Le ultime novità sulle pensioni anticipate di oggi 23 luglio arrivano da Cesare Damiano che è tornato a parlare dei temi previdenziali e ha chiesto di rivedere le soglie per evitare che i giovani siano penalizzati in futuro. Torniamo poi anche sul tema dell’Opzione donna con le ultime parole di Orietta Armiliato del Comitato Opzione Donna Social.
Pensioni anticipate, le parole di Damiano per salvaguardare le future generazioni
Cesare Damiano, dirigente del Partito Democratico è tornato a parlare di pensioni e ha argomentato a proposito dell’allarme sulle pensioni lanciato dalla Cgil: “La preoccupazione del sindacato, a partire da quella espressa oggi dalla CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro , a proposito del futuro pensionistico delle giovani generazioni, non può che essere condivisa“. “La mia proposta – continua – è, intanto, quella di abolire il vincolo di una pensione corrispondente a 2,8 volte il minimo (circa 1.400 euro lordi mensili) per poter andare in pensione a partire dai 63 anni, come prevede la legge Fornero. Limite che scende a 1,5 volte quando si va in pensione all’età di vecchiaia prevista in quel momento (oggi è di 67 anni, ma crescerà)”
Damiano continua poi: “È evidente che, soprattutto i giovani, che hanno carriere discontinue, bassi salari e bassi contributi, difficilmente raggiungono l’obiettivo ‘monetario’ fissato dalla legge. Un obiettivo assurdo, dato che nel nuovo sistema contributivo si dovrebbe incassare, a partire dai 63 anni, la pensione corrispondente ai contributi maturati. Se troppo bassa, andrebbe portata fino a una soglia minima, incrociandola, ad esempio, con la nuova normativa della pensione di cittadinanza. Ribadisco: le soglie di 2,8 volte e 1,5, vanno abolite. I periodi di inattività e di formazione vanno riconosciuti ai fini contributivi. In attesa di riconsiderare politicamente e culturalmente la centralità dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato e a tempo pieno, dopo le ubriacature della flessibilità, delle liberalizzazioni e del risparmio, al massimo ribasso, sul costo del lavoro”, conclude Damiano.
Pensioni anticipate e Opzione donna al 2020: le parole di Armiliato
Di seguito prima di lasciarvi, vi riportiamo l’ultimo intervento scritto sul gruppo facebook del Comitato Opzione Donna Social dalla sua fondatrice Orietta Armiliato: “A seguito dei molti messaggi che sto ricevendo [soprattutto in privato]:che piaccia o meno, che lo si voglia negare o meno, che non lo si consideri o meno, che si sorvoli sulla questione o meno, che si voglia glissare o meno, che si stia evitando scientemente di parlarne o meno, la Pdl a prima firma On. Murelli, propone la proroga dell’istituto dell’Opzione Donna a tutto l’anno 2020.
Questo è quanto testualmente riporta il comma 1 dell’art.9 della stessa:
1. Il diritto al trattamento pensionistico anticipato delle lavoratrici che hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e un’età pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le lavoratrici autonome, di cui all’articolo 16 del decreto- legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, è esteso alle lavoratrici che matureranno i medesimi requisiti entro il 31 dicembre 2020.
Poi, se questa proposta di legge sarà trasformata in legge dello stato, lo sapremo solo dopo i passaggi parlamentari, fatto sta che questo é quanto il progetto di legge propone….e direi che non vi é proprio nulla né da interpretare né da tradurre dal ‘politichese’, o sbaglio?”. Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere come sempre nei commenti qui sotto e tornate a trovarci per tutte le ultime novità sulle pensioni anticipate!
E le donne che hanno iniziato a lavorare a 14-15-16 anni e che hanno 40 di contributi versati e che lavorino ancora cosa devono aspettare? Io ho 55 anni e 40 di lavoro e attualmente lavoro l’opzione donna non mi fa niente! Dei 41 precoci x tutti non ne parla Damiano, e il ministro del lavoro Di Maio forse fra 3 anni! Ma nell’accordo di governo (elezioni 2018) si parlava di farlo subito i 41 esteso a tutti i lavoratori. Sapete che vi dico siete tutti dei bla bla.bla.
Io credo che i nostri politici “di ritorno”, cioè quelli mandati a casa e sostituiti per questa legislatura (poi vedremo…), non abbiano capito una cosa: se al momento di andare in pensione non viene dato un assegno dignitoso, poi il welfare statale deve comunque farsi carico dei bisogni delle persone.
Quindi lo Stato risparmia sulle pensioni ma deve pagare l’assistenza e tutto ciò che il pensionato non potrà più pagarsi in autonomia.
Quindi il risparmio per lo Stato non esiste e anzi crea disagio conseguentemente malattie psicosomatiche e psicologiche per l’anziano.
Spero che le persone che votano capiscano dove sta la vera priorità e non rimettano sulle poltrone decisionali chi, invece di parlare delle persone, parla solo di cifre (e dei propri lauti stipendi).