Al momento stai visualizzando Pensioni anticipate 2021: e se la legge Fornero nn fosse così male?

Pensioni anticipate 2021: e se la legge Fornero nn fosse così male?

Come tutti sappiamo alla fine dell’anno 2021 andrà in scadenza la riforma delle pensioni comunemente chiamata quota 100 istituita a titolo sperimentale per tre anni 2019-2020-2021 durante il Governo Giallo-Verde e voluta fortissimamente dalla Lega di Matteo Salvini. La norma cioè che sommando almeno 38 anni di contributi ai 62 anni di età dà la possibilità di poter andare in pensione.

La legge va in scadenza il 31/12/2021 ma ricordiamo a tutti per effetto della “cristallizzazione del diritto” coloro i quali raggiungono i requisiti entro la scadenza mantengono il diritto e possono fare domanda successivamente e usufruire di quota 100 quando lo ritengono opportuno. Poiché manca poco più di un anno alla scadenza della legge i nostri politici hanno poco tempo per preparare e votare una nuova legge sulle pensioni, altrimenti si tornerà dal 1/1/2022 nuovamente (anche perché mai abolita) alla legge Fornero.

Pensioni anticipate ultime news: modificare la Fornero per evitare lo scalone

Ma questa legge Fornero è poi così terribile e così ingiusta? Prendendo in esame i dati sui pensionamenti dal 1/1/2020 al 30/9/2020 di quota 100 rispetto alla pensione anticipata Fornero (per intenderci 42 anni e 10 mesi gli uomini 41 e 10 mesi le donne oltre ad una finestra di tre mesi), si evince che con quota 100 sono uscite dal mondo del lavoro poco più di 91.000 persone mentre con la pensione anticipata circa 135.000 persone. Invertendo completamente la tendenza dell’anno 2019 dove con la quota 100 sono uscite circa 150.000 mentre con la pensione anticipata circa 106.000 persone. E questo per tre ordini di motivi. Il primo è che nella quota 100 (circa 150.0000 persone) erano calcolate le uscite dell’anno 2019 ma che comprendevano più anni precedenti. Secondo motivo in pieno Covid-19 nell’anno 2020 molte persone non se la sono sentita di uscire con quota 100 dal momento che in questo clima di incertezza hanno preferito rimanere per avere più reddito (tra stipendio e pensione vi è comunque una certa differenza).Terzo motivo significativo nell’anno 2020 non vi è stato quell’odiosissimo aumento dell’aspettativa di vita che ha permesso alle persone di avere la certezza di quando sarebbero andate in pensione.

La legge prevede infatti che per l’acceso alla pensione anticipata fino alla data del 31 dicembre 2026 rimangono i requisiti di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne oltre ad una finestra di 3 mesi. Quindi per altri sei anni non si applica quell’odioso l’aumento dell’aspettativa di vita che faceva “imbestialire” le persone che si avvicinavano alla possibilità di poter andare in pensione e vedevano allungarsi ulteriormente i termini. Quindi è assolutamente necessario modificare la legge Fornero, perché oltretutto si creerebbe in una sola notte dal 31/12/2021 al 1/1/2022 uno scalone di cinque anni da 62 a 67 anni, ma variando solamente alcune cose si potrebbe avere una legge abbastanza equa.

Pensioni anticipate 2021, la ricetta per una nuova riforma pensionistica

Per prima cosa bisognerebbe eliminare completamente e definitivamente le ultime migliaia di esodati che ancora ci sono. Ricordiamolo ancora una volta che gli esodati sono persone rimaste per la stortura della legge senza stipendio e senza pensione. Poi bisognerebbe abbandonare per sempre il discorso dell’aspettativa di vita. E’ inconcepibile che le persone si avvicinino al momento della meritata pensione e vedano allungarsi ulteriormente i termini di questo istituto. Inoltre, e qui probabilmente sarò accusato di non considerare adeguatamente il genere femminile che fa due lavori uno fuori di casa ed uno a casa, bisognerebbe abolire la differenza di un anno tra uomini e donne nel caso di pensione anticipata. Non voglio entrare in polemica ma a mio parere la parità di genere deve esistere completamente nel mondo lavorativo. Ci deve essere cioè la stessa retribuzione a parità di tipo di lavoro e ci devono essere le medesime opportunità per ambedue i generi di raggiungere le carriere apicali. Questa parità a parer mio deve esistere anche nel settore previdenziale.

Eliminazione, inoltre, di quell’assurda finestra di tre mesi che si ha all’attualità quando si raggiungono con fatica i requisiti richiesti. Non ha alcun senso logico, infatti, aggiungere ulteriori tre mesi a chi ha raggiunto i termini previsti. Bisognerebbe poi riportare indietro l’ultimo adeguamento dell’aspettativa di vita di quattro mesi riportandolo da dieci mesi a sei mesi. Infine la pensione di vecchiaia dovrebbe essere fissata a 66 anni per sempre.

Quindi riassumendo i termini per poter andare in pensione dovrebbero essere così semplificati. Pensione anticipata di 41 anni e 6 mesi per tutti, uomini e donne e soprattutto per sempre. Da ultimo ci dovrebbe essere una flessibilità dall’età di 63 anni con riduzione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla sola pensione di vecchiaia. Per intenderci a 65 anni riduzione del 2%, a 64 anni riduzione del 4%, a 63 anni riduzione del 2%. Da qui si potrebbe partire per operare poi quelle limature per considerare i lavori gravosi, i lavori usuranti e i casi particolari di malattia e invalidità.

Da ultimo, ma non meno importante, bisognerà fare qualcosa per il TFS/TFR dei dipendenti pubblici. E’ assolutamente inconcepibile che in un paese moderno e civile si debba attendere fino ad otto anni per avere quello che è un tuo diritto. Non esiste in nessun paese al mondo che bisogna chiedere un prestito alle banche con conseguente pagamento di interessi su denari che sono tuoi. Il TFR/TFS deve essere pagato entro sei mesi dalla conclusione del rapporto di lavoro.

Questo potrebbe essere l’impianto della legge che dal punto di vista dei conti dello Stato sarebbe perfettamente in equilibrio ed inoltre darebbe ai cittadini la certezza di durare molti anni. Regole chiare, semplici e durature, proprio quello che serve ad una seria legge previdenziale e proprio quello che vogliono gli italiani.

Mauro Marino

Ha iniziato giovanissimo a lavorare in ambito pubblicitario presso il quotidiano il Piccolo di Trieste. Successivamente ha ricoperto il ruolo di Funzionario Tributario occupandosi prevalentemente di contrattualistica. Andato in pensione ha approfondito le tematiche economico previdenziali di cui si occupaattivamente sia nel suo blog mauromarinoeconomiaepensioni.com sia collaborando con numerose testate on line.

Questo articolo ha 11 commenti

  1. pieffe64

    Quello che conta per me, più di ogni altra considerazione, è una riforma che consenta a tutti i lavoratori di poter progettare il proprio futuro:
    1) un’età anagrafica per poter ottenere la pensione di vecchiaia a prescindere dagli anni di contributi versati (diciamo 65 anni);
    2) gli anni di contributi minimi necessari per poter ottenere una pensione a prescindere dall’età anagrafica (diciamo 38 anni di contributi);
    3) una regola che consenta al lavoratore di poter calcolare in funzione della propria età/contributi versati l’importo che andrà a prendere una volta in pensione così da poter valutare individualmente, raggiunti i limiti di cui sopra se andare in pensione o dover fare ancora qualche sacrificio in più.

    Ci fosse la volontà di politici e sindacati non credo che sarebbe difficile da realizzare, ma penso faccia più comodo a tutti, alla faccia di noi lavoratori, continuare con parole, parole, parole

  2. Marcello Princiotta

    Proposta condivisibile al 100%. Complimenti!

  3. Ale

    È una proposta che si allontana un po’ rispetto ai punti proposti dal sindacato..41 anni, 62 anni.. ma simile nel contesto generale.
    Se non accettano i 41 proposti dal sindacato non credo proprio che 6 mesi in più di questa proposta accontentino la voglia Europea e di alcuni esponenti del Governo di allontanare sempre di più il traguardo pensione in Italia.

  4. DON62

    Si potrebbe andar bene, ma senza penalizzazioni di alcun genere 41,5 anni, non oltre..

    1. Rossella

      No….41 e 6 mesi per le donne non va bene, riconosciamo il lavoro di cura e direi che per le donne 40 sia più che sufficiente.

      1. Mauro Marino

        Gentile Sig.ra Rossella
        all’attualità le donne devono raggiungere 42 anni e 1 mese (41anni e 10 mesi + 3mesi).
        41anni e 6 mesi comunque sono 7 mesi in meno.
        Tutto sommato mi sembra ragionevole.
        Un caro saluto

  5. gian

    OK,
    ma così non sarebbe più la legge Fornero, sarebbe un’altra cosa, decisamente meglio congegnata ed equa.

  6. Mauro

    Sostanzialmente proposta simile a quella presentata da Tridico il mese scorso. Penso sia il miglior compromesso per raggiungere l’equilibrio tra le diverse e giuste aspettative tra tutti gli attori , pubblici e privati che si confrontano su questo argomento. Saluti.

  7. Enrico Tarana

    Condivido queste proposte ,trovo che abbraccino tutte le sfumature che una nuova legge debba affrontare.

    1. Fausto

      Connazionali ma voi fidate del sindacato? Mio padre che per sua fortuna nel 1995 ando in pensione con 35 anni di contributi gia allora diceva che il sindacato non era piu quello di una volta. Diceva che negli ani 90 camminavano fianco a fianco con il governo poi negli anni 2000 andavano a braccetto poi mio padre mi ha lasciato e quindi continuo io la telenovela 2010 uno ci teneva e l altro ci inc……… nel 2020 ‘…..

Lascia un commento