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Riforma Pensioni 2021: dopo la crisi di Governo cosa succede a quota 41

Quello che tutti temevano. Quello che tutti scongiuravano. Quello che molti non credevano possibile purtroppo si è avverato. Abbiamo la crisi di governo. Renzi infatti il 13 gennaio ha annunciato le dimissioni delle Ministre Teresa Bellanova, Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto. Italia Viva esce dalla maggioranza e si apre ufficialmente la crisi. Cosa succederà alla riforma delle pensioni? Che fine faranno quota 41, quota 100 e le altre misure?

Riforma Pensioni 2021 e crisi di governo, ultime notizie: e ora quota 41 che fine farà?

In piena crisi pandemica con oltre 80.000 decessi e 2.300.000 contagiati con le vaccinazioni che sono arrivate appena all’1% della popolazione italiana, con il piano vaccini che impegnerà praticamente tutto il 2021 e con una situazione economica che sicuramente è la peggiore dalla fine della Seconda Guerra Mondiale bisogna affrontare anche una crisi di governo. All’attualità tutti gli scenari adesso si aprono all’orizzonte politico. Quello che si spera è che la crisi possa essere risolta il prima possibile (come chiede anche il Presidente della Repubblica Mattarella) dando nuovamente l’incarico all’ex Presidente del Consiglio e attuare il Conte Ter. Se così non sarà bisognerà dare l’incarico ad un’altra personalità di spicco della politica italiana, dell’economia, o delle istituzioni. Il nome di Draghi è quello sulla bocca di tutti. Se anche questi tentativi andranno a vuoto non resterà quello che tutti escludono ma che è sempre possibile. Andare alle elezioni.

E’ ovvio che tutti gli scenari che si prospettano sono molto negativi per quanto riguarda il capitolo previdenziale e la nascita di una nuova legge pensionistica. L’unico modo, probabilmente, per cercare di salvare il salvabile sarebbe appunto avere un Conte Ter che in pochi giorni risolva la crisi mantenendo il più possibile i Ministri che già c’erano col precedente governo. Quindi sperare che la ministra Catalfo rimanga al ministero del lavoro. Con lei, infatti, ci erano già stati nei mesi scorsi alcuni incontri con i sindacati per mettere le basi per una nuova riforma pensionistica. Si era parlato di quota 102 (64 anni di età sommati a 38 di contributi), si erano affrontati i temi degli ultimi esodati, dei 41 anni di contributi dei lavoratori precoci, e si ipotizzava una sorta di quota 100 per le donne, denominata quota rosa. Si stava, in sostanza, molto faticosamente affrontando la salita per portava ad una nuova legge pensionistica. Se invece ci sarà un nuovo ministro bisognerà ricominciare tutto da capo. Se poi arriverà Draghi con il governo dei tecnici le tinte saranno ancora più fosche (vi ricorda qualcosa il governo Monti con la Prof.ssa Fornero?) Se poi, infine, andremo addirittura alle elezioni saremo allora alla frutta.

Probabilmente prima dell’autunno non avremmo un ministro nel pieno delle sue funzioni. Come avevo purtroppo precedentemente scritto in altri articoli i governanti saranno già con l’acqua alla gola. Incalzati dalla fine di quota 100 e con pochissimo tempo a disposizione per preparare una nuova riforma delle pensioni. Con pochissimi fondi in quanto assorbiti nella quasi totalità dalla crisi pandemica e con l’incombente e preponderante ritorno (in quanto mai abolita) della legge Fornero.

Riforma Pensioni ultime novità: cosa succiderà

Certamente l’anno 2021, quello che doveva essere della rinascita dopo il terribile 2020 non si apre in maniera positiva. La crisi pandemica è ancora lungi dall’essere risolta, ricordiamoci infatti che giornalmente si verificano circa 15.000 contagi e 500 decessi. L’economia sta subendo una crisi senza precedenti e come se non bastasse adesso abbiamo una crisi di governo ufficialmente aperta. Le uniche note positive vengono dallo spread che si mantiene intorno ai 120 punti base e la borsa che lentamente comincia a recuperare i livelli dei primi mesi del 2020.

Quello in cui si spera molto sono i denari che arriveranno nei prossimi anni dal Next Generation Eu. I famosi 209 miliardi di € ora diventati 222 miliardi di € necessari a far ripartire l’Italia con le grandi opere pubbliche, con gli investimenti nel green, e attuando finalmente le riforme del Fisco, della Giustizia, della P.A., che si potranno compiere solamente se le forze politiche accantoneranno interessi partitici e se di lavorerà tutti insieme per il benessere dei cittadini.

Mauro Marino

Ha iniziato giovanissimo a lavorare in ambito pubblicitario presso il quotidiano il Piccolo di Trieste. Successivamente ha ricoperto il ruolo di Funzionario Tributario occupandosi prevalentemente di contrattualistica. Andato in pensione ha approfondito le tematiche economico previdenziali di cui si occupaattivamente sia nel suo blog mauromarinoeconomiaepensioni.com sia collaborando con numerose testate on line.

Questo articolo ha un commento

  1. Don62

    C’è da sperare in un Conte ter con la Catalfo ministra del lavoro, per dare continuità al lavoro fin qui svolto, altrimenti, veramente, non si sa cosa succederà….
    Non se ne può più!!!!

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