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Pensioni anticipate 2025 l’editoriale: salvate Opzione Donna

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Il Governo con molta confusione e pochi fondi (come al solito) si appresta in sede di Legge di Bilancio ad apportare talune modifiche al sistema previdenziale che probabilmente non porteranno nulla di buono ai lavoratori ed alle lavoratrici che sempre più numerosi chiedono di non toccare la Legge Fornero per paura che l’Esecutivo peggiori ulteriormente le già rigide norme sulle pensioni attualmente in vigore.

Riforma Pensioni 2025 ultime news: da quota 41 light a opzione donna

In questi ultimi due mesi abbiamo sentito molte ipotesi per modificare l’attuale sistema previdenziale a cominciare dai famosi 41 light con tutto il calcolo effettuato col sistema contributivo e perdita del 15/20% dell’assegno per sempre, all’allungamento delle finestre d’uscita, alla ampia flessibilità dai 64 ai 72 anni e penalizzazione annua del 3/3,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni, al mantenimento in servizio fino a 70 anni per i dipendenti pubblici che non fanno altro che disorientare sempre più chi si appresta ad uscire dal mondo del lavoro e che come ogni anno si trovano in uno stato di agitazione perenne con nessuna certezza di quello che sarà il loro futuro.

Su un punto però il Governo sembra sicuro e determinato ed è quello della riconferma di Opzione Donna come è attualmente in vigore. Contraddicendo tutto quello che era stato affermato da tutti i partiti del centrodestra durante la campagna elettorale del 2022 e quello che aveva affermato la Premier Giorgia Meloni in occasione del suo discorso di insediamento alle Camere questo istituto che sembrava dovesse diventare strutturale è stato completamente stravolto al punto che perfino il nome dovrebbe essere modificato. Non si può più, infatti, chiamare opzione quella non è più tale. Opzione, infatti, è una scelta libera che una persona può compiere o meno ed era tale fino al 31/12/2022. Le donne, cioè, potevano scegliere in piena libertà se lasciare il mondo del lavoro accettando una decurtazione consistente dell’assegno previdenziale nell’ordine di circa il 25/30% o invece rimanere sul posto di lavoro fino al raggiungimento dei requisiti ordinari di pensionamento. Ora dal 1/1/2023 la legge non dà più questa opportunità e ha destinato Opzione Donna solamente nei confronti di donne svantaggiate assimilandolo, di fatto, ad un’Ape Sociale Donna.

Pensioni anticipate 2025 l’editoriale: Opzione Donna non si tocca?

Infatti, ai già severi requisiti richiesti vale a dire possedere entro il 31/12/2023 almeno 35 anni di contribuzione uniti ad una età di 61 anni se donne senza figli e con uno sconto di un anno per un figlio e due per due figli o se licenziate da imprese in crisi che fanno sorgere seri dubbi di costituzionalità, si sommano alcune condizioni soggettive che l’assimilano all’Ape Sociale. Viene infatti richiesto anche o di assistere da almeno sei mesi un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravita, o di essere invalide almeno al 74%, oppure ancora di essere lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.

Queste forti limitazioni hanno fatto crollare negli anni 2023 e 2024 le donne che hanno potuto accedere a questo istituto che sono diminuite di oltre l’85% passando da circa 40.000 a poco più di 5.000. Eppure, il costo da parte dell’Erario sarebbe molto basso perché col taglio consistente dell’assegno previdenziale che le donne devono accettare a causa del conteggio effettuato totalmente col sistema contributivo, dopo tre/quattro anni lo Stato ne avrebbe un beneficio economico che continuerebbe, poi, per tutta la durata dell’esistenza in vita. Molti, quindi, ritengono che si tratti più di un discorso ideologico che di conti economici dello Stato su un argomento quello “di genere” su cui a parole sono tutti sensibili ma che poi nei fatti non accade.

Quello che tutti si auspicano, quindi, è che nell’ambito di una nuova riforma previdenziale oltre alla flessibilità in uscita, al riconoscimento dei lavoratori precoci, alla pensione di garanzia per i giovani e all’implementazione della previdenza complementare, si tenga conto delle donne e del loro ruolo determinante nella società dal punto di vista sociale, economico e produttivo rivolgendo un forte appello all’Esecutivo per “Salvare Opzione Donna” e riportarla a come era ante Legge di Bilancio 2023 concedendo alle donne una libertà di scelta che attualmente non è più consentita.

Mauro Marino

Ha iniziato giovanissimo a lavorare in ambito pubblicitario presso il quotidiano il Piccolo di Trieste. Successivamente ha ricoperto il ruolo di Funzionario Tributario occupandosi prevalentemente di contrattualistica. Andato in pensione ha approfondito le tematiche economico previdenziali di cui si occupaattivamente sia nel suo blog mauromarinoeconomiaepensioni.com sia collaborando con numerose testate on line.

Questo articolo ha 40 commenti

  1. Francesca

    Volevo rispondere al sig.Francesco che non è affatto come dice…primo…il fatto che si passerà tutti al contributivo non porta ad una penalizzazione x nessuno…ma ben sì…x tutti! secondo riguarda i privilegi delle donne di poter andare in pensione prima…intanto è un “privilegio” che ci hanno tolto…poi…per TUTTA la VITA di noi donne abbiamo avuto il “privilegio” di doverci scapicollare tra lavoro-figli-famiglia perché forse sua moglie ha la donna di servizio…non so…ma la maggior parte di noi…parte la mattina da casa x fare la spesa x mezzogiorno e sera…vanno a lavorare…e spesso…non è un lavoro d ufficio…torni…prepari da mangiare x mezzogiorno e spesso prepari pure la cena…fai la lavatrice…torni a lavorare…esci…vai a prendere i bambini da scuola…da sport…da musica…quando hai la fortuna di avere nonni che ce li hanno portati…poi arrivi a casa…compiti…pulizie…preparare cena…e se hai degli anziani da accudire…è tutto sulle tue spalle…vai a letto stremata mentrw tuo marito è andato a lavorare…è tornato e si è steso sul divano…stop….forse se ti è andata bene…ha apparecchiato e buttato il patume…questo è il “privilegio” di essere donne x il 90%delle donne.

  2. Francesco

    Esimio sig. Marino. Lei è veramente convinto che mandare in pensione metà della popolazione italiana (cioè le donne) a 58 anni e con 35 anni di contribuzione non incida sui bilanci dello Stato? Ma chi crede di prendere in giro? E poi non si è ancora reso conto che ormai il metodo di calcolo contributivo riguarda tutti i lavoratori e non sono le lavoratrici di opzione donna? Opzione donna poteva avere un senso quando fu istituita 25 anni fa, cioè quando effettivamente il calcolo contributivo costituiva una penalizzazione. Ora non è più così.

    1. Claudio Maria Perfetto

      Sig. Francesco, per la verità anche la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin propone Opzione Donna con i requisiti originari e quindi con 58 anni di età anagrafica e con 35 anni di contribuzione (a 58 anni di età anche per le lavoratrici autonome, che con i requisiti originari di OD potevano andare in pensione con 59 anni di età anagrafica e 35 anni di contribuzione).

      La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin accoglie in sé il meglio che è stato proposto dai nostri Deputati, tra i quali l’On. Serracchiani che con la sua Proposta di Legge N. 376 del 17 ottobre 2022 all’Art. 4 (Opzione Donna) propone di ritornare ai requisiti originari presenti nella Legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Venerdì, 29 marzo 2019 all’Art. 16 dal titolo “Opzione donna”: 58 anni di età anagrafica e con 35 anni di contribuzione con il calcolo contributivo.

      La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin accoglie e fa proprie le istanze avanzate dal Comitato Opzione Donna Social (CODS) fondato e gestito da Orietta Armiliato.

      La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin accoglie e fa proprie le istanze avanzate dal Gruppo Facebook Uniti per la Tutela della Pensione (UTP) coordinato da Mauro Marino.

      Ma la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin fa molto di più per Opzione donna: applica il sistema di calcolo misto per chi vi rientra (e non tutto contributivo come in origine).

      Sig. Francesco, le posso assicurare che se c’è qualcuno che prende in giro i lavoratori e le lavoratrici quel qualcuno non siamo noi (Perfetto, Armiliato, Gibbin, Marino), ma chi per propri interessi elettorali (e chi è che non fa i propri interessi?) illude (ma senza prenderli in giro) gli elettori che credono agli imbonitori.

      Quando lei, sig. Francesco, afferma che il metodo di calcolo contributivo non riguarda le lavoratrici potenziali aspiranti a Opzione Donna, devo purtroppo farle constatare che è male informato: Opzione Donna è con calcolo interamente contributivo.

      Ovviamente, sig. Francesco, la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin, per poter ripristinare Opzione Donna con i requisiti originari, è in grado di dire al Governo come finanziare Opzione Donna, e cioè istituendo l’Imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi (IRAUT).

      la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin riguarda non solo Opzione Donna. Ma anche chi vuole pensionarsi con un minimo di età anagrafica di 62 anni e con un minimo di 35 anni di contribuzione con il sistema di calcolo misto (per chi vi rientra).

      1. Claudio Maria Perfetto

        Sig. Francesco, rileggendo il suo commento mi rendo conto solo ora che lei fa riferimento a Opzione Donna in modo corretto quando afferma che (sue parole): “il metodo di calcolo contributivo riguarda tutti i lavoratori e non sono le lavoratrici di opzione donna”.

        Purtroppo, sono stato fuorviato dalla parola “sono” (che nel suo intento, sig. Francesco, credo sarebbe dovuta essere “solo”).

        Pertanto, il mio cervello, non riuscendo a dare un significato a “sono” nel contesto della frase ha pensato bene di cancellare la parola “sono” e quindi ho letto la sua frase nel modo seguente: “il metodo di calcolo contributivo riguarda tutti i lavoratori e non le lavoratrici di opzione donna”.

        Morale: rileggere ciò che si è scritto, rileggere ciò che si è letto (questo vale per me).

        1. Francesco

          Dr. Perfetto, ha intuito correttamente. Ormai il metodo contributivo non penalizza più nessuno, per il semplice fatto che oggi esso riguarda tutti, uomini e donne. Quando 25 anni fa fu istituita l’opzione preferenziale donna, lo si fece perché essa bilanciava un forte vantaggio (cioè il privilegio di andare in pensione con largo anticipo rispetto agli uomini) con la contropartita di un contestuale svantaggio di tipo economico. Solo questo poteva giustificare questa palese discriminazione verso gli uomini, che venivano in tal modo fortemente penalizzati. All’epoca, questa discriminazione di genere poteva avere un qualche senso, in quanto esisteva comunque una forma di “penale” di tipo economico sull’importo pensionistico che poteva “consolare”, in un certo qual modo, per questa discriminazione (peraltro a mio avviso largamente e patentemente incostituzionale). Ma oggi, che senso ha continuare a mantenere le donne in una posizione di privilegio così clamoroso, nel momento in cui tale enorme vantaggio non è più controbilanciato da alcuno svantaggio “compensativo”? Ci rendiamo conto di che razza di discriminazione che voi vorreste ingiustificatamente continuare a perpetuare? Uomini che, oltretutto, vivono meno rispetto alle donne, svolgono le mansioni lavorative più pesanti, gravose e pericolose, hanno incidenti mortali sul lavoro in numero infinitamente superiore rispetto alle donne? Perciò, chi si ostina a propugnare nel 2024 opzione donna e’ letteralmente obnubilato dalla ideologia, dalla più totale irrazionalità, da un compiacente e demagogico asservimento alle più obsolete ideologie femministe ormai fuori tempo massimo. Mi spiace dover fare così tanta fatica per evidenziare l’ovvio. Scrisse Chesterton circa un secolo fa: “Verrà il tempo in cui si dovranno sguainare le spade per poter affermare che le foglie degli alberi sono verdi in estate!”. Meditate, gente, meditate…. La soluzione è una sola: opzione tutti, o niente. Ovvero, possano tutti scegliere di andare in pensione a 62 anni con 35 di contributi, senza distinzioni fra uomini e donne.

          1. Erica Venditti

            Spero che relativamente a questo commento possa dire la sua Orietta Armiliato, fondatrice del Comitato Opzione Donna social, che da anni si batte per la valorizzazione del lavoro di cura, che é chiaramente, se si escludono casi eccezionali, a carico ancora oggi delle donne, magari potrà spiegarle meglio le ragioni di quella che lei chiama misura discriminante.

    2. MAURO MARINO

      Ringrazio Claudio Maria Perfetto che in modo “perfetto” ha risposto alle osservazioni di Francesco.

      1. Mauro Marino

        Sig. Francesco il suo commento è completamente fuori dalla realtà e di chi non conosce assolutamente la reale situazione sulle discriminazionj di genere che, purtroppo, esistono ancora in Italia

    3. Claudia

      Quindi Signor Francesco come pensa di risolvere qst problema,60 anni,35,36, 37 anni di contributi lei come qst stato vuole togliere la liberta’ di scelta,soprattutto in certi contesti lavorativi usuranti e gravosi, per noi donne soprattutto e poi qst pensione viene penalizzata a vita del 30% ,ma insomma a 60 anni si potra ‘ dire non ne posso più e lo stato tanti soldi negli anni se li è rubati ,hanno permesso baby pensioni ecc…….ecco secondo lei la gente di 60 anni deve lavorare per pagare la pensione a tutti anche alla gente della stessa eta’,sistema previdenziale ingiusto, e mantenere i diritti acquisiti a tutti….i giovani non avranno futuro e i vecchi vengono massacrati spremuti come limoni,perche’ nel frattempo le condizioni di lavoro sono peggiorate in tutti i contesti lavorativi…prima di parlare la soffitta cerebrale va’ registrata . .lo stato ci guadagna tanto altro che ”’,facile parlare a panza piena.

  3. Giuseppe Ghilardi

    Buongiorno sono Giuseppe io dovrei andare in pensione il 1 settembre 2025 compreso già i 3 mesi di finestra secondo cambierà qualcosa grazie

    1. Claudio Maria Perfetto

      Sig. Giuseppe Ghilardi, per lei non cambierà nulla, se lei cristallizza i suoi requisiti entro il 31 dicembre 2024 (ma non riporta quando matura i requisiti e per quale tipo di pensione, se anticipata Fornero (42 anni e 10 mesi) o se di vecchiaia Fornero (67 anni di età con minimo 20 anni di contribuzione), o altra tipologia di pensionamento).

      Se lei non matura i requisiti entro il 31 dicembre 2024, e
      se lei li maturerà nel 2025, e
      se lei volesse andare in pensione con la vecchiaia Fornero (67 anni e 20 di anni di contribuzione minimo), e
      se il Gruppo di Lavoro del CNEL proporrà il pensionamento di vecchiaia Fornero a 67 anni e 25 anni di contribuzione minimo, e
      se il Governo dovesse accettare la Proposta del CNEL,
      allora per lei qualcosa cambierà.

      Come vede, sig. Giuseppe Ghilardi, ci sono molti nodi “se” da snodare. Meglio attendere la versione finale che dirà il Governo a proposito delle pensioni.

      1. Giuseppe Ghilardi

        Grazie mille dott perfetto la mia era per la pensione anticipata già fatto ecocer dal sindacato con 42 anni e 3 mesi di finestra dovrei andare al 1 di settembre 2025 io ho 58 anni adesso per me si allunghera la finestra ?grazie dott perfetto

        1. Claudio Maria Perfetto

          Sig. Giuseppe Ghilardi, se al sindacato le hanno detto che dovrebbe andare in pensione il 1 settembre 2025 con l’anticipata ordinaria Fornero (42 anni e 10 mesi + 3 mesi di finestra di attesa), vuol dire che al 31 dicembre 2024 lei non avrà maturato i requisiti per l’anticipata Fornero.

          Non maturando entro il 31 dicembre 2024 i requisiti per l’anticipata ordinaria Fonrero (e quindi non cristallizzando i requisiti al 31 dicembre 2024), eventuali variazioni che dovessero apportare alla legge Fornero con effetto dal 1 gennaio 2025 influenzeranno senz’altro sul suo pensionamento (per lei potrebbe effettivamente allungarsi la finestra di attesa).

          Ma, come le dicevo, è meglio attendere la versione finale sulle pensioni che darà il Governo.

          1. Giuseppe Ghilardi

            Ok grazie mille dott Claudio Maria perfetto

        2. Giuseppe Ghilardi

          Scusi volevo dire 42 anni 10 mesi piu 3 mesi di finestra grazie buonasera

  4. Emanuela

    Promesse non mantenute… ce lo ricorderemo tranquilli… io non capisco sperperano soldi a destra e sinistra e poi non ci sono i soldi per mandare in pensione la gente che ha versato da 40 anni contributi, tasse e chi più ne ha ne metta… continuate così tanto prima o poi le pagherete tutte !!!

  5. Julius

    Quello che sta per fare il governo Meloni serve esclusivamente a quadrare i conti di un bilancio disastroso. Non c’é alcun ragionamento economico ma solo una necessità contabile limitata all’esercizio corrente. Dobbiamo ammettere che, in questo modo, non troveranno mai soluzione sia i problemi relativi alla sanità che quelli delle politiche sociali in genere. Non c’é uno sguardo al futuro economico della nazione ma solo ed esclusivamente tamponare il presente. Stendiamo un velo pietoso per quanto attiene la sicurezza. Le aspettative degli italiani sono state tradite …. e meglio che vadano a casa.

    1. Guido

      200 miliardi di mafia e evasione fiscale. Altri 100 miliardi eliminabili con seria spending review. Ma di che cosa stiamo parlando????

    2. Max

      Bilancio disastroso… far quadrare i conti, ecc…
      E’ sempre stato cosi’…
      Trovare sempre storie per restituire poco, possibilmente nulla

  6. Don

    Opzione donna e quota 103 devastate, non ci rimane nel brevissimo la Fornero, per cui sono costretto a ribadire giù le mani dalla Fornero, che se la toccano la rompono.

  7. Pierpaolo

    Salve, vorrei porre un quesito: sono nato nel 1962, al 31 agosto 2024 ho maturato 39 anni 11 mesi e 21 giorni. In questo conteggio non sono considerate le 52 settimane di disoccupazione presenti nel mio box previdenziale( solo nel pubblico), maturate a cavallo tra la fine degli anni ottanta e inizio anni novanta. Da una parte mi dicono che non posso riscattarle, dall’altra che un eventuale riscatto non sarebbe conveniente dal punto di vista economico. Chiedo a qualche esperto: il costo di un eventuale riscatto, quanto costerebbe? Grazie.

    1. paolo prof

      Pierpaolo, mettiamo i puntini sulle i; intanto a chi hai chiesto perchè se uno ti dice che non puoi riscattarle e un’altro ti dice di si intanto a chi credere? la seconda questione è: quanto costa il riscatto eventuale; bella domanda ; il problema è: facendo la domanda adesso il costo è elevatissimo per 1 anno; potrebbero essere anche 10 mila euro, ma dico potrebbero; cosa devi fare? intanto tra inps, patronati capire se puoi riscattare oppure no e poi sempre tra inps, e patronati vari quanto ti costerebbe per certo; ultima cosa pierpaolo, quanto ti conviene riscattare quell’anno? in bocca al lupo e saluti a te e ai gestori del sito

    2. Don

      Non ti so aiutare posso dirti se non l’hai già fatto di sentire un patronato e/o anche l’INPS in merito.

  8. Guido

    La riforma a costo zero INPS è la cosa più facile del mondo. Pensione a 67 anni o max contributivo. Da 64 con decurtazione. Oltre 67 quando vuoi. Da 60 per le categorie davvero usuranti da stabilire con D.M. Non la fanno perché vogliono tagliarle. Le pensioni intendo non i loro privilegi.

    1. Pierpaolo

      Esatto

  9. Mariano

    Uno Stato che non è più tale, perché è privo di sovranità (monetaria e non solo), non può fare nulla. È inutile girarci attorno, dovrebbero saperlo tutti. Il problema è che in questa maniera siamo al “chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato….” e si pone, se non altro, un problema di equità sociale, altrimenti anche la coesione sociale va a ramengo e salta tutta tutto ( ma forse arriva prima qualche missile, tanto per non farci mancare nulla).

  10. Claudio Maria Perfetto

    Opzione Donna costa poco.

    Non ho fatto i calcoli di persona, ma sono propenso a credere che sia vero.

    La platea delle potenziali lavoratrici beneficiarie di Opzione Donna è diminuita da 40.000 a 5.000.

    Ciò è dovuto alle restrizioni che sono state applicate ai requisiti per accedere a Opzione Donna.

    Opzione Donna costa poco, e solo 5.000 lavoratrici vi hanno aderito. Ma se Opzione Donna costa poco, perché non favi aderire anche le altre 35.000 che sono rimaste fuori?

    Il Ministro Giorgetti ha bisogno che le 35.000 lavoratrici rimangano fuori da Opzione Donna affinché restino dentro le aziende e le fabbriche a versare i contributi previdenziali del 33%.

    Secondo la prospettiva da cui io osservo le dinamiche economiche, ritengo che il problema principale del Ministro Giorgetti siano non tanto le uscite, quanto invece le entrate, e, nello specifico, le entrate contributive: il flusso delle uscite per pensioni è regolato dal flusso delle entrate contributive (a meno che non si intenda ricorrere anche alla fiscalità generale aumentando le tasse o diminuendo le spese per sanità, istruzione, difesa, sicurezza. Oppure, facendo debiti e quindi aumentando il debito pubblico).

    Domanda: c’è qualche economista in grado di consigliare il Ministro Giorgetti su come fare per aumentare le entrate contributive senza aumentare le tasse, senza diminuire le spese per i servizi essenziali e senza aumentare il debito pubblico? (si prega di astenersi dal dare il consiglio di fare emergere il lavoro sommerso, oppure di combattere l’evasione contributiva da parte di talune aziende, cose sulle quali sia il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali che l’Agenzia delle Entrate siamo certi che stiano già facendo).

    1. paolo prof

      Si, basterebbe che il ministro Giorgetti nella sua presuntuosa ignoranza per non dire peggio leggesse, recepisse e mettesse in pratica la proposta Perfetto e c.; saluti a lei e ai gestori del sito e speriamo in bene;

      1. Nicola T.

        Come ho scritto in un altro articolo, anche se il governo recepisse la proposta del Dott.Perfetto, Confindustria non accetterà mai l’Iraut perché lo vede come un ulteriore tassa e non un costo del lavoro.Confindustria ( e io vengo da quel mondo), dopo il rapporto Draghi e più interessata ai sussidi e agli eurobond europei, ai 750 miliardi di investimenti proposti da Draghi, non a problemi legati alle pensioni.Non possiamo dire “che ci importa di Confindustria”,perché il lavoro privato lo danno loro.Quindi sparare a cannonate contro il governo non serve a nulla, è chiarissimo che devono allinearsi agli imprenditori.

        1. Claudio Maria Perfetto

          Sig. Nicola T. ci sono diverse modalità per gestire l’IRAUT (che ha a che vedere con il versamento, da parte del datore di lavoro, di contributi previdenziali del 33% (o del 23%) del salario di un “lavoratore tipo”):

          1. Non si introduce l’IRAUT e si aumenta l’IRES (in base al grado di automazione dell’azienda; tale aumento confluisce in contribuiti previdenziali);

          2. Si introduce l’IRAUT e si riduce l’IRES (in base al grado di automazione dell’azienda. Per un’azienda che ha automazione uguale a zero, l’introduzione dell’IRAUT non cambia nulla);

          3. Si introduce l’IRAUT assieme alla moneta digitale di Stato circolante solo in Italia, parallelamente all’euro, e agganciata al valore del patrimonio dello Stato: in tal caso l’IRAUT equivarrebbe in tutto e per tutto ai “Certificati di Credito Fiscale” (CCF), o ai “mini-bot” (di Borghi), o alla “cessione dei crediti” (come per il Superbonus del 110%). Tutti e tre sono stati discussi in Parlamento (quindi c’è dietro un razionale). La differenza tra la moneta digitale di Stato e i CCF, mini-bot, e la “cessione crediti” è che la moneta digitale di Stato è “trasformazione” del patrimonio dello Stato in “liquidità” (e quindi non si “crea” moneta a debito ma la si “trasforma”), mentre gli altri tre sono assimilabili a “creazione di moneta a debito” (per lo meno, questa è l’obiezione che viene mossa verso questi tre strumenti fiscali che vengono anche identificati come “moneta fiscale”).

          Come ho specificato nella mia risposta al suo commento in un altro articolo, l’IRAUT non è una tassa (in quanto lo Stato non eroga alcun servizio pubblico a fronte del pagamento dell’IRAUT).

          L’IRAUT non è un “nuovo costo” che va a gravare sul lavoro.

          L’IRAUT è un costo-opportunità, ovvero il costo che le imprese devono sostenere per avere l’opportunità di continuare a produrre, ad esistere sul mercato nell’era dell’economia digitale nella quale occorre che le imprese siano produttive, agili, competitive (ciò che non potranno essere se le imprese continuano ad impiegare un massivo numero di lavoratori anziani).

          Pensioni e Lavoro sono collegati tra loro a doppia mandata: con i contributi del lavoro si finanziano le pensioni, e con il pensionamento dei lavoratori anziani si permette alle aziende di creare lavoro.

          L’IRAUT è una questione prettamente italiana, e quindi potrebbe essere introdotta in tempi piuttosto veloci.

          L’eurobond è una questione europea, e quindi la sua introduzione potrebbe richiedere tempi piuttosto lunghi.

          Ma per poter ricevere una parte di debito europeo, immagino che l’Italia debba dimostrare all’Europa (in primis a Germania, Olanda, Austria e Danimarca, i cosiddetti “Paesi frugali”) che è in grado di riuscire a ridurre il suo debito pubblico in base a quanto richiesto dal Patto di Stabilità e di Crescita (ci vorranno forse tra i 7 e 10 anni). E qui, sig. Nicola T. la vedo davvero dura per i vari Governi che si succederanno.

          Il Governo italiano, questo Governo italiano, il Governo Meloni, ha un solo modo per avviare la crescita economica oltre la soglia dello zero-virgola per cento e per ridurre il debito pubblico in accordo col Patto di Stabilità e di Crescita: introdurre l’IRAUT e istituire la moneta digitale di Stato.

      2. Wal

        Caro Paolo.
        Oggi non concordo con te.
        Pensi per caso a un “Giorgetti” seduto in un ufficio intento a sfogliare Mail con allegati vari … non credo proprio.
        Nel migliore dei casi qualcuno dei suoi, suppongo tantissimi, collaboratori potrebbe “prenderne visione”… Stop!
        La Commissione Europea, se non erro, ha emesso un regolamento sulla AI nel 2024, qualche mese fa. Fai conto che iniziarono a parlarne nel 2017.
        Il conto cosa ti dice.. che sono trascorsi 7 anni… e della nota presente nella Bozza originaria di prestare attenzione ai possibili problemi occupazionali … al momento non vi è traccia … ci penseranno più in la.
        Saluti.
        .

      1. Don

        Il link punta su un altro articolo che parla di Israele.

        1. Wal

          ho gia segnalato il link depennando una …. e … per imandarlo a quello corretto.
          Ma quando si allega un link i tempi si allungano.
          Grazie comunque Don

    2. Franco Giuseppe

      Con il sistema quote 100, 102, 103, negli ultimi 5 anni, sono venuti a mancare nel sistema previdenziale, le entrate dei versamenti di contributi di oltre mezzo milione di lavoratori e nel contempo ci sono state le uscite di altrettanti assegni pensionistici, che hanno provocato un disastro economico nelle casse INPS, come confermato dallo stesso Giorgetti nella presentazione del NADEF ( Nota Aggiornamento Documento Economico Finanziario ) nel mese di Aprile. Tutto questo per puro calcolo elettorale. Ora quel danno qualcuno lo deve ripagare e saranno i lavoratori prossimi alla pensione a ripagarlo. Non mi si venga a parlare oggi di denatalità o di situazione economica difficile, perchè nel 2019 eravamo già nelle stesse condizioni e questo odierno è il risultato di quella scelta disastrosa. Oggi non basta nemmeno più la Fornero per risollevarsi.

      1. Claudio Maria Perfetto

        Sig. Franco Giuseppe, non possiamo modificare il passato. Quindi, mettiamo una pietra tombale su Quota 100, Quota 102, Quota 103.

        Non possiamo nemmeno modificare l’approccio dei politici che fanno promesse elettorali e non le mantengono. Sono fatti così, è nella loro natura essere imbonitori, e ce li dobbiamo tenere.

        Non possiamo nemmeno modificare i lavoratori che credono alle promesse elettorali e ai Sindacati. Non hanno più nulla, sono stati privati di tutto, persino della loro dignità di essere umani e la sola cosa che hanno è aggrapparsi alla tenue speranza che le cose non vadano peggio di quanto lo siano di già. Possiamo forse dar loro torto di credere che un raggio di sole possa illuminare la loro buia esistenza? Non è forse vero che siamo soli sul cuore della terra trafitti da un raggio di sole in attesa che venga la sera? (nota: è un flebile richiamo alla poesia “Ed è subito sera” di uno dei nostri Poeti tra i più amati Salvatore Quasimodo).

        La denatalità non è un problema e l’ho spiegato tante volte. Se questo non l’hanno capito chi ci governa, questo sì che è un problema. Ma che ci possiamo fare?

        Che non basti più nemmeno la Fornero sono più e più che d’accordo. Ma qui una cosa finalmente la possiamo fare: attuare la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.

        1. Franco Giuseppe

          Conviene con me quindi che sarebbe molto meglio ritornare alla legge Fornero nella sua interezza. Visto che non sanno inventarsi di meglio e non accettano consigli come la proposta PAG, meglio la Fornero.

  11. Marina

    Sì, aspetta e spera!

    1. Mariano

      Che già l’ora si avvicina

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