Le ultime novità al 17 luglio 2018 sulle pensioni anticipate e sulle misure pensate dal Governo, quota 100 e 41, giungono direttamente dall’Inps che ha provato, in assenza di una formale proposta normativa, a stimare gli effetti di 4 possibili combinazioni di uscita anticipata. Ossia quale peso avrebbero le scelte ultime del governo sui conti e sulla totalità degli assegni in più che si andrebbero ad erogare dal 2019 al 2028. I costi dice Tito Boeri, con il quale Salvini e Di Maio hanno avuto da ridire pesantemente in questi ultimi giorni anche per le sue affermazioni in merito al decreto dignità, si aggirerebbero su cifre comunque molto elevate in una forbice dai 4 ai 14 miliardi, ecco i quattro possibili scenari immaginati nelle elaborazioni che sono state presentati dal Presidente dell’Inps al Parlamento i primi di luglio, in cui trapelano stime sui costi minimi e massimi della quota 100 guardando al 2028. I dettagli
Pensioni anticipate 2018: i quattro scenari possibili
L’istituto di previdenza ha impostato l’analisi in base a quattro differenti scenari, dal momento che attualmente manca ancora una formale proposta normativa da parte del Governo:
- Il primo scenario ipotizza il ripristino della pensione di anzianità con 41 anni di contribuzione e in combinato la pensione anticipate con quota 100 a partire dai 64 anni di età e 36 anni di contributi. Se il Governo decidesse per questa opzione l’onere nel 2019 sarebbe pari a 11,6 miliardi di euro per un totale di 596 mila pensioni in più a fine anno. Facendo una proiezione futura, emerge inoltre che nel 2028 i costi salirebbero a 18,3 miliardi e gli assegni a 1 milione. Poi si ridurrebbero gli oneri dal 2030 per divenire risparmi solo dal 2040 in poi. A regime gli effetti della normativa tendono progressivamente ad annullarsi, fa sapere l’Inps.
- La seconda opzione ipotizza la quota 100 a partire dai 65 anni che prevedrebbe un esborso pari a 10,3 miliardi di euro nel 2019, che nel 2028 salirebbero fino a 16,5. I flussi di pensionamento da 519 mila incrementerebbero fino a 896 mila.
- La terza opzione sarebbe quella preferita dai lavoratori, ma certamente la più onerosa per le casse statali. Prevedrebbe il ritorno alla quota 41 e alla quota 100 /101 per gli autonomi senza alcun requisito anagrafico, che farebbe salire i costi da subito a 14.4 miliardi, e che salirebbero ancora sfiorando i 21 miliardi nel 2028. Gli assegni in più sarebbero già 751 mila nel 2019 e la modifica normativa comporterebbe un onere complessivo pari a circa 6,0 punti percentuali rispetto al Pil previsto per l’anno 2018.
- Ultima opzione prevede l’inserimento della quota 100 da 64 anni affiancata al mantenimento della legislazione attuale per quanto riguarda l’anzianità ossia 43 anni e 3 mesi per gli uomini, 42 anni e 3 mesi per le donne. In questo caso l’esborso sarebbe ‘appena’ di 4,6 miliardi nel 2019 per arrivare a 8 nel 2028. Nell’arco dei dieci anni il maggior numero di pensioni va dalle 258 mila alle 450 mila.
Sulle stime diffuse dall’Inps e sullo scontro che è avvenuto tra l’esecutivo e Tito Boeri è intervenuto anche Cesare Damiano, Pd, che dice nella sua ultima nota stampa riferendosi al decreto Dignità:
Pensioni 2018/19 Damiano su Inps: non tutte le previsioni dell’Inps sono azzeccate, vedi esodati
“Di polemiche con Boeri, con l’Inps e la Ragioneria ne ho fatte parecchie nella scorsa legislatura, svolgendo il mio ruolo di Presidente della Commissione Lavoro della Camera. Boeri mi ha persino scritto una lettera, a me e alla Commissione, per lamentarsene. Quindi, nessuno stupore e nessun inedito se esiste un conflitto. La differenza con i 5 Stelle è che non ho mai parlato di complotto quando non concordavo con le cifre. Ne’ ho chiesto dimissioni. Quindi, inviterei tutti a essere un po’ più con i piedi per terra e anche un po’ di umiltà non guasterebbe”
Poi prosegue analizzando le stime dell’Inps e rivolgendo un pensiero agli esodati, ancora in attesa di vedere una risoluzione al loro dramma che coinvolge ancora 6.000 persone senza reddito e pensione: “Le previsioni dell’Inps sono tutte azzeccate e scientifiche? Non direi. Voglio fare qualche esempio: nel 2011 (Boeri non c’era), la previsione relativa agli esodati fatta dall’Inps era di 50.000 persone. A giugno dell’anno successivo era balzata a 392.000 (8 volte tanto!) e a consuntivo, dopo 8 salvaguardie, di 155.000. Numeri alquanto ballerini. Quindi, nessuno ha la verita’ in tasca o dispone della scienza infusa. A dicembre 2013, sempre secondo i dati dell’Inps, si era arrivati ad uno stanziamento di 11 miliardi e 600 milioni per 172.000 salvaguardati. Ebbene, 3 delle 8 salvaguardie complessive sono state finanziate con i risparmi generati dai numeri gonfiati delle salvaguardie precedenti e, per l’Ottava e ultima salvaguardia, l’Inps ha imposto come numero 30.700 unita’: dopo quasi 2 anni solo 14000 domande sono state accolte, meno della metà.
Pensioni 2018, cosa vorrebbero i cittadini?
Poi spiega che il problema non è Tito Boeri ma il fatto che andrebbe affrontato seriamente il tema della Governance degli Enti: ” Queste sono le condizioni in cui ci siamo trovati nella scorsa legislatura: dunque, niente di nuovo sotto il sole. Forse andrebbe affrontato il tema della Governance degli Enti, al fine di sostituire l’uomo solo al comando con un normale e snello Consiglio di Amministrazione composto da 3 persone”.
Cosa ne pensate delle 4 possibili combinazioni ipotizzate da Tito Boeri a cui forse di Maio alludeva nel suo discorso di audizione a Camera e Senato, quando fece presente che il Governo stava studiando ‘le possibili combinazioni sulla quota 100’? Cosa invece delle parole di Damiano relativo alle stime dell’Inps? Vi ringraziamo come sempre dei vostri preziosi commenti e/o testimonianze ed ne aspettiamo di nuovi.