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Pensioni anticipate, ultimissime: fuori prima chi ha lavorato dall’età di 15/16 anni

Le ultime novità sulle pensioni anticipate arrivano da Cesare Damiano, dirigente del partito democratico, che intervenuto in studio da Floris a Di Martedì, non si é risparmiato sulla tematica previdenziale.

Per Damiano che da sempre sostiene che i lavori non siano tutti uguali e che dunque la pensione dovrebbe tenere conto anche di questo per stabilire chi ha il diritto di accedervi prima, ha ribadito nel corso della trasmissione che ad esempio in primis dovrebbero avere la possibilità di lasciare quanti hanno iniziato a lavorare all’età di 15/16 anni. Il pensiero non può che andare subito ai precoci che da tempo vorrebbero veder applicato il suo Ddl 857 , proposta che prevedeva non solo una flessibilità in uscita dai 62 anni con una penalizzazione del 2% per ogni anno d’anticipo, ma anche la quota 41 a prescindere dal requisito anagrafico.

Pensioni 2019, Damiano: ha il diritto ad andarci chi ha cominciato a 15/16 anni

Netta la presa di posizione di Damiano: “Chi comincia a lavorare a 15/16 anni ha il diritto di andare in pensione prima rispetto agli altri specie se fa lavori pesanti” .

Poi il riferimento non poteva che andare alla legge Monti Fornero che dall’oggi al domani, sebbene in una situazione di emergenza per il Paese, ha però stravolto gli equilibri di milioni di famiglie, creando disagi per il repentino aumento dell’età anagrafica che la riforma ha innescato senz alcuna gradualità: La riforma Monti più che Fornero é stata brutale, perché svegliasi la mattina e scoprire di dover aspettare altri 5 anni per andare in pensione ha squilibrato le famiglie”.

Pensioni, quale la ricetta post quota 100?

Per Damiano la quota 100 non ha risolto molti dei problemi che la riforma Monti-Fornero aveva presentato e non ha restituito nessuna gradualità, anzi ha concesso una finestra temporale di soli tre anni, che per giunta non ha avvantaggiato le persone con maggiori difficoltà si pensi agli edili o alle donne che per ragioni differenti non arrivano ai 38 anni di contributi.

Una soluzione per Damiano potrebbe essere quella di ripensare ad un’ uscita, allo scadere della sperimentazione di quota 100, a partire dai 63 anni d’età, come per l’ape sociale. Due per Damiano i pilastri fondamentali un ragionevole principio di flessibilità che tenga conto del fatto che i lavori non sono tutti uguali.

Quota 41 avrà ancora speranze dunque di vedere la luce? Sono in molti a sperarlo, tanti i precoci che continuano a ripetere come un mantra che non é possibile che dopo 41 anni di lavoro non si abbia il diritto di poter andare in pensione solo perché troppo giovani, dati anche i numerosi contributi versati. Voi di che parere siete?

Erica Venditti

Mi chiamo Erica Venditti, classe 1981. Da aprile 2015 sono giornalista pubblicista Scopri di più

Questo articolo ha 12 commenti

  1. Roberto (Ancona)

    a ogni anno di età che i politici ci aumenta x andare in pensione, che gliene calasse uno di vita a loro! quindi tre anni in più x la pensione? tre in meno ai cari politici di vita, vi piace ?

  2. Antonio

    Servirebbero delle riforme strutturali, perché è ingiusto mandare in pensione chi ha versato 38 anni ma ha 62 anni di età, mentre chi ha iniziato a lavorare giovanissimo e a 41 anni di versamento ma non ha 62 anni di età.Purtroppo l’Italia è il paese con la classe politica becera e incapace , prima di fare politica dovrebbero lavorare magari in fabbrica ( x un decennio)per poter capire cosa si prova dopo 41 anni ,con la speranza di potersi un giorno godersi il frutto di tanti anni di sacrifici , spesso mal pagati.(mentre qualcuno a Montecitorio non si presenta quasi mai,sicuro che il compenso del suo presunto lavoro arriva comunque.

  3. Mauro

    41 senza se e senza ma la pensione la vogliamo da vivi e nn da morti

  4. Roberto

    Fatti non parole… questo serve ..attuare 41. Anche 40…e creano posti di lavoro…

  5. Massimo F.

    evitiamo fraintendimenti : certo, i lavori non sono tutti uguali ms Damiano dovrebbe sostenere QUOTA 41XTUTTI, ma tutti.
    A prescindere dall’età anagrafica & da questa classificazione (opinabile come ogni categorizzazione) dei lavori usuranti.
    Quota 41 x proprio TUTTI. Stiamo versando più di chiunque altro abbia mai fatto prima e farà dopo di noi.
    BASTA!

  6. Mauro

    Pienamente d accordo con l onorevole DAMIANO NPI CI SIAMO PROPRIO ROTTO I COGLIONI DI VERSARE CONTRIBUTI X MANTENERE NULLAFACENTI ANDATI IN PENSIONE CON NEMMENO AVER VERSATO 20 ANNI DI CONTRIBUTI VOGLIAMO QUOTA 41 SENZA SE E SENZA MA BASTA PRESE X IL CULO

    1. Cristina

      Dovevano essere 35!!! Dovete vergognarvi !!! Non vi bastano neppure 41 anni. Che razza di gente siete

  7. Franco

    Per me la soluzione migliore sarebbe una quota 100 libera da vincoli

    1. Giacomo

      Invece per me sarebbe meglio una quota 100 libera da vincoli ma affiancata anche dalla quota 41 per tutti.
      Infatti se una persona inizia a lavorare a 15 anni per poter lasciare il lavoro con una quota 100 libera dovrebbe fare 42,5 anni di lavoro per arrivare a 57,5 anni e sommando i 42,5 lavorati arriverebbe a 100, quindi non avrebbe quasi nessun giovamento rispetto alla Fornero che prevede 42 anni e 10 mesi di lavoro.
      Quindi 41x tutti senza se e senza e quota 100 vera in abbinamento.

    2. Giorgio

      Secondo me chi ha lavorato 41 anni, a prescindere dall’età deve potere accedere alla pensione DA ORA !!! poi i politici chiacchieroni e inconcludenti strapagati senza il nostro assenso da noi contribuenti possono dire le solite stupidate. Cari politici LAVORATE 41 anni in fabbrica e poi parlate.

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