Si parla ancora di Pensioni, e oggi 9 maggio 2019 vogliamo focalizzare l’attenzione sulla proroga all’Opzione Donna, riportando un interessante post scritto poche ore fa sulla pagina facebook “Movimento Opzione Donna” in vista delle imminenti elezioni Europee, in cui viene sviscerata la condizione della Donna in Politica e nel mondo del lavoro. Poi di seguito ecco la riflessione della sua amministratrice Lucia Rispoli.
Ultime notizie Proroga Opzione Donna 2019, la lettera del Movimento Opzione Donna
“Care Amiche, è sconfortante prendere atto che queste Elezioni europee, ormai imminenti, si annunciano un’occasione mancata. Un’occasione in cui potevano essere coinvolte pienamente LE DONNE, e cioè la fetta maggiore dell’elettorato. Sarebbe bastato un PROGRAMMA VERO ED IMPEGNATIVO con al centro LE DONNE, ma nessuno dei partiti ha colto questo bisogno ed ha ritenuto necessario fare questo passo.
Ricercando tra gli orientamenti/progetti dei partiti, balza agli occhi quanto poco si accenni, o lo si fa solo sommariamente, ai temi ed alle problematiche femminili e, tantomeno, alla loro concreta ed impegnativa risoluzione. L’European Women Alliance – Manifesto delle Donne per le elezioni europee 2019 – per un’#AltraEuropa, ideato per l’occasione dall’omonimo network, in sostanza, si limita ad un’operazione di facciata, invitando i partiti “affinché si impegnino a garantire la rappresentanza paritaria e la candidatura di donne alle cariche esecutive dell’Unione”. Molti sono i partiti che hanno aderito al Manifesto nell’intento forse di risolvere in questo modo l’assenza sostanziale delle Donne dai loro progetti/programmi, laddove già redatti e pubblicizzati. Interpellate circa il detto Manifesto – La forza delle donne per la leadership europea, tra le parlamentari italiane candidate per l’Europa c’è chi si dice convinta che “nonostante molte cose siano state fatte, molte altre siano ancora da fare, e che «se cambiare si può, tentare si deve»”.
PER NOI NON E’ QUESTO IL PUNTO. Questa è una visione superata: Noi siamo convinte invece che la strada non è più quella di “tentare”, ma che “CAMBIARE SI DEVE”, e certo non limitandosi a sottoscrivere un atto senza alcun impegno concreto nel merito dei suoi punti, e che, soprattutto, non lascia “traccia” di se’ nei programmi dei partiti. Insomma, non basta e non basterà per il futuro una dichiarazione di intenti con la regia delle solite note. Ciò che è necessario, non solo è operare un deciso cambiamento, un cambio di rotta che sia prima di tutto culturale, che parta dalla politica e dalle amministrazioni delle nostre Istituzioni, ma soprattutto occorre definire la sostanza di tale cambiamento, dettare le linee, ed indicarne le modalità di attuazione in maniera impegnativa. Insomma: AGIRE. Gli ennesimi annunci non possono certo convincere le Donne. Una giusta domanda che è stata posta è : “il manifesto rivendica, tra le altre cose, la promozione di un pieno sviluppo delle donne nella vita pubblica e privata. È ancora necessario mettere nero su bianco concetti che dovrebbero invece essere assodati?” Questa la risposta: “Sì perché anche se l’emancipazione in Europa è, se pur in modo disomogeneo tra Paesi del Nord e del Sud, molto più avanzata rispetto a qualunque altro Continente, non si deve dimenticare come la strada sia ancora lunga e in salita. La necessità assoluta è quindi di non fermarsi”. Ma chi non deve fermarsi e rispetto a che cosa? Solo le Donne costrette a protestare per i bisogni negati, i diritti calpestati? Dagli anni settanta, finora nessuno ha fatto qualcosa di veramente memorabile ed efficace per avviare la risoluzione del gender gap in Italia. Una mancanza colpevole che ha permesso finanche di usare le Donne come salvadanaio per far quadrare i conti nazionali, con l’iniqua Legge Fornero, rispetto alla quale, giusto per citare un caso che ci riguarda, le Donne hanno dovuto pregare in ginocchio questo governo per avere un’alternativa e veder approvata almeno l’Opzione Donna, e solo per un tempo limitato”.
Pensioni Opzione Donna 2019, ultime su proroga
Il post continua poi entrando nel merito del tema pensionistico: “Il tema delle pensioni, di vitale importanza nel nostro Paese, non può essere abbandonato o liquidato per la miopia adottata dall’Europa nei nostri confronti, e delle donne in particolare. Quest’ unica possibilità concessa alle Donne con Opzione Donna solo grazie ad una battaglia senza quartiere portata avanti per tre anni nelle piazze e sui social e che ha visto per lo più parlamentari donne “remare contro” , deve segnare un inizio e non una fine. L’inizio di un vero ascolto da parte dell’Europa, il rinnovo di un impegno già assunto dall’Italia.
Tornando ad un altro quesito posto ad una candidata che ha aderito al Manifesto europeo per le donne in merito al perché l’Italia fosse ancora così indietro in quanto alla rappresentanza femminile in politica, la risposta è stata: “perché è ancora in voga un welfare che ci vede prima come mogli e madri e che, solo se avanza tempo, contempla la possibilità di farci fare anche altro. La politica al pari di tanti altri mestieri è molto esigente quindi ci sono poche donne ai vertici esattamente come scarseggiano direttrici di giornali, rettori universitari o CEO…”. Ebbene, non basta prendere atto per l’ennesima volta di un welfare, “ancora di moda”, che penalizza le Donne, BISOGNA CAMBIARE IL WELFARE! La Politica “molto esigente” che esclude le Donne, al pari degli altri “mestieri”, NON è vera Politica, si riduce solo ad essere “lo specchio” della realtà, replicandola senza innovarla. LA POLITICA DELLE DONNE E PER LE DONNE ESIGE AZIONI AUTENTICHE DI RINNOVAMENTO”.
Pensioni Opzione donna, nuova richiesta di Proroga da Lucia Rispoli
A commento del post scritto sul gruppo facebook del “Movimento Opzione Donna” sono arrivate prontamente la parole dell’Amministratrice Lucia Rispoli che vi riportiamo qui di seguito: ” In tema di sistema previdenziale, ritengo sostanziale che i programmi elettorali per l’Europa confermino la centralità del tema della qualità di vita delle donne, ancora oggi drammaticamente devastate da una disparità di genere che esprime solo “gap”, accompagnata da un vento di barbara violenza contro le donne. Manca cultura, manca attenzione, manca sostegno, manca un vera campagna di educazione a carico dello Stato. In materia previdenziale, la mancanza di cultura ed attenzione verso le donne rendono, in questo paese, drammatico il gap lavorativo e previdenziale. La riforma Fornero ha fatto il resto: tana liberi tutti, il conto pagato dalle donne! Allora, in attesa di una vera politica che ponga al centro le donne, è necessario che almeno le piccole conquiste concesse alle donne siano mantenute in essere.
In uno scenario dove non c’era nulla fino a gennaio 2019, oltre l’uscita dal lavoro con i drammatici requisiti imposti dalla legge Fornero, ora c’è Quota 100 e Opzione Donna. Per le donne che lavorano e riescono a mantenere i ritmi di vita tra doppio e triplo lavoro fino a 63 anni certamente Quota 100 è una opportunità di uscita migliore rispetto ad Opzione Donna. Per tutte le altre che hanno terminato la loro corsa lavorativa a 35 anni, oppure sono esauste oppure con riescono più a fare le equilibriste tra lavoro e famiglia, condannate ad un destino di cura, il sistema previdenziale attuale non offre altro nell’immediato che chiedere un’ulteriore proroga di Opzione Donna al 2019. È certamente , ma è una scelta che apre la porta alla libertà. Viva le donne. Se avevo ragione, bisognava sognare, ora dobbiamo continuare a sognare per non perdere terreno. Proroga Opzione Donna al 2019 … per ora!”.
Buongiorno
Ho 60 anni compiuti a maggio 2019 e 33 anni e 7 mesi di contributi al 31 dicembre 2018. Posso uscire dal mondo del lavoro con OPZIONE DONNA a dicembre 2019 considerando che se il datore di lavoro continua a fare versamenti di contributi fino a questa data mi mancherebbero soltanto 3 mesi a 35 anni di contributi che riscatterei personalmente. Se si entro quanto devo riscattarli e quanto mi viene a costare? Sperando di essere stata abbastanza chiara attendo una vostra cortese risposta grazie
Le consiglierei di chiedere all’esperta in materia Orietta Armiliato, la contatti in pvt su messanger dicendo che la mando io. Temo cmq potrebbe restare fuori se anche il caso di proroga le mancassero i 35 anni effettivi al 31/12/2019, ma chieda a lei per sicurezza.
Buonasera a tutti, ho trentanove anni di contributi e 57 anni di età vorrei sapere se rientro con opzione donna?
franca i requisiti sono aver compiuto entro il 31/12/2018 58 anni se dipendneti e 59 se autoome ed aver lavorato 35 anni, quindi per l’età anagrafica é fuori al momento.
con 37 anni di contributi a quendo l’uscita con eta’ minima ,ho 52 anni e sono una lavoratrice precoce
Se é in condizioni di disagio ed é precoce potrà uscire con 41 anni di contributi, la quota 41 varata dalal precedente legislatura per i precoci in determinate categorie é strutturale, ossia varrà per sempre per: i disoccupati senza ammortizzatori da almeno 3 mesi, i care giver di parente disabile convivente da almeno 6 mesi, i lavoratore in uno dei 15 mestieri considerati gravosi, vhi é inabile al 74% . In ogni caso é fondamentale aver anche versato almeno 12 mesi prima dei 19 anni
Mi piace questo mesazhio da partito di movimenti 5 stelle pero voglio dire questo che ho lavorata 17ani in albani e 28ani cui in italia e ancora non ce bilaterali confezionati tra italia e albania spero che il ministro della lavoro fa qualcosa anche per noi sono disoccupata da 16 mesi e soprattutto sono cittadina italiana quasi guale come voi sono malata qui in italia c’ho ernia del disco chiedo scusa per quelo ché ho scritto però qualcosa si Po fare per me distinti saluti e rispetto grazie per tutto quello e avete fatto per le done spero che me là dato una risposta purè ame grazie da parte mia
Salve ho 32 anni di contributi e 52 anni quando andrò in pensione
Al momento Carmelo la vedo ancora molto lontana la pensione, lavora?
Opzione donna rimane una scelta riservata a poche, il calcolo interamente contributivo e’ estremamente penalizzante!
Quota 100 favorisce prevalentemente gli uomini: le donne spesso hanno situazioni contributive non continuative e quindi raggiungere i 38 anni non e’ cosi’ scontato… Se consideriamo che fino a qualche anno fa le lavoratrici andavano in pensione a 60 anni, dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero, di colpo l’ eta’ e’ salita a 65 , e in progressione a 67: quindi soltanto le donne hanno pagato la riforma!! tenuto conto che ora un lavoratore , con quota 100, a 62 anni puo’ andare in pensione.
In pratica siamo passate da essere “privilegiate” a essere “danneggiate”, mi auguro che prestissimo verranno introdotti correttivi adeguati.