La riforma delle pensioni 2020 entra nel vivo dopo l’incontro tra Governo e Sindacati avvenuto ieri sera, ed oggi 5 novembre 2019 vi riportiamo le parole del Ministro del lavoro Nunzia Catalfo che ha spiegato come il Governo sia pronto ad aprire tavoli con i sindacati per una riforma generale delle pensioni che verte principalmente su 4 punti: giovani e pensioni di garanzia, flessibilità (quindi donne e lavori gravosi), pensioni in essere (rivalutazione e quattordicesima) ed infine previdenza complementare. Ecco le sue parole e le reazioni di CGIL, CISL e UIL che escono soddisfatte da questo tavolo con il Governo.
Ultime novità Riforma Pensioni 2020, le dichiarazioni di Catalfo di oggi 5 novembre
Appena finito il tavolo di Confronto il Ministro del Lavoro si è così espressa: “Oggi è stata una giornata intensa in tema di pensioni e diritti sociali. Questa mattina al Ministero del Lavoro ho incontrato i sindacati per discutere di riforma delle pensioni. Ho detto loro, e l’ho ribadito nel vertice serale che si è svolto a Palazzo Chigi alla presenza del Premier Conte e del Ministro dell’Economia Gualtieri, che da gennaio il Governo è pronto ad aprire dei tavoli con i sindacati per una riforma generale delle pensioniche porti al superamento della legge Fornero.
Intanto, nella legge di Bilancio è prevista – così come da specifici impegni che avevo preso – la creazione di due commissioni: una sui lavori gravosi e un’altra sulla spesa previdenziale e assistenziale. Ho tenuto a ricordare anche oggi che in questa Manovra restano Quota 100, Opzione donna e Ape sociale e preannunciato una legge quadro sulla non autosufficienza, tema sul quale in legge di Bilancio abbiamo già messo più fondi. Affronteremo poi il tema del part-time ciclico verticale e già dalle prossime settimane avvieremo un confronto sulla pensione di garanzia per i giovani, uno fra i punti più importanti del programma di Governo. Azioni mirate per rendere più giusto ed equo il nostro sistema di Welfare“.
Riforma Pensioni e sindacati, le ultime news da CGIL, CISL e UIL
Ecco la nota stampa della CGIL sull’incontro con il Governo per parlare della Riforma delle Pensioni 2020: “Insieme a Cisl e Uil abbiamo ribadito le richieste indicate nella piattaforma unitaria anche alla luce della legge di bilancio da poco bollinata, dove molti punti risultano ancora assenti. Nell’immediato, per la prossima legge di bilancio, si è impegnata a risolvere il problema del part time verticale ciclico e a spostare in avanti il problema della prescrizione dei contributi pubblici e a lavorare sul tema della non autosufficienza, con la creazione di un tavolo ad hoc”. La CGIL poi spiega anche: “Ancora nessun impegno per una soluzione definitiva per gli esodati. Grande assente dalla legge di bilancio il tema “pensionati e mancata rivalutazione delle pensioni” che questa sera però verrà nuovamente posto da Landini, Furlan e Barbagallo all’incontro con il premier Conte”.
Proietti della Uil ha dichiarato: “Un incontro positivo che avvia un confronto più complessivo su una riforma strutturale del sistema previdenziale. Abbiamo sottolineato, però, alla Ministra l’esigenza di affrontare sin da subito tre temi per quanto riguarda l’attuale Legge di Bilancio: una rivalutazione delle pensioni da applicare dal 1 gennaio 2020 con il sistema pre Monti-Fornero; un intervento che salvaguardi le donne dalle molte penalizzazioni che hanno avuto in questi anni con una “quota 100 rosa” a 36 anni di contributi e il riconoscimento di un bonus di un anno per ogni figlio a carico; un rilancio del sistema di previdenza complementare attraverso un nuovo semestre di silenzio assenso. Su questo – ha concluso Proietti – ci aspettiamo risposte concrete da parte del Governo.
Ma la quota 41 e solo una parola? Non vi sembra che un lavoratore che ha iniziato a 15 anni e ancora sta lavorando con qualche problema di salute e sforzi di lavoro mandarlo in pensione con 41 anni di contributi non sia ora? O volete mandarci in una bara 😣
quota 41 è servita come propaganda elettorale e ora non se ne parla più perchè non ci sono elezioni in vista. I sindcati anche sono sempre i nostri peggiori rappresentanti. Hanno fanto solo finta di proporre quota 41 e ora si nascondono.
FRANCESCA, non riesco a capire i suoi commenti, a parte che sono sempre ripetitivi. Ma cerca di convincere con le sue parole gli autori degli articoli o convincere se stessa che quota 100 debba rimanere fino a scadenza.
Analisi impietosa che andrebbe letta tutte le sere prima di coricarsi come “preghiera della ricordanza”.
Complimenti per la precisione e la ricchezza delle citazioni e delle fonti (cosa che il giornalismo “di battaglia” tipo “Report”, tanto per citare un caso recente) non fa più da anni, limitandosi a copia-incollare le veline che vengono passate dai pr dei partiti.
MOLTO BENE PER LA CONFERMA DI QUOTA 100 ( GIA’ LEGGE) COSI’ COME E’ FINO AL 2021 COMPRESO E FINE DELLA SPERIMENTAZIONE CHE DA QUANDO E’ USCITA LE PERSONE HANNO PROGETTATO E FATTO AFFIDAMENTO, PRECEDENZA ALLE LEGGI GIA’ IN VIGORE DA PORTARE A TERMINE COME PREVISTO , LE PERSONE COME MINIMO HANNO 62 ANNI E PROBLEMI FISICI E DI SALUTE DOVUTI ANCHE AGLI ANNI E AL LAVORO E MANCA L’ENERGIA , NON SI POSSONO CAMBIARE LE COSE OGNI 2 ANNI, POI PER IL 2022 SI APPLICHERA’ UNA NUOVA RIFORMA DEL SISTEMA PREVIDENZIALE, QUOTA CENTO NON SI TOCCA FINO ALLA FINE DEI 3 ANNI DI SPERIMENTAZIONE 2021 COMPRESO!!!
Ok ma di quota 41 non se ne parla ancora una volta ci fottono
Consideriamo la riforma del sistema pensionistico firmata dalla FORNERO, riforma che ha fatto cassa sui bassi redditi da lavoro dipendente, sui pensionati e sui pensionandi, e che è assolutamente iniqua e ingiusta, nonostante venga continuamente lamentata la (falsa, perché non si vuole incidere su redditi alti e grandi patrimoni) indisponibilità di risorse. Questa sciagurata ed improvvisata riforma si rivela ogni giorno di più iniqua e ingiusta specialmente se si ricorda, per esempio, che:
– è stato cartolarizzato (ed infine venduto a prezzi stracciati) un ingentissimo patrimonio immobiliare degli enti pensionistici (decine di migliaia di unità abitative, e molto altro ancora) che era stato acquistato negli anni ESCLUSIVAMENTE CON I CONTRIBUTI PREVIDENZIALI DEI LAVORATORI DIPENDENTI e che doveva servire a titolo di investimento SOLO per garantire le loro pensioni future. E invece il ricavato di questa vendita è stato usato (ammesso che questo sia vero…) per sanare almeno in parte altre poste del bilancio pubblico
– Monti, due settimane prima di essere “nominato”, aveva dichiarato (v. una recente trasmissione di LA7 che ha riproposto l’intervista) che intendeva, per prima cosa, levare di mezzo le pensioni di anzianità, e contestualmente colpire – per tempo limitato – gli alti redditi. Cosa che non ha fatto. Se lo avesse fatto non sarebbe stato “necessario” realizzare porcate come la riforma dell’art. 18 e non sarebbe stato “necessario” costringere tanta, troppa gente a lavorare altri sei o sette anni rischiando nel frattempo di essere licenziati a più di 57 anni d’età e senza diritto a pensione.
Eppure in questo Paese gli alti redditi rimangono in gran parte intangibili e/o “sommersi, ed immuni dalla logica del “rigore e del “sacrificio necessario per evitare il baratro”, che invece vale per i lavoratori dipendenti e per i pensionati. Da questi alti redditi, dai grandi patrimoni immobiliari e dalle rendite finanziarie potrebbero essere tratte risorse decisive per il superamento della crisi italiana. Questo prelievo costituirebbe una forma di ridistribuzione della ricchezza, oggi concentrata in una ristretta cerchia di popolazione e di operatori economici e finanziari. ”Tutto l’accrescimento del reddito degli ultimi dieci anni ha finito con il far variare in positivo la ricchezza del 10% più ricco degli italiani, che a fine 2010 possedeva il 45,9% di tutta la ricchezza, immobiliare e finanziaria del Paese, mentre al 50% degli Italiani meno fortunati (tra i quali i lavoratori dipendenti ed i pensionati, n.d.t.) rimaneva appena il 9,4%. Nove italiani su dieci stanno peggio di dieci anni addietro.” Manco’ anche nel Governo RENZI, come era mancata in quelli precedenti, qualsiasi intenzione sincera di attuare politiche o provvedimenti di ridistribuzione della ricchezza a favore dei ceti c. d. medi e bassi (mi riferisco sempre a lavoratori dipendenti ed a pensionati come destinatari di questa auspicabile ridistribuzione). Questa intenzione sincera mancò sempre, in senso assoluto, perché incompatibile con la volontà di far gravare il peso della crisi sui lavoratori in ossequio al dogma della competitività. E verrebbe da dire che di questo passo si giustificherà persino la schiavitù conclamata, che consente produzioni e investimenti altamente competitivi…che attrarrebbero certamente gli investitori internazionali nel nostro Paese ridotto a Paese di schiavi… “Secondo Bersani, duecentomila famiglie, in Italia, detengono ricchezze immobiliari superiori a 1,5 miliardi di Euro. Se venissero tassati al valore catastale con un’aliquota pari al 4,4 per mille (aggiuntiva rispetto all’IMU) si recupererebbe la perdita di gettito (due miliardi circa) dovuta all’abolizione dell’IMU sulla prima casa”
– in Francia l’età pensionabile minima è stata riportata a 60 anni dal premier Françoise Hollande (notizia praticamente censurata in Italia, e riportata da pochissime testate giornalistiche).
– In Germania il Bundestang, il 27 maggio 2014, ha reintrodotto l’uscita dal lavoro
in regime di flessibilità, con moderate penalizzazioni, a partire dall’età di 63 anni
e due mesi;
– il periodo di vita sottratto alla disponibilità del lavoratore (dai 60 a 67 anni) è quello in cui mediamente si ha un calo delle prestazioni fisiche e intellettuali rispetto alle età di 40, 50 anni. E’ una fascia temporale nella quale l’individuo ha diritto a godere del frutto del proprio lavoro, anche soltanto in termini di maggiore libertà e di cura di sè e dei propri interessi ed affetti. La prestazione da lavoro dipendente, in quella fascia d’età (60-67) è più gravosa e meno redditizia, e incoraggia l’insorgere di varie patologie. Vorrei che la gente ed i politici aprissero gli occhi su questo. L’uomo non è una macchina uguale a se stessa (più o meno) col trascorrere dei decenni (peraltro si logorano anche le macchine…);
– Dall’entrata in carica del Governo Monti (durato dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013, data in cui ha voluto dimettersi dopo una famosa dichiarazione di Alfano, avendo di fatto perso la “fiducia” che anche il PDL gli aveva dato fino ad allora) si è affermato ossessivamente che il peso della “spesa pensionistica sostenuta dallo Stato” sul Bilancio Nazionale era determinante concausa di una possibile (anzi, certa) imminente caduta dell’Italia nel c.d. “baratro”, costituito dal default, dalla bancarotta, ecc. .
Si giustificò così il famigerato “decreto salva Italia” che, a furia di tagli lineari su lavoratori e pensionati (in una delle sue prime interviste, Monti si affannò a dire che la prima cosa da fare per il bene dell’Italia era togliere le pensioni di anzianità….), produsse danni immensi al Paese, creando centinaia di migliaia di esodati per tutelare i quali sono state necessarie finora ben otto salvaguardie successive (pensionandoli cioè con apposito provvedimento legislativo in deroga alla Legge FORNERO!…e ancora oggi, nel 2016, risultano altre migliaia di lavoratori esodati da salvaguardare).
Monti, eliminando le pensioni di anzianità e spostando in avanti di sette anni e più l’età pensionabile, ed aumentando le tasse e le imposte presenti e future, avrebbe dovuto porre le premesse per la crescita…crescita che al momento non si vede nemmeno in prospettiva, nonostante le dichiarazioni dell’attuale Governo CONTE. Ma la riforma delle pensioni, presentata piangendo dalla FORNERO, era – ed è – incongrua e dannosa per i lavoratori dipendenti, e mirava solo a fare cassa a vantaggio di altri capitoli del bilancio dello Stato.
A titolo di esempio, per quanto riguarda la pretesa (da Monti e da tutti coloro che hanno avuto interesse a portarlo avanti ed a sostenerlo) insostenibilità della spesa pensionistica, va detto inoltre che sul bilancio statale 2008, “Di ogni 100 Euro che gli italiani versano allo Stato, tra imposte dirette, imposte indirette e contributi sociali…(soltanto, n.d.t.) 14,7 Euro sono stati impiegati nel pagamento delle pensioni, mentre ben 22,6 Euro sono stati trasferiti a Regioni, Province e Comuni. La cui spesa (uno dei grandi punti dolenti) non si è mai stati in grado di classificare tra le varie destinazioni…”. Pertanto sono ben altre le voci di spesa che meritano si essere definite insostenibili, prime fra tutte quelle legate alla politica nazionale e locale (cioè ai suoi costi, tuttora elevatissimi, come quelli derivanti dal finanziamento pubblico ai partiti – che di fatto sussiste ancora – e ad un’ampia gamma di ruberie e frodi commesse da tanti politici dai loro complici e sostenitori)
Consideriamo ancora, a proposito della questione pensionistica, un mistificatorio approccio concettuale che ha costituito una delle basi ideali della riforma pensionistica FORNERO, e che pretende essere non più sostenibili dal “sistema Paese” e dal sistema economico europeo molti dei diritti conquistati lavoratori in tanti decenni di lotte. Diritti peraltro riconosciuti anche dalla Dichiarazione dei Universale dei Diritti Umani emanata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Mi riferisco ad un particolare approccio concettuale insidioso e fuorviante, continuamente propagandato e condiviso sia dalle forze politiche di orientamento neoliberista italiane ed europee che da quanti le affiancano nel mondo dell’economia e dell’informazione di massa. Tale approccio concettuale si articola in due fasi principali:
FASE UNO: I mezzi di comunicazione di massa e i giornalisti ( i c.d. “opinion makers”, cioè coloro che con le loro parole incidono sugli orientamenti della pubblica opinione) ci impongono sempre più spesso, surrettiziamente, l’immagine di anziani altrettanto validi e pieni di energia quanto sono, mediamente, i trentenni e i quarantenni. Gli scopi principali di questa vasta e continua operazione mediatica sono :
1) Accreditare fittiziamente l’immagine generalizzata del lavoratore dipendente sessantenne e ultrasessantenne come risorsa perfettamente integra nelle sue potenzialità lavorative nonostante il trascorrere del tempo: mistificazione finalizzata a giustificare un allungamento progressivo e continuo (apparentemente senza limiti) nel tempo del periodo di lavoro necessario per acquisire il diritto alla pensione;
2)nullificare, privandolo di razionale fondamento, il diritto del suddetto lavoratore anziano ad una giusta pensione…come se il pensionamento fosse un lusso indebito che il soggetto lavoratore dipendente vorrebbe godersi ma che la collettività (rectius: il “sistema Paese”) non può più permettersi perché non più giustificabile (si afferma ad esempio che…oggi l’anziano è pieno di vita e di energia…anche a 60, 70 anni ed oltre…la messa a riposo, anzi, lo danneggia fisicamente…);
FASE DUE Vengono contestualmente sottratti alla consapevolezza collettiva ed individuale (minimizzandole con magistrali artifici dialettici o semplicemente non parlandone affatto ) i seguenti dati di fatto/elementi di giudizio:
1) tutte le problematiche dell’anziano connesse al suo naturale declino fisico (diminuzione della forza, della memoria e della capacità di concentrazione, alle variazioni del suo contesto familiare (nascite, matrimoni dei figli, decessi e altro), alle sue malattie (del lavoratore e/o del coniuge) ed al loro progressivo aggravarsi nel tempo.
2) L’insanabile contraddizione tra l’invecchiamento dei dipendenti pubblici e gli obiettivi tanto ripetuti di ammodernamento e informatizzazione dell’amministrazione pubblica (contraddizione evidenziata anche in un documento che venne stilato da un gruppo di lavoro nominato nel 2013 dal Presidente della Repubblica Giorgio NAPOLITANO).
3) La conoscenza e l’analisi di tutte quelle voci del Bilancio dello Stato che prevedono, (per volontà e su imposizione di lobbies e potentati economici italiani ed esteri in sinergia con forze politiche italiane attualmente al Governo o che lo sono state in passato, indipendentemente dall’effettiva volontà popolare…) enormi uscite per spese dichiarate “incomprimibili” (come le spese per le missioni all’estero delle Forze armate Italiane e le spese per gli acquisti di armamenti (navi e aerei militari, ecc.) col pretesto di accordi internazionali che bisogna rispettare a tutti costi. La lettura ed interpretazione del Bilancio è mantenuta difficile, tranne per coloro che lo elaborano.In tal modo pochi possono rendersi conto che imponenti risorse economiche del Bilancio Nazionale vengono dirottare vantaggio di ristrette cerchie politico economiche connesse con gli ambienti della grande industria e della finanza internazionali, mentre un enorme numero pensionati è quasi alla fame o concretamente in miseria, mentre una ristretta fascia di pensionati gode di pensioni altissime (persino 90.000 euro mensili ed oltre, in qualche caso…) la cui intangibilità viene sostenuta in quanto “diritti acquisiti” fondati su norme che la stessa Corte Costituzionale ha riconosciuto valide in una propria recente pronuncia…perciò queste pensioni altissime non si possono toccare…
4) vengono colpiti continuamente nel loro potere d’acquisto e nei loro diritti i lavoratori dipendenti pubblici e privati
Va aggiunto che recentemente la situazione post-FORNERO della materia pensionistica ha formato oggetto di cambiamenti rilevanti (Quota 100) puntualmente controbilanciati da ammonimenti sul contrario atteggiamento espresso dall’Europa, dal ribadire ossessivo che la Legge FORNERO aveva consentito “risparmi” enormi, altrimenti impossibili (“risparmi fatti, peraltro, solo sulla pelle dei lavoratori dipendenti, e concretatisi in estrema sintesi nella possibilità di trattenere di fatto – trasferendoli parzialmente su altri capitoli del bilancio statale – parte dei versamenti contributivi pensionistici dei lavoratori dipendenti pubblici e privati), e dall’attuale intransigente e parossistico sforzo(…se così può definirsi, data l’entita’ di Italia Viva…) prodotto da Italia Viva per la soppressione di Quota 100.
I sostenitori della Legge FORNERO evitano tuttora accuratamente di ammettere che l’aumento degli anni di versamenti contributivi ed la corrispondente diminuzione degli anni di percepimento della pensione stanno portando fatalmente ad una situazione aberrante: un numero sempre crescente di lavoratori dipendenti si troverà, a fine vita , ad aver percepito complessivamente molto meno di quanto versato a titolo di contributi pensionistici durante gli anni di lavoro.
Vorrei che quanto ho esposto qui potesse arrivare all’opinione pubblica ed a chi sta discutendo la finanziaria. Troppo spesso gli aspetti del reale che toccano la gente comune non sono percepiti dai politici…
Rispondi
Trovo che l’analisi del Sig. Vincenzo è “Troppo Giusta”.
Mi ha letto nel mio pensiero.
Non finiremo mai di maledire le politiche che si sono succedute da Romano Prodi in poi, purtroppo.
Abbiamo bisogno di gente illuminata e che sia un minimo Onesta.