Ha fatto molto discutere la frase della relazione del governatore della Banca d’Italia Visco, che ha dichiarato “la necessità di evitare vane rincorse prezzi salari”. Per Antonello Patta questa frase conferma gli intendimenti di governo e Confindustria: “scaricare i costi dell’inflazione, ai massimi da 36 anni, sui salari delle lavoratrici e dei lavoratori italiani”. Patta focalizza l’attenzione su come i salari siano tra i più bassi in Europa, così come le pensioni minime e rilancia la necessità di un aumento a mille euro. Ecco le sue dichiarazioni principali rilasciate in una nota Ansa.
Pensioni Minime 2022: aumento a mille euro necessario, parla Patta
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra europea, spiega: “Siamo il paese con milioni di pensionati che campano con meno di mille euro al mese” Poi continua: Siamo il paese con i salari medi inferiori del 3% rispetto a 30 anni fa, quando venne abolita del tutto la scala mobile, mentre in Francia e Germania sono cresciuti del 30% e negli stati uniti del 50% (Dati Ocse). Siamo il paese con milioni di lavoratori poveri, specie giovani e donne, a causa di precarietà, lavori saltuari, part time obbligati e centinaia di contratti pirata. L’inflazione al 6,9%, che aumenterà ancora insieme alle sanzioni, e già molto più alta per i redditi bassi, inferirà un colpo durissimo alle condizioni di esistenza di milioni di famiglie ampliando la fascia di quelle che non arrivano a fine mese. Il bonus di 200 euro è un misero palliativo”.
Patta poi rincara la dose, rispondendo a Visco: “Nessuna critica alla vergogna di un ridisegno del fisco che scarica il 97% dell’Irpef su lavoratori e pensionati E’ il ritorno alla medicina dell’austerità e delle politiche neoliberiste che negli ultimi decenni hanno massacrato il lavoro, tagliato la spesa pubblica, spinto il paese verso produzioni di bassa qualità, aumentato le divergenze tra l’economia italiana e quella degli altri paesi europei, fatto crescere disuguaglianze e squilibri territoriali, di genere e generazionali.
Riforma Pensioni 2022 e aumento minime a 1000 euro: cosa si può fare?
Per cambiare le cose, Patta spiega la sua ricetta, in controtendenza con quanto fa il governo: “Noi pensiamo che per invertire il disastro economico e sociale del paese occorrono subito forti aumenti salariali per tutti, un salario minimo orario di dieci euro netti, pensioni minime di mille euro, il blocco degli aumenti sulle bollette e prezzi calmierati dei beni di prima necessità, piani nazionali per l’occupazione e per la casa.”
E ancora ecco la necessità dell’ “abolizione delle norme sulla precarietà, aumento consistente della spesa per scuola e sanità, politiche industriali a guida pubblica con forti investimenti per la riconversione ecologica a partire dal sud; e un fisco meno iniquo: progressività del prelievo su tutti i redditi da lavoro e da capitale, tassa progressiva sulle grandi ricchezze a partire da un milione di euro“.
E’ questa la ricetta giusta secondo voi? Siete d’accordo con il responsabile nazionale lavoro del Partito della Rifondazione Comunista o no? Fatecelo sapere nei commenti qui di seguito, e tornate a trovarci tutti i giorni per restare sempre aggiornati con tutte le ultime novità sulla riforma delle pensioni e non solo!
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Ho finalmente una persona saggia che capisce i picoli pensionati che non possono arr a fine mese sarebbe giusto aumentate le minime pensioni Con contributi a 1000€ e così vive con po’ dignità .speriamo che questa proposta venga accettata. A 1000€ voleva gia aumentarle berlusconi.ma non è andato al governo ..speriamo che sia la volta seno tanto alle prossime elezioni se va la.DX li aumentano l’ostesso stiamo a vedere …cosa succede.
Bisognerebbe mettere al governo gente come il dott. Perfetto e il dott. Antonello Patta questa si che e’ gente seria che vive sulla terra e non su Marte o sulla luna, come qualquno, grazie a gente come voi abbiamo ancora qualche speranza saluti e grazie per tutto quello che fate per noi o meglio provate a fare.
Grazie al sito alla dottoressa Venditti Erica e a tutti i suoi collaboratori e complimenti per il servìzio che ci offrite.
grazie
Sarebbe giusto mandare in pensione tutti a 60 anni a prescindere dai contributi versati, mettiamo un minimo anche solo 15 così tutti percebirebbero qualcosa e si eviterebbe di elargire bonus e sussidi a pioggia i lavoratori presenterebbero meno certificati di malattia xche’sarebbero a casa a godersi la loro pensione poca media o alta che sia chi paga di più deve prendere di più e, la cosa più importante non avremo così tanti morti sul lavoro che sarebbe solo una cosa nonrmale per un paese civile in più lo stato ci guadagnerebbe perché, meno certificati di malattia, meno infortuni e più efficienza per le aziende e più ricambi generazionali così facendo i nostri figli avrebbero un lavoro meno precario riuscirebbero a formarsi una famiglia e l’economia sicuramente ne gioverebbe, invece no continuiamo a essere un paese di “vecchi” scusate il termine e poco efficiente.
Che strano in Germania senza tanto parlare ha approvato il salario minimo a 12€…. solamente 10€ in più rispetto ad alcune aziende che te li fanno a nero per cogliere pomodori, fare straordinari nei ristoranti e via dicendo. Il problema siamo noi popolo italiano che non appoggiamo veramente idee come quelle del dott. Marino, Perfetto o Patta in questo caso facendo però tornare i Sindacati quelli veri e non fittizi di adesso. Non si organizzano scioperi al sabato mattina ma durante la settimana e ad oltranza fino a quando questi Signori chiamiamoli così anche se sarebbe ben diversa la definizione che si meritano, Tutti in egual modo, capiscono con le buone, meglio, o con le cattive quelli che veramente devono fare. E non continuiamo a dire che non ci sono soldi perché c’è la guerra, c’è la pandemia etc etc. Prima che iniziasse la guerra e stava finendo la pandemia non c’erano soldi ma per Banche e Multinazionali da non tassare li trovavano. Poi spuntano fuori adesso quanti 10 miliardi per la guerra. Aumenti previsti per le Bidelle 10€ al mese e funzionari in Trentino si prendono 28000€ di aumento perché i circa 115 che prendevano erano pochi. Per non parlare di Signori tipo Formigpni condannato per aver RUBATO 10 milioni sulla Sanità e poverino vivere con 700€ al mese e come Sopra la Lega &friend a sostegno e giù 7000€ al mese. Ora mi domando e vi domando siete così convinti che non ci siano soldi ( peraltro già versati per le Pensioni), o aumenti di stipendio, per l’approvazione di un salario minimo o quant’altro o è solamente perché c’è lo fanno credere prendendoci per le mele? Facciamoglieli sputare fuori se serve ma c’è li DEVONO DARE. Basta buonismo e combattiamo veramente con i nostri Sindacati contro le Istituzioni come si deve tutti Insieme. Scusate per lo sfogo Redazione e grazie
Buonasera dott. Perfetti. Sono d’accordo con tutto quello che dice. Un passaggio del suo discorso mi ha fatto riflettere là dove afferma di mandare in pensione il personale anziano della scuola e dare spazio a docenti più giovani. Così facendo si migliora l’efficienza. Non voglio fare del mio caso un problema generale ma come ho detto nei commenti precedenti mi trovo nella situazione di lavorare in una azienda metalmeccanica. Ho 63 anni e il ns datore di lavoro lamenta la scarsa produttività del personale che lavora sulle linee e che hanno la mia età. Lei capisce dottore che lavorare a turni a 63 anni comincia a pesare e non riesco più ad essere così efficiente ed efficace come in lavoratore trentenne. Mi rendo conto che sto recando un danno all’azienda e certe volte sono costretto a presentare il certificato medico quando il fisico non regge. Ho 40 anni di contributi ho avuto una certa discontinuità lavorativa. Mi domando: ma perché non si riesce a considerare la Proposta Tridico? Lasciamo andare in pensione agli ultrà sessantenni con una certa flessibilità in uscita. Vede dottore ,non tutti gli ultrasessantenni lavorano in ufficio ho hanno avuto la fortuna di svolgere attività lavorative poco stressanti. Un caro saluto.
Sig. Rino, la capisco perfettamente. So cosa vuol dire lavorare in turni.
Ho lavorato nel 1976 (anche se da studente universitario ventenne e solo per tre mesi l’anno, per tre anni consecutivi) in un’azienda a ciclo continuo su tre turni 6-14, 14-22, 22-6, ogni giorno, per 56 ore settimanali, inclusi sabati, domeniche e festivi (mi hanno versato i 9 mesi di contributi). Comprendo bene la situazione lavorativa dei sessantenni che lavorano in turni. E mi riesce di comprendere bene anche la situazione lavorativa di coloro che lavorano in turni negli ospedali, o che svolgono lavori faticosi all’età di cinquant’anni tra cui quello di fisioterapista.
Per quanto riguarda la Proposta Tridico, la ritengo una buona Proposta di compromesso tra tutela dei conti pubblici e grado di soddisfazione dei lavoratori. È stata elaborata quando non c’erano guerra e inflazione, e quindi le simulazioni pensionistiche di allora danno risultati certamente più favorevoli di quelli che darebbero se venissero rieseguite oggi. Sarebbe oltremodo interessante rivolgere al Presidente dell’INPS Pasquale Tridico la domanda se ritiene ancora valida e attuabile, oggi, la sua Proposta di allora.
Oggi (ma anche in passato era così) tutti i sessantenni, anche coloro che lavorano in ufficio, sono esposti al rischio di disoccupazione. Sulla base delle mie esperienze lavorative, potrei scrivere un libro in cui riportare i diversi modi in cui le aziende mettono in atto procedure per la riduzione del personale, in accordo con le disposizione di legge e con i rappresentati sindacali operanti all’interno dell’azienda. A volte sono stato testimone oculare dell’attuazione di tali procedure. Tali procedure sono ben descritte nel film “Volevo solo dormirle addosso” interpretato da Giorgio Pasotti e Cristiana Capotondi, dove un giovane manager, se vorrà fare carriera, dovrà licenziare un terzo del personale, ricorrendo ad ogni forma di persuasione.
Il Governo dovrebbe riflettere davvero a fondo sulla possibilità di poter lasciare andare in pensione i sessantenni, nonché, a maggior ragione, i sessantenni disoccupati. Il Governo dovrebbe riflettere davvero a fondo che per salvaguardare i conti pubblici, ma soprattutto il benessere sociale, è meglio avere più pensionati che più disoccupati.
E per avere più pensionati, occorre avere meno disoccupati e più occupati.
Sono sicuro che ciò che dico anche il Governo lo sa. Come sono sicuro che il Governo non sa come attuare ciò che sa. E di questa sua “deficienza”, di questo suo deficit di conoscenza, non si può certo incolpare il Governo.
rino, non è che stai creando un danno all’azienda; il tuo datore di lavoro quanti anni ha? capisce qualcosa di età e di lavoro? secondo la loro logica bisognerebbe essere efficienti altrimenti ti spazzerebbero via; mi dispiace per te; tieni duro; parlando di scuola, visto che è il mio campo, noi lavoriamo con i ragazzi di oggi; è difficile; la soddisfazione è quando ti dicono: ci dispiace che l’anno prossimo non avremo lei come insegnante, si goda la pensione (la vedrò nel 2027 ma va bene così); saluti al dott. Perfetto e ai gestori del sito
Ci avviciniamo sempre più velocemente a quello che si ipotizzava e cioè all’assegno universale. Di questo passo il lavoro non sarà più un obbligo ma un hobby. Faccio questa affermazione sulla base di un dato certo e rubando le tesi del Dott. Perfetto. Nel 1960 la popolazione mondiale era di 3 miliardi di persone, facile per chiunque trovare lavoro visto anche la minore tecnologia esistente. Oggi la popolazione mondiale sfiora gli 8 miliardi di persone e la tecnologia ha soppiantato molti lavori manuali e in un prossimo futuro anche molti di più. Basta prendere per esempio i TIR o aerei a guida autonoma. Non ci sarà più bisogno di camionisti o piloti ma anche di decine e decine di lavori oggi ancora manuali. Arriveremo un giorno che non ci saranno più lavoratori ma solo imprenditori. Di cosa vivrà la popolazione mondiale aggravata anche dalla continua crescita esponenziale di quantità ?
Il dott. Antonello Patta (laureato in filosofia alla Statale di Milano), Responsabile nazionale lavoro del Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra europea, espone la sua ricetta economica riguardo a pensioni e lavoro.
In estrema sintesi il dott. Patta propone (cito solo i punti in cui mi dichiaro d’accordo con Patta) di:
– portare le pensioni minime a mille euro;
– salario minimo orario di dieci euro netti (mia nota: equivalenti a 1.600 euro netti mensili);
– aumento consistente della spesa per scuola e sanità;
– politiche industriali a guida pubblica;
– tassa progressiva sulle grandi ricchezze a partire da un milione di euro.
Il tasso di inflazione non è un problema se aumenta di 1 o 2 per cento l’anno, se l’aumento è causato da una domanda crescente di beni di consumo e di investimenti (vuol dire che l’economia “tira”). Il tasso di inflazione potrebbe rappresentare un problema (ma non necessariamente) se aumenta al 6,9 per cento a causa dell’aumento dei costi di materie prime: vorrà dire che si consumeranno meno beni provenienti dall’estero e più beni nazionali (in particolare, quelli prodotti a km zero), si ridurranno le spese non necessarie (smartphone di ultima generazione; capi di abbigliamento firmati; consumo di carne; consumo di frutta fuori stagione), si presterà maggiore attenzione a come si consuma (minori spostamenti con l’auto; motore dell’auto spento quando si è fermi, evitando di mantenerlo acceso per potersi riscaldare d’inverno o stare al fresco d’estate).
Il prezzo è il mezzo per razionare risorse scarse. L’aumento dei prezzi significa che le risorse non sono disponibili come si vorrebbe che fossero. L’inflazione è come la temperatura corporea: quando si alza va abbassata (ma non con la tachipirina, o soltanto con l’aumento dei tassi di interesse), modificando i comportamenti (alimentari, di consumo).
I salari vanno aumentati non già perché i prezzi sono aumentati (inflazione), ma per dare dignità al lavoro. Il precariato (lavori sottopagati, lavori a chiamata, lavori in nero) e la disoccupazione involontaria (lesiva della dignità umana e piaga sociale di una nazione incapace di creare benessere sociale) devono sparire dalla nostra società. Un lavoro ben remunerato incentiva a produrre meglio e di più, ed evita che i giovani rivolgano le loro attenzioni verso lavori meglio retribuiti all’estero. Ma a volte siamo noi stessi, come consumatori, ad alimentare il lavoro precario, ordinando, per esempio, una cena stando comodamente seduti sul divano di casa nostra, sfruttando i rider.
Abbiamo una scuola disastrata, che sforna laureati che non sono capaci di scrivere la relazione di una riunione di lavoro, o in grado di scrivere la documentazione di un processo aziendale di cui sono responsabili. La scuola va riformata dalle sue fondamenta, lasciando andare in pensione personale anziano, stabilizzando i supplenti precari e aumentando gli stipendi dei docenti di scuole primarie e secondarie, soprattutto di coloro che vengono trasferiti di ufficio dal Sud al Nord (gli stipendi dei docenti universitari restano come sono, perché sono già alti). La scuola va riformata educando gli studenti a mantenere un corretto comportamento scolastico, a cominciare dall’indossare abiti che siano consoni all’ambiente istituzionale che si sta frequentando (ambiente più vicino a quello aziendale che a quello della movida).
Abbiamo una sanità disastrata, che spesso ci obbliga a ricorrere a prestazioni sanitarie private, per accorciare i tempi di attesa. Le strutture sanitarie vanno implementate aumentando gli organici in termini di medici, infermieri, OSS (Operatore Socio Sanitario), OSA (Operatore Socio Assistenziale – per assistenza sociale a domicilio), vanno gestite come veri e propri “Centri di Assistenza Sanitaria Locale” (CASL) e non come “Aziende Sanitarie Locali” (ASL),
Abbiamo una politica industriale in mano a manager più preoccupati a distribuire dividendi agli azionisti che salari a lavoratori e famiglie. Abbiamo strutture industriali che operano in campo energetico, telecomunicazioni, trasporti che, in ragione della loro strategicità, dovrebbero essere a guida pubblica e non a guida privata. Abbiamo fabbriche in mano a industriali esteri (ma anche in mano a industriali italiani) che delocalizzano impianti di produzione e portano all’estero la residenza fiscale dell’azienda. Queste pratiche sono fortemente distruttive per la nazione, e vanno di conseguenza anche fortemente contrastate.
La ricetta del dott. Antonello Patta è più che condivisibile. Resta da conoscere come il dott. Patta intenda realizzarla.
Dott. Perfetto lei dice di trovarsi d’accordo su alcuni punti per esempio portare le pensioni minime a 1000 euro. Sarebbe una cosa giustissima ma mi corregga se sbaglio, se oggi una pensione minima di 500 euro verrebbe portata a 1000 coloro che oggi percepiscono una pensione di euro 1000 prenderebbero 2000 euro? La logica farebbe capire questo.
Un cordiale saluto
La domanda è più che pertinente Massimo.
Ma non è da fare al dottor Perfetto.
E da fare a noi stessi; perché l’assalto alla diligenza che prima abbiamo imputato a Salvini, almeno a parole lo sappiamo fare benissimo anche da soli, tutti quanti, nessuno escluso.
Saluti
Sig. Massimo, il mio ragionamento è molto semplice.
Lavoro e pensioni sono speculari e simmetrici tra loro, due facce della medesima medaglia.
Sono favorevole al salario minimo, e quindi è naturale che sia favorevole anche alla pensione minima.
Salari e pensioni sono legate tra loro in modi differenti in differenti Paesi. In Germania, per esempio, le pensioni aumentano se aumentano i salari. In Italia, invece, le pensioni aumentano se aumenta l’inflazione.
Per quanto riguarda le pensioni italiane, faccio riferimento alla pensione “tipo” di un pensionato single di età compresa tra 60-74 anni, che vive in Italia centrale in area metropolitana, e mi avvalgo del calcolatore delle soglie di povertà assoluta dell’ISTAT che si trova al seguente link (in cui è riportato anche un esempio semplicissimo su come eseguire i calcoli):
https://www.istat.it/it/dati-analisi-e-prodotti/contenuti-interattivi/soglia-di-poverta
Il calcolatore mi restituisce il seguente valore di soglia di povertà assoluta nel 2020 per il pensionato cui mi sto riferendo: euro 937,34 mensili (nota: il pensionato cui mi sto riferendo è in stato di povertà assoluta se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore al valore monetario di 937,34 mensili).
Se si tiene conto dell’inflazione nel 2022 al 6,9%, allora occorre aggiungere il 6,9% di 937,34 euro (che è pari a 64,67 euro) a 937,34, per cui il totale che il pensionato dovrebbe ricevere per superare la soglia di povertà assoluta è pari a: 1002,01 euro. Da qui scaturisce il mio accordo per la pensione minima a 1000 euro.
Contrariamente a quanto sembra suggerirle la sua logica, la mia logica non mi suggerisce che coloro che oggi percepiscono una pensione di euro 1000 dovrebbero prendere 2000 euro.