Le ultime considerazioni sulla riforma pensioni 2018 al 27/8 e sulle prossime mosse del Governo arrivano da una puntuale analisi che fornisce nel suo editoriale su Il Sole 24 Ore il professore di economia della Bocconi Vincenzo Galasso. Che sostiene, in verità sintetizzando il sentore che hanno ormai molti cittadini che “Il dibattito sulle pensioni è costellato di slogan e tecnicismi: no-alla-riforma-Fornero, quota 100, pensioni d’oro. Difficile formarsi un’opinione informata. Più semplice seguire le grida dei politici preferiti“. Per il docente molti sono i punti poco chiari anche nelle proposte che sembrano ad oggi essere le più popolari del nuovo Governo, ossia la quota 100 e il taglio delle pensioni d’oro. Le due misure molto osannate in campagna elettorale, interessano buona parte dei cittadini, ed il Governo che procede per slogan, dice Galasso, lo sa bene, la prima, infatti, dovrebbe soddisfare l’elettorato anziano, quello che voleva il cambiamento ed uscire prima dal mondo del lavoro attraverso la promessa dell”abolizione della legge Fornero’, mentre la seconda interessa tutti coloro che ambiscono al senso di giustizia, seppur aver inteso male i reali contenuti della norma sui tagli. Ecco perché il Governo non può più tornare indietro, le sue parole.
Pensioni 2018, Di Maio insegue incentivi elettorali di breve respiro
Da un lato, spiega il docente, vi sono coloro che rivendicano i loro diritti acquisiti, tra questi vi sono : “Chi ha smesso di lavorare – magari tanti anni fa – e percepisce una pensione, determinata con la formula di calcolo allora in vigore, sente di aver acquisito un diritto non modificabile. A questa categoria appartengono tutti i pensionati – inclusi pensionati d’oro, pensionati baby, prepensionati e politici che percepiscono una pensione”
Poi spiega, vi sono anche coloro che vicini alla pensione, dopo anni di duro lavoro e versamenti, rivendicano ormai diritti quasi acquisiti e non tollereranno da parte del Governo nessun peggioramento rispetto ai metodi di calcolo dell’assegno o dell’età di pensionamento. Il loro peso politico, ricorda Galassi, è enorme. Ed hanno un peso enorme per due motivi: “Sono estremamente sensibili a qualsiasi variazione delle pensioni, che costituiscono la loro principale (a volte unica) fonte di reddito. E la demografia ha aumentato la loro rilevanza elettorale: invecchiamento della popolazione vuol dire anche più elettori pensionati – o quasi. Poi spiega che invece i giovani hanno una posizione differente, importante, ma che al momento fa poco gola ai politici che cercano consenso nell’immediato: “Diversa la posizione dei giovani, che diritti previdenziali non ne hanno ancora quasi acquisiti, e di chi, per mandato istituzionale, dovrebbe garantire la sostenibilità futura del sistema. I giovani sono poco interessati alle questioni previdenziali. E chi, come il ministro del Lavoro, dovrebbe vigilare sulla sostenibilità di lungo periodo del sistema insegue incentivi elettorali di brevissimo respiro”.
Riforma pensioni, quota 100 e tagli alle pensioni, ecco i paradossi delle proposte attuali
Il docente di Economia torna ad affrontare i temi caldi che hanno accompagnato, anche sui social, e sui media le discussioni quest’estate, nello specifico almeno 2 i più roventi: modifica della riforma Fornero e pensioni d’oro . Ecco come le due misure potrebbero essere lette e quali paradossi hanno al loro interno: “La modifica della riforma Fornero, con l’introduzione di qualche tipo di Quota 100, favorirebbe la categoria – elettoralmente forte – dei diritti quasi-acquisiti, approssimativamente i 55-65enni. Ma creerebbe costi di bilancio elevati – tra 4 e 15 miliardi annui – e squilibri di lungo periodo, che porterebbero le lancette del sistema previdenziale al periodo dei pre-pensionamenti”. Ecco perché il Governo ha già cercato di aggiustare il tiro parlando nei giorni scorsi di quota 100 a partire dai 64 anni 0 65 e di quota 100 modulabile che prevede una variazione dei contributi e dell’età anagrafica di accesso a seconda del settore di impiego e con priorità per le aziende in crisi.
Poi l’attenzione e l’analisi critica si sposta sul taglio alle pensioni d’oro, altra misura su cui punta da sempre il M5S: “Il taglio delle pensioni d’oro toccherebbe i diritti acquisiti. La scelta di fondo è coraggiosa e ha una logica economica, poiché molti squilibri del sistema dipendono dalla concessione, in passato, di pensioni molto generose, almeno rispetto ai contributi versati. Per porvi rimedio, sarebbe necessario ricalcolare tutte le pensioni, anche le più basse, con il metodo contributivo. Impossibile, per due motivi. Uno tecnico: la mancanza di dati sui contributi versati. E uno di equità: malgrado abbiano ricevuto più di quanto avessero contribuito, è difficile pensare di ridurre le pensioni, spesso molto basse, di alcuni pensionati baby ora ultra-settantenni.”
Taglio alle pensioni d’oro: modifica della pensione in base all’età di pensionamento e non sui contributi
Poi spiega, facendo notare che molti facendosi imbambolare dagli slogan in realtà nulla hanno capito della norma proposta: “In ogni caso, la proposta di legge di Lega e 5Stelle non va in questa direzione: prevede la modifica della pensione in base alla distanza tra l’età di pensionamento effettiva e un’ipotetica età di pensionamento calcolata ex-post. Il rischio di creare gravi iniquità è forte. L’alternativa di cui si è parlato è un contributo di solidarietà su pensioni sopra i 2.000 euro lordi, con aliquote crescenti. Un déjà-vu che racchiuderebbe tre paradossi per questo governo. Raccoglierebbe il testimone della vituperata riforma Fornero, che per prima introdusse il contributo di solidarietà. Introdurrebbe più aliquote contributive per finanziare un prelievo temporaneo, mentre il contratto di governo prevede la flat tax. Aumenterebbe di fatto le imposte sulle pensioni.”
Poi il professore conclude ponendosi una domanda e fornendo una risposta molto oggettiva: “Esiste un filo conduttore nelle proposte del governo? O regna solo la voglia di annunci a effetto? La storia (italiana) ci insegna che le riforme delle pensioni dipendono da shock economico-finanziari e incentivi elettorali. E il populismo vive della propaganda di misure anti-elite (come il taglio delle pensioni d’oro) e di politiche che creano benefici per le generazioni correnti e costi per quelle future (come Quota 100). Con buona pace dei giovani – elettori e non.” Voi cosa ne pensate di queste affermazioni?
Onorevole Ministro Di Maio, nel “contratto” cosa c’è scritto?, tanto per curiosità: SE DAI CALCOLI DOVESSE RISULTARE CHE I PENSIONATI SOPRA I 4.000, O 5.000?, EURO, ABBIANO VERSATO “DI PIU'” DI QUANTO PRENDONO, GLI VERREBBE UGUALMENTE RICALCOLATA LA PENSIONE IN MEGLIO, AUMENTATA? OSSIA: SI TRATTA DI UN RICALCOLO “BONUS MALUS” O “MALUS MALUS”?
Tanto per capire, se non la costituzionalità, almeno la coerenza della proposta.
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Vorrei capire perchè il mio commento non viene pubblicato
Grazie!!!
i commenti sono approvati dall redazione, a volte ci va qualche giorno 🙂
Buongiorno, in merito a quanto scrive il sig. Giuseppe C. sono d’accordo su alcune affermazioni ma non su altre. Innanzi tutto facciamo molta attenzione quando richiamiamo la nostra costituzione in quanto, anche se non ne sono un profondo conoscitore, afferma tutto ed il contrario di tutto (all’anima della più bella costituzione del mondo!!!). Detto questo, sono d’accordo col sig. Giuseppe quando afferma che il “23% di tasse su una pensione lorda di 1000 euro risulta molto gravosa mentre una tassazione del 70% su una di 100 Keuro è assolutamente accettabile. E qui faccio la prima considerazione che faccio da sempre: ma ha senso che lo stato ti dia la pensione e lo stato stesso te ne prenda una parte??? E’ sbagliato il sistema!!! comporta una contabilità assai più complessa che impegna forze e crea costi ASSOLUTAMENTE INUTILI che potrebbero essere evitati. A questo punto tanto vale che si riduca direttamente la pensione di 100.000 euro a 30.000 netti no? Passiamo ad un’altra considerazione: vogliamo il contributivo o no? vogliamo che la pensione sia un’istituzione sociale o la vogliamo privata? Secondo il mio modesto parere su questo punto esiste una grandissima confusione. SI DEVE SCEGLIERE TRA LE DUE: O L’UNA O L’ ALTRA. Il mio ragionamento è questo: se vogliamo intendere la pensione come istituzione sociale il contributivo è sbagliato in quanto non parte dal principio della solidarietà sociale ma dall’individualità dei versamenti. Quindi, intendendola come istituzione sociale non si dovrebbero guardare ai contributi ma assicurare a tutti una pensione dignitosa, in modo assolutamente indipendente dai contributi versati (come, ad esempio l’IRPEF… non si ha di più dallo stato se se ne versa di più), pur ammettendo, anche per senso di giustizia individuale, che chi ha versato di più possa avere qualche centinaio di euro in più. Questa impostazione andrebbe bene a livello anche di pura logica in quanto, quando sei in pensione, non lavori più e sei mantenuto dallo stato, quindi, per fare un’esempio, tu ex presidente della repubblica SEI PERFETTAMENTE UGUALE A QUALUNQUE ALTRO CITTADINO IN PENSIONE: MANTENUTO DALLO STATO!!! Tutt’altro ragionamento se si imposta il contributivo. In questo caso ognuno riceve in base a quello che ha versato ed allora la mia domanda è: COSA CE NE FACCIAMO DELL’INPS??? ELIMINIAMO L’INPS, ognuno si investe i propri soldi come meglio crede e buona fortuna a tutti!!! Tra l’altro, eliminando l’INPS si risparmierebbero parecchi soldi che questo carrozzone molto farraginoso ci costa ogni anno (provate a fare un’indagine sugli stipendi degli impiegati INPS, sulle ore che lavorano, sulle pensioni che percepiscono, sugli emolumenti dei dirigenti ecc. ecc… scrivo questo perchè ne conosco alcuni) e sarebbero soldi che si renderebbero disponibili direttamente nelle tasche dei cittadini non dovendo versare la quota trimestrale INPS (a meno… per me era trimestrale). Quelle che ho elencato sono due visioni DIAMETRALMENTE OPPOSTE su come si possono intendere le pensioni. Credo che siamo arrivati ad un punto in cui bisogna fare una scelta che, certo, non può essere immediata, che richiederà tempi di trasformazione non indifferenti, MA CHE VA FATTA!!! In italia purtroppo non si è mai capaci di intraprendere soluzioni nette, che stiano o di qua o di là… e tutta una confusione di “un pò di questo e un pò di quello” con la conseguente confusione attuale cui siamo arrivati!!! Parlando del mio caso e pensiero personale, spero tanto in QUOTA 100 in quanto sono disoccupato ed ho 63 anni. E’ PIU’ FACILE PARLARE CON DIO CHE NON TROVARE UN LAVORO A QUESTA ETA’!!! ho 38 anni e 6 mesi di contributi e a gennaio, con QUOTA 100, andrei in pensione!!! VA BENE COSIì!!! mi auguro però che non facciano il calcolo contributivo a partire dal 1996 in poi come m’è parso di sentire altrimenti io sarei tra i GRANDI FREGATI un’altra volta. Infatti il grosso dei contributi io l’ho versato tra il 1976 ed il 1999 quando avevo un lavoro molto stabile… situazione poi drasticamente cambiata negli anni successivi. QUINDI!!! INVITO CALDAMENTE QUESTO GOVERNO CHE E’ MEGLIO PER MOLTI DI NOI (intendo la mia fascia di età) LASCIARE LA LEGGE FORNERO COM’E’ PIUTTOSTO CHE FARE UNA QUOTA 100 A 64 ANNI COL CALCOLO RETRIBUTIVO A PARTIRE DAL 1996!!!!!!
Grazie dell’attenzione e buogiorno a tutte/i
Non abbiamo statisti che amano la loro terra!
Non abbiamo purtroppo uno statista che ama il bel paese!
ERRATA CORRIGE: PER ERRORE HO SCRITTO SIGNOR CAVALLERO INVECE DI SIGNOR GALASSO; RIPOSTO CORRETTO,SCUSATEMI:
SIGNOR GALASSO,
Le preoccupazioni dei pensionati sono tutte giuste e condivisibili; un contratto va onorato ancor più da parte dello Stato e non cambiato in corso d’opera, cosa che un privato non può fare, salvo diritto di recesso che, nel sistema pensionistico pubblico, essendo OBBLIGATORIO, tale diritto di recesso non c’è. Le nuove regole dovrebbero valere solo per chi inizi a lavorare da quel giorno in poi, anche se ciò costituirebbe una sperequazione. INOLTRE, la mia impressione è che, posso sbagliare, UNO STATO CHE NON ONORI APPIENO I SUOI CONTRATTI, RISCHIA DI PERDERE LA CREDIBILITA’ DA PARTE DEI SUOI CITTADINI, COSA MOLTO GRAVE.
Per quel che riguarda UN EVENTUALE RICALCOLO DELLE PENSIONI IN ESSERE, questo rappresenterebbe non solo un cambiare un contratto in corso d’opera ma UNA COSA INCOSTITUZIONALE NELLO STATO DI DIRITTO, OVE I DIRITTI QUESITI SONO INTOCCABILI (PER MOLTEPLICI RAGIONI); si figuri la figura che farebbe uno Stato che, dopo aver cambiato più volte in corso d’opera i suoi contratti, arrivasse a fare un qualcosa di incostituzionale! Si rischierebbe che i cittadini, avendo l’impressione di non vivere più in uno Stato di diritto e non avendo più nulla di certo e nessuna regola, nessun punto di riferimento certo, in un Paese ove ogni giorno LE CERTEZZE, I DIRITTI E I SOLDI ALTRUI VENGONO CONTINUAMENTE RIMESSE IN DISCUSSIONE,smetterebbero di spendere risparmiando per i tempi peggiori.
La cosa peggiore sarebbe l’unica certezza, questa è l’impressione che io ricevo, di NON VIVERE PIU’ IN UNO STATO DI DIRITTO!
NON SO SE QUESTO A LEI SEMBRI POCO, NON CREDO, MA A ME PREOCCUPA MOLTO E LE PROPONGO IO L’ALTERNATIVA “DOVEROSAMENTE” COSTITUZIONALE, dato che la Costituzione recita che si debba contribuire in base alle proprie possibilità: occorre AUMENTARE LA PROGRESSIVITA’ DELL’IMPOSIZIONE FISCALE, QUINDI ANCHE SULLE PENSIONI, (altro che flat tax, ricalcoli, prelievi di solidarietà!) abbassandola di molto per i redditi più bassi ed alzandola di molto per quelli più alti (anche a parità di imposizione): FACCIO UN ESEMPIO, ESAGERANDO PER RENDERE L’IDEA: Se io ho una pensione di 1.000 euro mensili ed ho un prelievo del 23%, rischio di non arrivare alla fine del mese; se io ho una pensione di 100.000 euro mensili ed un prelievo del 70%, con 30.000 euro rimanenti sicuramente farò fronte ai miei impegni. Questo agire sulle aliquote fiscali E’ COSTITUZIONALE, RIVEDERE I DIRITTI ACQUISITI E’ INCOSTITUZiONALE!
E ALLORA PERCHE’ NON SI FA? LA MIA IMPRESSIONE POSSO SBAGLIARE, E’ CHE NON SI FACCIA NON PER INCOMPETENZA MA, PERCHE’, FARE QUESTA, CHE SI E’UNA VERA OPERAZIONE DI GIUSTIZIA ED EQUITA’. “DAREBBE MOLTO FASTIDIO AI “VERI” RICCHI E POTENTI”.
E, allora, che paghi sempre il ceto medio?
P.S. Scrivo solo per amore di giustizia, la mia pensione è di 1.300 euro, con l’aggravante del retributivo.
PARDON, PER ERRORE HO SCRITTO SIGNOR CAVALLERO; RIPOSTO CORRETTO.SCUSATEMI.
SIGNOR GALASSO,
DIMENTICAVO: NON SI PREOCCUPI DELLA SOSTENIBILITA’, PERCHE’L’INPS E’ IN ATTIVO (e, anche se non lo fosse, pagherebbe lo Stato, a meno che dichiarasse fallimento lo Stato e non pagasse più nessuno e “NESSUNA” pensione; dovrebbe rimanere comunque il credito da parte dei titolari o degli eventuali eredi alla fine della crisi, eventuale) NONOSTANTE, SALVO ERRORI:
1) PAGHI UNA FORTISSIMA ASSISTENZA IN CRESCITA PER LA DISOCCUPAZIONE,
2) NON RICEVA PERIODICAMENTE I VERSAMENTI DA PARTE DELLO STATO PER I SUOI DIPENDENTI, COME ACCADE DA PARTE DEI PRIVATI, DATO CHE LO STATO PAGA SOLO QUANDO I SUOI DIPENDENTI VADANO IN PENSIONE,
3) GLI OTTANTA MILIARDI “RISPARMIATI” CON LA LEGGE PENSIONISTICA FORNERO, NON SONO ANDATI A RAFFORZARE L’INPS COME AVREBBERO DOVUTO, DATO CHE DERIVANO DA FATICHE E, O, SOLDI DEI LAVORATORI, MA SONO STATI “DIROTTATI” A DIMINUIRE IL DEBITO.
BASTA USARE LA PREVIDENZA, I SOLDI DEI LAVORATORI PER LA “LORO” PENSIONE, PER L’ASSISTENZA E ALTRE COSE (DIMINUIRE IL DEBITO).
SEPARARE LA PREVIDENZA DALL’ASSISTENZA E PORRE QUEST’ULTIMA CARICO DELLA FISCALITA’ GENERALE, COME NEGLI ALTRI PAESI.
E SCONGELARE IL TFS, SOLDI ALTRUI, COSA INCREDIBILE, CHE A ME SEMBRA INDIFENDIBILE, CHE NON HA ALTRA MOTIVAZIONE SE NON IL FARE CASSA!
SIGNOR CAVALLERO,
DIMENTICAVO: NON SI PREOCCUPI DELLA SOSTENIBILITA’, PERCHE’L’INPS E’ IN ATTIVO (e, anche se non lo fosse, pagherebbe lo Stato, a meno che dichiarasse fallimento lo Stato e non pagasse più nessuno e “NESSUNA” pensione; dovrebbe rimanere comunque il credito da parte dei titolari o degli eventuali eredi alla fine della crisi, eventuale) NONOSTANTE, SALVO ERRORI:
1) PAGHI UNA FORTISSIMA ASSISTENZA IN CRESCITA PER LA DISOCCUPAZIONE,
2) NON RICEVA PERIODICAMENTE I VERSAMENTI DA PARTE DELLO STATO PER I SUOI DIPENDENTI, COME ACCADE DA PARTE DEI PRIVATI, DATO CHE LO STATO PAGA SOLO QUANDO I SUOI DIPENDENTI VADANO IN PENSIONE,
3) GLI OTTANTA MILIARDI “RISPARMIATI” CON LA LEGGE PENSIONISTICA FORNERO, NON SONO ANDATI A RAFFORZARE L’INPS COME AVREBBERO DOVUTO, DATO CHE DERIVANO DA FATICHE E, O, SOLDI DEI LAVORATORI, MA SONO STATI “DIROTTATI” A DIMINUIRE IL DEBITO.
BASTA USARE LA PREVIDENZA, I SOLDI DEI LAVORATORI PER LA “LORO” PENSIONE, PER L’ASSISTENZA E ALTRE COSE (DIMINUIRE IL DEBITO).
SEPARARE LA PREVIDENZA DALL’ASSISTENZA E PORRE QUEST’ULTIMA CARICO DELLA FISCALITA’ GENERALE, COME NEGLI ALTRI PAESI.
E SCONGELARE IL TFS, SOLDI ALTRUI, COSA INCREDIBILE, CHE A ME SEMBRA INDIFENDIBILE, CHE NON HA ALTRA MOTIVAZIONE SE NON IL FARE CASSA!
SIGNOR CAVALLERO,
Le preoccupazioni dei pensionati sono tutte giuste e condivisibili; un contratto va onorato ancor più da parte dello Stato e non cambiato in corso d’opera, cosa che un privato non può fare, salvo diritto di recesso che, nel sistema pensionistico pubblico, essendo OBBLIGATORIO, tale diritto di recesso non c’è. Le nuove regole dovrebbero valere solo per chi inizi a lavorare da quel giorno in poi, anche se ciò costituirebbe una sperequazione. INOLTRE, la mia impressione è che, posso sbagliare, UNO STATO CHE NON ONORI APPIENO I SUOI CONTRATTI, RISCHIA DI PERDERE LA CREDIBILITA’ DA PARTE DEI SUOI CITTADINI, COSA MOLTO GRAVE.
Per quel che riguarda UN EVENTUALE RICALCOLO DELLE PENSIONI IN ESSERE, questo rappresenterebbe non solo un cambiare un contratto in corso d’opera ma UNA COSA INCOSTITUZIONALE NELLO STATO DI DIRITTO, OVE I DIRITTI QUESITI SONO INTOCCABILI (PER MOLTEPLICI RAGIONI); si figuri la figura che farebbe uno Stato che, dopo aver cambiato più volte in corso d’opera i suoi contratti, arrivasse a fare un qualcosa di incostituzionale! Si rischierebbe che i cittadini, avendo l’impressione di non vivere più in uno Stato di diritto e non avendo più nulla di certo e nessuna regola, nessun punto di riferimento certo, in un Paese ove ogni giorno LE CERTEZZE, I DIRITTI E I SOLDI ALTRUI VENGONO CONTINUAMENTE RIMESSE IN DISCUSSIONE,smetterebbero di spendere risparmiando per i tempi peggiori.
La cosa peggiore sarebbe l’unica certezza, questa è l’impressione che io ricevo, di NON VIVERE PIU’ IN UNO STATO DI DIRITTO!
NON SO SE QUESTO A LEI SEMBRI POCO, NON CREDO, MA A ME PREOCCUPA MOLTO E LE PROPONGO IO L’ALTERNATIVA “DOVEROSAMENTE” COSTITUZIONALE, dato che la Costituzione recita che si debba contribuire in base alle proprie possibilità: occorre AUMENTARE LA PROGRESSIVITA’ DELL’IMPOSIZIONE FISCALE, QUINDI ANCHE SULLE PENSIONI, (altro che flat tax, ricalcoli, prelievi di solidarietà!) abbassandola di molto per i redditi più bassi ed alzandola di molto per quelli più alti (anche a parità di imposizione): FACCIO UN ESEMPIO, ESAGERANDO PER RENDERE L’IDEA: Se io ho una pensione di 1.000 euro mensili ed ho un prelievo del 23%, rischio di non arrivare alla fine del mese; se io ho una pensione di 100.000 euro mensili ed un prelievo del 70%, con 30.000 euro rimanenti sicuramente farò fronte ai miei impegni. Questo agire sulle aliquote fiscali E’ COSTITUZIONALE, RIVEDERE I DIRITTI ACQUISITI E’ INCOSTITUZiONALE!
E ALLORA PERCHE’ NON SI FA? LA MIA IMPRESSIONE POSSO SBAGLIARE, E’ CHE NON SI FACCIA NON PER INCOMPETENZA MA, PERCHE’, FARE QUESTA, CHE SI E’UNA VERA OPERAZIONE DI GIUSTIZIA ED EQUITA’. “DAREBBE MOLTO FASTIDIO AI “VERI” RICCHI E POTENTI”.
E, allora, che paghi sempre il ceto medio?
P.S. Scrivo solo per amore di giustizia, la mia pensione è di 1.300 euro, con l’aggravante del retributivo.
Buona serata Signora Erica
Cortesemente posso avere una sua consulenza mi chiamo Enzo ho 61 anni ho lavorato per circa 20 mesi prima dei 18 anni sono stato licenziato nel 2016 ed ho terminato la mobilità a febbraio 2018 ho presentato domanda requisiti precoce a giugno 2018 sto versando i contributi volontari con il versamento del trimestre ottobre dicembre18 raggiungerò 2142 settimane pari a 41anni e due mesi secondo lei ho i requisiti ? quando devo presentare domanda pensione ? Tenga presente che l’ ultimo versamento lo farò i primi di gennaio 2019 anche perché Inps dice che prima non è possibile .Domanda ma i 41 anni si possono maturare entro il 2018in via prospettica o sbaglio ? Visto che pagherò l’ ultimo trimestre Inps a gennaio 19 devo versare 41anni e cinque mesi causa aspettativa di vita ?
Certo della sua professionalità resto in attesa di un suo gradito riscontro Cordiali Saluti Enzo.
Credo che lei abbia i requisiti per poter accedere alla quota 41, ha fatto bene a presentare la domanda entro il 2018. Purtroppo maturando i 41 pieni solo nel 2019 dovrà aggiungere i 5 mesi, anche la quota 41 non è esente dall’aumento dell’adv. Nel caso le fosse rigettata la domanda, la ripresenti subito il problema potrebbe al più nascere dal fatto che i 41 non sono ancora stati maturati, ma se non ricordo male bastava maturarli entro l’anno in corso di presentazione della domanda. Dunque l’accertamento dovrebbe dare esito positivo, ma mi faccia sapere non appena riceve risposta, così da poterla controllare insieme. Saluti, Erica