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Riforma pensioni 2019, ultim’ora Durigon su quota 100 e 41, esodati e donne in pressing

Le ultimissime novità al 15 gennaio 2019 sulle pensioniarrivano direttamente dal sottosegretario al Ministero del Lavoro Durigon che ieri sera ospite su Quarta Repubblica ha confermato le intenzioni del Governo sul fronte previdenziale. L’onorevole ha citato sia quota 100, quanto la quota 41, confrontandosi con un precoce presente in studio che lamentava con forza di avere più dei 38 anni di contributi necessari per l’uscita anticipata, ma di essere fuori dalla misura in quanto, paradossalmente, troppo giovane.

In studio anche l’Alessandrucci, presidente Colap, che si é detta pro precoci, a questi lavoratori , ha detto, bisogna fare delle scuse: “ gli abbiamo già tolto il diritto allo studio, l’adolescenza, e adesso anche il diritto alla pensione”. Ecco le parole di Durigon e le continue richieste di quanti temono, donne ed esodati, di essere nuovamente beffati da una riforma pensioni che tarda, il decreto é previsto per giovedì, ad arrivare.

Pensioni 2019, ora quota 100, ma arriveremo a quota 41

Durigon ha ribadito in buona sostanza quanto detto da Di Maio nei giorni scorsi, il vicepremier a Porto Torres aveva infatti detto ai precoci delusi: “siamo partiti dalla quota 100, ma abbiamo promesso quota 41, abbiamo 5 anni davanti, la faremo”. Il sottosegretario al lavoro ha detto: “”Abbiamo promesso quota 100 e arriveremo a quota 41”.

Ma i precoci non ci stanno, basta promesse, servivano fatti. Inoltre non solo la quota 41 non vi sarà nella legge di bilancio 2019, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, ma la quota 100 é piena di paletti. Una misura questa, dicono i precoci, che nulla a che vedere con la somma tra età anagrafica e contributiva a cui il nome aveva fatto pensare. Occorrono 38 anni di contributi e 62 d’età, vi é il divieto di cumulo tra redditi da pensione e lavoro oltre i 5000 euro. Tagli sull’assegno che possono arrivare anche al 30%, e Tfs rimandato a data da destinarsi. Insomma tutti paletti che dicono i lavoratori, anche per chi avesse i requisiti, disincentivano e di molto l’utilizzo della misura e tagliano fuori tutti coloro che seppur giovani hanno alle spalle ben 41 anni di contributi versati all’Inps. Non avrebbe avuto più senso, dicono all’unisono, fare prima la quota 41 e poi la quota 100, o piuttosto permettere almeno ai precoci di uscire con 59 anni d’età e 41, che fa pur sempre 100? Tra i grandi delusi anche gli esodati e le donne, l’incertezza dilaga sovrana, e le categorie maggiormente disagiate, che poco o nulla se ne farebbero del solo varo di quota 100, continuano il pressing sul Governo, giacché la bozza continua a cambiare e nulla é ancora stato reso noto ufficialmente.

Pensioni, esodati e donne in pressing: se non ora quando?

Gli esodati continuano a scrivere incessantemente sotto i post di Durigon o in privato agli esponenti del Governo chiedendo che venga sanata un’ingiustizia che dura ormai da 7 anni, ancora 6.000 le famiglie senza reddito e pensione, molte ridotte sul lastrico, che chiedono disperatamente di porre fine a questo calvario previdenziale. Non esiste nessuna misura alternativa, occorre necessariamente tutelare quanti sono rimasti fuori dalle 8 salvaguardie precedenti, serve la nona e definitiva salvaguardia.

Le donne in pressing chiedono, visto il balletto di informazioni che si susseguono giornalmente, che vengano chiariti i requisiti, saranno ricomprese nella proroga le donne nate nel 1960 oppure no? Ai requisiti, da maturare entro il 31/12/2018, andranno aggiunti o meno i 5 mesi dell’aspettativa di vita, dato l’incremento dal 2019? Troppi ancora i dubbi da sanare, ragione per cui si attende più che mai il decreto che dovrebbe, il condizionale, visto i ripetuti rinvii, resta d’obbligo, essere varato tra giovedì e venerdì. Solo allora per esodati, donne, e quanti ambiscono alla quota 100 si capirà effettivamente cosa sarà cambiato sul fronte previdenziale con il Governo del cambiamento.

Erica Venditti

Mi chiamo Erica Venditti, classe 1981. Da aprile 2015 sono giornalista pubblicista Scopri di più

Questo articolo ha 8 commenti

  1. Giuseppe C.

    Cari amici, sapevate che Mercoledì prossimo, 10 ottobre, la Corte Costituzionale si esprimerà sulla causa promossa dal tribunale di Perugia con ordinanza del 25 aprile 2017 sulla questione della legittimità costituzionale dell’art. 26, c. 19 della legge 448/98, relativa all’accordo collettivo nazionale quadro firmato dai sindacati confederali del 29 luglio 1999 e del conseguente art. 1, c. 3 del DPCM 20 dicembre 1999 che giustifica tale trattenuta a titolo di rivalsa, evidente discriminazione rispetto a quanto prescrive l’art. 2120 del Codice civile per il settore privato?
    INOLTRE:
    Fino a sei anni per incassare la liquidazione sembrerebbero davvero troppi: la seconda Sezione Lavoro del Tribunale di Roma ha sospeso il giudizio e trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale per un ricorso sollevato contro l’Inps in merito al caso dei ritardi esagerati con i quali lo Stato paga la liquidazione agli statali. Nel dispositivo della sentenza, con la quale il Tribunale ha sollevato la questione di legittimità davanti alla Consulta, si legge che una corresponsione dilazionata e rateale del trattamento di fine rapporto nell’ambito del pubblico impiego contrattualizzato non può che essere disposta in via congiunturale e programmatica e comunque temporanea, facendo specifico riferimento alla gravità della situazione economica in un certo periodo di crisi, MA NON IN VIA GENERALE, DEFINITIVA E PERMANENTE, COME INVECE STA ACCADENDO DA MOLTI ANNI NELLA REALTA’.
    QUINDI INCROCIAMO LE DITA E SPERIAMO CHE LA CONSULTA CI RESTITUISCA IL NOSTRO DIRITTO AD AVERE LA LIQUIDAZIONE SUBITO AL PENSIONAMENTO, E NON DOPO ANNI DI ATTESA!

    1. Giuseppe C.

      Questo rimane valido:
      Fino a sei anni per incassare la liquidazione sembrerebbero davvero troppi: la seconda Sezione Lavoro del Tribunale di Roma ha sospeso il giudizio e trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale per un ricorso sollevato contro l’Inps in merito al caso dei ritardi esagerati con i quali lo Stato paga la liquidazione agli statali. Nel dispositivo della sentenza, con la quale il Tribunale ha sollevato la questione di legittimità davanti alla Consulta, si legge che una corresponsione dilazionata e rateale del trattamento di fine rapporto nell’ambito del pubblico impiego contrattualizzato non può che essere disposta in via congiunturale e programmatica e comunque temporanea, facendo specifico riferimento alla gravità della situazione economica in un certo periodo di crisi, MA NON IN VIA GENERALE, DEFINITIVA E PERMANENTE, COME INVECE STA ACCADENDO DA MOLTI ANNI NELLA REALTA’.
      QUINDI INCROCIAMO LE DITA E SPERIAMO CHE LA CONSULTA CI RESTITUISCA IL NOSTRO DIRITTO AD AVERE LA LIQUIDAZIONE SUBITO AL PENSIONAMENTO, E NON DOPO ANNI DI ATTESA!

  2. Alessandro

    Con tanta amarezza dico alle persone che ho votato ms5 avete di nuovo tradito gli italiani con tutte le cazzate che vi siete inventati sulle pensioni vergognatevi .abbiamo di nuovo due partiti finanziati dagli italiani aumentando debito pubblico che non fanno altro se non peggio di quelli che cerano prima se continueranno con questa politica ignobile l’Italia affondera nel baratro più profondo senza più riuscire.invece di fare reddito di cittadinanza potevano mandare gli anziani in pensione facendo così lavorare i giovani ,diminuire la tassazione per i dipendenti sarebbe stato ancora un modo per far girare piu soldi e invece hanno fatto tutto il contrario facendo solo incazzare la gente spero che tutti gli italiani scendano in piazza contro questi nuovi cantastorie politicanti che nulla hanno con la vera politica siamo stati italiani ora non piu non è più Italia mi vergogno di vivere in uno stato come questo spero poter andare via presto

  3. damiano

    Togliete dall’Ape Social la fatidica clausola dei 18 mesi di lavoro negli ultimi 3 anni per i disoccupati rinvenienti da contratto a termine.

  4. Walter

    Io posso capire che non è facile accontentare tutti ma cavolo come si fa a privilegiare chi ha 38 anni di contributi e chi ne ha 41 nessuno lo considera .. le pensioni vengono pagate con i contributi che uno ha versato non con età .. almeno fate quota 100 per i precoci 59 età 41 contributi.. sarebbe il minimo

  5. Francesco

    Siete pronti ad assistere all’ennesima buffonata di questa specie di governo fatta da gente incapace e che giovedì farà l’ennesima figura da niente? Ok… Giovedì sarete serviti…..

  6. Enzo

    Stranamente ci si avvicina alle elezioni Europee e come di incanto vogliono farci credere che la priorità sarà quota 41 più o meno come a gennaio febbraio 2018 prima delle elezioni senza ricordare che quota 100 forse passerà a giorni poi dovrà uscire in gazzetta poi si dovrà fare la domanda e poi arriveranno i soldi se va bene dopo le ferie purtroppo è quasi passato un anno dalle elezioni e vedo solo tanta propaganda e poco arrosto buona serata a tutti.

  7. Franco Giuseppe

    Nonostante le precise e dirette domande, il Durigon non ha spiegato nulla. Non ha spiegato perchè un lavoratore con 61-42 (103) è considerato meno meritevole di chi ha 62-38 (100). Un’ingiustizia grave e palese. Non ha spiegato perchè non si riesce a chiudere la questione dei 6000 esodati. Non ha spiegato perchè si sposta la data dell’OD. La verità la sappiamo tutti !!!! Hanno promesso oro e restituiscono bronzo. Conta di più soddisfare la massa di voti che riceveranno, rispetto a norme di giustizia ed equità. La decenza in questo paese è morta e sepolta da un pezzo e non sarà un M5s qualunque a ripristinarla. Di Maio spera che la legislatura vada avanti pur rinnegando gli ideali della nascita, basta che porti a casa ancora 4 anni di stipendi. Altrimenti gli tocca tornare a vendere bibite allo stadio. Vergogna .

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