Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%?

In questi giorni si fa un gran parlare di riforma pensioni, di legge di bilancio di possibili misure per il 2025, e come spesso accade anche i lavoratori sul portale provano ad ipotizzare verso quali misure potrebbe propendere il Governo o cercano di comprendere quale potrebbe essere il male minore per raggiungere la quiescenza nel rispetto dei conti Inps, ma anche nel rispetto delle ‘tasche’ di ognuno, senza dover dunque incorrere in tagli esagerati sugli assegni futuri, a fronte di una vita di lavoro.

Sulla proposte maggiormente circolanti ossia: uscita flessibile dai 64 anni o Quota 41 per tutti contributiva abbiamo chiesto un parere al nostro espetto previdenziale il Dott. Claudio Maria Perfetto, al fine di comprendere, a suo avviso, verso quale delle due potrebbe maggiormente ricadere la scelta dell’esecutivo e soprattutto cosa potrebbe avere maggior peso nella scelta ultima, il requisito ‘anagrafico’ o quello ‘anni di contribuzione’? Vi lasciamo alle sue considerazioni.

Riforma pensioni 2025, Verso uscita range 64-72 o Quota 41 contributiva?

Così Perfetto: “Circolano in rete, seppure in forma ancora ufficiosa, due proposte in ambito previdenziale: flessibilità in uscita a partire dai 64 anni di età, e Quota 41 universale contributiva.

Per poter prevedere (o tentare di immaginare) quale delle due misure pensionistiche succitate potrebbe entrare in vigore nel 2025, occorre riflettere su due numeri sui quali si concentra l’attenzione degli esperti previdenziali: 64 anni di età, e 41 anni di contribuzione.

Da fonte ISTAT si apprende che la speranza di vita alla nascita nel 2023 è di 81 anni per gli uomini e di 85 anni per le donne. Il lavoratore che andasse in pensione a 64 anni percepirebbe dunque la pensione per circa 17 anni. Ma con quale importo pensionistico?

L’importo pensionistico dipende dalla quantità di contributi versati. Durante la vita lavorativa si versa il 33% del proprio salario lordo (il 10% da parte del lavoratore/lavoratrice, e il 23% da parte del datore di lavoro). Se ipotizziamo una vita lavorativa di 40 anni, si versa in contributi complessivamente il 1.320% del proprio salario lordo (dato da 33% moltiplicato 40). Se la pensione verrà percepita per 17 anni, allora si riceverà annualmente il 78% (dato da 1.320% diviso 17) del proprio salario lordo rivalutato nel tempo e calcolato sulla base di determinati parametri attuariali (uno di questi è il “coefficiente di trasformazione”, che è tanto più alto – e quindi dà importi pensionistici più alti – quanto maggiore è l’età anagrafica con la quale si accede alla quiescenza. Il coefficiente di trasformazione si applica al montante contributivo – cioè al totale dei contributi versati – rivalutato nel tempo).

Questo semplice esempio numerico serve per evidenziare che se si versa “solo” il 33% del proprio salario lordo, si può aspirare ad avere l’80% del proprio salario (e quindi avere una pensione tale da poter mantenere lo stesso tenore di vita che si aveva in età lavorativa – cosa che lo Stato intende garantire ai cittadini) solo aumentando gli anni di contribuzione e quindi la permanenza al lavoro.

Poiché il nostro sistema pensionistico è a ripartizione, l’importo pensionistico che è stato maturato verrà pagato con i contributi versati dai lavoratori attivi. Ne consegue che il numero dei pensionati dipende dal totale degli importi pensionistici da erogare la cui copertura è garantita dal numero dei lavoratori attivi: tale numero deve essere tanto più alto quanto più è basso l’importo salariale lordo dei lavoratori.

Poiché i salari crescono poco nel tempo, e poiché gli importi pensionistici crescono più dei salari in quanto, a differenza dei salari, vengono adeguati al costo della vita (ovvero al tasso di inflazione), ne consegue che il numero dei pensionati viene a dipendere principalmente dal numero dei lavoratori attivi.

Riforma pensione 2025: età anagrafica o contributi, quale requisito conterà di più?

A causa della denatalità, il numero dei lavoratori attivi andrà a diminuire nel tempo, mentre, dall’altro lato, si tenderà a vivere più a lungo e quindi si tenderà a percepire la pensione per periodi più lunghi. Di conseguenza, per avere un numero sufficiente di lavoratori attivi per poter pagare le pensioni occorre elevare progressivamente l’età per accedere alla quiescenza.

In estrema sintesi: 1) occorre avere un numero sufficiente di lavoratori attivi per pagare le pensioni, cosa che si ottiene mantenendo i lavoratori più a lungo al lavoro a causa della denatalità; 2) occorre accumulare un montante contributivo sufficiente a coprire gli importi pensionistici del pensionato che col tempo tende a vivere più a lungo, cosa che si ottiene aumentando il numero di anni di versamento dei contributi e quindi mantenendo i lavoratori più a lungo al lavoro.

In base all’analisi esposta è possibile tentare di immaginare la proposta che potrebbe essere accolta: quella che aumenta l’età lavorativa. Pertanto, la misura pensionistica che avrebbe maggiori probabilità di essere accolta è quella che propone l’uscita flessibile a partire dai 64 anni di età anagrafica (probabilmente con un minimo di 40 anni di contributi versati)

Ringraziamo il Dott. Perfetto per questa disamina tecnica, a vostro avviso il Governo propenderà, visto il quadro più che realistico qui esposto, per l’uscita flessibile dai 64 ai 72 anni o vedete la Quota 41 tutta contributiva ancora possibile?

Fatecelo sapere nell’apposita sezione ‘commenti’ del sito, vi anticipo che domani il Dott. Perfetto nel suo secondo elaborato esplorerà le probabili misure pensionistiche che potrebbero essere attuate nel 2025, ad esempio si punterà l’attenzione anche sulla proroga o meno delle misure esistenti (Quota 103, Opzione donna) e dell’eventuale sorte della Legge Fornero, vi consigliamo di seguirci e non perdervi l’uscita di domani.

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96 commenti su “Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%?

  1. È una vergogna la maggior parte dei lavoratori dopo 43 anni di lavoro prende una pensione che non arriva a 1500 euro al mese e i nostri governanti hanno anche il coraggio di varare una riforma che ti penalizza mandando tutti in pensione con il contributivo,oppure devi rimanere dopo I 67 anni ,vergognatevi

  2. MA I SINDACATI DOVE SONO!!!!!!!!!! VERGOGNA
    40anni di contributi versati per avere un’aspettativa di vita di 17 anni di pensione …..
    Fate lavorare i giovani ……non le persone di 60 anni……

  3. Certo WAL , servono i contributi di coloro che hanno versato uno, dieci anni, per pagare le pensioni a coloro che mai nulla hanno versato. Ma è ingiusto, è ingiusta la regola che dice che perdi tutto se non arrivi a un minimo di anni . Altri Stati Europei usano sistemi più equi. In Italia è come se si invitasse a non pagare, a lavorare in nero, tanto poi avrai come chi ha versato 20-30 anni. Sento che pensano di pretendere almeno 25 anni, così saremo fritti, chi ha versato 20 o più li avrà regalati….non ha senso nei confronti degli onesti. SINDACATI provate a battere un colpo.

  4. Purtroppo siamo sempre noi operai a pagarne le conseguenze perché non fanno un taglio alle loro faraoniche pensioni non bastavano hanno rimesso di nuovo pure il vitalizio e poi perché se io muoio la mia pensione viene bloccata mentre per i senatori a vita viene girata ai figli questo è un governo per il popolo e stato bello promettere ma bisogna anche mantenere (questa e una vera e propria dittatura)

  5. Sia benedetta la Fornero ( è vero che per lei è stato facile mettere le mani su una legge delle pensioni disastrosa quale era la precedente) . dal 2018 i politici ( che ho votato) tra promesse di abolire la malefica riforma ( a loro dire) non hanno fatto altro che prendere per i fondelli sia chi li ha votato che MILIONI di persone, è inutile che parlano, chi ha la pancia piena non capisce chi l’ha vuota, e mi fermo qui altrimenti…

      1. “flessibilità in uscita a partire dai 64 anni di età”???
        Questa io la chiamerei “rigidità in entrata”!!!

    1. Alla fine della fiera l’unica riforma giusta è stata la Fornero, quello che stanno facendo Salvini e questo governo è solo fumo negl’occhi…….
      Fate i conti e vedrete che è così……

  6. L’unica riforma giusta è quella che si basa esclusivamente sugli anni di lavoro effettuati e di contributi versati, indipendentemente dall’età anagrafica. Infatti la pensione non ho niente a che fare con l’assistenzialismo dei fannulloni.

    1. Non in un sistema a ripartizione! L’età conta, eccome se conta, e non solo dal punto di vista biologico, peraltro ormai totalmente, egoisticamente,crudelmente, volutamente ignorato!

  7. L’analisi dell’esperto risulta propedeutica alla riforma che verrà presentata ed approvata. Serve sostanzialmente ad incanalare il nostro pensiero e quindi a fornire il nostro consenso. Dico che non ce ne sarebbe bisogno, perché se è stata fatta già una riforma per cui ci troviamo nel sistema CONTRIBUTIVO. Pertanto chi deciderà di andare in pensione fosse pure a 60 anni prenderebbe esclusivamente quanto da lui versato in rapporto alla sua attesa di vita. Bisognerebbe fare come in Francia…..

  8. Buongiorno a tutti, ho letto tutti i vostri commenti e sinceramente non fanno una piega, se permettete direi la mia a riguardo, sono 37 anni che lavoro nell ambito sanitario pvt ( sono un OSS ) ho 62 e rotti 63 a ottobre, lavoro in corsia da sempre ,nel reparto attuale ho 25 ospiti disabili gravi ,alla fine della mia giornata lavorativa mi sembra di essere uscito da un frullatore alla massima potenza…..chi accudisce un disabile o un anziano sa quello che dico, tramite l opzione Ape sociale sarei riuscito a andare in pensione con tante penalizzazione ma con i 5 mesi in più mi hanno fregato alla grande….
    Mi metterei a piangere

  9. Ormai è meglio tenersi la Fornero e non fare/chiedere niente.
    42 e 10 mesi oppure 67 anni tutto il resto ti manda in pensione prima ma sei già quasi andato perché non ti puoi permettere altro che la panchina dei giardinetti pubblici.

    1. No, mai arrendersi al meno peggio.
      Accettare quella gran porcheria della riforma Fornero (votata da tutti…) è puro masochismo!

  10. I nostri politici non hanno ancora capito che un lavoratore dopo 40 anni di lavoro ha la schiena a pezzi !!! Intanto loro stanno seduti in Parlamento a fare leggi ad hoc per le loro tasche, disonesti e ladri!!!

  11. Sinceramente faccio fatica a capire, basterebbe dare la possibilità di uscire con quota 41 con il solo calcolo contributivo fino al raggiungimento dei requisiti della Fornero. Così facendo ridurremmo i costi e molti sarebbero disposti a rinunciare a una percentuale della pensione fino al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi.

    1. Buongiorno
      Sono un fortunato pensionato andato in pensione a 58 anni con la fornero , voglio comunque esprimere un mio pensiero , lasciate scegliere se andare con la fornero oppure quota 41 contributiva . Ad ognuno la sua scelta e vi assicuro che comunque 41 anni di contributi sul privato sono molti .
      Ciao
      Giovanni

  12. Ho il doppio lavoro, andrò in pensione a 67 anni con 37 anni di versamenti col contributivo. Ho uno stipendio di circa 2000 euro al mese più altrettanti con l’altro lavoro. Mi è prospettata una pensione di circa 1300 euro mensilili… sono caduto dalle nuvole

    1. Il contributivo è micidiale, dipende da quanti soldi hai nel montante contributivo; 4000€ lordi al mese con i 2 lavori se non in nero ti danno 1320€ di contributi pensionistici al mese. Questi saranno rivalutati ogni anno e poi a fine carriera saranno calcolati con il coefficiente di trasformazione che ci sarà ad allora, i coefficienti di trasformazione, in genere, peggiorano ogni 2 anni e sono legati all’ aspettativa di vita.

    2. Per capire : adesso quanti anni hai? C’e’ anche un cumulo di pensioni’? 37 anni non sono tanti fatti fare I calcoli da piu’ parti dimenticavo tutto contributivo manca il retributivo che tiene su la pensione

  13. Buongiorno. In merito alla proposta quota 41 con penalizzazione, questa opzione sarebbe su base volontaria, nel 2025, o sostituirebbe comunque in maniera obbligatoria la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi)? Le chiedo questo perché sono un lavoratore che ha già maturato i requisiti pensionistici,quest’anno, per la pensione anticipata ordinaria ma vorrei rimanere ancora al lavoro perché ne ho bisogno ed evitare la penalizzazione, seppur minima. In sostanza le chiedo, potrei rimanere al lavoro col diritto maturato di pensione anticipata ordinaria, anche negli anni dal 2025 in poi, se fosse approvata quota 41 con penalizzazione? Sono un lavoratore col misto, 13 anni retributivi fino al 31 dicembre 1995. Ho maturato complessivamente 2235 settimane (minimo 2227 necessarie) al 30 aprile 2024. Le sarei davvero grato se potesse rispondermi e darmi la sua versione. Giancarlo

    1. Del domani non c’è certezza, se non un peggioramento delle condizioni. Comunque cristallizzi il diritto, ma se aspetti andrai con un coefficiente di trasformazione molto probabilmente più basso di quello di questo biennio.

    2. Vai in pensione prima della fine del 2024!!! Io ad esempio sono andato in pensione il 1 giugno e nel calcolo misto ,circa 14 anni di retributivo incidono per quasi il 40 percento della pensione, cosa che probabilmente perderai nel 2025 se mettono il calcolo tutto contributivo,io non rischierei . Auguri!!!

  14. Salvini e la Lega devono mantenere le promesse pre-elettorali, e da nessuna parte nel programma della Lega si parlava di calcolo contributivo o di tetto all’assegno, per quota 41.
    Altrimenti ha ragione il sindacato FLP che ha definito le promesse ‘parole, parole, parole…’

  15. Dott Perfetto, una sua opinione in base alla Sua esperienza: rinnoveranno opzione donna (pur così malandata)?

    1. Sig.ra Loredana, sono convinto che rinnoveranno Opzione Donna nel 2025 (anche se nella sua versione malandata).

      Credo proprio che il Governo non riuscirà ad andare più in basso di così con Opzione Donna.

      La Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin che è stata consegnata ai Sindacati (affinché la presentino ai tavoli con il Governo) rivaluta (e di molto) Opzione Donna.

      Dopo che i tavoli tra Sindacati e Governo si saranno chiusi, penso che la Redazione di Pensionipertutti potrebbe rendere pubblica la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin sia nella sua versione estesa (50 pagine) che nella sua versione sintetica (8 pagine).

      Detta proposta, se non verrà accolta nel 2024, lo sarà nel 2025, o nel 2026, o nel 2027. Ma senz’altro sarà accolta, quando il Governo non saprà più che cosa fare per portare la crescita economica sopra lo zerovirgola percento e per ridurre il debito pubblico.

      1. Buongiorno dottor Perfetto.
        Ma lo (zerovirgola) da cosa dipende????
        Lo spieghi a tutti noi diffusamente, se le è possibile.
        Grazie
        Saluti

        1. Sig. Wall, lei pone una domanda davvero interessante.

          La crescita economica (PIL) dello zerovirgola per cento (cioè, 0,5%, 0,8%, 0,7%, 0,9%) dipende dal fatto che si fanno pochi investimenti.

          In economia ci sono due teorie dell’investimento: la teoria del moltiplicatore keynesiano e la teoria dell’acceleratore.

          In entrambi i modelli c’è un fattore che, a fronte di una determinata quantità di investimenti, accresce il PIL di una quantità maggiore rispetto a quella degli investimenti.

          Prendiamo il modello del moltiplicatore. Se, per esempio, il fattore moltiplicatore è 5, a fronte di 1 miliardo di investimenti, il PIL cresce di 5 miliardi. Su questa idea poggia il Superbonus del 110%. Ma, dal momento che il Superbonus ha provocato – a quanto si dice – danni alle casse dello Stato, evidentemente c’è qualcosa che non ha funzionato.

          Entriamo in dettaglio sul moltiplicatore, perché è lì la soluzione della maggior parte dei nostri problemi (incluso il debito pubblico).

          Se, per esempio, lo Stato agevola la ristrutturazione delle case, con agevolazioni fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici o di nuove caldaie che consumano di meno, i cittadini cominciano a spendere.

          Si chiama quindi un’impresa, che si approvvigiona di materiali, fa lavorare i suoi operai e quelli di altri fornitori e quindi si attiva una catena di spese che si traducono in incassi maggiori per elettricisti, idraulici, muratori e così via.

          Supponiamo che ciascun lavoratore abbia una propensione al consumo pari all’80%, ciò significa che si consuma l’80% del proprio salario e si risparmia il 20% del proprio salario. Perciò, dando lavoro al muratore, all’elettricista, all’idraulico, ciascuno spende l’80% in più del guadagno addizionale. Il moltiplicatore di cui si parlava prima è dato dal rapporto tra 1 e la differenza tra 1 e 0,8 (che è 80%). Tale rapporto 1/(1-0,8) dà proprio 5. Quindi, se la spesa per l’investimento complessivo è di 1.000 euro la maggiore ricchezza generata è pari a 5.000 euro.

          Se la nostra economia cresce poco, significa che si fanno pochi investimenti.

          Ci sono pochi investimenti perché si consuma poco. Si consuma poco perché o ci sono molti disoccupati, o perché quelli che sono occupati hanno bassi salari, o perché i pensionati hanno già quello che a loro serve. O perché, più semplicemente, la propensione al consumo è diminuita in quanto si risparmia di più a causa di incertezze economiche.

          Ecco dunque perché io insisto nello stimolare i consumi. Ma non i consumi di chi è già in grado di poter consumare (lavoratori occupati e pensionati che hanno già i beni di cui necessitano o che non spendono perché preferiscono risparmiare a causa delle attuali condizioni di elevata incertezza economica), bensì i consumi di chi non può ancora consumare e cioè di coloro che sono disoccupati, dando loro un lavoro che potranno avere solo se i lavoratori anziani lasceranno il loro posto di lavoro. In un’economia che non cresce o che cresce poco, il disoccupato può lavorare solo se un occupato lascia il suo posto di lavoro. Questo perché nessun imprenditore si accolla un nuovo lavoratore se i suoi profitti già bassi (perché si vende meno in quanto si consuma poco) vengono ulteriormente erosi da maggiori costi del lavoro (lavoratore anziano più nuovo lavoratore giovane).

          Ecco perché io insisto nell’avviare il ricambio generazionale: solo con i nuovi consumi (nuove case, nuovi elettrodomestici, nuove cucine, nuove automobili) indotti da nuovi lavoratori è possibile stimolare nuovi investimenti e quindi crescita economica.

          E per poter mandare in pensione i lavoratori anziani al fine di dare lavoro ai disoccupati, in modo che possano crearsi una famiglia ed avviare nuovi consumi e nuova produzione e nuovi investimenti e crescita economica, è necessario finanziare le nuove pensioni facendo versare i contributi all’automazione.

  16. E vergognoso tutto ciò, prima col covid e adesso ricominciano con le pensioni ,vogliono solo svuotare le nostre tasche per riempire le sue , e ora di scendere in piazza e mandare a casa tutti sti delinquenti , e facile fare i conti così, tutta la gente purtroppo molta che versa per tanti anni e poi non arriva a prendere la pensione che fine fanno quei soldi ? Se mi ridanno tutto quello che ho versato in 42 anni si possono tenere la pensione , fa bene chi lavora in nero senza arricchire quei delinquenti .

  17. Prima o poi bisogna pensare anche a chi (non per scelta) ha avuto discontinuità, ha perso il lavoro, ha accettato impieghi a tempi determinato, part time per accudire un familiare malato… ovviamente parliamo dei dipendenti privati, visto che i pubblici una volta assunti hanno solo certezze. Vogliamo permettere agli over 60 disoccupati (con 30 anni di contributi versati) di accedere alla pensione anticipata? È gente che ha faticato il doppio per vivere, e visto che ha mantenuto i baby pensionati (tutti ex dipendenti pubblici) vogliamo fare un po’ di giustizia??

  18. Ma perché allora non rimettere mano anche a chi ha tutto il calcolo retributivo ?perché non si possono abbassare un pochino le loro pensioni in maniera proporzionale? I 60enni di adesso di sono visti passare sotto il naso la riforma Dini poi la riforma Fornero che attualmente è quella che li penalizza di meno almeno economicamente
    Che lascino tutto così!

    1. Buona sera a Barbara e a Don?
      A me pare un commento fuori luogo.
      Scusate, ma perchè non pensate a chi ha Miliardi su Miliardi piuttosto che ai “totalmente retributivi”.
      Ma voi, la “guerra”, la fareste in casa dei lavoratori o ex tali dopo aver dormito dietro a sindacati e promesse mancate per 30 anni?
      Lo sapevate o non lo sapevate come stavano le cose; vi svegliate solo ora?
      Fa gola “talvolta” acchiappare incentivi, mobilità, da aziende e Stato e poi lamentarsi quando ci si trova a spasso perchè cambiano le regole.
      E non parlatemi di chi è fortunato e chi no, perchè questo è il mondo in cui vivete/viviamo.
      Allora se questo è il modo di ragionare di alcuni, io proporrei un bel BOTTO Nazionale, stile di Grecia … che ne dite?
      Concordate! Questo è uno dei modi per tagliare drasticamente le retributive; ma non solo.
      Attenzione a chiamare Belzebu’ … perchè poi, quando meno lo si aspetta, arriva!
      Saluti.

  19. Possibile che cancellino la fornero? Io ho 62 anni e maturo quest altro anno i 42 e 10 mesi..dovrei fare 45/46 anni di lavoro dipendente..ma ci pensano

      1. Non lo faranno, ma potrebbero farlo senza problemi, tanto nulla accadrebbe, questo è certo. Non esiste nessuna forza in grado di aggregare il dissenso in maniera costruttiva. I movimenti o partiti politici apparentemente all’opposizione, opportunamente creati e manovrati, cavalcano il dissenso e lo portano su binari morti, proprio perché nulla accada. Il potere, quello vero, vince sempre. È sempre andata così, solo che ora, le élite hanno raggiunto livelli di bassezza francamente insopportabili e solo un intervento divino potrà riportare un minimo di giustizia, per chi crede, ovviamente.

        1. Daccordissimo con mariano ,i sindacati avrebbero dovuto vigilare sulle pensioni ed intervenire con scioperi gia nel 2012 con l avvento della fornero cosa ke invece è accaduto in francia dove ci sono i veri sindacalasti in italia invece sono dei mangiapane a tradimento.la cgil con 500 mila iscritti quadagna un miliardo di euro all anno .a cio va aggiunto i finanziamenti ai vari caaf.
          Figuratevi se hanno la voglia di fare qualcosa per ki muore sul lavoro di stenti muratori lavoratori dell agricoltura ecc.
          Se i giovani non capiscono ke arrivato il momento metterli al muro e creare un sindacato reattivo e onesto è finita veramente.

    1. Io come te ho 62 anni e maturo i 42 anni e 10 mesi tra un anno… sto incrociando le dita di mani e piedi che non tocchino anticipata Fornero.

      1. Ma con 42 e 10 mesi non è anticipata! L’anticipata è la mia e penalizzata perché pur di andare Ho scelto quota 103 perché altrimenti mi mancavano ancora due anni e mezzo.

    2. Io che la Fornero starà fino al 2026 e quella legge che sembrava terribile ora sembra un sogno, perché se si va inpensione con 41 anni decurtato siamo proprio fregati

  20. Buonasera,
    premetto che il mio è un ragionamento dettato dalla rabbia, ma che ho sempre sostenuto: Se un lavoratore versa il 33% del suo stipendio per i contributi previdenziali quando è in età produttiva e utile al fabbisogno suo e dello stato italiano, bene io sostengo (e vi farete una risata) che quando la produttività cessa sia per me e sia per chi guadagna MOLTO di piu compresi e soprattutto i POLITICI, visto che abbiamo contribuito con la STESSA PERCENTUALE al fabbisogno della previdenza, di istituire una pensione dignitosa per tutti ( 1500 euro?) e chi ha guadagnato di piu può farsi la pensione integrativa come meglio crede, ripeto abbiamo contribuito con la stessa percentuale. Scusate lo sfogo forse stupido e saluti a tutti.
    P.S non toccate la Fornero (visto che ci vado ad Agosto del prossimo anno con 43.1 anni di contributi a 62 anni di età)

  21. Certo che ci sono pochi lavoratori per pensionato. La maggior parte di ciò che consumiamo viene prodotto all’estero e anche con danni ambientali e sociali che ci toccano direttamente! Oltre al beneficio per la crescita economica di paesi per ciò sempre più militarizzati abbiamo un impoverimento progressivo del nostro mercato. Per di più il governo non “può” mettere le mani in tasca ad elusori ed evasori perchè in questi anni di mancato presidio del problema ha favorito di fatto il diffondersi del fenomeno. Con la delocalizzazione e precarizzazione del lavoro si è poi concorso in modo efficace anche alla denatalità. In conclusione chi ha lavorato e versato tasse per una vita si lavora per penalizzarlo, concettualizzazione che una volta si usava per i disonesti. E in più questo sarebbe il minore dei mali? E’ un sopruso in linea con chi ferma dei frecciarossa in modo imprevisto, fa abitualmente confusioni storiche e geografiche, gioca maldestramente con pistole, o ha varato leggi molto dispendiose senza adeguati meccanismi di controllo e governo della spesa cioè non ha avuto e non ha adeguate capacità per fare dell’Italia un paese benestante all’altezza delle sue potenzialità. Altri paesi hanno fatto meglio e, anche se non piace che lo si dica, il mercato eco-politico e un mercato come tutti gli altri, è un luogo dove i risultati parlano chiaro e volenti o nolenti ci si paragona.

    1. Sig. Pino, è lecito porsi domande come le sue. Con quale sistema di calcolo si va in pensione? Tutto contributivo, o misto per chi ne ha diritto?

      Questo ancora non si sa.

      Sappiamo che il sistema di calcolo “tutto contributivo” è meno vantaggioso del sistema di calcolo misto che si basa su una parte di calcolo retributivo e una parte di calcolo contributivo.

      Il sistema di calcolo retributivo genera squilibri nel sistema previdenziale, in quanto tende a “regalare ai pensionati un certo numero di anni di prestazioni non coperti dal montante contributivo” (espressione che ho ripreso da pag. 99 dall’eccellente libro del Prof. Giuliano Cazzola intitolato “La Guerra dei cinquant’anni. Storia delle riforme e controriforme del sistema pensionistico”).

      Il sistema di calcolo che andrebbe adottato per tutti (e verso il quale, giustamente, ci si sta orientando) è il sistema di calcolo “tutto contributivo”, con il quale l’importo pensionistico viene calcolato sulla base di tutta la contribuzione versata nell’arco della vita lavorativa.

      E questo mi pare sia anche il pensiero dei lettori di Pensionipertutti i quali spesso affermano che è giusto andare in pensione in base ai contributi versati, senza però penalizzazioni.

      1. Dott. Perfetto io apprezzo sempre molto i suoi interventi sempre supportati da una approfondita considerazione e competenza. Una considerazione però mi sembra doverosa. Se l’orizzonte considerato è il sistema pensionistico quanto da affermato è incontrovertibile. Se però regoliamo l’obiettivo della nostra “macchina valutativa” in modo da integrare nella valutazione un orizzonte più ampio vediamo ad esempio nel 2021 76,3 miliardi di imposte evase e 10,4 miliardi di contributi elusi. Poi potremmo considerare la distribuzione delle invalidità per regione e via via tutti gli altri elementi di spesa e scoprire che vi sono molti elementi che non quadrano. Stiamo parlando del problema pensioni tra l’altro perchè il deficit è alto ma non vedo azioni concrete su altri fronti rilevanti tanto e più. Lo stato è complice. Se lei va in certe zone d’Italia in vaste aree geografiche a fianco dei registratori di cassa vi sono calcolatrici e da lì esce solo con una strisciata. Per non parlare della faccenda dl bracciante indiano, vicenda paradigmatica, in una zona dove se ne stimano intorno a 10.000 in quelle condizioni. Sicuramente invisibili, i pensionati si tr5ovano più facilmente. Ora, lei capisce bene che i problemi reali non sono se si va in pensione con il misto e a che età ma se si avranno dopo 43 anni di contributi le risorse per una vita dignitosa e le forze per arrivare produttivamente all’età della quiescenza. Tra l’altro la speranza di vita in salute non è cresciuta ai livelli della speranza di vita per cui, stante il progressivo degrado del nostro sistema sanitario, l’età anziana si prospetta come un’età costosa. Chi poi non ha 43 anni di contributi secondo la logica dell’Onorevole Cazzola, se non ha una carriera da quadro ha l’indigenza assicurata. In una visione sistemica della valutazione pensionistica se il lavoro della commissione porterà a scaricare sulle pensioni tutto il problema del deficit elevato senza un ragionamento obiettivamente sistematico avrà legittimato una profonda ingiustizia vestita da equità. Personalmente preferisco le razionalità totali e non quelle troppo settorializzate o quelle settoriali fortemente integrate alla totalità. La precarietà del sistema addotta, stante l’inerzia ad una azione globale efficace, apparirà pretestuosa. Le visioni e le analisi ristrette, l’esperienza anche professionale mi ha insegnato, non aiutano a risolvere i problemi e portano a costi inutili. Le analisi ristrette aiutano ad individuare responsabilità dirette dove invece vi sono disfunzionalità indotte. Se non si agisce sulla/e cause primarie impoveriremo i pensionati ed il deficit resterà alto perchè magari l’impoverimento della categoria ed il mantenimento al lavoro di personale scarsamente produttivo ci farà scoprire, come sempre accade, anche il valore di quegli elementi che per la volontà di far quadrare il ragionamento sono stati sottostimati. Dalla commissione, che a parer mio per la ristrettezza dell’orizzonte analitico impostogli ha tutta l’aria di avere il compito di giustificare scelte preconcette, mi aspetto almeno una analisi non solo della situazione finanziaria delle casse dello stato ma anche di quella delle casse private dei cittadini. Come sostiene Giuliano Cazzola in un suo articolo del 2021, la previdenza non può essere la soluzione per tutti i problemi che il mercato del lavoro, e aggiungo io istituzionale, non riesce a risolvere. E invece in questo frangente pare propio questo.

      2. Col il calcolo misto ci sono ora lavoratori/trici che hanno pochi anni nel sistema retributivo e che hanno lavorato di più grazie alla legge Monti/Fornero e che pagherebbero per tutti un costo maggiore in quanto già devono avere 42e10 o 41e10 anni di contibuti e poi verrebbero ora scippati della loro quota retributiva. Sono daccordo con lei che il sistema di calcolo retributivo genera squilibri nel sistema previdenziale, ma la stalla bisognava chiuderla prima, quando sono fuggite le vacche grasse, quelli che avevano più di 18 anni nel sistema retributivo. Ora sono rimasti i poveri asinelli e a questi gli si vuole chiudere la porta.

      3. Non funziona cosi’ simpatico il prof cazzola giusto il sistema contributivo ma la sua pensione e’ tutta retributiva l’ importante e’ fregare gli anni di retributivo non bastasse la fregatura del 1995

    2. Nulla è chiaro…propaganda a scopo intimidatorio da parte dei soliti noti appoggiati dalla stragrande maggioranza dei mass media alla loro corte

      1. ESATTO. Penalizzano sempre i LAVORATORI (molti lasciati senza rinnovo del contratto) e non chiedono mai contributi ai PENSIONATI che hanno avuto la fortuna di avere il calcolo RETRIBUTIVO magari per due o tre pensioni, vitalizi, bonus ecc…e RIVALUTAZIONI varie e hanno lavorato molti MENO ANNI di quelli che verrebbero chiesti con la nuova legge (CNEL).
        VERGOGNA, anzi manco si vergognano, vanno orgogliosi dei loro privilegi

    3. E vai ! tutto contributivo ! un altro 20% in meno ! i lettori di pensionipertutti sono estasiati.
      basta riconoscere gli anni prima del 1995 come retributivi
      si puo’ vivere anche con la pensione sociale anche dopo 43 anni di lavoro !

  22. Il che significa addio anticipata Fornero, ed è ciò a cui aspira il governo. A questo punto stavamo meglio quando stavamo peggio! Cosa volete sapere che chi nel 25 sarebbe andato con l’anticipata Fornero ne sarebbe entusiasta? Mi pare proprio di no ! Ma perchè chi ha lavorato e versato tanto ora dovrebbe regalare i suoi sacrifici? Meglio la Fornero!!

  23. dalle simulazioni sul sito INPS nel caso in cui io vada in pensione a 67 anni dopo + di 40 anni di lavoro , avendo una parte retributiva fino al 1996 e poi contributiva , ho un tasso di sostituzione del 69 % del lordo ben lontano dal 78%. Un mio collega che va con l’anticipata Fornero dopo 43 anni e con 63 anni di età arriva al 72 % . Quindi è probabile che l’INPS faccia ulteriori tagli . Grazie.

    1. Certamente ha ragione, sig. Alesso, se rileva incongruenze tra i valori che lei riporta e il valore del 78% riportato da me.

      Per ragioni di semplicità, ho tenuto conto di una semplice media sugli anni.

      Ho anche riportato, per esempio, che il versamento dei contributi da parte del lavoratore è del 10% (mentre invece è del 9,19%) e quella del datore di lavoro è del 23% (mentre, invece, è del 23,81%). I valori precisi sono riportati sul sito INPS al seguente link: https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/diritti-e-obblighi-in-materia-di-sicurezza-sociale-nell-unione-e/per-le-imprese/modalit–di-calcolo-dei-contributi-previdenziali.html

      Nel calcolo dell’importo pensionistico gioca un ruolo importante il coefficiente di trasformazione. Tale coefficiente può subire delle oscillazioni che fanno alzare o abbassare gli importi pensionistici.

      Come indicato nell’articolo, nella tabella riportata al link https://www.pensionioggi.it/dizionario/coefficienti-di-trasformazione si osserva, per esempio, che in corrispondenza dell’età anagrafica di 67 anni il coefficiente di trasformazione nel periodo 2016-2018 vale 5,700%, nel periodo 2019-2020 vale 5,604%, nel periodo 2021-2022 vale 5,575% e nel periodo 2023-2024 vale 5,723%.

  24. 64 più 40 , ma che proposta di flessibilità sarebbe? Diciamo che non ne usufruirebbe praticamente nessuno. Se la attuano è solo per questo motivo, per favore non diamo suggerimenti al manovratore, che già è perverso di suo.

  25. …ma qualcuno si rende conto che una donna difficilmente raggiunge 42 anni contributivi?…o forse lo fanno proprio x quello!!!…io 62 anni,esclusa da OPZIONE DONNA, licenziata,senza più Naspi ,come dovremmo fare x vivere?!!!…noi licenziate, over 60 siamo diventate invisibili!!!…

    1. Il suo commento mi fa pensare se non sia il caso di guardare un po oltre l’operato del governo di turno.
      Che fanno ormai da tempo non pochi datori di lavoro?
      Quando hanno un bel gruppetto di lavoratori vicini alla data del probabile pensionamento aprono periodi di cassa integrazione, spesso a zero ore, terminata la quale ti senti dire ciao! … sei licenziata/o.
      Facciamo due conti; un anno di cassa integrazione, un paio di Naspi, produttività risolta, o quasi, per poi non porsi la domanda … ma chi paga il conto! lo Stato.
      Forse sarebbe il caso di guardare un po di più nelle tasche di alcuni imprenditori.
      Comodo chiede il Libero Mercato quando poi tre anni li mettiamo sul groppone del solito Pantalone.

    2. Ha ragione, Patrizia! Opzione Donna, gia’ penalizzante in quanto con calcolo tutto contributivo, e’stata massacrata dal governo Meloni… Tutti dimenticano (o fingono di non capire/sapere) che le donne della ns generazione sono state penalizzate da percorsi lavorativi non continuativi con conseguenti versamenti contributivi frammentati… E’vergognoso tralasciare queste situazioni:da 20.000 (ogni anno) potenziali aventi diritto , siamo passati a qualche centinaio di adesioni a causa degli svariati “paletti” introdotti… Vergogna!

  26. Visto il costo della vita oggi…in entrambi i casi…tagli nell’ordine del 20% sono pesantissimi per la stragrande maggioranza della platea di eventuali beneficiari.

  27. Ovviamente tutte le proposte di ulteriori tagli alla pensione non mi stanno bene… ogni 5 minuti saltano fuori pretesti per poterlo fare. Ho 42 anni di contributi, mi sto facendo, mi sono fatto un fondoschiena tutta la vita e questi giocano… eccheczz…

  28. Non credo che facciano la quota 41 contributiva, anche perchè ogni anno che passa la quota retributiva è sempre più minoritaria. Infatti è da questa quota che potrebbero avere dei risparmi nel tempo. Ma se facessero la quota 41 contributiva l’Inps dovrebbe sborsare anticipatamente più di un anno per le donne e più di due anni per gli uomini. Se hanno persino diminuito drasticamente l’uscita per “opzione donna” che costava certamente meno! La vedo dura!

    1. Qualsiasi cosa faranno sarà peggiorativa in confronto alla Fornero secondo me, perciò sono qua che spero che non facciano proprio niente che è meglio per tutti!

  29. Anch’io penso che l’eventuale scelta sarebbe sull’età, ma 40 anni di contributi a 64 anni non molti ci riusciranno ad averli in futuro, per cui i governanti non potrebbero esserne più felici…

  30. Quindi avendo iniziato a 16 anni quanti anni deve lavorare in fabbrica un’invalido civile al 67% con un’aspettativa di vita ben al di sotto degli 81 anni. Vergogna

  31. Io tra le righe capisco
    Continuate a lavorare per mantenere le NOSTRE pensioni
    Senza neanche un grazie

    1. Buonasera sono praticamente d’accordo con tutti voi vorrei solo farvi partecipi del progetto SEGRETO del ministro Garavaglia. Dove secondo lui ci dovrebbe essere una convenienza per l’INPS e per i futuri pensionati. Ho 62 anni e ho smesso di fare questi giochini quand’ero in terza elementare.
      Lui ė un ministro della lega di questo governo forse ci gioca ancora. Non ho mai amato particolarmente i francesi ma in questo momento li invidio almeno si sono fatti sentire e non solo.

      1. Ho letto anch’io di questa proposta nascosta dell’onorevole Garavaglia. Non si capisce il perché non ne fornisce i dettagli, una in più o in meno di proposta non ci cambia niente. Personalmente spero non facciano proprio un bel niente, sennò peggiorano le cose che già sono brutte di loro.

  32. Una domanda per il Dott. Perfetto, chi non arriva a 40 anni di anzianità perchè ha iniziato tardi per motivi di studio dovra rassegnarsi ad andare con la pensione di vecchia a 67 anni o anche io potrò scegliere se andare a 64 anni pur non arrivando ai 40 anni di lavoro? Ringrazio anticipatamente il dott. Perfetto per la riasposta e per le sue analisi puntuali.

    1. Poi c’è anche da dire che nella coalizione di governo c’è una forza che ha come numero magico 41, per cui potrebbero unire le 2 cose 41 di contribuiti con minimo 64 di età..

    2. Sig. Stefano, in merito al suo quesito riguardo alla possibilità di andare in pensione a 64 anni pur non arrivando ai 40 anni di lavoro, vorrei rimandarla alla lettura di un articolo sul sito InvestireOggi a firma di Giacomo Mazzarella (un Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco) pubblicato il 29 Aprile 2024 al seguente link https://www.investireoggi.it/fisco/tutti-in-pensione-a-64-anni-non-solo-i-contributivi-ma-pochi-lo-sanno/

      Leggendo l’articolo che le ho segnalato, noterà che laddove si prospetta una soluzione “appetibile” (del tipo “andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contribuzione”), ci sono poi requisiti talmente stringenti che rendono la misura accessibile a pochissimi e praticamente inaccessibile alla maggior parte dei lavoratori.

      Io analizzo misure pensionistiche che potrebbero applicarsi alla più vasta platea di potenziali beneficiari. Ecco perché nell’articolo faccio riferimento all’uscita flessibile a partire dai 64 anni di età ma con 40 anni di contributi (questa dei 40 anni di contributi è una mia personalissima idea, giusto per dare credibilità alla cosiddetta “uscita flessibile a partire dai 64 anni di età”).

      Ritengo altresì che gli esperti previdenziali dovrebbero astenersi dal formulare espressioni del tipo “flessibilità in uscita” ma con irrigidimento di taluni requisiti, poiché sono espressioni che si adatterebbero meglio a politici imbonitori mediatici aventi come solo scopo quello di aggregare consensi.

      1. Buongiorno.
        In merito alla proposta quota 41 con penalizzazione, questa opzione sarebbe su base volontaria, nel 2025, o sostituirebbe comunque in maniera obbligatoria la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi)?
        Le chiedo questo perché sono un lavoratore che ha già maturato i requisiti pensionistici,quest’anno, per la pensione anticipata ordinaria ma vorrei rimanere ancora al lavoro perché ne ho bisogno ed evitare la penalizzazione, seppur minima. In sostanza le chiedo, potrei rimanere al lavoro col diritto maturato di pensione anticipata ordinaria, anche negli anni dal 2025 in poi, se fosse approvata quota 41 con penalizzazione? Sono un lavoratore col misto, 13 anni retributivi fino al 31 dicembre 1995. Ho maturato complessivamente 2235 settimane (minimo 2227 necessarie) al 30 aprile 2024.
        Le sarei davvero grato se potesse rispondermi e darmi la sua versione.
        Giancarlo

        1. Sig. Giancarlo Casimirri, la sola “proposta quota 41 con penalizzazione” (come lei la chiama) che io conosca è quella contenuta nella Proposta di Legge (PDL) 2855 a prima firma On. Durigon presentata alla Camera dei Deputati l’11 gennaio 2021.

          L’On. Durigon della Lega fa riferimento alla pensione anticipata con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età anagrafica (sia per gli uomini che per le donne) rendendola completamente basata sul sistema di calcolo contributivo.

          La Proposta di pensione anticipata con 41 anni di contribuzione della Lega andrebbe a sostituire la pensione anticipata della legge Fornero (42 anni e 10 mesi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne).

          Con la Proposta della Lega basata sul sistema di calcolo contributivo, rispetto alla pensione anticipata Fornero, gli uomini andrebbero in pensione 1 anno e 10 mesi prima mentre le donne andrebbero in pensione 10 mesi prima.

          Poiché lei, sig. Giancarlo, mi dice che ha già maturato il diritto per la pensione anticipata ordinaria, potrà esercitare tale diritto acquisito in qualsiasi momento, anche qualora la quota 41 tutta contributiva della Lega dovesse sostituire in toto la pensione anticipata Fornero (42 anni e 10 mesi).

          Perciò, sig. Giancarlo, si rassicuri: potrà rimanere al lavoro col diritto maturato di pensione anticipata ordinaria, anche negli anni dal 2025 in poi, se fosse approvata quota 41 con penalizzazione che va a sostituire la pensione anticipata Fornero (42 anni e 10 mesi).

          Qualora dovesse essere approvata la Proposta della Lega di uscita con 41 anni di contribuzione in sostituzione della pensione anticipata Fornero con 42 anni e 10 mesi di contribuzione, per evitare di prendere abbagli in una materia così delicata come quella delle pensioni, farebbe bene a verificare la sua situazione pensionistica con un Patronato e farsi rilasciare la simulazione come prova documentale, dal momento che “la legge non ammette ignoranza”.

  33. Se toccano 67 anni o i 20 contributivi, che già furono 15, sarebbe un furto. Un sacco di persone hanno lavorato part time. O hanno accudito familiari. Spero prevalga la ragionevolezza. Che fanno ci mandano a lavorare a 67 anni?

    1. 67 anni di età e 25 di contributi taglierebbe fuori parecchie persone soprattutto donne, sarebbe l’ennesima porcata!

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