

Pensionipertutti: Draghi dalla sua ha parlato di una ‘sistemazione della previdenza in termini di flessibilità e contributivo’, cosa intende a suo avviso? I lavoratori sono molto preoccupati e temono si voglia andare nella direzione di una sorta di opzione donna per tutti, ossia se anticipo l’età per accedere alla pensione, ipotizziamo 62/63/64 anni, sarà possibile farlo solo con l’assegno calcolato interamente col contributivo?

Cesare Damiano: Effettivamente Draghi, intenzionato ad aprire un confronto con le parti sociali, ha parlato, giustamente, di una riforma strutturale della previdenza, che non richieda ogni anno degli aggiustamenti e dei rattoppi. La strada è giusta, bisogna capire quel è il contenuto. Le due parole utilizzate dal Draghi sono per l‘appunto: flessibilità e contributivo. Che cosa vuol dire? L’interpretazione che è stata data di una sorta di opzione donna che valga per tutti non è peregrina, significa in sostanza riaffermare un concetto molto semplice: chi va in pensione prima dei 67 anni deve pagare pegno. Credo che questa strada sia giusta, ma naturalmente dipende dalla misura della penalizzazione.

Io stesso con l’onorevole Maria Luisa Gnecchi avevo presentato nel 2013 una proposta che prevedeva un anticipo pensionistico che riattualizzato potrebbe essere fissato a partire dai 63 anni: per ogni anno rispetto agli attuali 67 prevedevamo una penalizzazione del 2-3% per ogni anno. La misura massima dei quattro anni di anticipo era dunque oscillante tra l’8 e il 12%. Quando parliamo di opzione donna parliamo di tagli che vanno fino 33% dell’assegno pensionistico, si tratta dunque di misure diverse. Inoltre, mentre per opzione donna si parla di una partenza di 60, per quanto riguarda flessibilità si partirebbe dai  63-64 anni.

Se noi escludiamo tutta la platea di coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, e che avranno quindi già un assegno pensionistico interamente calcolato sul sistema contributivo e se escludiamo coloro che appartengono alla mia generazione – vale a dire persone che avevano maturato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e che hanno il pro-rata contributivo dal 1°gennaio 2012, legge Monti-Fornero (poco più di 200mila lavoratori  in tutto) – gli altri sono il cosiddetto regime misto di coloro che,  sempre data del 1° gennaio 1996 – avevano maturato contributi  in un numero di anni inferiore di 18. Questi lavoratori già dal 1° gennaio del ’96 hanno il pro-rata contributo: vale a dire almeno 25 anni di contributi con quel regime, ai quali sommare da 17 a 1 i contributi maturati precedentemente al 1°  gennaio 1996.   Per questi corti che più gli anni passano più aumentano quota retribuita, un eventuale ricalcolo sarebbe oggettivamente meno incidente rispetto alla corte liquidata prevalentemente con regime contributivo.

In ogni caso si tratterà di capire quali sono le intenzioni di Draghi sull’apertura di un tavolo di confronto, sui tempi di questa operazione e sui contenuti. Chiaramente il tema della previdenza è di grande complessità, del resto la piattaforma sindacale accanto al tema sindacale, ha posto numerose altre questioni: i 41 anni per i precoci, la pensione contributiva di garanzia per i giovani, la rivalutazione pensioni in essere.

Pensionipertutti: ‘Torniamo alla normalità con la Legge Fornero’, questa è una delle ultime affermazioni di Draghi che poco è piaciuta ai lavoratori, si può definire ‘normalità’ il ritorno alla Fornero? E’ questo a cui deve ambire il nostro sistema previdenziale per diventare strutturale e maggiormente equo o la strada è bene altra ed in salita?

Cesare Damiano: “Come avrà certamente sentito non ho approvato questa affermazione. La ritengo sbagliata e fuori luogo e mi pare sia stata giustamente abbandonata da Draghi negli ultimi giorni. Tornare alla Fornero non ha niente a che vedere con la normalità, andare in pensione a 67  non è normale per la gran parte dei lavoratori.  C’è poi chi, pochi privilegiati, in pensione non vorrebbe andarci mai“.

Ringraziamo l’Onorevole Cesare Damiano per averci concesso questa lunga intervista chiarificatrice su molteplici questioni , e ricordiamo a chiunque volesse riprenderne parte che é necessario citare la fonte.

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48 commenti su “Riforma pensioni 2021 su quota 102, opzione donna, Ape sociale: l’intervista a Damiano”

  1. Buonasera

    CORTE DEI CONTI
    La Corte dei conti è l’organo di rilevanza costituzionale che svolge funzioni di controllo e giurisdizionali nelle materie di contabilità pubblica nonché amministrative e consultive.

    Controllo
    L’attività di controllo garantisce la corretta gestione della spesa pubblica. La Corte dei conti in base all’art. 100 della Costituzione svolge il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, quello successivo sulla gestione delle amministrazioni pubbliche e il controllo economico finanziario.

    VISTO CHE LA CORTE DEI CONTI DEVE GARANTIRE LA CORRETTA GESTIONE DELLA SPESA PUBBLICA COM’E’ CHE PERMETTE A QUESTI MALEDETTI POLITICI DI PRENDERE TUTTI QUESTI SOLDI E DI EMANARE CERTE LEGGI SULLE PENSIONI???
    PERCHE’ PERMETTE A LORO DI RICEVERE VITALIZI DOPO 1 GIORNO IN PARLAMENTO E NOI DOBBIAMO LAVORARE 43 ANNI.
    FORSE SAREBBE MEGLIO ELIMINARLA VISTO CHE NON SERVE A NIENTE E SI BECCANO COMUNQUE UN SACCO DI SOLDI ANCHE LORO?
    QUALCUNO E’ IN GRADO DI RISPONDERMI?

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    • Il vitalizio parlamentare si ottiene oggi dopo 4 anni 6 mesi ed 1 giorno al compimento dei 65 anni per un importo di € 1.000,00 mensile (credo per 13 mensilità annue)
      Dopo una ulteriore “legislatura” 4a 6m e 1g si ottiene un vitalizio di € 1.500,00 al compimento dei 60 anni…….. sempre troppo e sempre molto prima del parco buoi ……. cittadini più o meno uguali…….
      che con nove anni di contribuzione …… vanno in pensione forse a 67 anni …… con 560 euro mensili forse
      In ogni caso non è la Corte dei Conti che permette …… semmai controlla …… ma le leggi … approvate dal Parlamento, dai Consigli Regionali e delle Provincie Autonome di TN e BZ

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  2. A nome di tutti lavori gravosi e usuranti 41 senza limite di età e possibile del 1960 41 e 7 mesi non posso andare in pensione perché 15 mesi di apprendistato prima del 18esimonon sono precoce non posso andare con quota 100 non avendo 62 anni con lavoro sempre edile in quale stato viviamo

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  3. Il lavoratore, dovrebbe avere la facoltà di scelta del momento in cui ritirarsi dal lavoro, dovrebbe poter scegliere tra la liquidazione di un assegno mensile e rimborso integrale del montante contributivo maturato, dovrebbe essere introdotta l’opzione a tempo per avere assegni più sostanziosi, attuare interventi correttivi sulle pensioni in essere da più di due decenni e reversibilità … semplice…

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  4. Buongiorno a tutti, chiedo ad Enrica la nostra moderatrice se questo illegittimo governo/governatore perché non votato dal popolo ha l’intenzione di mettere in discussione il calcolo misto per chi andrà in pensione con 43 anni e un mese (riforma Fornero !!!!!) se così fosse questo vorrebbe dire un peggioramento assurdo di una già assurda riforma fornero.
    Per quanto riguarda l’aumento del numero dei lavori gravosi ritengo ingiusto che venga applicata solo a un certo gruppo di lavoratori !!!! Se un lavoro è gravoso lo è indipendentemente dall’età e non dal portafoglio del nostro banchiere Draghi !!!
    Ringrazio anticipatamente Enrica per la risposta riguardo al calcolo retributivo/contributivo.

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    • Alessandro io modero il sito, ma sono anche la giornalista che scrive gli articoli e fa le interviste, cmq non credo si voglia mettere in discussione i 43 anni, forse il contributivo é inteso per quanti anticiperanno la pensione prima delle regole Fornero, ma é presto ma trarre giudizi. Occorre attendere nuove specifiche. saluti, Erica

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  5. Draghi …il burocrate!!. Son sa cosa vuol dire lavorare per 41 anni nel settore privato ..ma forse non lo sa neanche il ministro del lavoro .penso che sia più che sufficiente quella quota …se poi qualcuno vuol continuare a lavorare lo faccia pure..io non sono geloso
    PAOLO

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  6. Io penso che lavorare 41 anni sia più che sufficiente, ci hanno rubato 7 anni di vita continuando ad aumentare gli anni di lavoro, inoltre penso che i precoci abbiano diritto ad andare in pensione prima specialmente chi ha iniziato a 14/15 anni

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  7. Ma vi sembra umanamente corretto che ogni anno si debba cambiare il traguardo di chi ha lavorato una vita? Io in 40 ne ho viste di situazioni e mi sono veramente rotto, i sigg.politici
    Devono smettere di giocare a monopoli con la vita dei lavoratori ,non ne possiamo più ,ci stanno logorando, il loro scopo è di portarci a crepare prima di ottenere ciò che di diritto ci spetta ,ma intanto loro non si privano di niente. La colpa è solo nostra se vi permettiamo tutto questo.

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  8. Ma una donna di 63 anni disoccupata come fa ad avere 25 anni di contributi dal 01/01/96 al 31/12/21 ?
    Adesso sono disoccupata e precedentemente ho svolto lavori discontinui e part time; quindi, quando
    potrò andare in pensione ? ( Complessivamente dal 1980 ad oggi ho circa 27 anni di contributi).

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  9. SIGNOR DAMIANO LE SCRIVO COME DISOCCUPATO DI VECCHIA DATA CHE HA QUASI 41 ANNI DI CONTRIBUTI. MI SCUSI MA TROVO IL SUO COMMENTO INGIUSTO .. UNA FERITA AL CUORE. ANDIAMO PER ORDINE, COME FA A DIRE: “QUOTA 102 CON 38 ANNI DI CONTRIBUTI PRIVILEGIA SICURAMENTE LE LUNGHE CARRIERE” .. AUSPICANDO UN ABBASSAMENTO DELL’ ETÀ CONTRIBUTIVA A FRONTE DI UN INNALZAMENTO DI QUELLA ANAGRAFICA ? PRIVILEGIATI SONO FORSE QUEI LAVORATORI CHE DOPO 41 ANNI SI VEDONO PER L’ENNESIMA VOLTA ALLONTANARE IL TRAGUARDO DELLA PENSIONE ? SIGNOR DAMIANO
    A ME LO STATO HA CHIESTO “PER ORA” “PROSCIUGANDOMI” 130000 EURO DI CONTRIBUTI VOLONTARI !!! (RIPETO CENTOTRENTAMILA EURO !!!) PER ARRIVARE A CHE COSA ??? ALLA “SUPER APE SOCIALE” ??? CHE LEI DEFINISCE “UN BUON RISULTATO” .. MA PER CHÌ ??? OVVERO TU MI FAI PAGARE CENTINAIA E CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO E MI PROSPETTI A 63 ANNI, QUANDO MI AVRAI “DISSANGUATO” E MESSO SUL LASTRICO DI RESTITUIRMI COL CONTAGOCCE UN’ELEMOSINA .. CON L’UNICA CERTEZZA NEL FRATTEMPO DI AVERMI AVVICINATO SEMPRE DI PIÙ ALLA MORTE ?! SIGNOR DAMIANO CONVERRÀ CHE TUTTO CIÒ È VERGOGNOSO !!! È UNA “LADRERIA” INDECENTE E SCHIFOSA E HA A CHE FARE CON “L’ USURA, LO STROZZINAGGIO”.. DI CERTO NON È COSA DI UN PAESE CIVILE E DEMOCRATICO ! SIGNOR DAMIANO I DISOCCUPATI CHE HANNO GIÀ 41 ANNI DI CONTRIBUTI (.. E CHE DI CERTO IL LAVORO NON LO TROVERANNO MAI PIÙ..) DEVONO POTER ANDARE IN PENSIONE SENZA PENALIZZAZIONI O ALTRE “FURBERIE” ANCHE SE NON HANNO LAVORATO UN ANNO PRIMA DEL 19°ANNO DI ETÀ !!!!!!! QUANDO HO INIZIATO A LAVORARE NEI PRIMI ANNI 80 CI DICEVANO CHE I NOSTRI CONTRIBUTI SERVIVANO PER PAGARE LA PENSIONE AI NOSTRI ANZIANI .. ORA CI DICONO CHE DOBBIAMO PENSARE AI NOSTRI GIOVANI .. MA CERTO, DIMENTICAVO .. NON CI SONO SOLDI .. PER NOI ! ED ECCO QUINDI LE FAMOSE PAROLE : “SOSTENIBILITÀ”, “EQUITÀ”, ORA SI È AGGIUNTA ANCHE “NORMALITÀ” ! SIGNOR DAMIANO EQUITÀ E NORMALITÀ SE SI SALE IN CATTEDRA E SI DECIDE “LA SORTE” DI ALTRI, POSSONO ESISTERE SOLO CON “L’ ESEMPIO” ! CHE ESEMPIO DANNO I NOSTRI POLITICI E CHI CI GOVERNA CHE CON 60 ANNI DI ETÀ E 10 DI CONTRIBUTI POSSONO ANDARE TUTTORA IN PENSIONE E NOI DOPO 41 .. E DISOCCUPATI NO ? MI SFUGGE QUALCOSA! NON CI SONO TUTTORA FORSE I SOLDI PER LORO? ECCOME CHE CI SONO I SOLDI .. TANTISSIMI SOLDI, UNA MONTAGNA DI SOLDI E SUBITO. L’ESEMPIO SI DA SE TUTTI RINUNCIANO A QUALCOSA : “PER TORNARE A UNA NORMALITÀ”. ALTRIMENTI È TUTTO STRIDENTE, ALTRIMENTI È TUTTA “FUFFA” .. ALTRIMENTI È SEMPRE “CASTA” !!! ALLORA CARI POLITICI, EX SINDACALISI, “ALGIDI” PRESIDENTI CHE SIETE GIÀ IN PENSIONE DA TEMPO (E CHE PENSIONI .. !) CHI CON 10, CHI CON 20, CHI AL MASSIMO CON 40 ANNI DI LAVORO ! DATE L’ESEMPIO ! RINUNCIATE A QUALCOSA .. A QUALCHE “PRIVILEGIO” A QUALCHE “DIRITTO ACQUISITO” O QUANTOMENO LIBERATE CHI DOPO 41 ANNI, DISOCCUPATO, VIENE RIDOTTO IN MISERIA, COSTRETTO A OLTRANZA A PAGARE LE PENSIONI “DI ALTRI” ! UN SEGNALE PER LA SOSTENIBILITÀ, L’ EQUITÀ, LA NORMALITÀ ! CONVERRÀ SIGNOR DAMIANO !

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  10. Quello che più mi fa paura dopo 41 anni di lavoro tra l’altro un lavoro riconosciuto gravoso( guido i treni).. sentire parlare di una nuova riforma di pensione dove si parla di una pensione interamente contributiva sarebbe una riduzione del 30%..noi che siamo nel misto e ormai aspettiamo i 42 e dieci mesi oppure i 67 anni per andare in pensione e per non vederla ulteriormente ridotta dopo una vita di lavoro. Devono lasciare la volontà di scelta chi va via con 30 o 35 anni può scegliere anche tutto contributiva ma chi rimane con sacrificio non devono essere toccate le quote. Credo che anche se fanno opzione tutti comunque sarebbero pochi che lascerebbero il lavoro perché la pensione è una miseria

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    • Hai ragione Stefano …..se veramente modificheranno il calcolo in pienamente contributivo otterranno che la gente rimarrà a lavorare fino a 70 anni, i più furbi andranno in pensione con un assegno da fame e si cercheranno un lavoro in nero e i giovani resteranno al palo per mancanza di ricambio generazionale !!!! Siamo in mano a degli incompetenti !!!

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    • Il fatto che “guidare i treni” sia considerato gravoso e ad esempio il guidare i pullman non lo sia, dimostra la serietà con la quale vengono compilate (e approvate) certe tabelle.
      Il solito “assalto alla diligenza” da parte dei settori più forti e rappresentati sindacalmente a discapito dei settori più frammentari e quindi più deboli.
      Uno schifo all’italiana come al solito.

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  11. Buongiorno, vorrei dire solo questo per i nati del 1957 , ho lavorato più di 20 anni, ho 64 anni disoccupato ho fatto migliaia di domande ti dicono vai a prendere la pensione purtroppo devo aspettare fino a67 anni .questo non è normale questo governo deve affrontare la realtà della vita della gente non si può ignorare le persone direi che quella proposta di Tridico è la soluzione per tutti .

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    • Max …condivido !!!!! Al peggio non c’è mai fine !!!! Speriamo non tocchino la legge Fornero …Se passa opzione liberi tutti alla Fornero gli metteranno un’aureola in testa !!!

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  12. “Inoltre, non è stato accolto l’inserimento delle categorie che allargheranno l’Ape dei cosiddetti lavoratori precoci che potrebbero andare in pensione con 41 anni di contributi, purché abbiano svolto almeno un anno di quella attività prima dei 19 anni. La vecchia Ape sociale aveva questo parallelismo che ora viene negato.”
    PERCHE’……PERCHE’ …..che senso a quota 102 ( 64+38 ) per tutti , per le nuove categorie di precoci e gravosi 63+36 con penalizzazioni . Ma perché oltre oltre a toglierci ciò che è nostro dovete pure infierire e prenderci in giro sapendo di farlo .

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  13. A me mancano due anni ai 67. Vorrei andare con opzione donna ma non posso sostenere una trattenuta così grande che mi riduce la pensione a 950 euro dopo 37 anni di lavoro. Uno scandalo veramente. Sarei al limite proprio. Meno penalita’ almeno per le anziane.

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  14. Sono basito: Cesare Damiano, ex sindacalista, l’ennesimo che si è riconvertito alla politica, sostiene che si possa lavorare in fabbrica fino a oltre 60 anni……peccato che qualche anno fa’ sosteneva la tesi che non andavano toccati i 35 anni di contributi…..meditate gente…meditate quando andate a votare.

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  15. Ma cosa dire! ma che paese è ! ma noi italiani meritiamo davvero tutto ciò . Essere presi in giro in questo modo da una persona seria come Draghi . Qualcosa in tutto ciò non torna , sarebbe stato logico quota 102 per 2 anni , perché non farlo ?

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  16. che si dica che il ministro orlando ha fatto in alcuni casi un buon lavoro sembra la barzelletta della giornata; anzi meglio: ha fatto un buon lavoro, ma non per chi lavora e vorrebbe andare in pensione ad un’età decente; e poi magari ricalcolo tutto con il contributivo; non c’è limite alle porcate saluti ai gestori del sito

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  17. Davvero importante ripristinare opzione donna com’era in origine perché crea troppa sperequazione tra prima e dopo, e in realtà n on è una proroga, perché chi ha i requisiti di età adesso li aveva anche prima, magari mancava un annetto dicontributi. Quanti potranno essere i beneficiari?

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  18. Desidero precisare che un disoccupato ultrasessantenne di lungo corso non rientrerà fra i lavori gravosi
    ma sicuramente sarà in difficoltà economiche e sociali. Quindi ritengo giusto dargli una pensione a 63 anni anche con il minimo di 20 anni di contributi e senza paletti.
    Mi sembra inaccettabile che il regime misto sia basato sui seguenti paletti assurdi ” dal 1° gennaio del ’96 c’è il pro-rata contributo: vale a dire almeno 25 anni di contributi con quel regime, ai quali sommare da 17 a 1 i contributi maturati precedentemente al 1° gennaio 1996″. MA COLORO CHE FINO AL 31/12/95 HANNO MATURATO CIRCA 10 ANNI DI CONTRIBUTI E DAL 1° GENNAIO 96 HANNO SOLO 15 ANNI DI CONTRIBUTI, QUANDO DEVONO ANDARE IN PENSIONE ? E’ L’ENNESIMA FREGATURA ?
    ONOREVOLE DAMIANO VALUTI LA SUDDETTA SITUAZIONE E CI AIUTI : SENZA SOLDI NON SI VIVE.

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  19. Secondo il mio parere la proposta piú equa è fare mandare in pensione a 63 anni con Opzionepertutti già dal 1 gennaio 2022..
    La quota 102 non è una iniziativa adeguata, vero ….., è solo una presa in giro.
    Buona serata

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    • CONDIVIDO MA RITENGO CHE DEBBANO TOGLIERE IL PALETTO DI 25 ANNI DI CONTRIBUTI MATURATI DOPO IL 1° GENNAIO 1996. UN DISOCCUPATO DI LUNGO CORSO COME FA’ AD AVERE 25 ANNI DI CONTRIBUTI DOPO IL 1996.

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    • Assolutamente d’accordo!!!
      È l’unica alternativa per chi come me avendo buchi cintributivi e 62 anni non posso ptendere ne i vari ambi secchi ne le varie api (neppure le vrspe!!) ne l’usurante quindi niente, unica alternativa rimane la FOrnero, quindi ben venga l’opzione con il contributivo a scapito di una parziale decurtazione, DA SUBITO!!! Saluti

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  20. Il Signor Damiano fa parte dello stesso partito del ministro del lavoro, il ministro Orlando che era sicuramente d’accordo con il burocrate Draghi, visto che non ha mai fatto una riunione con i sindacati per discutere delle pensioni.
    Ora si sono inventati quota 102 per un anno.
    Chi deve prendere delle decisioni come me per il futuro, deve tirare una monetina e sperare di prendere quella giusta, visto che non si sa cosa succederà nel 2023
    Ma purtroppo quello che ti succede sul posto di lavoro ti obbliga a volte a prendere delle decisioni, in questo caso al buio. E’ corretto tutto questo ? Sig. Draghi quando ci farà il piacere di dirci cosa ci aspetta per il futuro ? Bisognerà aspettare a fine dicembre 2022 e magari trovare ancora una soluzione tampone ?

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  21. In tutti i paesi della UE il pensionamento di vecchiaia è fissato a 65 anni. I ” professori” affemano che la situazione economica dell’ Italia non permette l’ uscita dal lavoro a detta età anche con un numero consistente di anni di contributi ( da 30 in su ). Personalmente non credo che altri Paesi della UE se la passino meglio dell’ Italia e che sarebbe equo prevedere un uscita dal lavoro flessibile a partire dai 64 anni
    eventualmente con penalizzazioni minime o in ultima ipotesi aderire alla proposta di Tridico. Insomma dare la possibilità a chi ha una certa anzianità anagrafica e una contestuale discreta anzianità contributiva ( da 30 in su) di potere scegliere quando andare in pensione. Sulla disastrata situazione del Nostro Paese si abbia il coraggio di fare le riforme di cui si parla da troppi anni e non accanirsi sempre sulle classi sociali comuni.

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    • Bravo ben detto! Forse gli altri paesi UE vanno a 65 perché hanno meno baby pensioni o d’oro! Chi ci rimette in Italia sono sempre gli onesti

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  22. Sarebbe necessario tenere presente che le donne che hanno un sistema contributivo misto ( contributi versati in regime privato e statale) non possono accedere all’opzione donna. Questa è una regola che non viene mai discussa seppure iniqua .

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    • Perfettamente d’accordo.
      E’ quello che ho già fatto presente più volte, la regola non è iniqua è proprio assurda visto che si parla di contributivo.
      Inoltre se le motivazioni che stanno alla base di opzione donna sono quelle richiamate da Damiano non vedo per quale motivo non debbano valere per le donne che hanno versato contributi in più gestioni.

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  23. Diciamo la verità: l’opzione donna è stata finora un lusso scelto dalle donne che possono farsi mantenere dal marito o che proseguono a lavorare in nero. Tranquille, verrà nuovamente abbassata l’età per accedervi; sono interessate troppe mogli di appartenenti alla casta e poi questo governo non intende minimamente combattere il lavoro in nero e l’evasione fiscale. Tanto pagano i fessi come me del 1960 con 41/42 anni di contributi versati che saranno costretti a lavorare fino ai 67 anni e con pensioni che saranno dimezzate dal metodo contributivo rispetto a quelle dei fortunati che con meno contributi hanno usufruito di quota 99/100/102 ecc..
    Viva l’Italia!

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    • Guarda che con 43 anni di contributi puoi andare tranquillamente in pensione. Non occorre aspettare il 2027, se hai già 41/42 anni di contributi, nella peggiore delle ipotesi il 2023…
      Distinguiamo tra pensione anticipata contributiva e pensione di vecchiaia.

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  24. Ma è normale che una persona ritenuta estremamente seria da più parti come il nostro presidente Draghi che ci riempie ogni giorno la testa con “questo è il momento di dare e non di togliere” e poi ha il coraggio di varare la riforma delle Pensioni con una tale disponibilità di denaro e come la fa’… per un anno, ma perché tutti, giornali, sindacati e politici di qualsiasi partito ecco nessuno a dire senza voler offendere nessuno che una cosa del genere è una VERGOGNA TOTALE. E ripeto NESSUNO che lo faccia. A prescindere se sia una cosa fatta bene o male, se sia giusta o
    meno, dobbiamo lottare perché che sia questa o un’altra.DEVONO fare una legge DEFINITIVA, le persone, soprattutto quelle vicine alla Pensione devono sapere quale potrà essere il proprio futuro e soprattutto per i disoccupati se potranno usufruire di queste o altre opzioni per il futuro in modo certo, non si possono far soffrire così le persone, è Disumano e oltretutto rischiano di creare nuova povertà. Devono decidere in un modo o in un altro ma ripeto non per un anno ma definitivamente visti i denari disponibili in questo momento. Cosa ne pensate?

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    • Io penso che siccome in Italia ci sono tantissimi pensionati e tutti col RETRIBUTIVO o al peggio col MISTO o comunque con qualsivoglia tipo di PENSIONE, PENSIONE DOPPIA e TRIPLA, VITALIZIO, BONUS, AGEVOLAZIONI VARIE, SCIVOLI, ANNI REGALATI e ABBUONATI DI VARIO TIPO, REVERSIBILITA’, PREPENSIONAMENTI ecc… (ovviamente con contributi versati non corrispondenti a quanto percepito), non hanno nessun interesse a parlare di pensioni … se la godono e basta.
      Quando poi ne parlano è per dire che il sistema pensionistico è in deficit ed è necessario ridimensionare le pensioni aumentando l’età del pensionamento ed abbassando i coefficienti di ricalcolo, ovviamente per salvare le casse dello Stato e … le loro pensioni. Empatia zero.
      E poi si domandano perché I giovani lasciano l’Italia e perché i lavoratori non vanno più a votare. Grazie per lo spazio concesso.

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  25. A parte la delusione per quota 102, che lascia con un palmo di naso i nati dal 1959, e l’incertezza per una “ipotetica” riforma strutturale da intraprendere il prossimo anno, ciò che mi fa particolarmente male è leggere che chi, come me (del 1960), abbia avuto una vita lavorativa senza interruzioni (dal 1984) sempre con la stessa azienda (peraltro solo una PMI da 120 dipendenti) e quindi abbia pagato i suoi contributi sempre tutti fino all’ultimo centesimo, sia ritenuto un lavoratore talmente fortunato (come se il lavoro fosse piovuto dal cielo e non magari derivante da un’adeguata preparazione tecnico-culturale) da non essere meritevole di andare in pensione prima di quasi 68 anni (67 e 9 mesi secondo l’INPS e madame Fornero)

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  26. 40 anni di contributi sono più che sufficienti per andare in Pensione ,lasciamo che siano i giovani i veri protagonisti nel mondo del lavoro , dov’è il ricambio generazionale .

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  27. Era piu giusto per le donne e non penalizzarle sempre di piu uscita a 62 anni e per gli anni mancanti al massimale di contribuzione la penalizzazione di due o tre per cento sulla pensione!

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  28. #opzionedonnanonsitocca
    A nome di tutte le donne, delle rispettive famiglie, dei giovani, dei disoccupati e della società intera, si chiede a gran voce che Opzione donna venga rinnovata alle stesse condizioni degli anni precedenti. Nessuna modifica peggiorativa. 58 anni di età e 35 di contributi per le lavoratrici dipendenti. Lasciamo spazio ai giovani e a tutti quelli che un lavoro non ce l’hanno!

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