In questi giorni la legge di bilancio sarà in commissione al Senato per la sua fase finale, intanto per quanto riguarda le pensioni anticipate si pensa già a cosa potrebbe accadere una volta “scaduta” la quota 100 sperimentale. Come si potrà accedere all’anticipo pensionistico dal 2021? Vediamo la situazione attuale e tutte le ipotesi prese in considerazione fino a questo momento.
Pensioni anticipate, ultime su quota 100: cosa accadrà dopo il 2021?
Termianta quindi questa sessione di bilancio la discussione sulle pensioni anticipate ripartirà e questa volta verterà su cosa accadrà dopo la fine naturale di quota 100 prevista per il 2021. Luca Cifoni spiega cosa succederà in questa legge di bilancio per quanto riguarda la previdenza (poco, molto poco): “Il governo ha preso atto che non si sono altre risorse da destinare al potenziamento della perequazione: dunque per i pensionati scatterà il meccanismo per fasce di reddito già attuato quest’anno, che si applicherà verosimilmente ad un tasso di inflazione inferiore al punto percentuale.
Non cambierà nulla nemmeno per Quota 100, al centro di molte discussioni che però non hanno portato a revisioni delle regole: il governo si è limitato a contabilizzare i soldi che non spenderà grazie al minor utilizzo di questo canale. Continueranno a maturare il diritto all’uscita anticipata coloro che possono accoppiare 62 anni di età con 38 di contributi: l’attesa per l’uscita effettiva resta fissata a tre mesi per i lavoratori privati e a sei per quelli pubblici”
Da Gennaio però il confronto tra parti sociali e Governo dovrebbe ripartire e oltre che parlare del tema delle pensioni per i giovani e soluzioni per i lavori più gravosi ci si porrà l’interrogativo su come uscire da Quota 100 dopo il 2021. E questo tema sembra il più scottante tra quelli in programma. Sempre Luca Cifoni sul Messaggero dice: “La norma è stata introdotta in via sperimentale per tre anni ma a legislazione vigente terminerebbe in modo brusco, costringendo chi non ha centrato il doppio requisito magari per poco ad attendere anni prima della pensione di vecchiaia (a 67 anni) o di quella anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne). Per evitare questo scalone servirebbe qualche forma di flessibilità in uscita”. Ma quali sono le idee e le ipotesi al vaglio? Andiamo a vederle
Pensioni anticipate e quota 100, le ultime ipotesi al vaglio per il ‘Dopo’
Alcune idee erano emerse già in passato: Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi Itinerari previdenziali, aveva proposto a suo tempo una Quota 100 con penalizzazione economica proporzionata al numero di anni di anticipo. Marco Leonardi, già consigliere economico del premier Gentiloni, ricorda oggi che nel 2015 era stata ipotizzata una flessibilità in uscita con opzione al contributivo, sul modello di opzione donna ma generalizzata con 64 anni di età e 36 di contributi. Pure in questo caso l’accesso anticipato alla pensione avrebbe un costo economico per l’interessato con tagli netti sull’assegno.
Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha invece espresso la sua idea utilizzando i coefficienti di gravosità: in pratica la flessibilità varierà in base a quanto è pesante la mansione svolta. Anche Leonardi ritiene che sarebbe necessario “affiancare alla flessibilità in uscita una Ape sociale, ovvero un’indennità ponte di 3-4 anni fino alla pensione per i lavoratori gravosi (da estendere possibilmente a tutto il lavoro manuale), i disoccupati espulsi dal lavoro in tarda età, i disabili e gli assistenti di parenti non autosufficienti”. Secondo voi quale può esser la soluzione migliore? Fatecelo sapere nei commenti e tornate sul nostro sito ogni giorno per tutte le ultime novità sulle pensioni anticipate!
Credo non ci voglia uno scienziato per capire che ogni lavoratore dovrebbe poter andarsene in pensione quando vuole, ricevendo un trattamento commisurato ai contributi versati ed anche all’età del pensionamento.
Pensione per tutti quelli che vogliono dopo 40 anni e sono anche troppi. Pensione per chi assiste disabili con 37 o 38 anni di contributi anche con penalizzazioni. Non e’ giusto che chi come me e’ filgio unico di genitore con L. 104/92 debba rischiare il posto di lavoro dopo circa 38 anni di contributi versati. E senza limiti d’età.
Pensioni per tutti dopo 40 anni e con sgravio di anni non solo di chi assiste il genitore ma anche per chi ha assistiti nel corso della vita lavorativa il genitore che nel frattempo è deceduto. Mi sembra una cosa più che dovuta il riconoscimento del lavoro di cura durante la vita lavorativa sia per gli uomini sia per le donne e le donne sono in gran parte la maggioranza.
Per me quota 100 libera da vincoli ( o 101 ) e per le donne 1/2 anni in meno sarebbe molto meglio di 41 per tutti
per risolvere il problema le pensioni dei politici devono essere pagate con i contributi dei politici,
quella dei professori compresa la Fornero con i contributi dei professori e cosi via
e le pensioni degli operai con i contributi degli operai,
OPPURE PENSIONE SOCIALE UGUALE PER TUTTI, però allora c’e’ discriminazione sociale.
Non è possibile far lavorare le donne 41 anni e 10 mesi; esse si occupano della famiglia, crescono i figli, accudiscono i genitori e vanno a lavorare ( nel mio caso in ospedale sui turni da 38 anni). 40 anni di lavoro per le donne bastano e avanzano!
41 per tutta la classe operaia e turnisti, guardie giurate etc
Dopo 41 anni di contributi versati con tanto sudore proveniente da un lavoro molto più usurate di quelli riconosciuti per legge, uno ha il diritto sacrosanto di andare in pensione. Poi i modi, per esempio incentivi alle ditte che assumono giovani al posto dei neo pensionati ce ne sono quanti ne vogliamo. La verità è che siamo in mano a degli aguzzini….
La soluzione migliore è 41 anni per tutti ma guarda caso non ne parlano.. Basta proporre stupidate.. La pensione si da prima a chi ha versato i contributi Poi si trovano altre soluzioni per chi non c’è la fa..adesso basta..
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Ci girano attorno 41 anni di fabbrica e più che sufficiente come contributi poi se si e anche precoci 41 e basta