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Riforma pensioni 2018/19 news, Gronchi: conta l’anno di nascita e non i contributi versati

Le ultime novità sulla riforma pensioni 2018 arrivano da un’intervista rilasciata da Sandro Gronchi, uno dei massimi esperti italiani di previdenza, che sostiene che le regole di accesso alla pensione dovrebbero essere basate sull’età e non sull’anzianità contributiva del lavoratore. Siamo certi che queste affermazioni potrebbero alimentare un certo dissenso specie tra i precoci che da tempo puntano alla quota 41, continuando a ribadire che essendo andati a lavorare giovani meritano la quiescenza indipendentemente dall’età. Per l’Economista a La Sapienza, intervistato da Il Sole 24 Ore, è proprio il contrario conta la coorte di nascita e su questo dovrebbe basarsi il sistema previdenziale per funzionare bene. I dettagli dalle sue parole

Riforma pensioni 2018, Gronchi contro pensione di anzianità

La riforma Fornero- dice l’esperto intervistato sul nostro sistema previdenziale e sulle possibili modifiche da apportare allo stesso- ha preservato la pensione d’anzianità sotto il nome di “pensione anticipata”, ma spiega, tra le righe, il meccanismo è fallace e le persone rischiano di uscire troppo presto. Ad esempio spiega “le donne possono attualmente accedervi dopo aver contribuito per 42 anni e 3 mesi e gli uomini per 43 anni e 3 mesi.

Tenuto conto dell’obbligo scolastico (15 anni) in Italia si può quindi andare in pensione fin dall’età di 57/58 anni, che non trova riscontro in altri paesi europei”. Il riferimento è chiaramente ai lavoratori precoci. Gli stessi che continuano a richiedere al governo che verrà la quota 41 per tutti slegata dall’età o la quota 100 come somma tra età anagrafica e contributiva senza paletti anagrafici. Gronchi si dice contrario a tale meccanismo e spiega le ragioni: “ L’obsolescenza di coefficienti così “giovanili” compromette l’equilibrio finanziario del sistema, oltre a procurare iniqui vantaggi a chi ha beneficiato di carriere lavorative non interrotte da periodi di lavoro nero e disoccupazione”.

Pensioni 2018/19, Gronchi, la soluzione? Andare in pensione con coefficienti in base alla propria coorte

Il Giornalista chieste: “Torniamo al nodo della longevità crescente, i coefficienti di trasformazione sono ormai aggiornati ogni 2 anni, anziché ogni 10 come fu stabilito nel 1995. Eppure lei sostiene che non va bene. Perché?

Ecco cosa risponde Gronchi che è stato consulente di molti governi, compreso il governo Dini nel 1995: “La longevità aumenta con l’anno di nascita, e così anche la durata della pensione che è “riflessa” nei coefficienti di trasformazione. Ecco perché ciascuna coorte deve avere i suoi. In altre parole, ogni anno occorre assegnare i nuovi coefficienti alla coorte in procinto di raggiungere l’età minima. L’assegnazione deve essere a titolo definitivo, cioè gli aggiornamenti posteriori devono riguardare le sole coorti successive. Proprio questo accade in Svezia dove nel 2017 si sono assegnati i coefficienti alla coorte nata nel 1955 che compie l’età minima di 63 anni nel 2018”. Voi cosa ne pensate di tale proposta?

Erica Venditti

Mi chiamo Erica Venditti, classe 1981. Da aprile 2015 sono giornalista pubblicista Scopri di più

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