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Pensioni 2022 l’editoriale: quota 102 una presa in giro, non ci siamo

Dopo aver confinato l’argomento previdenziale nell’angolo di una legge di bilancio approvata come al solito con la “fiducia” e senza confronto parlamentare, con la variante “Omicron” che contagia giornalmente centinaia di migliaia di italiani e con gli ospedali che inevitabilmente si riempiono quasi a saturarsi si è ripreso il pomeriggio del 13 il confronto per la nuova riforma previdenziale di cui si parla ormai da anni.

Pensioni anticipate 2022, dopo quota 100, quota 102 non basta

Il 2021 per quanto riguarda l’argomento pensioni è stato deludentissimo. Dopo il triennio di “quota 100” che seppure da molti criticata e che non ha rispettato quelle che erano le aspettative dei promotori, ne hanno infatti usufruito 400.000 italiani invece dei 900.000 previsti, aveva pur sempre dato la possibilità a chi avesse centrato l’ambo secco di 38 + 62 di uscire dal mondo del lavoro senza penalizzazioni.

Il sistema a quote rigido sicuramente non rientra tra i parametri di equità dal momento che discrimina lavoratori che magari con più anni di contribuzione non possono accedervi, ma sicuramente quanto uscito dalla legge di bilancio è pessimo. Infatti non solo non è stato eliminato il sistema di quote rigido ma addirittura si è spostata l’asticella in avanti creando per il solo 2022 la “quota 102”.

Quota 102, con 64 anni di età sommati a 38 anni di contributi sono sostanzialmente una presa in giro. Una quota 102 che non fosse almeno libera, con la possibilità cioè di comporre la quota in tutte le maniere è qualcosa che avrebbe dovuto far fare le barricate ai sindacati, che avrebbero dovuto fare di tutto per non far approvare questo provvedimento. Invece su questo poco o nulla è stato fatto se si eccettua uno sciopero generale ritardato di molti mesi e in cui uno dei tre grandi sindacati non ha partecipato. Questa mancata protesta ricorda quello che era successo alcuni anni fa quando il governo dell’epoca varò il superamento dei 40 anni di contributi per accedere al pensionamento. Quello doveva essere un limite invalicabile nel nostro ordinamento previdenziale. Sfondato quel muro giungere a 42 anni e 10 mesi è stata una logica conseguenza.

Consideriamo che se i 40 anni di contribuzione all’inizio degli anni 80 potevano essere raggiungibili da un consistente numero di persone per la diversa situazione economica dell’epoca e dal momento che molti giovani iniziavano a lavorare dopo aver conseguito il diploma ora, nel 2022, conseguendo una laurea e avendo all’inizio della carriera lavori molto discontinui molto difficilmente si raggiungeranno carriere con contributi di 40 anni.

Pensioni 2022 l’editoriale di Marino: così non ci siamo

Temo che molto poco potrà essere attuato in questo 2022 con una situazione politica molto complicata e con lo spettro di elezioni anticipate che rifarebbero ritornare il tutto ai nastri di partenza. Non è un mistero che la situazione, dopo l’approvazione della legge di bilancio, si è di molto ingarbugliata e l’argomento previdenziale rischia nuovamente di andare su un binario morto. Draghi aveva promesso una immediata calendarizzazione di incontri con le OO.SS sul tema previdenziale, questa è arrivata, seppure in ritardo, per i giorni 13 e 20 gennaio e 7 febbraio. Se dal punto di vista formale bisogna dire che l’esecutivo ha rispettato in parte gli impegni presi, dal punto di vista sostanziale c’è pochissimo. L’incontro del 13 gennaio in sostanza è servito solamente a calendarizzare gli incontri del 20 gennaio e del 7 febbraio ed a ascoltare, per l’ennesima volta, quelle che sono le richieste dei sindacati.

Oltretutto questo improvviso impulso al tema previdenziale sembra quasi un voler dire facciamo quello che si può con questo governo che il futuro dell’esecutivo è molto incerto. Non c’è da parte dell’attuale governo quella determinazione necessaria e soprattutto non sembra che i possibili cambiamenti siano nell’ottica di un miglioramento per i lavoratori. E’ l’ennesima dimostrazione di quanto questo tema, che pur riguarda milioni di cittadini, venga messo in disparte e confinato come fosse un tema minore. Nel 2022 “quota 102” interesserà appena 15.000 lavoratori e Opzione Donna 17.000 mentre l’Ape Sociale tanto sbandierata appena 21.000. Come si vede sono numeri molto limitati che non spostano quella che è una realtà, il 2021 è stato un anno completamente perso in ambito previdenziale.

La partita che è appena iniziata dovrà necessariamente portare qualcosa di concreto e non penalizzante perché un altro anno inconcludente come quello appena passato i lavoratori non lo tollererebbero più.

Mauro Marino

Ha iniziato giovanissimo a lavorare in ambito pubblicitario presso il quotidiano il Piccolo di Trieste. Successivamente ha ricoperto il ruolo di Funzionario Tributario occupandosi prevalentemente di contrattualistica. Andato in pensione ha approfondito le tematiche economico previdenziali di cui si occupaattivamente sia nel suo blog mauromarinoeconomiaepensioni.com sia collaborando con numerose testate on line.

Questo articolo ha 24 commenti

  1. Antonio

    Punto primo governo draghi peggio della fornero nn voterò di sicuro I partiti che appoggiano draghi la fornero la lista dei lavori gravosi la mise sia nella quota 41 che in ape social Cesare Damiano ha fatto una nuova lista gravosi perché é stata messa solo in ape social questa si chiama discriminazione io sono precocissimo ho 104 personale in situazione di gravità comma 3 articolo 3 67%di invalidità e nn rientro in quota 41 é vergognoso perché solo chi ha il 74%a diritto questa é un altra descrizione gli invalidi tutti devono uscire con quota 41 almeno dal 60%in su perché siamo categorie fragili e nn possiamo lavorare come chi sta bene 42 e 10 mesi io sono pieno di dolori vergognatevi tutti compresi i sindacati sono nulla facenti

  2. Franco

    CHE VERGOGNA !!! SI CONTINUA A MANDARE IN PENSIONE CHI HA LAVORATO MENO ! OVVERO I LAVORATORI CON 38 ANNI DI CONTRIBUTI VANNO IN PENSIONE MENTRE I LAVORATORI CHE NE HANNO 40 .. 41 .. 42 GLI SI CHIEDE DI LAVORARE ANCORA FINO A 43 ANNI E 1 MESE !!!
    SONO 5 ANNI IN PIÙ .. E LA DOBBIAMO PURE CHIAMARE “PENSIONE ANTICIPATA” !!!?

    MA I SINDACATI DOVE SONO FINITI ?
    Non hanno portato a casa nulla! Nulla sull’ adeguamento dell’ aspettativa di vita che dagli ultimi dati si è ridotta di 2 anni ! Nulla su Quota 41 senza penalizzazioni ! Nulla su una ipotetica pur sempre migliorativa Quota 42 ! Nulla almeno .. sull’ abolizione della “ridicola” finestra di 3 mesi dopo 42 anni e 10 mesi di lavoro !
    Stando così le cose e visto l’impegno che ci stanno mettendo .. ho l’impressione che sia meglio lasciare “la Fornero” così comè se no chissa quali altre fregature si fanno rifilare ! CHE VERGOGNA !!!

  3. Paolo

    La legge Fornero non verrà mai abbolita, ci faranno lavorare per 43 anni di contributi,ci sarà qualche nefanda opzione 102,da quello che ho letto nei vari commenti l’OCSE e favorevole più ai contributi che l’età,ma come si fa con tutte queste carriere discontinue ad accumulare tanti contributi,a questo punto oltre la Famigerata Legge Fornero ,che aggiungono:62 anni di età 20 anni di contributi, poi ogniuno deciderà cosa fare,ma purtroppo la Fornero Resterà….
    E poi parlano di salvaguardare i Giovani,ma quando mai si potranno fare una posizione,nel nostro Paese ci sono cose di un altro Mondo….

  4. CAPOGNA FRANCESCO

    “dìvide et ìmpera”

  5. Lilli Reolon

    Pensione anticipata Fornero: già questa soluzione nasconde che 41 anni e 10 mesi valgono 42 anni (donne) e 42 e 10 mesi fa 43 anni (uomini) ma almeno teneva conto dell’anzianità contributiva con il calcolo pensionistico incardinato con data 31/12/1994 per il passaggio retributivo/contributivo. Spero che almeno per chi ha lavorato(io 14 anni) nel sistema retributivo sia tutelato. Ho 61 anni e 40 di contributi. Con quota 41 per tutti come finirà? Miseria per tutti ( come al solito i lavoratori dipendenti sono trattati come pezze da piedi, nonostante siamo gli unici che certamente pagano le tasse: NO TAXATION WITHOUT REPRESENTATION cosa vuol dire? che noi dipendenti non siamo rappresentati. Perchè allora continuiamo a votare? Scusate il pessimismo. Lilli Reolon

  6. matteo

    Lucida e impietosa l’analisi del dott. Marino. Purtroppo la verità è che i lavoratori che hanno versato per una vita (40 anni e oltre!) contributi previdenziali e pagato per decenni l’iscrizione ai sindacati si ritrovano completamente abbandonati dagli stessi e dai partiti. Nel 2023 ci ritroveremo con un’età pensionabile più alta (molti economisti e guru della finanza invocano a gran voce a 75 anni l’età pensionabile) o in alternativa una qualche flessibilità in uscita (ma comunque non prima dei 64 anni) con importi della pensione pesantemente ridotti per l’abolizione del sistema misto e passaggio subito per tutti al contributivo. In fondo ce lo meritiamo avendo dato per decenni fiducia e soldi a gente abile a buggerarci e a mantenere ben saldi i loro privilegi. Incredibilmente saremo costretti a rimpiangere Monti e la Fornero!

  7. Angelo Verdina

    La proposta di Tridico è molto valida, i sindacati si sveglino e basta discorsi.

    1. Lilli Reolon

      Non sono del tuo parere. Non è che quando vi a far la spesa te ne danno un pezzo oggi e uno fra tre anni!! Battute a parte vorrei conoscere la validità della proposta Tridico. A mio parere non ne ha proprio.
      E’ illogica, irresponsabile e penalizzante per chi lavora ha lavorato o lavorerà. Che esempio per i giovani il ragionamento del Dr. Tridico e che rispetto per loro!! Lilli Reolon

  8. Carlo Q.

    Concordo con Mauro Marino.
    Quota 102 è semplicemente una Quota 100 PEGGIORATA.

    A chi piaceva Quota 100 non dovrebbe piacere molto che la si PEGGIORI (e ciò al di là del fatto che una molto piccola parte dei pensionandi la utilizzerà comunque, ma i miseri 15mila previsti fanno pensare che la si sia fatta PROPRIO perchè non cambierà di una virgola la situazione attuale basata sulla Fornero).

    E a chi NON piaceva già Quota 100, con la sua rigidità, non dovrebbe apprezzare neppure Quota 102, che è altrettanto rigida.
    Penso che solo ad un “forneriano” possa andare bene Quota 102, proprio perchè è di fatto irrilevante.

    Mi pare chiaro che l’obiettivo di questo governo tecnico ed “europeista” era fin dall’inizio quello di tornare alla Fornero, così tanto lodata “dall’Europa” (ovvero dai ragionieri di Bruxelles), senza fare nessuna concessione che potesse attirarsi gli strali degli euroburocrati, soprattutto perchè questi tengono i cordoni della borsa UE e a maggior ragione in questo periodo di Recovery Fund.

    Per questo stesso motivo, dubito che le cose cambieranno nel 2022, soprattutto se il governo resterà in mano ai tecnici e non a politici che (bene o male) rispondono all’elettorato.
    E non sto neppure a disquisire se oggi in generale sia meglio continuare ad avere un governo tecnico, questo o un altro, o un governo politico.
    Ma sulle pensioni questa strutturazione governativa (con in più i suoi rapporti di dipendenza dichiarata dalla UE) è probabilmente la peggiore che si possa avere, in termini di azione, anzi di INAZIONE.

  9. PAOLO Prof

    complimenti per l’articolo; perfetto; cosa c’è da aggiungere: tra discussioni sull’elezione del presidente della repubblica si perderà tantissimo tempo; e poi c’è tutto il discorso su probabili elezioni; il governo sembra come quello studente che a maggio dica che vuole recuperare 6 materie insufficienti: missione impossibile ; i sindacati dovrebbero fare proposte realistiche ma poi puntare i piedi perchè certi diritti non possono essere scavalcati tipo il sistema di calcolo; ma i sindacati sperano , se non rompono le scatole al governo, di essere messi in lista per le prossime elezioni ; quindi siamo nella m……………………….a più totale; vedremo nei prossimi mesi ma ho poca fiducia saluti ai gestori del sito

  10. Umberto

    Non ci siamo? Diciamo chiaramente che è l’ennesima presa per il culo! Chi come me, metalmeccanico (con 41anni e 6mesi di contributi) sperava di avere la possibilità di andare in pensione e di conseguenza lasciare il proprio posto di lavoro ad un giovane, è ancora un miraggio…

  11. Mario

    Ma questi lavoratori che pagano la cuota per il sindacato … Quando questi sindacati vanno al governo per parlare con chi …..? Perché non cominciamo a pensare a qualche altro fermo !

  12. PAOLO Prof

    nel 2022 si farà poco e male per i lavoratori; d’altra parte dei soldi del pnrr quasi niente per le pensioni; draghi: presidente della repubblica o del consiglio: bella domanda: e i sindacati? stendiamo un velo pietoso: siamo nella m…………….da più totale saluti ai gestori del sito

  13. Gianni

    Tutto rimarrà aleatorio, finché ci saranno persone che manterranno a galla personaggi oscuri come la nostra politica comandata
    Buona vita

  14. Roberto Loni

    Quota 102 è una presa in giro.
    Se almeno non avessero fissato ” paletti” , ancora ancora sarebbe accettabike. Io per esempio avendo 65 anni e 37 di contributi ,ci rientrerei.
    Succede che oeró sono disoccupato e devo aspettare altri 2 anni per pensionarmi per vecchiaia. Non so come il popolo italiano accetta inerme.

  15. Franco Giuseppe

    Dopo l’elezione del capo dello Stato, si entrerà di corsa nella telenovela delle prossime elezioni e state tranquilli che ne sentiremo di tutti i colori. Promesse a go go, maggiori in quei partiti che della situazione economica se ne fottono, tanto non sono soldi loro, e che faranno nuovamente tutto a debito pubblico, debito che noi dovremo ripagare con innalzamento di tutte le tasse. Solo Ciampi riuscì a diminuire il debito. E intanto saranno già passati 4 anni dalla nascita delle quote e continua la storia che i più devono continuare obbligatoriamente ad arrivare alla vecchiaia e tanti altri ( sempre meno ) obbligati ad arrivare ai 43 anni. Finchè non si capisce che è il sistema quote che è una presa in giro ci saranno sempre disuguaglianze. Nello stesso istante che qualcuno si pensiona con 64-38 ci sarà sempre qualcun altro che si pensionerà invece con 67-38. Il primo non ha raggiunto nessuno dei due requisiti Fornero, il secondo almeno uno lo ha raggiunto. Stessa cosa per i precoci obbligati a raggiungere almeno i 43 anni di contributi, un lustro in più di lavoro. Magari qualcuno di questi avrebbe accettato anch’esso di avere un assegno più basso, ma a questi lavoratori non è stata concessa la libertà di scelta. Dividi et impera. Chi ha difeso ad oltranza le quote ha solo spudoratamente fatto i propri interessi fregandosene altamente della sorte dei propri colleghi di lavoro. Vi sembra bello ? Ma soprattutto è questa la giustizia che una volta invocavate per voi ?

    1. PAOLO Prof

      condivisibile gran parte del tuo commento ma ti sfuggono diversi particolari; parli di 4 anni di quote ma guarda che le quote esistono da ben più di 15 anni (ricordo 35 e 57) ; e poi c’era quel numero magico:40; ricordo nel 2010 un segretario di scuola che andò in pensione a 59 anni ( aveva oltre 37 anni di contributi); poi saltò il numero magico: 40; prima misero la finestra; poi la fornero disse: togliamo la finestra e però portiamo a 42 anni; se fosse per confindustria il povero lavoratore dovrebbe lavorare all’infinito; magari morire prima di godere la pensione; alla fine, franco giuseppe goditi la tua pensione tu che ce l’hai; io a settembre chiudo, con oltre 62 anni e quasi 41 di contributi e non ho nemmeno i requisiti (mi devo mangiare la pensione integrativa); un collega mi ha detto: non esiste una cosa del genere, io avrei continuato a lavorare; la mia risposta è stata : se lo stato mi dà un’opportunità schifosa io la prendo, sono sicuro che quella successiva sarà anche peggiore (vedremo nei prossimi mesi l’evoluzione) saluti a te e ai gestori del sito

      1. ,bruno

        Certo che i sindacati hanno perso tessere e stima di molti lavoratori prossimi alla pensione cercano tessere tra i giovani. Promettendo loro pensioni di garanzia ossia da fame.la mia convinzione è che i giovani non li convinceranno mai hanno capito. Che il sindacato è ormai morto.

  16. giovanni

    Una sola parola deve passare per questo governo sordo alle richieste dei lavoratori:MOBILITAZIONE.

  17. Don62

    L’anno 2021, sono d’accordo, che dal punto di vista della riforma pensionistica, che riguarda milioni di persone, è stato a dir poco fallimentare.
    La quota 102 è un’assoluta presa in giro.
    Adesso sono calendarizzati gli incontri governo con i sindacati al 20 e 7 Febbraio, sperando che nel mentre, stiano lavorando per un accordo serio, e non peggiorativo della legge Fornero.
    Gli incontri devono servire per uno stato avanzamento lavori, e non per rimandare più avanti le questioni.
    Se poi dovessimo andare ad elezioni anticipate, cosa peraltro probabile, si ripartirebbe da zero.
    Noi lavoratori siamo stanchi di questi continui rinvii alle calende greche, su un argomento così importante che riguarda la vita di tantissime persone.
    Diamoci una mossa….

  18. Antonello 61

    Non sono assolutamente d’accordo con la proposta Tridico, primo perché avvantaggerebbe i lavoratori con redditi alti e non i redditi bassi che percepirebbero una pensione da fame, secondo il sig. Tridico diceva che dopo 40 anni di lavoro è un diritto poter andare in pensione senza penalizzazioni. Ora da presidente INPS fa questa proposta per me irricevibile. Lo ripeto che pensi a fare il presidente INPS. AI SINDACATI : <>. Adesso c’è Mario ( Monti ) Draghi cambia solo il cognome niente al ribasso devono accettare. Battersi per i 41nisti e uscita dai 62 anni come hanno ottenuto i lavoratori francesi. (Speriamo).

  19. sergio

    Per la riforma delle pensioni l’azione dei sindacati è assolutamente inconsistente, basta vedere il risultato dello sciopero e dei pochi tavoli di confronto che ci sono stati, che hanno tutto il sapore di incontri tanto per far vedere che l’argomento era ed è in discussione….. ma di che, di che cosa? la prossima volta si portassero un mazzo di carte al tavolo, che è meglio- un’argomento cosi importante a cui è legata la vita di migliaia di lavoratori viene preso alla leggera da draghi e compagnia con i sindacati che volutamente si fanno prendere in giro senza opporre resistenza e , cosa ancora più grave, sapendo che più tempo passa più si aggrava la situazione di persone avanti con gli anni e ormai allo stremo, per non parlare dei giovani senza speranze che la pensione la vedranno dal binocolo- se fossero stai seri e combattivi avrebbero dovuto spingere a fine anno per far passare subito almeno la proposta Tridico con la doppia quota dai 63 anni, in affiancamento a questa m…da di quota 102, altra vergogna passata tra l’indifferenza di tutti i partiti- ormai si è capito che la flessibilità spiattellata dai sindacati di uscita a 62 anni non sarà mai presa in considerazione, a meno che non si trasformi tutto in contributivo- quindi se proprio vogliono riconquistare la fiducia di noi iscritti lavoratori, alzino la voce nel prossimo incontro per la ragionevole proposta di Tridico da subito…. è assurdo che dobbiamo aspettare il 2023 per aspettarci poi cosa? il contributivo per tutti? spingano poi subito per l’uscita degli invalidi col 74% in su già a 63 anni col calcolo completo del misto , senza questa misera pensioncina di accompagnamento dell’ape social assolutamente ridicola- avanti Sindacati forzate la mano al governo, solo cosi aumenterà la fiducia in voi , ormai ai minimi termini.

  20. Alessandro

    Articolo che rispecchia la sintesi del sistema politico e previdenziale italiano !!! Nell’ultimo trafiletto dove il dott. Marino scrive che un’altro anno inconcludente i lavoratori non lo tollererebbero più mi viene da pensare che potere ci è rimasto a noi lavoratori per contrastare queste riforme al ribasso che puntualmente subiamo da decenni !!!! Un sindacato diviso su temi così importanti ha portato una scarsa adesione nell’ultimo sciopero e condivido forze di mobilitazione se pur in forte ritardo intraprese da CGIL e UIL !!! Basta a continui tavoli inconcludenti ….servono scioperi modello francese !!!

  21. Gio'

    Ribadisco che colpa è degli italiani se abbiamo accettato supinamente i Prodi, i Berlusconi, i Monti e i Draghi e compagnia cantante. Il loro terzultimo pensiero sono i pensionati, il penultimo sono i pensionandi, il loro ultimo sono i poveri, in particolare gli ultrasessantenni.
    Qui ci vuole un cambio di passo dell’opinione pubblica, degli intellettuali e dei giornalisti.
    Era già tutto scritto e c’è chi lo ha detto con grande anticipo. Inutile parlare di Costituzione, di Diritto e di Riforme. Vorrei trovare qualcuno che alza il tiro insieme a me. Amen

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