Così Nannicini stamane su Twitter :” Ieri notte approvato decreto #Rdc #pensioni in commissione. Con #quota100 tante risorse (a debito) per i soliti noti del welfare italiano. Respinti emendamenti Pd pro “invisibili” (disoccupati, donne, giovani, disabili, minori, gravosi). Ci vediamo lunedì in aula #ladridifuturo “. Non ci va certo giù leggero il senatore Tommaso Nannicini nel suo post, nel quale si legge sconforto, amarezza e delusione nei confronti di un Governo che pur definendosi ‘del cambiamento’ pare abbia dimenticato i più deboli, i più bisognosi. Di parere analogo come vi abbiamo riportato stamattina Cesare Damiano, dirigente del Partito Democratico, nella sua ultima nota stampa.
Abbiamo raccolto qualche testimonianza apparsa sui social o negli ultimi discorsi pubblici di esperti previdenziali ed amministratori dei canali di pensione che ribadiscono le grosse mancanze nel Dl 4/2019. Affinché tali nel tempo vengano sanate non resta che confidare nell’incontro con i sindacati che si terrà il 25 febbraio prossimo, Quota 100 dicono Cigl, Cisl e Uil può essere un punto di partenza, ma tanto va ancora fatto per includere gli ‘invisibili’. Ecco a chi si riferiscono:
Pensioni, nessun emendamento accolto al Senato
Così Mauro D’Achille, amministratore del gruppo ‘Lavoro e pensioni: problemi e soluzioni’ : “Sono terminati stanotte i lavori in commissione lavoro del Senato. Nessuno degli emendamenti presentati è stato accolto, NESSUNO!Legittimo chiedersi a cosa servano oramai le commissioni e addirittura il Parlamento. Parlamento che da lunedì vedrà iniziare la discussione, inutile, sul decretone. Tra i vari interventi, attesa per quello del senatore Nannicini: ci aspettiamo un approfondito resoconto sul dietro le quinte, oltre alle criticità di cosa ci sia nel decretone e soprattutto di cosa NON ci sia!”
Poi prosegue: “Nello specifico non c’è nulla per le donne non dipendenti pubbliche, nulla per gli esodati, nulla per chi ha avuto lavori stagionali e/o discontinui, nulla per i disoccupati, per i mobilitati, nulla per gli invalidi e i disabili! Soltanto un premio per il bacino elettorale dei dipendenti pubblici e degli impiegati in luoghi di lavoro che non hanno mai conosciuto crisi occupazionali “. Anche Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito la necessità di confrontarsi con Governo per discutere e ripartire dalle basi del Dl 4/2019, quota 100 non può bastare, occorre un confronto serio con le parti sociali.
Pensioni anticipate 2019, sindacati: Quota 100 non basta
Cgil, Cisl e Uil convocati dal Governo, al Ministero del Lavoro, sul tema della previdenza auspicano che il confronto di lunedì 25/2 ponga davvero le basi di partenza per una trattativa solida con l’esecutivo su temi che rappresentano il futuro del Paese e delle persone che rappresentano.
All’unanimità i sindacati ribadiscono che Quota 100 può certamente essere nel prossimo triennio un’opportunità per i lavoratori e le lavoratrici che ne potranno usufruire, ma così come modulata lascia fuori migliaia e migliaia di uomini, ma soprattutto di donne che avendo carriere discontinue difficilmente riusciranno ad arrivare a 62 anni e 38 di contributi. Sull’importanza di tutelare le donne, giacché queste risultano essere in credito, emerge chiaro il parere di Maria Luisa Gnecchi , membro del Centro Studi Previdenza di Lavoro & Welfare, capogruppo Pd alla Commissione lavoro della Camera, che all’evento di Piazza Grande Lavoro: “Lavoro, pensioni, futuro” si é così espressa.
Pensioni donne, Gnecchi: con Quota 100 donne restano in credito
Così la Gnecchi: “Le donne sono in credito sia per quanto riguarda le pensioni che il lavoro. Dall’insediamento di questo Governo abbiamo visto che le donne continueranno a rimanere in credito, tanto che Quota 100 non è lo smantellamento della “manovra” Fornero, non è il ritorno alla valorizzazione dei lavori di cura, dei lavori della donne, delle condizioni nelle quali le donne sono fortemente impegnate, anzi, ci fanno rimpiangere il lavoro fatto con l’Ape sociale”.
Poi ha aggiunto l’esponente dem puntando sull’importanza della valorizzazione del lavoro di cura: “Dovremmo fare in modo che si riparta dai lavori e che vengano riconosciuti tutti i lavori: i lavori retribuiti ed i lavori non retribuiti, ci sono tanti lavori che non vengono assolutamente riconosciuti”. Poi conclude: “Siamo convinti che le pari opportunità debbano partire dalla culla e non dall’età della pensione di vecchiaia e quando ci sarà realmente una pari responsabilità tra uomini e donne potrà esserci anche una parità in termini di età o di non riconoscimento dei lavori di cura ed andare tutti in pensione alla stessa età”. Orietta Armiliato nel dare sulla pagina del Comitato Opzione donna social, di cui é fondatrice, la notizia del prossimo incontro tra Governo e sindacati, si dice soddisfatta: “Mi piace pensare che il mio post pubblicato sul tema proprio questo pomeriggio, sia stato di buon auspicio”. Vediamo per concludere quanto il post affermava al riguardo.
Pensioni 2019, quota 100 e opzione donna: non bastano
Così Armiliato: “Vogliamo insieme alla OO.SS. ed alla politica, insomma, a chiunque abbia , chiaro come lo abbiamo noi che siamo le dirette interessate, ripartire da un concetto semplice ovvero che #ledonnesonoincredito e trovare il modo, per esempio, via riconoscimento del lavoro di cura/domestico, insomma quello svolto dentro casa di affrancare le donne dal giogo imposto da queste leggi/norme/provvedimenti che non tengono minimamente conto delle reali problematiche che coinvolgono tutte le donne #perledonnedioggiedidomani”.
A vostro avviso servirà questo incontro tra Governo e parti sociali o temete che sarà una convocazione solo di facciata?
Nessun astio nei suoi confronti. Il sud e le mancanze del sud le conosco benissimo essendo del sud anch io. Sono una penalizzata precoce e quindi sono anch io affranta per la mancata realizzazione dei 41 anni per tutti o almeno per chi come me ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni. Anzi ne avevo 15. Le analisi di chi va in pensione con quota 100 riguarda al nord molto di più gli uomini, ho letto. Peró se si parla della pubblica amministrazione sono tantissime le donne che vi aderiscono specie al sud e penso al personale della scuola, della sanità e via discorrendo. Non mi sento, pure se penalizzata, di infangare l operato di questo governo anche se ha solo creato solo un’opzione in più e cioè la quota 100, ha prorogato l opzione donna e dato speranza a diverse donne ed ha abrogato l aspettativa di vita. D ‘accordo, in realtà sarebbero solo 2 mesi ma fino al 2026 e sembra un tempo tanto lontano quasi fosse per sempre. Non credo che i governi di sinistra avrebbero avuto questo coraggio. Purtroppo la realtà è sotto gli occhi di tutti. Salvini stravince. E la sinistra dovrebbe chiedersi perchè. Non aggiungo altro. Spero solo che questo anno passi in fretta per poter andare in pensione dopo 42 ed 1 mese e con 4 anni di lavoro prima dei 19 anni. Tanta tanta fatica. Tanto rammarico. Tanta delusione. In realtà penso solo che per il bene delle persone, degli italiani, si dovrebbe di più ascoltare il popolo e non pensare solo all’economia. Se chi gestisce la ricchezza pensa meno al profitto e più a ridistruibuire una parte del profitto si sarebbe ad un buon punto. Ma questa è solo utopia.
Dati impietosi giungono dal sito “Itinerari Previdenziali” e riportati dal Corriere della sera. Le domande giunte ad oggi sono circa 60.000 e cosa scioccante circa la metà giungono dal solo sud-italia mentre l’altra metà dal Nord e dal Centro Italia. Sembrerà strano ma i lavoratori del nord ai quali Salvini garantiva la pensione non andranno via prima temendo una pensione troppo tagliata. Al contrario al sud, certi di nessun controllo continueranno a lavorare in nero e passando la ditta a prestanome. Circa il 40% delle domande provengono dal settore pubblico e anche qui la cosa è strana visto che i DP sono solo 3 milioni rispetto ai privati che sono 14 milioni. Di questo passo sarà uno spargimento di sangue e soldi da parte dello Stato e dell’INPS. Al nord sono gli stessi imprenditori che invitano dipendenti anziani ad andarsene e sicuramente non integreranno con forze giovani e addio ricambio generazionale, al sud invece sembra che lo Stato dovrà sborsare per integrare invece pensioni che non raggiungono il minimo. Bisognerebbe invitare Salvini e Di Maio a leggere questi studi e correre al riparo. Oggi hanno mandato in pensione chi ha solo 38 anni di contributi mentre chi ne ha già 41-42 deve rimanere al lavoro. Se i conti come probabile saltano i primi non correranno più rischi mentre i secondi rischiano una nuova Fornero e dovranno aspettare magari i 45-48 di contributi. Bella riforma hanno fatto i nuovi fenomeni.
Magari Franco Giuseppe invece di sciorinare dati cosí dettagliati che da chissà quali parti vengono presi analizzi meglio le cose. Perchè al sud più domande. Io non lo so ma conosco il sud…puó esser che molte domande siano state fatte dalle donne che nella fascia di età di 60 anni ed oltre si sobbarcano il WELFARE che lo stato non dà al sud…mancano asili, residenze sanitarie e quindi da nonne seguono i nipoti, da figlie i genitori anziani magari disabili e andare in pensione significa diminuire la fatica di questo doppio lavoro che è sulle spalle delle donne e non le sue Franco Giuseppe.
Sempre a guardare il marcio del sud, il lavoro nero…ricordiamoci che un vigile in mutande timbrava il cartellino nel profondo nord GENOVA!
Quindi caro Franco Giuseppe si astenga da queste analisi spicciole, io ho il sospetto che dietro queste lagnanze si nascondano personaggi che seminano gramigna per non far continuare questo governo verso la quota 41 per tutti. Ricordiamoci che la legge fornero è stata varata con l avallo di tutti i partiti e sindacati senza neanche un accenno di protesta. Quindi di cosa stiamo parlando ancora?
Gentile Annamaria, sono stato molto preciso e dettagliato. Magari, oltre questo sito che ci ospita per i nostri commenti e di cui sono grato, sarebbe utile allargare le proprie curiosità e andare a leggere l’articolo del CdS o entrare direttamente nel sito ” Itinerari previdenziali”. Quello che ho riportato è esattamente la fotografia dell’articolo in questione. Lei parla di donne e l’articolo rileva invece una bassissima richiesta femminile proprio perchè per quello che Lei sostiene riguardo la cura familiare le donne hanno una contribuzione alterna e spesso insufficiente per la quota 100. In pratica sono le più discriminate da questa legge. Per il resto del suo discorso, rilevo quasi un astio nei miei confronti al limite dell’offesa. Le comunico che sono calabrese del profondo sud silano, non faccio analisi spicciole senza essere informato, non semino gramigne e comunque SI, ho una lagnanza da fare e mi ascolti bene: Ho 41,6 anni di contributi, ho iniziato a 17 anni a lavorare e non posso andare in pensione perchè sono ancora giovane. In compenso i miei contributi pagheranno la pensione a quelli che ci andranno con soli 38 anni. E’ contenta della risposta?