Pensioni 2024, l’editoriale: no a quota 103, serve più flessibilità (come la proposta UTP)

Con la fine dell’anno scolastico milioni di italiani si apprestano a fare qualche giorno di meritata vacanza e cercare di rilassarsi un po’ dopo mesi molto difficili con due guerre in cui siamo indirettamente coinvolti e di cui, purtroppo, non si vede ancora una soluzione. A settembre come Paese dovremo affrontare sfide impegnative in campo economico dovute anche alla procedura di infrazione in cui siamo incappati assieme ad altri Stati a seguito del nuovo patto di stabilità ripristinato dopo la tregua per Covid, che ci costringerà a spendere “con cautela” in ambito di Legge di Bilancio.

Riforma Pensioni 2024, quota 103, Opzione donna e ape social

Per fortuna ci sono alcuni aspetti che sono positivi come l’aumento dell’occupazione che ha raggiunto livelli record anche di contratti a tempo indeterminato e sicuramente avremo un grosso beneficio dal turismo con numeri importanti di stranieri che stanno invadendo il nostro Belpaese e che porteranno il PIL nel 2024 intorno all’1% in aumento rispetto allo 0,7% previsto. Altro elemento determinante è, finalmente, l’abbassamento del tasso di sconto di 25 punti base (si poteva osare almeno fino a 50 punti) da parte della BCE che faranno diminuire almeno un po’ l’enorme prezzo che paghiamo sugli interessi del debito pubblico che pesano nel 2024 per circa 80 miliardi.

C’è, quindi, un piccolo tesoretto da sfruttare in ambito previdenziale per andare oltre a quelle che sono la riconferma per un altro anno dei tre istituiti di pensionamento anticipato, Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, che per le note restrizioni inserite nella scorsa Legge di Bilancio hanno permesso a poche migliaia di lavoratrici/tori di potervi accedere.

Sull’argomento pensioni è emersa recentemente una interessante novità rappresentata dal CNEL. Il Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro ha costituito un gruppo di lavoro composto da accademici, rappresentanti delle parti sociali e da esperti del settore che sono impegnati nell’approfondimento di quattro tematiche come la previdenza obbligatoria, quella delle casse professionali, quella complementare ed infine sulla contribuzione obbligatoria i cui risultati saranno resi noti entro la fine di luglio. In seguito entro il mese di ottobre, in tempo per la presentazione della Legge di Bilancio, il medesimo gruppo metterà a punto un’ipotesi di nuova riforma previdenziale che potrebbe, almeno in parte, essere presa in seria considerazione da parte dell’Esecutivo e renderla operativa a partire dal 1° gennaio 2025.

Non esiste ancora, ovviamente, alcun documento ufficiale ma dalla prime indiscrezioni sembra che la proposta preveda la cancellazione delle Quote (100, 102, 103) che hanno contraddistinto questi ultimi anni per istituire una flessibilità in uscita che vada dai 64 anni a 72 lavorando sui coefficienti di trasformazione che sarebbero implementati se si resterà più anni nel mondo del lavoro oltre l’età ordinamentale.

Finalmente, forse, si abbandonerà l’idea delle Quote per andare verso una amplissima flessibilità in uscita con incentivazioni e maggiorazioni proposta che il gruppo facebook UTP (Uniti per la Tutela del Diritto alla Pensione) aveva già ipotizzato alcuni anni fa partendo dai 62 anni fino ad arrivare ai 70 che ritengo molto più equa e realizzabile rispetto ai parametri indicati dal CNEL.

Pensioni 2024, serve una riforma senza quote, con flessibilità in uscita

Oltre a questa proposta, vi è sempre sul tappeto quella portata avanti dalla Lega con Durigon che già prima delle elezioni europee aveva riproposto nuovamente i famosi “41 anni per tutti” per poter accedere al pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica, ma in questo caso con tutto il calcolo effettuato col sistema contributivo più penalizzante di circa il 15%.

Qualcosa poi andrà fatto per quanto riguarda i giovani con l’istituzione di una pensione di garanzia e su un incremento della previdenza complementare che stenta ancora a decollare in Italia nonostante i dati del 2023 hanno evidenziato che prendendo in esame il decennio 2014-2023 la rendita di quest’ultima abbia quasi triplicato quella del TFR e anche, speriamo, un intervento su Opzione Donna per ripristinare le norme ante legge di bilancio 2023 anche se su quest’ultimo istituto più che di una difficoltà di ordine monetario sembra esserci una questione di natura ideologica.

Sicuramente, quindi, sarà un autunno importante per quanto riguarda la previdenza con la speranza che finalmente all’inizio del 2025 possa essere discussa e varata la riforma complessiva che dovrebbe contenere a mio parere anche una minus tassazione per i lavoratori pensionati perlomeno per quelli con imponibile fino a 35.000 euro perché è impensabile che in Italia, unico Paese in Europa, i pensionati paghino la stessa IRPEF dei lavoratori attivi.

39 commenti su “Pensioni 2024, l’editoriale: no a quota 103, serve più flessibilità (come la proposta UTP)

  1. La flessibilità sotto base volontaria unica strada percorribile, con i vent’anni di contributi base. Agevolazione per le donne che hanno avuto il coraggio di mettere al mondo dei figli in questo paese: ridateci dignità.

  2. Caro Wal, ti rispondo avendo scritto io l’Editoriale e facendolo da oltre cinque anni su questo sito (e non so ancora per quanto tempo). Tu parli di articoli che ci conducano alla ricerca delle cause, ma io ne ho fatto centinaia di articoli in moltissimi giornali e in numerosissimi interventi in TV. Le cause che hanno portato a questa situazione sono tantissime e le ho sempre evidenziate (baby pensioni, sistema retributivo, regalie varie a diverse casse previdenziali private, unione tra previdenza ed assistenza, e soprattutto larghissime concessioni fatte dalla politica per avere consenso senza minimamente preoccuparsi di conti pubblici. Io poi, a differenza di altri, mi sono anche occupato di cosa poter fare per risolvere il problema che sta diventando “il problema madre” e dove si rischierà in futuro una bomba sociale quando i 16 milioni di pensionati saranno i nuovi poveri del domani. Separazione tra previdenza ed assistenza, limite mensile alle pensioni oltre i 5.000 euro, flessibilità dai 62 ai 70 anni, implementazione della previdenza complementare e progressivo passaggio da un sistema a ripartizione ad un sistema misto ripartizione/capitalizzazione, nonché pagamento parziale delle imposte e dei contributi previdenziali da parte delle società che impiegano robot e intelligenza artificiale. Io mi fermo qui, ad evidenziare una situazione e a dare possibili risposte. Il resto compete alla politica (dove non son mai voluto entrare, per mia fortuna) che sta disfacendo completamente la previdenza in Italia. Italia dove da giorni le pagine dei giornali e le TV sono piene di articoli sull’eliminazione dagli Europei di calcio della nazionale. I rimedi, ripeto, ci sono per riformare la previdenza, ma manca completamente la volontà per cui si interviene solamente con pochi elementi di “maquillage senza mai affrontare veramente il problema nella sua complessa problematica.
    Scusa lo sfogo che non è rivolto a te ma che è contro un sistema politico folle. Un caro saluto

    1. Ovviamente il mio post è dovuto a quanto leggo in un sito dedicato alle pensioni.
      So che Lei ha puntualizzato da anni il suo pensiero in altri luoghi, anche se non la leggo o la seguo altrove.
      Sentire però molti di NOI ripetere all’infinito: “analisi perfetta” … e poi se uno scava tra le lagnanze e gli sfoghi si resta fermi sulle:
      1) Baby pensioni (che queste siano state una porcheria ormai sarà noto anche ai sassi del Polo Nord).
      2) Colpa del buco di quota 100 e delle quote successive.
      3) Bisogna decidersi a separare assistenza da previdenza.
      4) Tagliamo le pensioni oltre i 5.000 euro.
      5) I pensionati retributivi rinuncino a parte del loro privilegio.
      Giunti a questo punto direi: perché non riesumare la vecchia proposta dei 5 stelle di ricalcolare tutte le pensioni, idea alla quale, e per fortuna, lo stesso Damiano si era opposto fermamente.
      Ne traggo la conclusione che noi stessi affermiamo che le colpe siano in capo all’interno del gruppo che, bene o male ha lavorato; mai di chi talvolta è scappato con la cassa, che porta costantemente il lavoro altrove, che paga poco quel poco che resta o non versa loro contributi.
      La colpa imminente sarà in capo ai troppi Baby boomer che da qualche anno vorrebbero pensionarsi, al buco che lasceranno perchè poi non verranno totalmente sostituiti.
      Allora affermo che qualcosa manca alla discussione da parte degli esperti.
      Per questo penso sia bene ci parlino un poco delle “scelte Economiche dominanti”; chiarirci le motivazioni, gli interessi in quello che vedo di insano nel rapporto lavoratori pensionati ormai insostenibile, quando sento solo la richiesta di maggior produttività, ovvero una ossessione pari a quella del creare denaro finanziario e sempre meno occupazione per le persone.
      E’ sotto gli occhi tutti, chi vuol vedere veda, è ora per qualcuno di agire vecchio stile per far tornare i conti; i tempi sono quelli in cui si deve rompere tutto per poi ricostruire sulla pelle di qualcuno.
      E che faccio nel frattempo, seguo il consiglio di fare una bella pensione integrativa?
      Con tutto il rispetto e la simpatia possibile.
      Saluti

    2. Buona serata Marino.
      Ho il problema spesso di dilungarmi, resto conciso al massimo.
      Le chiedo, se ritiene lo siano, di parlarci delle colpe del sistema economico, in particolare del nosto, ocidentale che vuole escludere lo Stato salvo servirsene poi per tappare le toppe. Della sua ricerca continua della prodittività e sue conseguenze, della esportazione e/o globalizzazione del lavoro alla ricerca del minor costo. Cosa può fare la politica di casa e in Europa se queste fossero parte in causa per poter alzare il rapporto lavoratori pensioanti. Oppure se siamo destinati ancora una volta a rompere tutto per poi ricostruire.
      La A.I. al momento la usano per questo, resteranno sordi a poterla usare per pagarci le pensioni.
      Io, stante cosi le cose, non mi fiderei e dare loro pure il mio TFR per poi vederlo andare in fumo.
      Saluti

  3. Concordo con l’editoriale del dr. Marino…sì alla flessibilità…ma che sia vera…non uno specchietto per le allodole!!

  4. purtroppo ormai sono abituato a vedere le cose dalla parte del bicchiere mezzo vuoto. Il problema sono i baby boomers che nascevano al ritmo di un milione l’ anno negli anni 60 e ora sono arrivati all’età della pensione e bisogna trovare una soluzione per mandarne in pensione meno gente possibile e dare il meno possibile in modo che il debito pubblico non ne risenta e l’europa non si arrabbi. Le soluzioni sono eliminare il retributivo , spostare più avanti possibile l’età e spalmare i coefficienti di trasformazione più in avanti negli anni facendoli partire dai 64 anni . Ed ecco fatto la flessibilità in uscita !. facile . Il problema grosso per lo stato sarà renderla alternativa alla Fornero cioè eliminare la Fornero e introdurre la flessibilità in uscita dai 64 anni. Siamo in tantissimi che prima dei 64 anni arriviamo all’anticipata Fornero e siamo noi l’obiettivo della riforma e se ci fanno uno scherzo simile cosa faremo ?

    1. In questo paese non si fa nulla di nulla da parte nostra, ed è questo che piano piano ci ha portato allo sfacelo, io mi sento molto pessimista ormai, non c’è voglia di lottare, vedremo!

  5. I 67 anni con 20 di contributi devono rimanere un.punto fermo. Non penalizziamo chi come me ha INPS + altra Cassa. Il pro quota deve valere sempre.

  6. I 67 anni con 20 di contributi devono rimanere un.punto fermo. Non penalizziamo chi come me ha INPS + altra Cassa. Il pro quota deve valere sempre. Non creiamo ulteriori ingiustizie e discriminazioni.

  7. In un Paese Veramente Democratico.. hai cinque anni di contributi ? Avrai per cinque anni. Ne hai 40 avrai per quaranta..ecc.. Nuove idee….per nuove trasformazioni..il resto sono solo chiacchiere..

  8. E se la procedura d’infrazione venisse applicata a chi ha varato leggi senza elementi di controllo e governo della relativa spesa? Chiaro che politico non mangia politico ma molti italiani sino stufi di pagare per l’insipienza altrui.

  9. Ma che quote e sistema contributivo. Date ai lavoratori la pensione senza applicare escamotage di riduzione per l’assegno pensionistico. Ma che siete andati al parlamento per fregare i lavoratori. Deve finire questa vostra tra tirannia Sulle pensioni. Abbiamo lavorato ed allora mandateci in pensione con Dignità , cosa che non avete al Governo. Basta e l’ora di finirla con queste Buffonate umilianti per i Lavoratori.

  10. Il nodo centrale, e direi la magagna, sta in maniera manifesta proprio in quel 64, in luogo di 62.

    Infatti le platee dei sessantenni e degli ultrasessantenni possono – sulla scorta della legislazione attuale – essere sostanzialmente divise in Italia, a dar data dal 1° gennaio 2012, in due categorie.

    Prima categoria: coloro che hanno iniziato a versare contributi sin da giovanissima età (spesso neppure vent’anni) e hanno una situazione contributiva pressoché priva di buchi contributivi. È questa una platea particolarmente vasta soprattutto nelle regioni del nord del Paese. Costoro legano la propria aspettativa di pensionamento, con emolumento PIENO, ai requisiti dell’anticipata Fornero, cioè circa 43 anni contributivi per gli uomini e circa 42 per le donne, e ciò a prescindere dall’età anagrafica. Andando ormai frattanto progressivamente a sfumare tutte le formule anticipatorie extrafornero, che hanno tutte avuto vita effimera, ecco che detta platea conta assolutamente sul mantenimento della legge Fornero, trovandosi oltretutto spesso proprio nell’imminenza del raggiungimento del sudato requisito.
    Per tale categoria di persone l’adozione di un requisito di “flessibilità” che contempli solo l’età anagrafica di 64 anni, superando la previgente ‘valvola di sfogo’ dell’anticipata Fornero – cioè rendendo inutili sotto il profilo del “quando vado in pensione” gli anni di contribuzione (come detto: circa 43 per gli uomini e 1 anno in meno per le donne) – costituirebbe una beffa di proporzioni cosmiche, sinceramente atroce, e come tale del tutto inaccettabile.
    Né può replicarsi che lo sforzo di lavorare magari giusto un paio d’anni in più si trasformerebbe in una pensione un po’ più alta, poiché anzi, viceversa (la beffa, oltre il danno) per l’uscita a 64 anni si prefigura una penalizzazione, che con ogni probabilità sarà di misura più che sensibile.
    In sintesi, costoro non solo dovrebbero attendere rigidamente i 64 anni (età in cui magari avranno 44 o 45 anni di contribuzione, se non addirittura di più) ma poi a tale età anagrafica andrebbero in pensione con un assegno, verosimilmente vitanaturaldurante, penalizzato.
    Diciamo che più di flessibilità, parlerei di rigidità assoluta e senza pari. Salvochè per flessibilità non si voglia adottare il significato della medicina endoscopica, cioè se lo strumento è flessibile arriva più in fondo…

    Seconda categoria di persone: tutti coloro che per un motivo o per un altro non hanno iniziato la contribuzione a un’età così giovane ovvero presentano purtroppo dei buchi contribuiti tali da sottrarli ai requisiti propri della prima categoria di cui sopra. Apparentemente per tutti costoro i margini di convenienza potrebbero esserci ma ovviamente solo ed esclusivamente sotto il profilo dell’età, non certo sotto quello finanziario per i motivi di cui sopra (penalizzazione che verosimilmente sarà vitanaturaldurante).

    In sostanza, si divide in tal modo il Paese in due: per la prima metà delle persone sinceramente non mi sovvengono le parole qui per descrivere compiutamente la cosmica fregatura, mentre, per l’altra metà, la cosiddetta ‘flessibilità’ si tradurrebbe nella seguente questione di manifesta natura taglieggiatrice: hai già compiuto i 64 anni e non ce la fai proprio più a continuare per ancora 36 mesi e cioè fino ai 67 poiché sei stanco, vecchio, demotivato o malato? o magari tutte queste cose assieme? Ebbene allora ti concedo di poter riscuotere la pensione, ma va da sé che finché campi pagherai pegno di ciò, ovverossia pagherai caro tali mesi che alla fine avrai lavorato in meno, attraverso – appunto – la penalizzazione dell’assegno (con ogni probabilità vitanaturaldurante, come più volte ripetuto).

    Mi chiedo, ma questo è lo Stato che vogliamo? È questa la repubblica (res publica, cioè – un tempo – di noi tutti) che vogliamo?
    È così piacevole per tutti non legger più Repubblica Italiana sulle banconote, le quali venivano stampate per nostro nome, e in ultima analisi da noi stessi per noi stessi? È così piacevole avere un regime di cambi fissi che ci paralizza e penalizza oltremodo costantemente? È così bello non avere l’ammortizzatore rappresentato dalla svalutazione della ns moneta che in qualsiasi crisi nazionale o internazionale ci dava sempre e comunque la possibilità di restare competitivi senza che la crisi stessa si traducesse inevitabilmente in una decrescita dei salari? Ora che come dice il prof. Monti si è provveduto a ‘distruggere la domanda interna’ e quindi viviamo in un’economia da poveracci – dove lo scotto è stato la totale distruzione del welfare (che era la base della nostra democrazia, e che rappresenta tuttora il pilone portante della ns costituzione) – siamo forse più contenti? Sono queste le domande da farsi. Poi le risposte e i rimedi sono ovvi.

  11. La 41 contributiva, senza tetto importo e senza finestra, sarebbe un’opzione aggiuntiva rispetto alla 43.1 Fornero, quindi ben venga, poi ognuno si fa i suoi conti e decide cosa fare della sua vita. Saluti

    1. Frenk… sai come funziona, no ? per la contributiva 41 prenderanno in soldi a chi ha fatto 43.1….
      A pensar male si fa peccato , molte volte ci si azzecca, diceva qualcuno (Andreotti).
      Questi non si fanno scrupoli….

    2. come dissi in un altro commento quando vanno d’accordo le richieste dei lavoratori e quello che il governo vuole concedere tutti sono felici; caro Frenk, attualmente la 41 contributiva senza tetto importo e senza finestra qualcuno dice di no ma il problema è che il governo te la può anche concedere ma a certe condizioni: un’età e secondo me prima dei 64 anni scordatela; senza tetto importo? scordatela; senza finestra? scordatela; opzione aggiuntiva alla Fornero? si, ma alle condizioni che ti ho detto; poi siccome non sono un indovino spero di sbagliarmi; saluti a te e ai gestori del sito

    3. Dimenticavo, caro Frenk; a me una soluzione così non andrebbe bene dato sia che non ho raggiunto i 41 anni sia perchè non voglio farmi fregare 13 anni di retributivo; a una donna non andrebbe bene visto che se fa 1 anno in più ha i requisiti Fornero; comunque a breve vedremo cosa partorirà la commissione Cnel insediata; saluti a te e ai gestori del sito

    4. Frenk…. ma a pensar male…. per la quota 41 dove li prenderanno i soldi ? …per caso a chi avra’ contribuito 43.1 ?

  12. La proposta UTP è una cosa buona se non si toglie la quota di calcolo del retributivo a chi gli spetta con le regole della Fornero. Ciò detto è meglio la Fornero che tutti questi correttivi e proposte. Saluti

  13. Nella trattativa sarebbe bene anche parlare della tassazione sul TFR quando viene ritirato. E anche una tassazione IRPEF inferiore sulle pensioni sarebbe auspicabile.

  14. Ha ragione il dr. Damiano, la Lega una volta al governo ha adottato misure ben diverse da quanto prometteva Salvini ‘aboliremo la Fornero’ e anche dalle promesse tipo ‘quota 41 Secca e Subito’ .
    Non ha caso la Fornero se ne è fatta beffe, pur diplomaticamente, anche in trasmissioni TV.
    Del resto il fatto che non abbiano ribattuto nulla all’analisi molto concreta del dr. Damiano …la dice lunga.
    Sarebbe interessante, ripeto, se la redazione potesse intervistare Salvini o almeno Durigon …ma temo che si negheranno o comunque darebbero risposte in politichese, senza chiarezza su misure previste e relativa tempistica .

  15. Dott.Marino, perfetto ! Finalmente stanno arrivando al Dunque, occorre la Flessibilità in uscita per tutti dai 64 anni in poi anche con calcolo contributivo. Ma senza paletti di 2 o addirittura tre volte l’assegno sociale.

    1. Anche no se tutto contributivo! Chi ha ancora svariati anni nel contributivo non vedo perché li dovrebbe perdere, basta bastonare i soliti noti con oltre 40 anni di contributi!

  16. Ci giriamo intorno ma il punto è che il contributivo genera una pensione insufficiente. E per chi ha passato i sessant’anni (io, 63 fra poche settimane) non c’è più tempo per fare qualcosa a difesa degli anni di vita a venire. E i contributi ante 1996 erano oltretutto inferiori, con il beneplacito di tutti, perché all’epoca le pensioni erano calcolate sullo stipendio e nessuno pensava che quelle percentuali così ridotte di contribuzione un domani sarebbero diventate base di calcolo per la pensione.
    Credo che il solo criterio ragionevole sia la possibilità di pensionarsi dai 63/64 anni e 41 di contributi, con importo pensionistico contributivo fino ai 67 e poi corresponsione della pensione calcolata col misto

  17. Di proposte tipo UTP c’è nesino altre simili : tridico. Damiano , Rizzetto ,Serrachiani di dx e sx , il problema è che se non c’è la volontà politica di fare la riforma anche per il CNEL sarà un buco nell’ acqua
    Saluti.

  18. Chi paga le flessibilita’ ? le paga chi ha versato piu’ contributi e si trovera’ tagli alla propria pensione ?
    Gira e rigira….

    1. È proprio così che funziona. Togliere a chi ha versato onestamente contributi per una vita per dare ha chi ha versato meno. Intanto i veri ricchi e le categorie privilegiate se la ridono e campano sulle nostre spalle con il tacito consenso di politici e sindacati.

  19. Ancora una volta una perfetta analisi del dott. Marino. Lavorare su una ampia flessibilità e sulla libertà di scelta è quello che serve in questo momento. Basta quote che hanno accontentato “solo” alcuni fortunati

    1. Il problema sono le penalizzazioni, devono essere compatibili con ciò che si è versato e a che età si richiede, in pratica la proposta UTP è ottima!

      1. don, vedi il problema è che quando trovano un punto di equilibrio ciò che una persona vuole e quello che vuole lo stato tutto bene; in questa fase il punto di equilibrio non c’èe lo stato pretendo molto di più; visto che siamo al 29 giugno auguri di buon onomastico a tutti i pietro e paolo anche se non sono prof. saluti ai gestori del sito

          1. L’ uscita con 64 anni specialmente con i 41 anni di lavoro è una presa in giro, infatti il sottoscritto e come me altri a quell’età avrò 45 anni di lavoro,(e non sono precoce), quindi i parametri da usare secondo me sarebbero gli anni di lavoro fatti x l usura della persona e i contributi dati in sostegno all Inps…non si può sempre agevolare chi ha versato meno…io non parlo dei giovani di adesso ma chi una volta lavorava in nero x che guadagnava di più (una volta era ben pagato)

    2. Buongiorno Paolo Prof.
      Alcuni giorni fa mi dicevi … le soluzioni?
      Io non le ho; le mie, essendo un pensionato, potrebbero essere interpretate di parte.
      Ma ripetersi nell’affermare “ottima analisi” come spesso in molti facciamo dopo aver letto un articolo è un poco come dirci la stessa cosa per cui … e poi?
      Ovvio è che, più che miei banali commenti, quello che conta siano i “tormenti” degli attuali lavoratori e, certamente, le colpe non sono in capo a chi scrive un articolo.
      Ma ritengo che ripetere le cose all’infinito (io ne leggo, non di rado, da almeno 4 anni) se non riempiendole di nuovo contenuto serva a poco.
      Quantomeno curioso ritengo sarebbe intercalarli, talvolta, cercando di portare alla nostra attenzione estratti di articoli di terzi che ci conducano alla ricerca delle cause, vere ma anche presunte, così da arricchire la discussione e la comprensione di quanto accade attorno a noi.

      Comunque sia .. mi auguro che il commento non sia interpretato come una critica ma che serva da spronare quanto necessario per approfondire argomenti, cosa che ho visto fare, in questi anni, spesso ma solo dal dottor Perfetto.
      Un saluto a te e a tutti i lettori.

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