A intervenire nuovamente sulla quota 100, varata nel consiglio dei ministri giovedi 17 gennaio, ma non ancora apparsa in Gu, é Cesare Damiano che in un’intervista a TPI ha espresso le proprie perplessità sulla misura che rischia di trasformarsi in cocente delusione per molti dei lavoratori.
Una misura che da sola non basta e che certamente non smonta la Fornero e la rigidità della stessa, perché in fondo, dice Damiano, anche la quota 100 ha due paletti ben ferrei, età e contributi. Solo propaganda elettorale dunque? Il dubbio aleggia nell’aria non solo nelle parole di Damiano, ma di altri esponenti politici. Le sue ultime dichiarazioni al 23 gennaio 2019.
Pensioni anticipate 2019, piace questa quota 100?
Non a molti ci verrebbe da dire, i precoci restano fuori dalla misura, troppo giovani per accedervi sebbene abbiano abbondantemente superato i 40 anni di contributi, le donne non raggiungono spesso i 38 anni di contributi richiesti, così come gli esodati che essendo privi di lavoro non hanno raggiunto gli anni contributivi richiesti. Per gli altri? Chi optava nell’uscita anticipata si trova dinanzi combinazioni non valevoli, la somma non basta faccia 100, 63+37 non vale per la quota 100 , così come 60+40, due paletti sono imprescindibili: 62 anni d’età e 38 di contributi, eppure in molti continuano a chiederci se con altre combinazioni si può accedere.
Cesare Damiano ricorda: “le quote le ho inventate io nel 2007 con Prodi, all’inizio si trattava di flessibilità vera, quota 95 poteva essere, ricorda, 60+35 oppure 58+37. I due addendi potevano alzarsi e scendere, qui invece la quota di Salvini ha un numero fisso: 38 di contributi e 62 d’età”. Ragione per cui aggiunge non si può parlare di formula originale, la quota é fissa non permette flessibilità, infatti chi ha 63 anni esce con quota 101, se l’obiettivo dei 38 di contributi lo si raggiunge solo a 64 anni si esce con quota 102. Ma essendo il concetto delle quote una nostra invenzione, aggiunge, non possiamo che migliorarlo perché la cosiddetta quota 100 di Salvini così fatta manda in pensione ed aiuta solo una parte di lavoratori, i più fortunati, ossia quanti hanno il vantaggio, generalmente maschi delle grandi imprese del Nord, di avere carriere continuative. Occorre dunque potenziare l’ape sociale e migliore la quota 100, le due misure possono coesistere perché non si contrappongono affatto, dice l’esponente del partito democratico. Una da sola non basta, l’ape sociale deve proseguire anche oltre il 2019. Poi manca la nona salvaguardia per gli esodati, promessa fatta da Di Maio, ma non mantenuta, sono, ricorda Damiano, ben 6.000 i lavoratori che a acausa della riforma Fornero sono ancora senza reddito e senza pensione dal 2012. Vi é poi un problema di risorse, dice certo, Damiano.
Pensioni 2019, Damiano: coperture insufficienti
Il meccanismo messo in atto dai gialloverdi é astuto, il riferimento é sulle clausole di salvaguardia, le misure, spiega, partono il 1 di aprile e la prima verifica della Ragioneria sarà bimestrale, dunque arriverà a giugno, quando le elezioni europee si saranno svolte. Nel caso in cui le domande fossero superiori alle risorse messe in campo si attueranno, spiega Damiano, ‘tagli compensativi’
Il giornalista precisa: pare che si tratti più di una clusola ‘salva faccia’: i gialloverdi arrivano alle elezioni europee potendo dire agli elettori di aver mantenuto le promesse, ma ci sarà una reale sostenibilità delle misure?”
Potranno sempre dire: “noi ci abbiamo provato, ma i soliti burocrati c hanno messo i bastoni fra le ruote”. Quello che ancora non mi torna, spiega Damiano, e che a me sono state fatte delel stime per quota 100, 41, opzione donna e a Di Maio e Salvini sono stati fatti altri conti, si finisce dunque per avere due quotazioni parallele. Anche sulla quota 41 annunciata per tutti, temo che si passerà dall”’effetto annuncio’, dice Damiano, all’ ‘effetto delusione’. Cosa ne pensate delle parole di Damiano, la Fornero a vostro avviso é stata o meno superata con questa manovra?
Temo che, passate le europee, i conti non torneranno, ragion per cui con le clausole di salvaguardia è possibile che la norma del togliere l’ADV sarà rivista e chi sperava di andare con 42e10, ritornerà a vedere la quota 43,3. Questa non è una riforma per il popolo, questa è una riforma acchiappavoti che il popolo pagherà caro e pagherà tutto.